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Autobot di platino

Platinum Games ci mostra cosa si può fare con un brand molto amato, un budget ridotto e tanto talento

RECENSIONE di Christian Colli   —   13/10/2015
Autobot di platino

Transformers: Devastation è uscito in America la settimana scorsa, e pochi giorni fa anche in Europa, e praticamente non se n'è accorto nessuno. All'inizio non capivamo come mai Activision lo avesse pubblicizzato così poco, pubblicando trailer su trailer solo negli ultimi giorni prima dell'uscita e soprattutto tramite i social network, senza mandare neppure dei codici review alle redazioni come la nostra, quasi come a volerlo nascondere, quasi come se se ne vergognasse. Sì, è corto, cortissimo: abbiamo completato la campagna in circa quattro ore. Sì, graficamente è proprio spartano: dimenticate i modelli complessi e super dettagliati de La Guerra per Cybertron o dei film di Michael Bay, Dio ce ne scampi. Sì, il sistema di combattimento è strepitoso: un Bayonetta all'acqua di rose, coi robot più amati del mondo al posto delle streghe. La debacle su Tony Hawk Pro Skater 5 potrebbe spiegare questo atteggiamento se solo Transformers: Devastation fosse un brutto gioco... cosa che non è assolutamente. Anzi, per un fan della Generation 1, è tipo un sogno che si avvera, e basta una foto per risvegliare quel bambino sopito anche nel più attempato dei trentenni, ricordandogli i natali passati a trasformare e ritrasformare i robot trovati sotto l'albero...

Transformers: Devastation è il sogno videoludico di tutti i fan della Generation 1

Autobot... in marcia!

Mentre i third person shooter di High Moon Studios (La Battaglia per Cybertron e La Caduta di Cybertron) miravano a raccontare una vera e propria space opera rimasta incompiuta, Transformers: Devastation è narrativamente molto meno ambizioso, ma riesce a rievocare in maniera molto più convincente le atmosfere della serie animata prodotta negli anni '80.

Autobot di platino
Autobot di platino

Lo sviluppatore nipponico ha scelto la cosiddetta Generazione 1 per tutta una serie di motivi legati anche alla grafica e al gameplay, probabilmente, e così facendo ha toccato abilmente le corde del cuore dei più vecchietti, raccontando una storia tutto sommato semplice ma non meno accattivante, proprio come fosse una puntata un po' più lunga del cartone animato. I Decepticon capitanati da Megatron hanno attaccato la città, e un team di Autobot composto da Optimus Prime, Bumblebee, Wheeljack, Sideswipe e Grimlock interviene per fermarli. Chi ci vive, in questa città, non si vede mai; come si chiami, questa città, non lo sappiamo, anche se a un certo punto bisognerà combattere su un ponte molto simile al Golden Gate. La localizzazione in italiano è di ottima fattura: riprende l'adattamento nostrano, ma mantiene i nomi originali dei vari cybertroniani. Niente Commander o Tyran, quindi, ma del resto molti nuovi fan non sanno neppure che Bumblebee lo chiamavamo Maggiolino, perciò meglio così. Quel che balza all'orecchio di un vero fan, comunque, è il doppiaggio: sono di nuovo Peter Cullen e Frank Welker a prestare le loro voci storiche a Optimus e Megatron, trasformando ogni loro battuta in un tuffo nel mare della nostalgia, specie per quel che riguarda il leader degli Autobot, dato che Cullen riesce a rendere epico anche uno sternuto. Di cutscene, Transformers: Devastation ne è pieno, e la storia che vuole raccontare non è certo scontata visto che non manca qualche colpo di scena, soprattutto sul finale, e una strizzatina d'occhio "post credits" a un possibile sequel. Ciò non toglie che, specialmente nelle ultime missioni, ci si comincia a rendere conto che qualcosa non funziona, e che forse Platinum Games avrebbe avuto bisogno di più tempo anche per diluire meglio la trama: gli ultimi stage durano un soffio, proponendo solo qualche combattimento e vari boss intervallati da cinematiche confuse, come se a quel punto la storia divenisse una specie di mosaico in cui lo sviluppatore ha voluto dare un tocco personalissimo a una puntata tutto sommato tradizionale del cartone animato. Il risultato lascia comunque soddisfatti, grazie anche e soprattutto alla scelta stilistica del cel shading, che rende il gioco sostanzialmente un cartone animato interattivo, e a una colonna sonora veramente da brividi, che accompagna a tempo di rock ogni battaglia.

Robot o streghe?

