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Centauri in erba

La nuova proprietà intellettuale di Milestone taglia il traguardo in impennata

RECENSIONE di Andrea Centini   —   26/03/2015

A differenza delle auto, che nella stragrande maggioranza dei casi vengono acquistate per comodità o semplice necessità, le motociclette, pur suddivise in categorie di varia natura e prestazioni, ricoprono sempre e comunque un posto speciale nel cuore dei proprietari, nascendo per dispensare emozioni e quel genuino senso di libertà che solo un panorama mozzafiato e una due ruote sanno regalare, anche con le cilindrate meno esuberanti.

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Nonostante la forza travolgente di questa passione, che attraversa tutte le latitudini e colpisce in particolar modo il Bel Paese, sempre in prima fila quando si parla di motori, il medium videoludico non è stato quasi mai in grado di assecondarla con le doverose attenzioni, al di là di interessanti progetti sperimentali, come il bellissimo Tourist Trophy (2006) di Polyphony Digital su PlayStation 2, e titoli su licenza più o meno riusciti declinati su una specifica disciplina motoristica. Chi ha sempre creduto e investito sulle due ruote digitali è la milanese Milestone, principale software house italiana che, dopo aver sfornato per anni giochi su licenza dedicati alla Superbike, alla Moto GP e recentemente anche al motocross, ha sorpreso tutti annunciando RIDE, un racing game che, nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe cogliere l'essenza di Gran Turismo e tradurla nel rombante universo motociclistico. In poche parole, il sogno di tutti i videogiocatori appassionati di moto, da troppo tempo in attesa di un prodotto con le suddette caratteristiche. Noi lo abbiamo seguito con interesse e attenzione sin dal suo debutto, presenziando ai vari presso tour organizzati dalla software house, e finalmente, dopo averlo visto crescere passo dopo passo, siamo riusciti a metter le mani su un codice definitivo del gioco, nello specifico la versione per PC. Se siete ansiosi di scoprire cosa ne pensiamo, non vi resta che continuare a leggere.

Milestone vince la scommessa e con RIDE getta le basi per una serie di successo

Le voglio tutte

Che Milestone abbia puntato forte e spinto sull'acceleratore sin da subito per questa sua ultima creatura lo dicono i numeri in ballo: oltre a rappresentare la prima, nuova proprietà intellettuale per la casa meneghina da ben 15 anni a questa parte, in RIDE non solo trovano spazio quattordici dei più grandi e conosciuti costruttori di motociclette al mondo, dalla Ducati alla Yamaha, passando per Mv Agusta, Kawasaki, Honda, Triumph e perfino Energica, ma confluiscono anche numerosi marchi su licenza per la personalizzazione dei mezzi (sia estetica che meccanica) che per la personalizzazione del pilota, con una vastissima scelta di accessori e componenti.

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Dettagli che, di concerto agli oltre cento veicoli riprodotti e alle quindici ambientazioni disponibili, per un totale di trenta tracciati, rendono l'idea dello sforzo produttivo profuso dagli sviluppatori di via Fara. Installati i circa 15 GB di dati che compongono il pacchetto e aver impostato le opzioni tecniche nel launcher, si viene proiettati sul tracciato Gran Prix del Donington Park Circuit per un interessante tutorial, ove è possibile assimilare i comandi di base e saggiare le sostanziali differenze tra il modello di guida Standard, votato alla pura e semplice esperienza arcade, e quello Pro, con evidenti sfumature simulative. Approfondiremo il discorso nei prossimi paragrafi. Prese le misure del sistema di controllo e dell'interfaccia grazie ai primi giri di prova sul nuvoloso percorso britannico, fra l'altro accompagnati da una rassicurante voce guida, si accede al menù principale e alla creazione del proprio alter ego digitale, un pilota (uomo o donna) del quale inizialmente possiamo cambiare il sesso, le generalità e il volto, con scelte invero un poco limitate per ciò che concerne modelli, colore e stile di capelli. Lo scopo non è certo quello di emulare l'editor di un gioco di ruolo, dato che comunque, durante le gare, saremo sempre protetti da un casco, e da questo punto di vista le opzioni sono a dir poco vaste ed esaurienti. Contestualmente alla creazione del nuovo profilo viene data l'opportunità di scegliere il nostro primo bolide tra i tre proposti, un gradito regalo di benvenuto appartenente alla classe Naked con cilindrata uguale o inferiore ai 700 centimetri cubici. Tra il tre cilindri da 106 Cavalli della Triumph Street Triple, il 2 cilindri da 75 Cavalli della Yamaha MT07 e quello da 80 della Ducati Monster 696, optiamo senza indugio per quest'ultimo, sia per la seducente bellezza della moto che per la sua genuina tradizione italiana. La scelta del primo mezzo apre le porte del World Tour, il cuore pulsante dell'opera con i suoi duecento eventi suddivisi per categorie, la classifica mondiale da scalare (dal trecentesimo posto sino al gradino più alto del podio) e la corposa componente dedicata ai concessionari e all'elaborazione delle moto. In RIDE vi sono quattro categorie principali di moto, ovvero Naked, Supersports, Superbikes e Historical, suddivise a loro volta in varie sottoclassi, legate magari alla cilindrata, all'anno di produzione, al peso, al metodo di propulsione e via discorrendo, determinando di fatto le varie competizioni cui

