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Resident Evil 7 biohazard, recensione

Resident Evil 7 Biohazard abbraccia nuovo e vecchio, lasciando ben poco spazio ai dubbi: promosso a pieni voti

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   23/01/2017

Sin dalla presentazione avvenuta all'E3 2016 abbiamo tutti quanti parlato tantissimo di Resident Evil 7 biohazard, in alcuni casi costruendo dei veri e propri castelli sul poco materiale messo a nostra disposizione. A posteriori possiamo dire di avere assistito alla messa in atto di un'ottima strategia da parte di Capcom, che ha fuorviato in modo volontario i giocatori risvegliando anche con qualche polemica il loro interesse su questo franchise, prima di svelare la reale natura di Resident Evil 7 biohazard.

Resident Evil 7 biohazard, recensione

Un'essenza che abbiamo potuto conoscere un poco per volta nei mesi successivi, cominciando ad apprezzarla e a lasciarci intrigare sempre di più da essa fino all'ultimo incontro avvenuto prima di questa recensione, risalente a circa un mese fa. Strategie di marketing a parte, di Resident Evil 7 biohazard se ne sarebbe probabilmente parlato tanto lo stesso, vista la situazione in cui una delle serie più rappresentative dell'intero mondo videoludico si è trovata a venti anni esatti dalla sua nascita. Tralasciando il disastro dello spin-off Umbrella Corps, la scelta di abbandonare zombie e altri canoni classici che nel quarto capitolo si era rivelata vincente ha finito per spingere un po' alla volta Resident Evil ad abbandonare la sua natura di survival horror, fino all'esperienza cinematografica su scala globale di Resident Evil 6. Quest'ultimo è stato valutato tra luci e ombre dalla critica, finendo per essere poco apprezzato dai giocatori che hanno poi chiesto a gran voce il ritorno alle atmosfere e alla dimensione dei primi capitoli, con cui questa saga ha costruito le proprie fortune. Vi anticipiamo che Resident Evil 7 biohazard lo fa e anche bene: non ci resta che vedere come.

Benvenuti a casa Baker, dove l'orrore è di famiglia e si diverte a giocare con vostra moglie!

Dillo a zia Rody

Dimenticate Chris Redfield, Jill Valentine, Leon Kennedy e tutti gli agenti speciali conosciuti nei capitoli precedenti, perché Resident Evil 7 biohazard ci mette nei panni di Ethan Winters, un uomo comune che da ormai tre anni crede Mia, la propria moglie, morta. Siamo qualche anno dopo i fatti raccontati da Resident Evil 6, con il quale tuttavia questo nuovo capitolo non presenta nessun legame: la storia ha inizio quando Ethan riceve un video in cui Mia appare viva ma in evidente condizione di pericolo, per chiedere al marito di perdonare le proprie bugie e stare lontano da lei e da tutto il resto.

Resident Evil 7 biohazard, recensione

Ignorando ovviamente la richiesta, il protagonista si lancia alla ricerca della consorte, seguendo gli indizi che lo portano nel bel mezzo del bayou, in Louisiana, presso la casa della famiglia Baker. L'allegra combriccola ci è stata già ampiamente presentata in passato, grazie alla famosa scena della cena in cui Ethan compare legato a una sedia con una mano mozzata e ricucita, beccandosi una coltellata in pieno volto dal capofamiglia Jack mentre il figlio Lucas gli tira resti umani invitandolo a mangiarli. Ad aggiungere ulteriore disagio a una situazione ben poco rassicurante c'è la vecchietta di famiglia, che non dice una parola ma si limita a comparire dal nulla nei vari luoghi della casa. Tornando alla cena, il sopraggiungere di una distrazione improvvisa porta i padroni di casa a distrarsi dal loro nuovo ospite, che può così liberarsi per partire alla ricerca di Mia, scoprendo allo stesso tempo tutti i segreti nascosti dalla famiglia. A parte qualche elemento sul quale taciamo per non rovinarvi la sorpresa, la primissima parte di Resident Evil 7 biohazard presenta ben pochi indizi che lo possano collegare alla serie alla quale esso appartiene, puntando molto di più su atmosfere cinematografiche come quella della cena appena descritta, evidentemente ispirata da quella vista in Non aprite quella porta, classico del genere horror datato 1974. Un po' alla volta ci viene dunque concesso di scoprire che i Baker non sono soltanto dei pazzi omicidi, ma che in realtà possiedono doti soprannaturali che permettono loro di poter contare su una forza al di fuori del comune, oltre alla simpatica abilità di rigenerare i propri tessuti, apparendo per questo motivo immortali.