Se negli ultimi videogiochi dedicati ai Transformers avevamo passato la maggior parte del tempo a sparare, in Devastation l'enfasi è riposta tutta sul combattimento in mischia, e chi ha giocato almeno Bayonetta o Metal Gear Revengeance sa già cosa aspettarsi. Anzi, non sarebbe sbagliato considerare Devastation come un Bayonetta 2 "all'acqua di rose": meno spettacolare, forse, e meno profondo, pure, ma altrettanto intuitivo, divertente e tecnico.

Autobot di platino

Ogni combattimento in Devastation è musica per le orecchie e una gioia per gli occhi; sulla nostra configurazione il titolo Platinum Games ha girato fluidamente senza perdere mai un singolo frame, merito anche del comparto grafico che a prima vista può apparire spartano ma, fedeltà a parte, ha concesso allo sviluppatore di impegnarsi sul gameplay senza dar troppo peso a dettagli, texture e poligoni. Se i Transformers di High Moon Studios e dei film di Michael Bay erano un tripudio di ingranaggi rotanti e piastre meccaniche semoventi, quelli di Platinum Games si appoggiano a un character design semplice e lineare, che consente un'enorme elasticità in termini di animazioni. Di conseguenza, gli scontri sono veri e propri balletti in cui gli enormi robot si picchiano a calci, pugni e ruote. Basta infatti premere un semplice tasto quando appare l'indicatore apposito sullo schermo per trasformarsi nel bel mezzo di una combo e investire letteralmente l'avversario, e al di fuori delle combo lo stesso tasto permette di assumere la forma veicolare e magari prendere le distanze o spostarsi velocemente da un punto all'altro del campo di battaglia. Gli scontri sono estremamente frenetici, eppure non si perdono mai di vista il nostro personaggio o i suoi bersagli: la scena è sempre chiarissima nonostante le esplosioni e gli effetti che si susseguono a ogni interazione, e la telecamera la segue senza incertezze. In questo senso, il gioco non pecca certo in termini di comunicazione.

Autobot di platino

Gli attacchi dei nemici, per esempio, sono telegrafati da un breve lampo che ne anticipa l'impatto, e se il giocatore preme il tasto della schivata/trasformazione al momento giusto può innescare il cosiddetto Focus, praticamente il Sabbat Temporale di Bayonetta, e cioè una finestra di pochi istanti durante la quale il tempo scorre a rallentatore ed è possibile colpire impunemente il nemico. Via via che i combattimenti diventano più complicati, schierando nemici più forti e boss sempre più tosti, l'impiego del Focus diventa assolutamente imprescindibile, e così anche la conoscenza delle tantissime combo e mosse speciali disponibili fin dall'inizio o acquistabili nell'Ark degli Autobot. Ciò non significa, comunque, che i combattimenti si svolgano soltanto a distanza ravvicinata, visto che ogni Autobot può equipaggiare anche delle armi a lungo raggio come pistole o cannoni: non essendoci un lock-on, bisogna affidarsi a un sistema di targeting invero deboluccio, che rende i colpi in mischia molto più efficaci e coinvolgenti, nonostante si debba comunque ricorrere alle armi da fuoco per distruggere certe mine a distanza di sicurezza o abbattere i Seeker dei Decepticon che ci bombardano dall'alto.

Niente Decepticon da queste parti

La campagna di Transformers: Devastation si suddivide in sette capitoli, a loro volta divisi in svariate missioni che, a dire il vero, non sono altro che i combattimenti da affrontare obbligatoriamente durante l'esplorazione della zona di turno.