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poter prendere parte. Non esistono limiti di sorta nel World Tour, e per partecipare ad una determinata gara è sufficiente aver acquistato uno dei mezzi con le specifiche richieste. La completa libertà dei vari eventi, proposti con una classica interfaccia grafica assimilabile a quelle già viste in altri racing game, come ad esempio in Forza Motorsport 5, smorza un poco il senso di progressione nella carriera, ciò nonostante la possibilità di sbloccare i cosiddetti Elite Trophy e vincere le relative moto speciali, spinge a lanciarsi nelle varie sfide proposte col giusto spirito, accompagnato dal desiderio di scalare la vetta della classifica. Gli eventi possibili sono di vario genere, e spaziano dalla classica gara singola su tre giri a campionati di tre o più gare, passando per prove a tempo, testa a testa, sfide di sorpasso nei Trackday, Drag Race dove spuntarla in competizioni d'accelerazione (su tre turni e rigorosamente con cambio manuale) ed Endurance, ove i piloti, in corse più lunghe del solito, all'avvio salgono sulla propria moto dopo una breve rincorsa automatica. La varietà è ulteriormente amplificata dalla conformazione dei tracciati, che comprendono veri e propri circuiti, come il già citato Donington, Road America e Imola, percorsi Countryside immersi nella natura, alla stregua dello splendido Kanto giapponese e il Passo dello Stelvio, e circuiti cittadini, per l'occasione ambientati a Milano e a Miami. Il numero di piste è solo sufficiente e qualche percorso in più sarebbe stato sicuramente gradito, tuttavia le varianti per ciascuna ambientazione offrono soluzioni ben diversificate fra loro. Oltre alle competizioni di cui sopra, è possibile correre peculiari gare a squadre, nelle quali si è accompagnati da intelligenze artificiali preimpostate o, ancor meglio, plasmate sulle abilità dei propri amici, una sorta di Drivatars visti nelle serie Forza (chiamati Virtual Riders) da scaricare nell'apposito menù del World Tour. Nel complesso la modalità carriera risulta piacevole, longeva e soddisfacente, della quale ricordiamo anche le ispirate cutscene che introducono le otto macro categorie di eventi, le quali, anche grazie all'ottimo commento in italiano, trasmettono una genuina passione per l'argomento trattato.

Una marcia in più

I crediti guadagnati faticosamente in pista oltre a determinare la Reputazione possono essere investiti per acquistare nuovi bolidi e per potenziare e personalizzare quelli già presenti nel garage, oltre che per abbigliare il nostro centauro. Per quel che concerne il pilota, non solo è possibile scegliere tra una miriade di caschi marchiati Shoei, Arai e Agv, ma si possono cambiare anche il colore della visiera, il modello di guanti, gli stivali, l'intera tuta da gara e le saponette, con accessori reali licenziati da Alpinestars, Dainese e Rev'it. Se si preferisce un abbigliamento "casual" rispetto a quello prettamente racing, nel negozio sono acquistabili anche numerosi modelli di giacche e pantaloni, ed è possibile creare sino a quattro preset distinti da selezionare velocemente nel menù del World Tour. A sottolineare ulteriormente il livello di personalizzazione troviamo i Titoli, ovvero frasi che accompagnano il profilo del nostro pilota come "Tifoso Bimota", "Tifoso Aprilia" o "Amante della velocità", e soprattutto l'editor per