Resident Evil 7 biohazard, recensione

Di fatto, Jack, Marguerite e Lucas rappresentano i boss con cui siamo chiamati a confrontarci nella prima parte di Resident Evil 7 biohazard, in cui i membri della famiglia Baker si divertono a giocare al gatto col topo insieme a Ethan, dandogli il tormento e minacciandolo in vari modi prima di raggiungere degli scontri finali impegnativi ed appaganti. Quando non ci si ritrova ad avere a che fare con l'allegra famiglia, il protagonista deve combattere contro i cosiddetti Micomorfi, già avvistati in passato grazie all'esemplare presente nella demo Beginning Hour. Si tratta di creature dalle sembianze umanoidi ma apparentemente prive di organi come naso, occhi e orecchie, di colore completamente nero dovuto alla strana sostanza simile al liquame di cui esse sono composte. I Micomorfi sono presenti in tre diverse tipologie principali, la prima delle quali è rappresentata dal mostro che sta su due gambe, predilige l'attacco ravvicinato e diventa letale dopo essere stato provocato, mentre la seconda è più simile a un animale, sta su quattro zampe e compie movimenti più veloci risultando così difficile da colpire. L'ultimo tipo di Micomorfo è quello enorme che vomita liquame, lento nei movimenti ma estremamente difficile da abbattere. Come avrete già intuito, le voci secondo le quali Resident Evil 7 biohazard non sarebbe stato altro che un clone di Outlast vengono definitivamente spazzate via dopo qualche ora di gioco.

Ritorno all’antico

Chi chiedeva a Capcom di riportare Resident Evil alle proprie origini resterà forse dispiaciuto nel non vedere zombie circolare dentro la casa dei Baker, ma non potrà che essere felice per il modo in cui quest'ultima è stata messa a punto dagli sviluppatori. Il luogo in cui Ethan viene fatto prigioniero è permeato da un'atmosfera terrorizzante, in cui il pericolo può trovarsi sempre dietro ogni angolo ma basta anche la comparsa di una vecchia in carrozzina per far scorrere un brivido lungo la schiena di chi ha il controller in mano.

Resident Evil 7 biohazard, recensione

I cosiddetti "jumpscare" sono presenti e sono anche più di uno, ma per la maggior parte del tempo Resident Evil 7 biohazard gioca abbastanza pulito, tenendo costantemente in allenamento lo stato emotivo del giocatore. La scelta di spostare la visuale in prima persona non intacca affatto lo spirito di Resident Evil, ma anzi contribuisce inevitabilmente all'immedesimazione del giocatore nei panni di Ethan. Per farsi largo attraverso la casa dei Baker, il protagonista deve risolvere enigmi di vario tipo, sempre connessi dal punto di vista logico e per questo motivo in grado di dare una sana sensazione di appagamento quando risolti. A volte si tratta di usare l'oggetto giusto al momento giusto, mentre in altre occasioni siamo chiamati a giocare con le ombre di alcune sculture sui quadri presenti nella casa, ritrovandoci coinvolti nel processo molto più di quanto si potrebbe immaginare. Le aree che ci vengono inizialmente precluse possono essere sbloccate con l'uso di apposite chiavi, con chiaro riferimento a quelle conosciute sin nel primo Resident Evil. Le fasi di gioco si alternano in modo esemplare, coinvolgendo per questo sempre chi si trova davanti allo schermo: si passa da attimi dove è l'esplorazione a farla da padrona ad altri dove bisogna invece prendere la pistola in mano e sparare, per poi metterla ancora una volta da parte facendo lavorare il cervello. Le parti di Resident Evil 7 biohazard che si discostano maggiormente dall'esperienza appena descritta sono quelle relative alle cassette VHS che possiamo trovare durante l'avventura: in una di esse, nei panni di Mia, dobbiamo per esempio nasconderci da Marguerite, mentre in un'altra occasione sembra quasi di essere all'interno di Saw - L'enigmista. Non vi sveleremo altro per non rovinarvi il piacere di scoprire tutto quanto in prima persona, ma quello che possiamo dirvi è che abbiamo gradito quanto visto lungo tutta la durata di Resident Evil 7 biohazard. L'unica eccezione è forse rappresentata da un piccolo calo nella parte centrale, che comunque non va a inficiare un'esperienza complessiva di altissimo livello. Nella parte finale, dopo il cambio di ambientazione (esatto, non si resta solo a casa Baker), ci sono momenti in cui il gioco sembra quasi un "simulatore di camminata", ma essi durano poco e sono comunque funzionali all'atmosfera disegnata da Richard Pearsey, primo sceneggiatore occidentale all'opera su Resident Evil, già al lavoro su F.E.A.R. e Spec Ops: The Line. Alla fine dei giochi il contatore segnava undici ore, che crediamo possano essere verosimili come durata totale dell'avventura di Resident Evil 7 biohazard: non abbiamo fatto corse e invitiamo anche voi a non farle, soffermandovi sui dettagli presenti in quantità generosa per apprendere maggiori dettagli sui segreti della famiglia Baker e sui suoi legami con la saga Resident Evil. Una volta completato, Resident Evil 7 biohazard incoraggia il giocatore a tornare ancora all'opera, grazie a oggetti collezionabili, elementi sbloccabili, ma soprattutto alla modalità Manicomio: si ricomincia il tutto a difficoltà aumentata, ma non solo. Anche in questo caso vi lasciamo il piacere della scoperta.

