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Ci sono maledizioni e maledizioni

Chi darebbe mai retta a un Dio che si chiama Din? Voi, probabilmente, qualora decideste di provare l'ennesimo clone di Diablo...

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   21/04/2010

Vediamo un po' se riconoscete la fonte d'ispirazione principale di Din's Curse: c'è un villaggio con sotto un dungeon pieno di mostri che stanno dando qualche pensiero di troppo agli abitanti. Voi, da bravi eroi senza nome, dovete scendere lì sotto e sradicare il male seguendo gli ordini del dio Din, un gigante terribilmente arrogante che vive nel villaggio ma si guarda bene di muovere un dito in caso di pericolo. Sì dai, avete capito benissimo: è l'ennesimo clone di Diablo.

Ci sono maledizioni e maledizioni

Anche piuttosto spudorato a dirla tutta. In realtà pare che il genere dei giochi di ruolo d'azione non riesca o voglia produrre niente che si discosti troppo dalla formula originale del classico della Blizzard, forte di un successo di pubblico che si rinnova nonostante l'ovvietà di certe scelte di design. Il genere sembra morto con Diablo, ma da allora ha prodotto un'infinità di cloni che ne perpetuano il ricordo. Din's Curse non fa eccezione e, rispettati tutti i canoni che dal 1996 ci portiamo dietro, cerca di dire la sua aggiungendo un paio di novità delle quali parleremo più avanti.

Per iniziare

Avviata una partita dobbiamo scegliere la classe del nostro avatar tra le sei preimpostate, oppure crearcene una personalizzata accoppiando due specializzazioni. Le altre scelte effettuabili riguardano il nome e alcune opzioni che modificano la difficoltà (come la velocità di respawn dei nemici o il livello iniziale degli stessi rispetto all'eroe). Altre scelte sono disattivate perché bisogna completare il gioco almeno una volta prima di poterle usare. Ad esempio la modalità Hardcore nella quale un personaggio morto non può essere resuscitato o quella Curse nella quale si possono usare solo oggetti maledetti.

La schermata di creazione del personaggio
La schermata di creazione del personaggio

Prese le nostre decisioni, avviamo il gioco. Come già detto, ci ritroviamo all'interno di un villaggio generato casualmente, agli ordini del dio Din, che ci affida subito una missione. Volendo è possibile parlare con gli altri abitanti che vendono oggetti, assegnano missioni secondarie o danno qualche informazione utile. Scopriremo più avanti che il villaggio non è solo il posto in cui tornare dopo aver esplorato un po' il dungeon multilivello in cui si annida il male, ma è anche parte attiva del gioco. Una novità di Din's Curse, infatti, prevede che il villaggio venga attaccato di tanto in tanto da dei forti scout inviati dai signori del sottosuolo. In questi frangenti il nostro compito è lasciare perdere tutto quello che si sta facendo e correre a salvarlo. Infatti, nel caso venissero uccisi troppi abitanti, la missione finirebbe inesorabilmente costringendoci a iniziare da capo tutto, pur mantenendo il livello attuale del personaggio. Interessante? Sì, ma con riserva.

Le Alternative

Di giochi di ruolo d'azione ne sono usciti a bizeffe nel corso degli anni, quindi non li citeremo tutti. Tra i diversi rappresentanti del genere, Diablo a parte, vi consigliamo sicuramente il recente Torchlight, uscito a fine 2009 e reperibile online per pochi euro. È uno dei migliori cloni di Diablo ed è superiore a Din's Curse un po' in tutti gli aspetti, multiplayer a parte. Un'altra alternativa valida è Titan Quest, titolo del 2007 caratterizzato dall'essere ambientato nella Grecia mitologica. Infine, se le lunghe avventure non vi spaventano, buttatevi su Sacred 2 e il suo vastissimo mondo aperto. Vi terrà impegnati per giorni.

Backtracking a go go

Il problema maggiore deriva dalla natura degli spostamenti tra le aree. Una volta dentro il dungeon, l'unico modo per tornare al villaggio sono le pietre di teletrasporto sparse per le mappe (una per ogni livello). Immaginate il caso di starvene in giro per un livello senza avere ancora trovato la pietra e vedere apparire l'icona di attacco al villaggio. L'unica possibilità è quella di tornare al livello superiore da cui raggiungere infine alla base. Il problema è che, soprattutto quando si è molto forti, gli inviati del sottosuolo diventano veramente potenti e se non ci si sbriga impiegano poco tempo a massacrare gli abitanti della superficie, con il risultato di vanificare completamente gli sforzi fatti. L'assurdità è che possono eliminare anche i quest giver, costringendo a cancellare a mano le missioni diventate irrisolvibili. Volendo è possibile sfruttare un teletrasporto rapido a disposizione nella barra in basso. Il problema è che si può usare una sola volta per dungeon, anche nel caso in cui questo fosse composto da numerosi livelli. Immaginate quindi in un dungeon di venti livelli, di dover fare avanti e indietro solo per dover salvare gli abitanti. All'inizio la novità può appassionare, ma visto il backtracking a cui costringe, ci vuole poco perché stanchi.

Un boss
Un boss

Mamma, mamma è morto il grafico!

Un altro grosso problema di Din's Curse, di cui è facile rendersi conto guardando le schermate che fanno da contorno all'articolo, è la povertà grafica. È vero che si tratta di una produzione indie, ma ciò non toglie che un titolo molto vecchio e dello stesso livello produttivo come Fate (degli stessi autori di Torchlight), gli è immensamente superiore. Il fatto che gli scenari siano generati casualmente non ne giustifica l'estrema ripetitività e la carenza totale di dettagli. Non vogliamo certo condannare il prodotto solo per questioni tecniche, ma qualcosa di più si poteva sicuramente fare.
Per il resto si tratta, come già detto, di una copia carbone del buon vecchio Diablo, quindi aspettatevi una miriade di oggetti da raccogliere, missioni casuali da risolvere e mostri da abbattere cliccando furiosamente sul mouse.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (4)
4.4
Il tuo voto

Fortunatamente le meccaniche standard del genere sono state ben implementate e salvano Din's Curse dall'insufficienza, rendendolo una scelta che gli appassionati potrebbero considerare seriamente di fare, soprattutto se sono in crisi di astinenza nell'attesa di Diablo III. Peccato che le pochissime novità siano di fatto i punti deboli di tutta la produzione e peccato anche che non sia stata posta maggiore cura nella direzione artistica del prodotto. Purtroppo il titolo risulta bruttino da vedere sia a livello di tecnica pura che di caratterizzazione, difetti non letali ma che si fanno decisamente sentire.

PRO

  • I villaggi e i dungeon generati casualmente aumentano parecchio la longevità
  • Requisiti bassissimi
  • Molti oggetti da raccogliere e quest da risolvere

CONTRO

  • Tecnicamente insufficiente
  • Le nuove meccaniche sono più un fastidio che un piacere
  • Parecchio backtracking

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core 2 Quad Q6600
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: GeForce 250 GTS
  • Sistema operativo: Windows Vista

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: 98/ME/2000/XP/Vista/7
  • Processore: Intel Pentium 4 1.5 GHz o equivalente
  • RAM: 256 MB
  • Scheda video: Scheda video GeForce 2 o superiore
  • Spazio su disco: 200 MB

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Pentium 4 2.0 GHz o superiore
  • Scheda video: Scheda video GeForce 3 o superiore