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lo stile di guida, che permette di variare la posizione di piega, la posizione di piega aerodinamica e i cosiddetti comportamenti aggiuntivi, come il piede di appoggio o l'elevazione del busto, con numerosissimi indicatori per regolare ogni minimo dettaglio del centauro, dall'angolo del ginocchio alla rotazione delle spalle, sino alla posizione della testa e della seduta sulla sella. Ai più potrebbe sembrare un semplice orpello, ma gli appassionati di moto potranno replicare la propria esatta posizione di guida preferita o magari quella di un beniamino della Moto GP. Per quanto concerne le moto vi sono ben cinque aree di miglioramento distinte, con una ventina di componenti intercambiabili, sia di natura estetica che meccanica. Per il motore, ad esempio, si possono sostituire la centralina, il filtro dell'aria, la testata, la marmitta e il tipo di olio, ed è possibile intervenire anche sul cambio, sulla catena, sull'impianto frenante e optare per sospensioni avanzate, da regolare nell'apposito menù dell'assetto assieme alle marce. Per gli amanti della personalizzazione si possono acquistare nuove leve, manopole, specchietti, cavi colorati e piastre dello sterzo, oltre che cambiare la livrea, i cerchi e le gomme. Così come avviene per gli accessori relativi all'abbigliamento, quasi tutti i pezzi di ricambio aftermarket sono su licenza, coinvolgendo brand conosciuti alla stregua di Rizoma, Barracuda, Starlane, Arrow, Termignoni, Zard e via discorrendo, con elementi talvolta specifici per un determinato modello. Le varie modifiche non sono fine a se stesse, dato che nella stragrande maggioranza dei casi vanno ad impattare sensibilmente sulle specifiche delle moto, variando attraverso il peso, la coppia massima e il numero di cavalli i quattro parametri principali che le caratterizzano, ovvero accelerazione, forza frenante, velocità massima e maneggevolezza. Dal punto di vista della personalizzazione, dunque, i tasselli sono al posto giusto, ma come si comportano i bolidi una volta scesi in pista?

Destrieri meccanici

Poter intervenire su così tanti parametri e disporre di una modalità carriera solida e appagante, ricca di eventi, moto e categorie, non sarebbe sufficiente se non fosse supportata da un gameplay quadrato e soprattutto divertente, tuttavia, fortunatamente, non è questo il caso di RIDE, dato che il lavoro svolto dalla software house milanese è sicuramente apprezzabile, pur mostrando il fianco a qualche incertezza. Procediamo con ordine. Come specificato in sede di premessa, il modello di guida spazia dall'arcade puro della fisica Standard a quello simulativo della Pro, con l'equilibrata Semi Pro nel mezzo ad accontentare tutti i palati.

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Le differenze sostanziali tra i due estremi, che si traducono in una tranquilla passeggiata per il primo e in un "incubo" fatto di sbacchettate violente, impennate e rovinose cadute per il secondo, sono ancor più tangibili quando si passa da una categoria docile come quella delle Naked da 700 centimetri cubici alle Superbikes, belve imbizzarrite che in alcuni casi vanno domate parzializzando costantemente gas e freni. Prendiamo la fascinosa Ducati Monster 696 del nostro esordio e una cattivissima Suzuki GSX-R1000, una moto da 185 Cavalli e 187 chilogrammi di peso, non troppo costosa (17 mila crediti) ma esuberante e sensibilmente più veloce di altri bolidi congeneri: l'esperienza di guida è praticamente agli antipodi. La distribuzione dei pesi, la brutalità dell'accelerazione e la tendenza a tradire il pilota della giapponese non solo necessitano di un approccio diverso nell'aggredire le traiettorie, con pieghe e tempi d'entrata e uscita completamente differenti, ma per essere padroneggiati richiedono una curva d'apprendimento sensibilmente più ripida, facendovi abusare del comando Rewind nel percorso d'addestramento. L'intelligenza artificiale, fra l'altro, per le primissime posizioni impegna il giocatore anche a livello Facile (dei cinque disponibili, da Molto facile a Reale), e per ottenere risultati dignitosi è necessario conoscere alla perfezione anche i circuiti, oltre che disporre di un mezzo sempre ben assettato e competitivo, con gli aggiornamenti adatti all'occorrenza. A sottolineare ulteriormente la profondità del gameplay vi sono diversi aiuti sui quali intervenire, come i freni congiunti su un singolo tasto (i joypad Xbox sono pienamente compatibili), l'anti impennata su cinque livelli, il TCS (Traction Control System) da gestire con la croce direzionale, il cambio e la posizione in carena, ovvero la risposta aerodinamica del pilota in base alla velocità.

