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Apple TV

Apple va alla conquista del salotto con la quarta revisione del suo set top box

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   11/11/2015

Si è fantasticato e discusso a lungo in merito all'impegno di Apple nell'ambito della TV, e per molto tempo i rumor si sono rincorsi suggerendo lo sviluppo di un vero e proprio televisore col marchio della mela morsicata destinato a "rivoluzionare" le modalità di fruizione di un media che è rimasto effettivamente quasi del tutto immobile per fin troppo tempo, e che solo recentemente sta trovando nuovi sviluppi interessanti.

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Non sappiamo se nei laboratori di Cupertino ci fossero effettivamente prototipi di questo tipo di progetto: ciò che sappiamo è che (almeno per il momento) Apple ha scelto una via diversa, quella più semplice e accessibile dei set top box. Apple TV è oggi un prodotto che giunge ad un momento fondamentale del suo sviluppo: si tratta di una quarta generazione di un device che ha debuttato nel 2007 con la funzione principale di lettore di contenuti digitali conservati sul suo hard disk, trasformandosi poi con la seconda e terza generazione in un media player privo di capacità di immagazzinamento dati e votato in maniera praticamente esclusiva alla fruizione di video in streaming, grazie al contemporaneo sviluppo delle connessioni ad alta velocità. Il successo del device non è però mai stato tale da posizionarlo tra le punte di diamante dell'offerta di Apple, al punto che spesso è stato etichettato dai dirigenti della casa di Cupertino come un semplice "hobby". Finalmente però, l'hobby è diventato qualcosa di serio, e infatti la Apple TV 2015 è uno strumento di più ampio respiro che affianca alle consolidate capacità già conosciute anche una rinnovata versatilità, legata alla possibilità di installare App attraverso un apposito store dedicato. Un elemento di svolta dall'importanza seminale, che libera Apple TV dalle costrizioni del passato aprendo la strada ad un tipo di esperienza esponenzialmente più interessante e ampia.

Apple TV è un prodotto dall'enorme potenziale che in Italia avrà bisogno di qualche mese per esprimersi

Un A8 può bastare

Sia chiaro, le App sullo schermo televisivo non sono certo una novità: qualsiasi Smart TV moderna offre infatti proprio in questa maniera una serie di contenuti extra che possono partire dal meteo e dalle news per arrivare fino al supporto di servizi in streaming o anche giochi. Si tratta però nella maggior parte dei casi di esperienze complesse e poco fluide, frammentate e scomode, senza una direzione comune, con una interfaccia perlomeno rivedibile. Detto questo, va chiarito come non sia una novità tanto meno il tentativo di offrire un device per lo streaming dei media capace di installare App: Roku, Amazon e Google, solo per citare i più importanti protagonisti del settore, hanno preceduto Apple creando prodotti analoghi. Sebbene paradossalmente in Italia Apple TV sia uno dei primi a raggiungere ufficialmente il mercato, è chiaro come i territori di riferimento per questo genere di confronti siano ben altri.

