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Dittatori sulla spiaggia

Tropico 3 torna alle origini e riporta l'utente nei panni di un quasi contemporaneo capo di stato di una splendida, bizzarra isola caraibica.

RECENSIONE di Umberto Moioli   —   30/10/2009

Versione testata: PC

Di Tropico 3 si aveva già avuto modo di parlare qualche settimana or sono e già allora il titolo sviluppato da Haemimont Games non necessitava di grossi preamboli: terzo di una serie apprezzata da moltissimi utenti, chiede ancora una volta di prendere i panni del capo di stato di un'isola caraibica, abbandonando l'ambientazione piratesca, non molto riuscita, del secondo capitolo e riportando il calendario alla seconda parte del secolo scorso.

Dittatori sulla spiaggia

Una sorta di nuovo inizio per la saga di El Presidente quindi, con la solita ottima attenzione nel traslare le premesse all'interno del gameplay, dando all'utente tutti gli strumenti per districarsi in quello che alla fine dei conti è un city builder d'atmosfera, un bell'esempio di narrazione emergente e un videogame riuscito.

Più che la somma delle parti

Il primo blocco di meccaniche è quello legato alla gestione della propria isola, alla sua amministrazione: a differenza di quanto sperimentabile nel recente Cities XL dove la specializzazione la fa da padrone, in Tropico 3 al giocatore viene richiesta una gestione a tutto tondo dell'area assegnatagli, lasciando poco spazio alla raffinata pianificazione urbanistica e chiedendo invece di creare posti di lavoro, alloggi, strade e infrastrutture, cercando di rendere accettabili le precarie condizioni di vita della popolazione di un instabile, piccolo stato caraibico.

Dittatori sulla spiaggia

Ci si potrà quindi districare tra fattorie e aziende specializzate nella produzione dei beni più disparati, creando dei centri abitativi di differente pregio in base alle necessità e muovendosi sul territorio per ottimizzare la gestione delle materie prime, scegliendo le aree più floride, e gli spostamenti, costruendo le strade. Messa in moto l'economia e soddisfatte determinate richieste si ha la possibilità di spingere il turismo, rafforzarsi militarmente e porre attenzione ai soliti aspetti sociali come la religione, la sanità o i motivi di svago. La micro gestione è presente ma non fastidiosamente invasiva, venendo ad esempio richiesta nel caso di specialisti stranieri chiamati per determinati lavori o quando si devono alzare o abbassare le tariffe di un singolo stabile. Nulla di particolarmente originale se non fosse per le implicazioni dovute alla particolarità dei personaggi dei quali interpretare le vite: che si crei un piccolo dittatore ex novo o si prenda uno di quelli realmente esistiti - o esistenti - la gestione di una politica internazionale non facilitata dal proprio stato di Paese borderline e di quella interna fatta di intrighi, sommosse e tentati colpi di stato, rende quasi naturale la sequela di bizzarri, possibili atteggiamenti, sempre impegnati a non infastidire l'amica USSR o gli Stati Uniti e magari passando qualche pomeriggio a sbattere in prigione i dissidenti, oltre che a mettere via qualche soldo nel proprio conto estero.

Converrà mettersi a lavorare sodo altrimenti agli abitanti non resterà che mangiarsi tra loro. (in effetti nel gioco questo potrebbe non accadere per davvero)
Converrà mettersi a lavorare sodo altrimenti agli abitanti non resterà che mangiarsi tra loro. (in effetti nel gioco questo potrebbe non accadere per davvero)

Qualche piccolo neo

Alla Modalità Libera, durante la quale impostare un buon numero di opzioni e quindi buttarsi nell'amministrazione senza soluzione di continuità della propria isola, si affianca una vera e propria campagna, strutturata attraverso quindici diverse missioni, ciascuna pensata per richiedere un diverso tipo d'approccio e mettere al cospetto di problematiche diverse.