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Disabilitando tutti gli aiuti, RIDE con la fisica Pro impostata diventa ancor più ostico e appagante da affrontare, e il livello di sfida sale sensibilmente a qualunque difficoltà. Peccato che i contatti fisici con gli altri piloti, sedici nelle modalità offline e dodici giocando online, non sempre si traducano in animazioni e conseguenze realistiche, e talvolta anche i cordoli e le escursioni fuori pista non rispondono efficacemente alle sollecitazioni. Si tratta di sbavature che minano parzialmente la bontà del modello di guida sotto il profilo della simulazione, pur non compromettendone il divertimento e, soprattutto, la spinta a girare e migliorare le proprie prestazioni. Se c'è una cosa in cui il titolo italiano riesce bene è proprio questo: si lascia giocare con piacere, appaga e fa venir voglia di riprendere in mano il joypad, per tornare a pennellare al meglio una staccata, provare l'ebbrezza di portare al limite una moto particolare o magari ampliare la propria collezione di bolidi. Al di fuori della modalità World Tour, è possibile affrontare gare veloci, sfide cronometrate e giocare ad un apprezzabile multiplayer a schermo condiviso, un'opzione gradita poiché non sempre presente nei moderni racing game, soprattutto su PC. Per quanto concerne la componente online, dopo aver registrato un profilo ad hoc, si possono creare partite pubbliche e private impostando la modalità di gioco, ovvero campionato e gara singola, la classe delle moto, il modello fisico, il tipo cambio e il livello di difficoltà dell'intelligenza artificiale eventualmente presente. Nel momento in cui stiamo scrivendo i server sono scarsamente popolati solo da giornalisti e sviluppatori, ma dai nostri test tutto sembra funzionare egregiamente, con una buonissima solidità del netcode, che non ha mostrato segni di incertezza. Segnaliamo solo un bug con la schermata della griglia di partenza, che in un'occasione è rimasta impressa anche durante la gara.

Alti e bassi regimi

Dopo averlo visto alcune volte in versione preliminare su PlayStation 4, la nostra prova definitiva ci ha permesso di testare RIDE nella sua forma migliore sotto il profilo tecnico, ovvero su PC al massimo del dettaglio e, soprattutto, con una granitica fluidità ancorata ai 60 frame per secondo, un parametro che riteniamo praticamente imprescindibile per godere appieno di un racing game, e che purtroppo è dimezzato nella versione console. Nel launcher del gioco, come da tradizione per i prodotti Milestone, è possibile impostare diversi parametri grafici, non numerosissimi ma più che sufficienti per plasmare l'esperienza e la resa resa visiva in base alle performance del proprio sistema: tra essi troviamo le texture ad alta risoluzione (che richiedono ben 4GB di memoria video), il filtro antialiasing, il Vsync, la qualità dei riflessi, il motion blur, gli AFX e i dettagli delle moto.

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Con la nostra configurazione di prova, che trovate indicata nell'apposito box qui in basso, RIDE viaggia a 60 frame per secondo inchiodati al massimo dei dettagli, benché in alcuni frangenti soffra di piccoli scatti, un fenomeno che solitamente viene risolto col rilascio di driver aggiornati per la scheda video e le primissime patch. Per quanto concerne la resa grafica complessiva, siamo indubbiamente innanzi al miglior lavoro svolto sino ad oggi dai grafici Milestone, laddove emergono alcuni punti di forza e altri elementi in chiaroscuro.

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Fiore all'occhiello della produzione italiana sono i modelli poligonali delle moto, che, tradotti dai CAD ufficiali delle case costruttrici (almeno i modelli più recenti), risultano perfettamente proporzionati e ricchissimi di dettagli, da ammirare in particolar modo nello showroom e nel menù di caricamento che precede le gare. Anche in pista svolgono egregiamente il proprio compito, ed è sufficiente impostare la modalità foto o osservare un replay per percepire la cura maniacale dei singoli componenti, laddove è possibile notare solo alcune sporadiche sbavature, come texture non troppo precise o ombre poco definite, ma si tratta davvero di nei impercettibili rispetto allo spettacolo offerto, magnificato da shader delle superfici e dei materiali estremamente ricercati. Peccato che i modelli poligonali non si danneggino, rilasciando solo flebili scintille quando scivolano in terra dopo una rovinosa caduta. Per quanto concerne i circuiti e le ambientazioni è doveroso fare dei distinguo; se l'impatto di quelli immersi nel verde come il Kanto, il Galles del Nord e il Passo dello Stelvio è godibile, grazie ad un buon numero di dettagli a bordo pista, ai colori e ad un HDR ben implementato, ve ne sono altri, come quello di Milano o il circuito argentino di Potrero, che risultano spogli o magari presentano elementi poligonali non sempre convincenti. Nel complesso, comunque, il risultato è apprezzabile: nulla che faccia gridare al miracolo o di intimamente next-gen, ma sfrecciando a oltre duecento chilometri orari ci si concentra soprattutto sulla pista, ove l'asfalto presenta una discreta modularità per le variazioni cromatiche e i riflessi del sole.