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Detto questo, l'offerta di Cupertino rappresenta una sorta di convergenza tra quanto fatto con le precedenti generazioni del device e il mondo di iOS, che rappresenta ovviamente l'ecosistema più avanzato per quanto riguarda varietà e disponibilità di App. Il tutto attraverso un box rettangolare nero molto simile al predecessore, da cui si distingue a colpo d'occhio quasi soltanto per la maggiore altezza. Sobrio, elegante, per nulla appariscente. Sul retro, le connessioni al minimo indispensabile: alimentazione, USB-C, ethernet e HDMI 1.4. Al suo interno invece, un SoC A8, quello di iPhone 6 per capirci e quindi una generazione "indietro" rispetto all'A9 disponibile sugli ultimi iPhone 6s: una scelta dettata sia dal contenimento dei costi, sia dalla consapevolezza delle grandi capacità del chip in questione, che tra l'altro può esprimere senza preoccuparsi dei limiti imposti dal contenimento dei consumi energetici necessari su device portatili. Da segnalare inoltre la presenza di 2GB di RAM, rispetto al singolo GB degli iPhone 6 con l'A8. Non è invece supportato lo standard 4K, un'assenza ad oggi destinata probabilmente a dar fastidio a pochi utenti, ma che in prospettiva futura potrebbe pesare maggiormente a fronte della diffusione sempre maggiore degli schermi compatibili. Altra grande novità di questa nuova Apple TV è invece il telecomando, una barretta verticale chiamata Apple TV Remote che dialoga con la base via Bluetooth e che oltre ai tasti fisici per Menu, Home, Play/Pausa, Volume e Siri presenta una superficie touch capace di assecondare al meglio la nuova interfaccia. La perfetta simmetria dell'oggetto, con la consueta grande attenzione e pulizia del design a cui Apple ci ha abituato, porta con sé in realtà anche il piccolo effetto collaterale di rendere l'impugnatura "al contrario" una eventualità tutt'altro che remota o infrequente, specialmente nelle condizioni di scarsa luce ambientale che è piuttosto probabile e frequente magari guardando un film. Nulla di drammatico, ma vale la pena segnalarlo, come come merita di essere citato il sistema che in fase di configurazione permette di impostare automaticamente la configurazione del network wi-fi e del proprio account Apple in automatico semplicemente avvicinando il proprio iPhone. Una soluzione elegante che permette di saltare un passaggio noioso, e che sarebbe stato bello fosse stata estesa anche alle singole App, che richiedono invece l'immissione manuale dei propri dati di accesso.

Siri, mi manchi

Ciò che invece rappresenta un vero peccato è che una delle caratteristiche più interessanti dell'intero pacchetto, oltre che quella su cui si è incentrata buona parte della presentazione di Apple TV durante il keynote del 9 settembre scorso, non sia al momento disponibile in Italia. Stiamo parlando ovviamente dell'integrazione con Siri, ovvero del sistema di riconoscimento vocale tramite il quale è possibile impartire comandi, eseguire ricerche e attivare menu in maniera molto rapida e semplice, grazie al supporto per il linguaggio naturale. Un concetto anche in questo caso non nuovo (basti pensare, uno su tutti, a Kinect) ma implementato in maniera molto più convincente al punto da trasformarlo da funzione accessoria a vero strumento di uso comune. Tanto per fare un esempio, durante la proiezione di un film si potrebbe chiedere "quali sono gli attori?" per veder comparire un menu con i volti di tutti i protagonisti, con la facoltà di approfondire poi la scoperta ottenendo biografia e altri lavori del singolo attore.

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Ma le azioni previste sono molteplici, e toccano anche la riproduzione di un video ("torna indietro di 10 secondi" o "salta al minuto 34"), il recupero di una puntata di una serie tv dalla precedente interruzione e molto altro ancora. Sebbene sia solo questione di tempo prima di vedere anche il nostro Paese incluso nella lista di quelli in cui è concessa la disponibilità di Siri, e malgrado sia eventualmente possibile attivarne la funzionalità in lingua inglese agendo su un paio di impostazioni, allo stato attuale è necessario sottolineare come la situazione dalle nostre parti sia inevitabilmente di svantaggio, e tale da impedire di godere al massimo delle capacità del prodotto. La sua assenza infatti costringe ad usare la tastiera virtuale con cui è necessario interagire tramite il telecomando, strisciando sulla superficie touch per passare da una lettera all'altra: al momento infatti non sono supportate le tastiere bluetooth, e - piuttosto clamorosamente per un'azienda con la cura nei particolari che ha Apple - anche l'applicazione Remote per iOS non è stata ancora aggiornata per poter essere utilizzata con la nuova Apple TV. Il risultato si dimostra quindi davvero lento e frustrante, e rappresenta un indiscutibile collo di bottiglia nella fluidità dell'esperienza d'uso che rende ancora più evidente l'importanza di Siri nell'economia complessiva del prodotto e per come essa è stata pensata e concepita. Fatta eccezione quindi per l'inserimento di testo, l'interfaccia è comunque ben studiata, chiara e di semplice navigazione, con una suddivisione dei contenuti tale da impedire il sovraffollamento visivo. Il telecomando risulta poi più che sufficientemente preciso, in maniera tale da assecondare efficacemente i comandi impartiti tramite pollice.