Autobot di platino
Autobot di platino

Come dicevamo in precedenza, le ultime due o tre missioni durano veramente pochissimo e sono ambientate in aree molto ristrette, ma i primi capitoli si svolgono in città, in diversi momenti della giornata, e offrono uno spiraglio di free roaming, permettendo al giocatore di gironzolare per la mappa liberamente e di combattere i nemici casuali, risolvere qualche semplice puzzle ambientale, aprire forzieri e raccogliere collezionabili a profusione. Ancora una volta, si avverte la netta sensazione che il gioco sia, per così dire, "incompleto": la mappa, ad esempio, è di un lay-out disarmante, composta com'è da edifici, vicoli e piattaforme tutte uguali, e il senso di ripetitività subentra di prepotenza soprattutto quando Platinum Games obbliga a percorrere le strade a tutta velocità per inseguire un bersaglio in fuga, scimmiottando i giochi di corsa senza riuscirci veramente. All'inizio, insomma, pare che Transformers: Devastation voglia essere qualcosa di più di un semplice "brawler", e in seguito è come se Platinum Games abbia perso la determinazione (oppure i fondi, fate vobis) nel perseguire lo stesso obiettivo nell'arco di quattro o cinque ore. È anche discutibile, in effetti, che si possa giocare soltanto nei panni degli Autobot. Se i titoli di High Moon Studios consentivano di affrontare la campagna sia dal punto di vista degli eroi che da quello dei loro antagonisti, il titolo di Platinum Games in questo senso è ferreo: il giocatore sta coi buoni, e picchia i cattivi. Fine. E questo, nonostante i "cattivi" dispongano di combo e mosse speciali che li avrebbero resi perfettamente giocabili. Magari non tutti: inutile dire che il fiore all'occhiello di Devastation sono gli scontri con i boss, e non tanto con villain storici come Starscream, Soundwave o Shockwave, i quali dispongono di tutte le loro abilità storiche, ma con i giganteschi gestalt come Devastator o Menasor. Affrontare i Constructicon a più riprese, per poi vederli combinarsi in uno dei robot più iconici nella storia dell'intrattenimento, è a dir poco emozionante, così come lo è schivare ogni suo colpo, crivellarlo di colpi e farlo crollare in ginocchio prima di sferrargli una martellata micidiale in testa. Dal punto di vista delle armi, infatti, Transformers: Devastation gioca un tiro mancino con la promessa di un "loot system" che ricorda praticamente Diablo III ma che non riesce a esprimersi pienamente. Così come la struttura della campagna o la sceneggiatura, anche questa parte del gioco sembra essere stata sviluppata un po' di fretta.

Autobot di platino

In buona sostanza, sconfiggendo i nemici e aprendo i forzieri si trovano decine e decine di armi, classificate per livello e rarità: ciascuna di esse altera non solo l'aspetto dell'Autobot, ma anche le animazioni e l'esecuzione dei suoi attacchi. Le trivelle di Devastator, ad esempio, consentono di sferrare combo rapidissime e possono essere caricate e scagliate da lontano, mentre i martelloni impugnati a due mani sono molto più lenti, ma anche molto più dannosi ad ogni colpo. Tra spade, asce, armi da pugno e chi ne ha più ne metta, la varietà certo non manca, ma la frequenza con cui si raccolgono questi bottini ne rende presto superflua l'utilità, anche perché ogni arma può essere potenziata consumando le altre armi: così facendo, l'arma di base diventa più forte, ed eventualmente acquisisce le abilità bonus legate alle armi consumate. Il sistema non è chiarissimo, e il tutorial è piuttosto superficiale, lasciando il giocatore in balia di un vero e proprio processo "trial and error", ma in buona sostanza, una volta trovata l'arma che ci piace, specie se rara e di buona qualità, difficilmente si passa ad altro. Lo stesso vale per i "chip" che è possibile fabbricare attraverso un minigame abbastanza imbarazzante ed equipaggiare per godere di vari bonus. Il tutto, ovviamente, all'insegna della rigiocabilità: Devastation dura poco, vogliamo reiterarlo, e forse questo spiega il suo prezzo budget, ma i titoli Platinum Games puntano a un pubblico che ama giocare e rigiocare le stesse missioni a diversi livelli di difficoltà, in cerca del punteggio migliore e dell'esecuzione perfetta. Ecco perché è possibile scegliere con quale Autobot affrontare ogni missione o sfida, dato che le loro abilità, combo e tecniche definitive cambiano drasticamente, obbligando a un approccio completamente diverso da personaggio a personaggio.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i7-2600k @ 3,4 GHz
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 570
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Core 2 Duo E4400 2.0GHz
  • Scheda video: GeForce 8800 GT
  • Memoria: 2 GB di RAM
  • Sistema operativo: Win Vista 32

Requisiti consigliati

  • Processore: Core i3-3240 3.4GHz
  • Scheda video: GeForce GT 640 v3
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 7 64 bit

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
7.9
Lettori (30)
7.4
Il tuo voto

Transformers: Devastation è breve, permette di controllare solo gli Autobot e a tratti dà la sensazione di essere anche un pelo incompleto, ma per un fan della Generazione 1 e dei giocattoli trasformabili di Hasbro è semplicemente una perla, il gioco da sogno che aspettava da una vita, una puntata interattiva del cartone animato che si appoggia un sistema di combattimento assolutamente strepitoso, appagante e dinamico. Se voleva essere un esperimento, possiamo dire che è riuscito e sperare che Platinum Games abbia più cura di ogni singolo aspetto in un eventuale sequel.

PRO

  • È il sogno videoludico dei fan dei Transformers G1
  • Sistema di combattimento pressoché perfetto
  • Colonna sonora eccezionale e cel shading curatissimo

CONTRO

  • La campagna è molto breve
  • Non si possono controllare i Decepticon
  • Le meccaniche di bottini, armi e sintesi sembrano abbozzate