Trofei PlayStation 4

Resident Evil 7 biohazard conta un totale di 36 trofei, divisi tra 25 di tipo normale e 11 di tipo nascosto. Tra quelli normali ne troviamo uno platino, relativo alla conquista di tutti gli altri, accompagnato da 2 oro, 6 argento e 16 bronzo. Gli obiettivi vanno dal passaggio tra i vari capitoli della storia di Ethan e Mia a vari aspetti legati agli oggetti collezionabili, fino all'immancabile "run" per completare l'avventura in meno di 4 ore di gioco.

Registratori, zaini e bauli

La voglia di ritorno alle origini che viene soddisfatta da Resident Evil 7 Biohazard passa anche dalla modalità di salvataggio del gioco, effettuabile solo nelle stanze in cui si incontrano i registratori di cassette. Negli stessi luoghi sono tipicamente presenti anche i bauli, da usare per riporre gli oggetti di cui non abbiamo bisogno nell'immediato, rimediando così alla scarsità di spazio presente nell'inventario di Ethan. Quest'ultimo è composto da celle destinate singolarmente a ogni oggetto leggero, mentre per trasportare quelli più pesanti il gioco richiede un doppio spazio all'interno dello zaino. Le caselle a nostra disposizione non sono mai ovviamente quante ne vorremmo, considerando che al loro interno dobbiamo portare gli oggetti necessari a risolvere i vari enigmi, sottraendo così il posto disponibile per trasportare armi e munizioni. A proposito di queste ultime, partendo da un semplice coltello Ethan può contare su un arsenale di tutto rispetto, che comprende elementi classici della serie come pistole di vario tipo, un fucile e una mitragliatrice, ma anche armi più devastanti come un lanciafiamme - essenziale nella parte in cui ci ritroviamo ad affrontare degli schifosissimi insetti - e un lanciagranate.

Resident Evil 7 biohazard, recensione

Le armi possono essere ottenute in vari modi, che comprendono la soluzione di enigmi "collaterali" e l'uso delle monete speciali che vengono trovate via via. Anche se ci sembra che in Capcom abbiano deciso di essere un po' più generosi con le munizioni rispetto al passato, Resident Evil 7 biohazard riprende il canone classico in base al quale ogni singolo proiettile ha il proprio peso, per cui invece di sparare all'impazzata è meglio farlo poco e in modo ragionato. Passare da una situazione in cui si è in possesso di un arsenale rassicurante a una in cui le armi scarseggiano è questione di un attimo, quello necessario a ritrovarsi nel panico dopo un paio di colpi mancati e un mostro alle calcagna. Trovando i giusti "ingredienti" si può in realtà fare affidamento sul sistema di artigianato per creare munizioni aggiuntive, ma anche in questo caso bisogna fare attenzione perché gli oggetti da combinare sono in comune con la parte dedicata alla salute di Ethan. Combinando le famose piantine con fluidi particolari si possono infatti creare medicine in grado di aumentare i punti vita del protagonista, il cui livello può essere misurato nella quantità di sangue presente su schermo o attraverso il misuratore di battiti cardiaci collocato sul polso sinistro.