Un mondo di app

Passando però ai contenuti veri e propri, è quindi opportuno spostare nuovamente il focus sul discorso delle App. Per poterne sfruttare appieno il potenziale e per garantire agli sviluppatori l'accesso a strumenti adeguati, Apple ha scelto di integrare alla base della nuova Apple TV un sistema operativo ad hoc, chiamato tvOS e plasmato sulla base di iOS. All'accensione, la schermata principale appare decisamente spoglia, proprio perché è tramite l'App Store che si può decidere quali programmi aggiuntivi installare sulla memoria del dispositivo.

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Considerando che siamo ai primi passi della vita di questa nuova piattaforma, è inevitabile ritrovare nel numero e nella varietà delle app presenti soltanto una piccola frazione di quelle presenti in ambiente iOS: se il mercato reagirà in maniera positiva dando fiducia all'Apple TV senza dubbio ci vorrà ben poco per vedere espandere rapidissimamente il catalogo, che comunque già ora può assistere a quotidiane nuove entrate. Ovviamente gli sviluppatori dovranno essere bravi a creare esperienze tagliate e cucite attorno alla fruizione su uno schermo televisivo e tramite il Remote, che è una situazione notevolmente diversa rispetto a quella su smartphone e tablet. Al momento attuale ci sono casi virtuosi come Carrot Weather e altri meno, come per esempio Tripadvisor o Houzz, che appaiono particolarmente acerbi in questa loro prima versione. Se negli USA la funzione di Apple TV come media device viene poi esaltata dalla disponibilità di servizi come Hulu, HBO, CBS, Showtime e chi più ne ha più ne metta che ampliano il paniere dell'offerta di film e serie TV, in Italia nel momento in cui scriviamo dobbiamo accontentarci di Netflix, da poco arrivato anche nel nostro Paese, di iTunes e poco altro. Ancora niente Sky, Infinity, RAI tanto per intenderci. Anche lo stesso App Store avrà bisogno di crescere, integrando funzioni di base come classifiche e divisione per categorie (già presenti all'estero, non ancora in Italia) in maniera tale da consentire un più intelligente e approfondito accesso ai propri contenuti. Ci vorranno realisticamente quindi alcuni mesi per poter valutare la situazione ideale dell'offerta di Apple TV e poterne valutare appieno l'effettivo valore.

La console di Apple?

Ciò che forse interessa maggiormente su queste pagine è però l'elemento legato al gaming: d'altra parte per molto tempo si è discusso in merito all'ipotetico approdo di Apple nel settore dei videogiochi da salotto, e con la nuova Apple TV di fatto questo è ciò che è avvenuto. Sia chiaro però che non stiamo parlando di un dispositivo destinato ad andare in competizione con PS4 o Xbox One o Wii U, che sono console vere e proprie che hanno nell'aspetto ludico il tema principale e fondante della propria offerta. In questo caso invece i videogiochi sono un complemento, e Apple TV di certo non sarà comprata da nessuno espressamente per le sue capacitò in questo ambito. Più semplicemente, i questi vanno intesi come una componente piuttosto naturale se consideriamo le affinità con iOS e il gigantesco catalogo che iPhone e iPad hanno a disposizione. È però inevitabile trovare dei punti di contatto tra l'Apple TV Remote e il Wiimote, sia per la forma che per la tecnologia di rilevazione dei movimenti tramite giroscopio e accelerometro. C'è anche un laccetto ufficiale per assicurarlo al polso così da evitare danni accidentali, proprio come l'equivalente Nintendo.

