Per capire il fascino esercitato dal concetto di dungeon bisogna fare lo sforzo di tornare a immaginarsi bambini e partire all'esplorazione di qualche luogo abbandonato. Se avete vissuto esperienze simili insieme a qualche amico riuscirete sicuramente a ricordare di come trasformavate posti normalissimi in culle di storie ed eventi avventurosi e terrorizzanti.
Chi non ha visto delle ombre minacciose dietro qualche finestra rotta, oppure chi non ha sentito un rumore di passi emergere da una cantina teoricamente inutilizzata da anni? Adesso date per scontato che lì non ci fosse nulla, ma in realtà qualcosa c'era eccome: l'immagine del tempo. Guardare la vita prosciugata in un certo luogo, dove pure sono ancora presenti i segni di ciò che fu, crea un'angoscia potente e insopprimibile, che siamo costretti a combattere esplorando quelle spoglie senza ritorno, trasfigurandole nella nostra mente. È solo un altro modo per provare a esorcizzare l'ignoto, dandogli una funzione in linea con quelle che sono le nostre aspettative. Un dungeon prima di essere esplorato appare sempre come un labirinto inestricabile e pericolosissimo, costruito nelle profondità della terra o in luoghi che solo i più coraggiosi osano esplorare per andare a caccia dei suoi tesori. I videogiochi sono nati con i dungeon in testa. Alcuni consentono di crearli e di gestirli, come ad esempio Dungeon Keeper, ma la maggior parte dei titoli sono incentrati sulla loro esplorazione (un roguelike fantasy a caso). Darkest Dungeon rientra appieno nel genere dei roguelike, grazie ai suoi dungeon generati proceduralmente, il bottino casuale e l'alta difficoltà, ma introduce nella formula una grossa serie di novità che gli hanno meritato l'interesse dei videogiocatori nei mesi in cui è stato disponibile in Accesso Anticipato su Steam. Ora che è arrivata la versione definitiva è giunto anche il momento di tirare le somme.
Abbiamo recensito Darkest Dungeon, un roguelike incentrato sulla sanità mentale del party
Che stress
In Darkest Dungeon si deve gestire un gruppo di eroi da mandare in missione in alcuni luoghi pericolosissimi, per fermare un'oscura minaccia. La trama è un mero pretesto per introdurre quello che è un vero e proprio manageriale, in cui non conta solo infilarsi nei dungeon e fare razzia, ma anche gestire le risorse e, soprattutto, la sanità mentale del gruppo.
Sì, perché la vita degli avventurieri è davvero stressante e ogni missione affrontata li conduce sempre più verso l'orlo della follia, quindi bisogna fare in modo di non farli impazzire completamente. Ma andiamo con ordine, perché sulla sanità mentale torneremo in un paragrafo dedicato. Il gameplay è diviso in due grosse sezioni: il villaggio, dove si può acquistare equipaggiamento, assoldare nuovi eroi, ridurre lo stress di quelli appena andati in missione, curarli mentalmente, guardare le tombe degli eroi caduti in battaglia e così via; e i dungeon veri e propri, dove il party selezionato deve avanzare di stanza in stanza svolgendo la missione indicata. L'intero gioco è gestibile con la pressione di pochi tasti (basta il mouse, ma si può anche ricorrere alle scorciatoie da tastiera) e l'esplorazione in sé non è altro che l'avanzamento per dei lunghi e lugubri corridoi, illuminati solo dalle torce degli eroi che si consumano con il tempo, esaminando oggetti come altari o pile di libri, superando trappole, accampandosi alla bisogna e combattendo contro i nemici. Prima di addentrarsi in un dungeon è possibile acquistare dei consumabili da portarsi dietro, essenziali per garantire la sopravvivenza del gruppo. Ad esempio è importantissimo prendere con sé del cibo, per combattere l'inevitabile fame, oppure delle torce supplementari, per non costringere il gruppo a muoversi al buio. Non si tratta solo di vezzi, ma di esigenze profonde che vanno a influire pesantemente sulla già citata sanità mentale.
Sanità mentale
L'elemento di gameplay più originale di Darkest Dungeon è la sanità mentale degli eroi. Come accennavamo sopra, quando gli eroi vanno in missione vengono sottoposti a degli eventi più o meno stressanti. La loro tenuta psicologica è essenziale ed è molto più pericolosa dei nemici stessi. Gli eroi vengono stressati dal buio, dai colpi subiti in battaglia, dall'essere finiti su una trappola, da ferite che sanguinano e dalle ciance dei loro compagni. Insomma, ogni evento è una potenziale fonte di stress.