Benvenuti nel mondo dell'orrore virtuale

Un'atmosfera di ansia e raccapriccio come quella di Resident Evil 7 biohazard non potrebbe stare in piedi senza un supporto adeguato da parte del comparto tecnico, affidato da Capcom al neonato RE Engine. In senso generale anche su PlayStation 4 Pro il livello della grafica non fa urlare al miracolo, ma la storia di alcuni titoli tripla A ci insegna che bisogna comunque apprezzare l'assenza di problemi visuali di qualsiasi tipo, comprese le compenetrazioni poligonali riscontrate in occasione della nostra prova di un mese fa. La cura profusa nei dettagli rende ogni angolo della casa dei Baker una fonte d'alimentazione per la profonda sensazione di disagio che permea ogni nostro movimento, alla quale contribuiscono alcune delle scene d'animazione presenti in Resident Evil 7 biohazard.

Resident Evil 7 biohazard, recensione
Resident Evil 7 biohazard, recensione

Soprattutto nella fase iniziale, il gioco si rivela decisamente poco indicato per chi possiede uno stomaco poco avvezzo ad assistere a smembramenti, tagli e amputazioni di vario tipo: se quanto vedete vi turba oltre una certa soglia, non diteci che non vi abbiamo avvisati. Alle suggestioni del bayou abbiamo già dedicato uno speciale, che vi invitiamo a leggere qualora non l'aveste già fatto. Per quanto riguarda invece l'audio, anche questo fattore fa indubbiamente la sua parte iniziando dalla colonna sonora, poco presente ma proprio per questo di estremo effetto quando qualche musica entra in azione. Il motivetto di zia Rody, con cui si arriva al menu iniziale, è destinato a rimanere nella testa del giocatore per tutte le dieci e passa ore di gioco, e anche oltre. Tranne qualche esitazione negli scambi iniziali, nel complesso la prestazione dei doppiatori italiani è abbastanza buona, ma consigliamo comunque l'impostazione della lingua inglese a chi riesce a seguirla. Prima del commento finale, ricordiamo che Resident Evil 7 biohazard può essere interamente giocato in realtà virtuale tramite PlayStation VR, permettendo così all'esperienza di raggiungere un livello d'immedesimazione e di paura completamente nuovo. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal calo del dettaglio grafico per la gestione dell'immagine nel visore, oltre al solito problema di motion sickness per chi dovesse essere particolarmente predisposto, accentuato dalle tematiche tutt'altro che rilassanti che contraddistinguono Resident Evil 7 biohazard. Per questo motivo Capcom ha dedicato diversi sforzi a rendere il gioco in realtà virtuale quanto più confortevole possibile dal punto di vista tecnico, arricchendo il menu opzioni con una serie di voci dedicate appositamente all'uso di PlayStation VR, tra le quali l'aggiunta di un reticolo che permette di migliorare la percezione dell'ambiente circostante. Il risultato è senz'altro positivo e concede al giocatore libera possibilità di scegliere tra realtà virtuale o televisione classica, passando eventualmente dall'una all'altra senza patemi. A patto di non essere completamente allergici al suo genere, Resident Evil 7 biohazard è indubbiamente uno dei titoli obbligatori da possedere insieme al visore PlayStation VR.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 49,99 € / 64,99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (383)
8.6
Il tuo voto

Quando pensiamo a un gioco anche se non siamo col pad in mano, è segno che ha fatto centro. Nel caso di Resident Evil 7 biohazard, rimaniamo anche col desiderio di averne di più, sperando in qualche contenuto aggiuntivo. A oltre dieci anni dalla svolta di Resident Evil 4 nel 2005, nel 2017 arriva dunque il punto in cui la serie che ha definito il genere survival horror riparte ancora una volta con successo, grazie a un capitolo confezionato in modo eccellente. Una ripartenza che ha in parte il sapore della novità, ma che allo stesso tempo porta con sé anche il gusto dei primi capitoli richiesto a gran voce dai fan. Proprio per questo Resident Evil 7 biohazard può essere consigliato senza indugio sia a chi si avvicina per la prima volta alla serie, sia a chi ha sviscerato ogni capitolo della saga.

PRO

  • Grande atmosfera di terrore
  • Appagante in ogni aspetto
  • Rigiocabile più volte, anche grazie alla realtà virtuale
  • Buona storia con colpi di scena interessanti...

CONTRO

  • ...ma alcuni personaggi risultano poco approfonditi
  • Non adatto a chi ha lo stomaco debole
  • A tratti si vorrebbero trovare più nemici