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D'altra parte, se è vero che buona parte del pubblico casual che era stato affascinato da Wii si è ora spostato su piattaforme mobile, il passo da smartphone e tablet a Apple TV potrebbe essere più breve e semplice del previsto. Lo spazio per un prodotto del genere con questo target sembra esistere, e questa è senza dubbio la speranza e l'intenzione della casa di Cupertino. Le premesse sono quindi interessanti e il potenziale è notevole, ma sarà necessario vedere se e come gli sviluppatori sfrutteranno le capacità peculiari del device. I giochi esclusivi sono infatti pochissimi, laddove la maggior parte dei titoli attualmente presenti sono adattamenti di versioni già presenti o destinate ad uscire anche su smartphone e tablet. Va segnalato tra l'altro che in buona parte dei casi essere già in possesso della versione iOS di un titolo permette di poterlo scaricare su Apple TV: una scelta virtuosa che ci auguriamo diventi una consuetudine. Apple ha scelto di imporre come requisito fondamentale il supporto all'Apple TV Remote come metodo di controllo dei giochi disponibili sul suo nuovo hardware, malgrado siano supportati i controller Bluetooth MFi dedicati. Una decisione comprensibile: non sarebbe giusto e sensato mettere l'utenza nella condizione di trovarsi di fronte a un gioco che per essere utilizzato richieda necessariamente l'acquisto di una periferica aggiuntiva. Il rovescio della medaglia è il fatto che il Remote non è decisamente pensato per supportare al meglio buona parte dei generi di videogiochi possibili, col risultato che in certi casi ci si trova di fronte a forzature notevoli che riducono il piacere dell'esperienza. Giocare a Rayman Adventures per esempio richiede un uso eccessivo di imprecisi swipe sulla superficie touch, mentre Geometry Wars 3 perde buona parte dell'appeal per l'imposizione della mira automatica. Asphalt 8 invece delega lo sterzo al giroscopio con risultati più accettabili ma non certo molto precisi. Se siete interessati al gaming su Apple TV, il nostro consiglio spassionato è quindi proprio quello di dotarvi di un controller dedicato (Apple promuove in tal senso il Nimbus Steelseries che recensiremo a breve), così da superare in un colpo solo anche le tante critiche alle interfacce touch che sono state da sempre rivolte alle piattaforme mobile. Pur essendo agli esordi, il catalogo di videogiochi su Apple TV può già contare su nomi importanti come Skylanders Superchargers, Disney Infinity 3.0, Guitar Hero Live, Transistor, Lumino City, Octodad, Geometry Wars 3. La presenza di titoli di questo tipo presenti anche su altre piattaforme sarà importante per dare una dignità al sistema e impedire così che il grosso dell'offerta sia legata a semplici versioni con gli steroidi di titoli per smartphone. Per intanto, quelli già disponibili permettono di tastare il polso delle capacità tecniche tutt'altro che scarse dell'hardware, capace di gestire con discreta agilità ambienti 2D e 3D in alta definizione. Un ultimo richiamo poi al discorso del limite dei 200 MB imposti da Apple per le App, che in realtà rappresenta un non problema: dentro a tale confine deve rimanere infatti soltanto il pacchetto "iniziale" coi dati necessari per l'avvio del programma, ma poi possono essere scaricati altri contenuti aggiuntivi nel momento in cui questi vengono richiesti.

Tirando le somme

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Apple TV è disponibile in Italia in due tagli di memoria da 32 e 64GB, rispettivamente a 179 e 229€: cifre elevate se confrontate con altri set top box simili, ma che assumono in realtà una maggior coerenza una volta valutate nell'ottica delle potenzialità del device di Cupertino. La possibilità di installare App e la vicinanza con l'ambiente iOS sono premesse perlomeno promettenti per una futura evoluzione a tutto tondo dell'offerta dell'App Store. La - speriamo non troppo distante - integrazione di Siri anche in italiano promette di dare finalmente una effettiva utilità concreta a quei comandi vocali che in molti in passato hanno tentato con scarso successo di integrare sui propri dispositivi. E infine le capacità legate al gaming potrebbero essere percepite dall'utenza casual come una sorta di sostituto per quello spazio vuoto nel salotto lasciato da Wii e che nessuno è riuscito a riprendersi. Prospettive, ipotesi e riflessioni: comprare oggi la nuova Apple TV, a maggior ragione in Italia, vuol dire riporre fiducia nella casa della mela morsicata e nel suo affascinante seppur in parte acerbo progetto per l'home entertainment. Chi preferisce stare coi piedi per terra e valutare solo i fatti concreti probabilmente farebbe quindi meglio ad attendere qualche mese, per riconsiderare poi il prodotto nel momento in cui sarà capace di esprimersi appieno al di là dei limiti della sua gioventù.