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Tacoma, recensione

Tornano i ragazzi di Gone Home con la versione spaziale della loro esperienza narrativa

RECENSIONE di Luca Olivato   —   04/08/2017

Gone Home, datato 2013, ha trovato diversi consensi da parte della critica: il nostro Andrea era addirittura arrivato al 9. Forte di un successo indiscusso nei salotti radical-chic, i ragazzi di Fullbright, minuscola software house di stanza a Portland, hanno deciso di concedere il bis con una versione "spaziale" della loro esperienza narrativa. In Tacoma (nulla a che vedere con il pick-up della Toyota) vestiamo la tuta di Amy Ferreira, ricercatrice californiana inviata nella stazione lunare da cui il nome del gioco. Tre giorni prima del suo arrivo si è verificato un incidente e non ci sono più tracce dell'equipaggio, composto da sei persone: l'amministratrice EV St. James, il responsabile delle operazioni speciali Clive, l'ingegnere meccanico Bert, la programmatrice Nat, il medico Sareh e il botanico Andrew. Entrati nella struttura e fatta la conoscenza di ODIN, l'assistente virtuale che ci insegnerà il funzionamento della realtà aumentata, avremo da esplorare i tre anelli che compongono la base: centro biomedico, centro ingegneristico e alloggi del personale. Nei primi minuti sale un po' di tensione perché ci si attende di trovare qualche forma di vita nascosta che faccia fare il classico salto sulla sedia, ma ben presto ci si rende conto che si tratterà di un'esperienza in solitaria.

Il teatrino degli eroi

Le uniche figure con cui interagire sono gli ologrammi degli astronauti scomparsi, le cui ultime memorie sono state conservate dall'intelligenza artificiale della stazione. Avvicinandosi a queste sagome eteree si fa partire una sorta di siparietto teatrale in cui ciascuno recita la propria parte, ma, per avere la visione d'insieme di quanto sta accadendo, è necessario ripetere più volte le sequenze animate spostandosi alle spalle degli attori. Un esempio aiuta a rendere meglio l'idea: il primo ricordo viene avviato nella sala di comando di EV St. James. Standole a fianco si possono sentire gli appunti che detta ad ODIN e alcune riflessioni fatte ad alta voce. Ad un certo punto viene chiamata dai colleghi nella sala dove si sta svolgendo un party: la seguiamo e assistiamo al brindisi. Naturalmente avendo concentrato l'attenzione su di lei ci siamo persi i dialoghi dei rimanenti cinque membri dell'equipaggio: bisogna quindi riavvolgere il nastro e posizionarsi in prossimità degli altri attori per comprendere meglio quanto stia accadendo.

Amy Ferreira, incaricata di indagare cosa sia successo su Tacoma
Amy Ferreira, incaricata di indagare cosa sia successo su Tacoma

Scopriamo così che proprio durante la festa dell'obsolescenza un meteorite colpisce Tacoma e che in brevissimo tempo le scorte di ossigeno si riducono drasticamente. I sei, consapevoli che gli aiuti dalla Terra non sarebbero arrivati in tempo, progettano un piano disperato. Impossibile proseguire nel racconto della trama senza il rischio di rovinare l'esperienza a chi volesse provarla, soprattutto in relazione alla brevissima durata del gioco. Possiamo dire però che in questa corsa contro il tempo la tensione emotiva cresce man mano che ci si avvicina all'ultimo modulo, anche se la comodità di avvolgere il nastro della memoria permette di conoscere più approfonditamente gli astronauti, magari rovistando tra i loro oggetti personali o curiosando tra le e-mail, almeno quelle che ODIN è riuscito a preservare dalla cancellazione. Girovagando nella stazione lunare ci si imbatte in numerosissimi oggetti, per la maggior parte inutili, che però raccontano storie di vita vissuta, proprio come accadeva in Gone Home. In due o tre circostanze ci sarà da raccogliere qualche chiave nascosta che fornisce l'accesso a documenti che possono essere importanti, ma volendo si possono ignorare anche questi puzzle basilari.