In questo sembrano dei quindicenni o delle twitstar, ma non tergiversiamo. In cosa si traduce tutto ciò? Quando lo stress psicologico supera una certa soglia, accadono due cose: l'emersione di un disturbo mentale e l'esposizione al rischio di un attacco di cuore. I disturbi mentali sono esattamente quello che sembrano e vanno a modificare pesantemente il gameplay. Ad esempio è capitato di ritrovarci con personaggi autolesionisti che rifiutano ogni cura, sperando di essere ammazzati dai nemici, oppure con altri paranoici che influenzano negativamente la sanità mentale dell'intero gruppo con il loro blaterare di complotti. Si tratta di situazioni spesso incontrollabili che finiscono per influire sulle tattiche da usare in battaglia. L'attacco di cuore è invece un sistema che può causare infarti ai personaggi sottoposti a troppo stress. Si tratta di una caratteristica molto penalizzante, che se lasciata attiva rende molto più difficile il gioco. Lo stress in ogni sua forma può essere combattuto al villaggio. Ad esempio la vostra sacerdotessa di fiducia inizia ad avere le traveggole? Mandatela a pregare per qualche ora e tornerà come nuova. Il vostro domatore preferito è diventato masochista? Inviatelo alla clinica per malattie mentali che ve lo rimetterà in sesto. Il vostro guerriero è vicino a una crisi di nervi? Un giro al bordello e vedrete che tutto passerà.
Combattere finché non ti scoppia il cuore
Come già detto, l'intera esperienza di gioco di Darkest Dungeon ruota intorno alla sanità mentale del party, che ne rappresenta anche la caratteristica più rilevante. Il resto del gameplay è abbastanza tradizionale, visto che si limita al solito andarsene in giro ad accumulare più esperienza e bottino possibile. L'esplorazione in sé non è nemmeno troppo appassionante e ci si limita a percorrere dei corridoi dritti che collegano le stanze e a combattere di tanto in tanto. Badate bene che non si tratta di un titolo abbordabile, nel senso che la difficoltà è tarata verso l'alto.
Qualcuno potrebbe trovare addirittura frustrante la morte improvvisa di un eroe cui era affezionato per un attacco di cuore dovuto allo stress. In effetti gli infarti sono un po' troppo frequenti e a volte riescono a mandare all'aria situazioni che fino a qualche attimo prima si pensava di avere sotto controllo. Certo, quando si padroneggia il gioco si riesce ad essere più accorti verso le situazioni a rischio, ma è innegabile che alcuni potrebbero essere infastiditi dall'arbitrarietà della meccanica, che sulla lunga finisce per essere motivo di forte disincanto. Il sistema di combattimento invece è realizzato davvero bene, nonostante la semplicità concettuale. Il party è composto da un massimo di quattro personaggi che camminano in fila indiana occupando quattro slot. Ogni classe ha la sua posizione preferita, quella cioè che gli permette di utilizzare più abilità. Ad esempio un sacerdote può curare solo se si trova nelle retrovie, mentre un guerriero dà il suo massimo nelle prime file, dove può affrontare i nemici faccia a faccia. Comunque non c'è bisogno di troppo studio per capire qual è la posizione preferita di una certa classe, che viene indicata chiaramente nella scheda del personaggio. Una delle difficoltà offerte dal gioco è rappresentata proprio dal mantenimento delle posizioni. In alcune occasioni infatti i personaggi tenderanno a scambiarsi di posto autonomamente rendendo più difficile applicare una certa strategia. Ad esempio un guerriero che subisse troppi colpi potrebbe essere preso dal panico e correre nelle retrovie, esponendo allo scontro diretto un personaggio meno resistente e con poche abilità da sfruttare in quella posizione. Insomma, si tratta di un sistema dalle molte sfaccettature che crea momenti interessanti, anche in virtù della scelta degli sviluppatori di puntare sulla sfida: ogni combattimento può così rivelarsi più difficile di quello che poteva sembrare in un primo momento.
Il lavoro di rifinitura
Infine meritano qualche parola gli aspetti più propriamente tecnici del gioco. In verità Darkest Dungeon si era rivelato stabilissimo sin dalle prime release, con pochi bug e problemi. La versione finale appare quindi molto solida e a prova di crash, almeno stando alla nostra prova su strada durante la quale non abbiamo rilevato bug, né tanto meno blocchi di sistema. Anche dal punto di vista visivo viene confermato quanto rilevato in precedenza, con lo stile goticheggiante, ma allo stesso tempo tendente al cartoon, che la fa da padrone e che rende piacevole entrare in gioco anche solo per ammirarlo un po'. Niente di tecnicamente mostruoso o capace di mettere sotto torchio un qualsiasi PC, come mostrano anche i requisiti di sistema, ma sicuramente un lavoro ottimamente realizzato dal punto di vista artistico che spicca anche su molte produzioni tripla A, più spinte, ma anche più anonime.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-4770
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
- Sistema operativo Windows 10
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows XP
- Scheda video Compatibile con Open GL 3.2+
- 2 GB di RAM
- Spazio su disco 2 GB
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 7+
- 4 GB di RAM
Conclusioni
Darkest Dungeon conferma con la release finale quello che era sin dalla prima versione pubblicata in Accesso Anticipato: un buon gioco di ruolo roguelike, ricco di contenuti e con degli aspetti davvero originali. Insomma, gli appassionati del genere lo dovrebbero assolutamente provare. Ha qualche pecca, soprattutto nell'esplorazione, che diventa monotona abbastanza presto, ma se ci si lascia prendere è comunque un titolo capace di monopolizzare il vostro tempo per moltissime ore.
PRO
- Il sistema di sanità mentale funziona e caratterizza l'intera esperienza
- Lo stile grafico rende molto bene
- I combattimenti offrono diverse sfaccettature
- Configurabile nei suoi aspetti più controversi
CONTRO
- L'esplorazione non è poi così appassionante
- Infarti un po' troppo frequenti (ma possono essere disattivati)