Dittatori sulla spiaggia

Si passa dalla necessità di bonificare un'area prima inagibile fino a fronteggiare ondate di profughi disperati, dal festeggiare i venti anni di governo fino all'uso più selvaggio della propria polizia segreta; la varietà non manca e ogni situazione è permeata da una patina esilarante, magari accompagnati della radio locale che, sempre tagliente, sottolinea i principali avvenimenti. Ai molti punti a favore, Tropico 3 alterna una serie di non enormi ma comunque fastidiose lacune. Il tutorial non è adeguato e la curva d'apprendimento, specialmente per chi si volesse buttare sin da subito nella campagna, è decisamente ripida, suggerendo di passare prima qualche ora a girovagare nel sandbox per poi tornare con tutte le conoscenze del caso. In secondo luogo la possibilità di girovagare con il proprio alter ego per le strade e gli edifici non è che un orpello, una sorta d'appendice dotata di ben poche funzioni che finisce per scomparire - quando non dar fastidio - all'interno della massiccia mole di tutte le altre possibilità messe sul piatto. L'esperienza di gioco è quindi, nel suo complesso, più che positiva, un salto carpiato indietro al primo capitolo che si lascia giocare e sotto il profilo ludico vale i soldi che costa, magari allungandone la vita divertendosi a creare, giocare e condividere online gli scenari realizzati tramite l'apposito editor.

Profumo di mare

L'impatto visivo con Tropico 3 è semplice ma accattivante, con i menù creati come fossero le pagine delle classiche cartelline porta documenti, con tanto di graffette e segni sui fogli, a fare da non troppo discreta ma nemmeno fastidiosa cornice alla più tradizionale delle rappresentazioni dei paesi caraibici: alberi, sole, mare e un complesso di architetture che sembra uscito - e probabilmente lo è - da una raccolta di cartoline dedicate a Cuba.

Qualche giorno ancora e queste baracche faranno posto a un bel palazzo di cemento
Qualche giorno ancora e queste baracche faranno posto a un bel palazzo di cemento

Il livello di dettaglio dedicato ai personaggi, intenti a passeggiare così come nelle attività produttive più disparate, e agli edifici così come alla vegetazione, è buono, con una certa cura nella mole di differenti animazioni e modelli. Un uso eccessivo dell'hdr non influisce troppo su un comparto dedicato agli effetti non particolarmente rilevante. In termini di prestazioni il lavoro fatto è discreto e l'hardware di prova ha permesso di mantenersi, a 1600x1050, sopra le trenta immagini al secondo quasi sempre, anche avvicinando al massimo la visuale verso terra e avendo così il totale controllo sull'intero Paese. Il menù delle opzioni grafiche, oltre alla risoluzione, si spinge discretamente in profondità ma, come sempre, per avere un po' di prestazioni extra basterà abbattere l'anti-aliasing e il filtro anisotropico, passando poi in caso alle ombre. Il sonoro è per buona parte dominato dalla discreta colonna sonora latino-americana, con le voci e le scritte totalmente in italiano ad accompagnare i principali accadimenti.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (84)
8.1
Il tuo voto

Tropico 3 è un solido e divertentissimo ritorno al primo capitolo, da cui prende grande parte delle opzioni, ampliandole in alcuni casi e aggiungendoci una piacevole nuova veste tridimensionale. Forse una dose maggior di coraggio non avrebbe guastato e un miglior bilanciamento della difficoltà aiuterebbe i meno esperti, ma anche così gli appassionati avranno di che divertirsi per molto tempo.

PRO

  • Premessa sempre azzeccata e d'atmosfera
  • Campagna da quindici missioni longeva e rigiocabile
  • Tecnicamente piacevole anche se un po' esoso

CONTRO

  • A qualcuno potrebbe non far impazzire l'estrema vicinanza con il primo capitolo
  • Difficoltà d'ingresso elevata

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore AMD Phenom 2 X3 720BE@3.5 GHz
  • 4 GB di Ram DDR3
  • Ati Radeon HD 4890 1 GB

Requisiti minimi

  • Processore Core 2 Duo E6400 2.13 GHz o Athlon 64 X2 Dual Core 4800+
  • Scheda video Geforce 7600 GT 256 MB o Ati Radeon X1600 con supporto alle DirectX 9
  • 1 GB di Ram
  • 5 GB liberi sul disco fisso