Tacoma, recensione

Quattro anni per tre ore non sono troppi?

I Fullbright si confermano molto bravi a sagomare protagonisti con personalità ben definite, non tralasciando tematiche di grande attualità come i rapporti omosessuali o la spietatezza del capitalismo. L'impressione tuttavia è che il canovaccio narrativo da cui sono partiti per imbastire Tacoma sia troppo compresso e che sarebbe stato necessario almeno il doppio del lavoro per approfondire adeguatamente dei personaggi che all'atto pratico rispecchiano un po' troppo gli stereotipi da sit-com newyorkese. Nel piccolo melting pot che si è formato all'interno della struttura spaziale si intrecciano storie d'amore più o meno esplicite, come quella tra St. James e Siddiqi, che però sono le figure meno riuscite, visto che escono dalla scena quasi subito. La vera superstar è la piccola Nat, esperta di comunicazioni, che non nasconde il suo carattere ribelle e vive con la spensieratezza dei più giovani quelli che sembrerebbero essere gli ultimi istanti della sua vita. La compagna Bert funge invece da comprimario e non ci è parsa eccessivamente convincente, a differenza di Andrew, il botanico coinvolto suo malgrado nel disperato tentativo di salvataggio dell'equipe e che manifesta con un'ottima presenza scenica i dubbi di chi è consapevole di andare incontro alla morte. Sareh infine è il classico medico alla Grey's Anatomy, combattuta internamente tra le proprie fragilità e le responsabilità di un ruolo che le impone di dare fiducia agli altri.

Il brindisi viene rovinato da una rovinosa esplosione: è l'inizio della fine
Il brindisi viene rovinato da una rovinosa esplosione: è l'inizio della fine

La grafica, pur essendo funzionale allo scopo narrativo che si erano prefissi i programmatori, non è nulla di speciale. Il motore Unity dimostra la propria inadeguatezza nella visuale in prima persona e i designer non hanno fatto molto per mascherarne le limitatezze. Certo c'è qualche buona texture qua e là, ma nel 2017 è lecito alzare l'asticella, soprattutto considerando che i "livelli" non sono molti e che l'offerta ludica è ridotta ai minimi termini; quantomeno i requisiti hardware sono alla portata di tutti. Di altro livello il comparto audio: i doppiaggi sono ottimi e tengono in piedi da soli almeno la metà del progetto dello sviluppatore dell'Oregon. Molto raffinato anche lo studio sulle tracce musicali che di tanto in tanto fanno capolino tra i ricordi degli astronauti. L'avventura è proposta a 19,99 euro ed è disponibile per Windows e Xbox One; l'assenza del doppiaggio in italiano potrebbe essere un problema per chi non ha eccessiva dimestichezza con la lingua inglese.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 64-bit
  • Processore: AMD Ryzen 7 1700
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1070

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 64bit
  • Processore: Intel Core i5 1,9 GHz
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: IGP Intel HD3000
  • DirectX: Versione 11
  • Memoria: 11 GB di spazio disponibile

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, GoG, Xbox Store
Prezzo 19,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (9)
6.3
Il tuo voto

Tacoma si termina in due ore e mezza andando lentamente. Dopo qualche istante speso ad impratichirsi con il basilare sistema di comandi si prosegue a senso unico da un modulo all'altro, svelando la storia man mano che ci si avvicina al portellone che conduce alla navicella che porta a casa. Come detto non c'è quasi nulla da fare, a parte leggere dei documenti nascosti tra le cabine, oltre ad assistere alle scene che testimoniano le ultime ore di vita sulla base lunare. Si tratta di una struttura di gioco che qualche anno fa poteva sembrare sbalorditiva, ma che non sembra essersi evoluta da quel Gone Home che ha segnato una tappa importante dei "walking simulator". A prezzo pieno resta consigliabile solo agli amanti del genere.

PRO

  • Molto valido il doppiaggio (in inglese)
  • Atmosfera ben riuscita
  • La storia è interessante...

CONTRO

  • ...ma meritava di essere più approfondita
  • Eccessivamente breve
  • Grafica appena sufficiente