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Buoni anche gli shader sulle tute da gara dei piloti, mentre i riflessi presentano qualche problema di rifinitura, sia sui cupolini delle moto che negli specchietti. A tal proposito è doveroso ricordare che è possibile giocare con cinque distinte visuali, due delle quali interne, con i cockpit di tutte le moto finemente ricostruiti e perfettamente funzionanti. La visuale dal casco del pilota è un'evoluzione rispetto a quella già vista in Moto GP, sicuramente godibile e usabile, sebbene richieda un impegno superiore, dato che cambia radicalmente l'approccio alla pista. Le animazioni, come specificato in precedenza, non sono sempre convincenti, soprattutto quando si tratta di incidenti e collisioni, tuttavia il lavoro fatto sui piloti risulta piuttosto accurato, e osservare quando tentano di mantenere l'equilibrio, magari muovendo contestualmente il ginocchio dopo una piega un po' troppo esuberante, fa trapelare l'impegno profuso dagli sviluppatori per rendere il tutto più naturale e credibile. Quello che manca è un pizzico di rifinitura in alcuni dettagli. L'aspetto meno convincente di RIDE è quello sonoro, con campionature praticamente impercettibili per quel che concerne i contatti tra le moto, mentre i motori non graffiano come dovrebbero, peccando sia in modularità che in vigore, un dettaglio che farà storcere non poco il naso a più di un appassionato. Fortunatamente il discorso non è valido per tutte le moto, e alcune sono decisamente più ascoltabili di altre, mentre un plauso va all'implementazione dell'effetto doppler restituito passando vicino al pubblico che esulta, ben restituito. La soundtrack è generalmente composta da tracce d'accompagnamento poco incisive, laddove solo alcune melodie paiono adatte al contesto di gioco.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 8.1
  • Processore: Intel Core i7-4790 3,60 GHz
  • Memoria: 8 GB RAM
  • Scheda Video: Msi Geforce GTX 980

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows Vista SP2 / Windows 7 SP1 / Windows 8 / Windows 8.1
  • Processore: Intel Core i3-530 @ 2.93 GHz / AMD Phenom II X4 810 @ 2.60 GHz
  • Memoria: 4 GB RAM
  • Grafica: NVIDIA GeForce GTX 460 @ 1GB / ATI Radeon HD 6790 @ 1GB
  • DirectX: Versione 10
  • Hard Disk: 35 GB di spazio disponibile
  • Scheda sonora: compatibile DirectX
  • Note addizionali: Alcune schede grafiche su laptop potrebbero far funzionare il gioco ma non sarebbero supportate ufficialmente

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (36)
7.2
Il tuo voto

RIDE colma una lacuna importante nel mondo dei videogiochi, e lo fa con la giusta dose di passione e coraggio, forte di una buona quantità di contenuti (ad eccezione dei circuiti) e di un modello di guida solido, scalabile e appagante. Peccato che i 60 frame al secondo, praticamente imprescindibili per un racing game, siano appannaggio della sola versione per PC, che, grazie anche ad una resa grafica sensibilmente superiore, si piazza una spanna al di sopra alle altre. Le collisioni imperfette, i rombi dei motori poco incisivi e qualche animazione non esattamente brillante, non minano la bontà complessiva di un prodotto che si lascia giocare con piacere, offre un livello di sfida apprezzabile e, soprattutto, diverte, spingendo a riprendere in mano il joypad per continuare a girare e migliorare le proprie prestazioni. E questo è ciò che vogliamo da un buon videogioco di guida.

PRO

  • È un gioco semplicemente divertente
  • Modello di guida molto scalabile
  • Le differenze fra le varie classi di bolidi sono sensibili
  • Modelli delle moto estremamente dettagliati
  • Tanti eventi e licenze, modalità World Tour

CONTRO

  • 60 frame al secondo solo su PC
  • Collisioni e alcune animazioni poco naturali
  • Qualche tracciato in più non avrebbe guastato
  • Alcune sbavature tecniche e di rifinitura