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A caccia di ricordi

Dalla Svezia arriva un'avventura dalle tinte forti, complessa e molto ben realizzata: da non perdere!

RECENSIONE di Umberto Moioli   —   07/09/2010

Risvegliatosi nel castello di Brennenburg, a Daniel non resta che vagare senza meta, combattendo le allucinazioni e il buio fino al ritrovamento di una lettera, da lui stesso scritta e a lui indirizzata. Un foglio di cui non ha memoria e che non regala indizi sui motivi della sua presenza tra le spesse mura di quella residenza, ma che lo esorta a trovare e uccidere tale Alexander; nessuna spiegazione ma un obiettivo, qualcosa di concreto da perseguire nel caos fisico e mentale di quei primi minuti.

A caccia di ricordi

Amnesia: The Dark Descent, ultima opera degli svedesi Frictional Games, i talentuosi ragazzi dietro alla serie Penumbra, si appresta a raggiungere i negozi virtuali di tutto il mondo, su PC Windows e Mac, chiedendo di immergersi in un'avventura particolare, fortemente legata a quanto fatto in precedenza dallo sviluppatore, di qualità e fuori dagli schemi.

Racconto dell'orrore

Immergersi in Amnesia: The Dark Descent vuol dire innanzitutto farlo nella sua trama, un horror che mescola Poe, Lovecraft ma anche Barker, tanto diventa predominante il tema visivo della carne e dell'orrore fisico nella seconda metà dell'avventura, e nella sua ambientazione, il già citato castello di Brennenburg, una serie di stanze che si andranno a svelare progredendo lungo i puzzle, quasi sempre ambientali, che presto diventano il principale motivo d'interazione all'interno del gioco. Daniel, l'alter ego del protagonista, si muove quindi mostrando al giocatore, senza interfaccia se non un menù richiamabile quando necessario, utile per la gestione dell'inventario, quello che vede, chiedendo di utilizzare i cerini sparsi per i livelli o la lampada ad olio per illuminarsi la via, un modo, anche, per non perdere del tutto il lume della ragione: la sanità mentale, al pari di quella fisica, sarà infatti da tenere costantemente monitorata, cercando di ricuperarla stando alla luce e vedendone gli effetti negativi in caso di deterioramento, con la vista che si appanna e i movimenti che diventano via via più difficili, fino ad arrivare a trascinarsi per terra in preda alle allucinazioni.

A caccia di ricordi

La visuale in prima persona e l'immedesimazione che porta con sé sono curate a tutto tondo, venendo giustificate sia dall'ottima atmosfera che si viene a creare, sia dalla fisicità restituita dal sistema di controllo, che chiede di interagire con gli oggetti mimando con il mouse i movimenti effettuati dal protagonista e sfruttando in modo estensivo le capacità in fatto di gestione della fisica del motore proprietario di Frictional Games, l'HPL Engine 2. Tutto è stato quindi sviluppato con in testa l'idea di immergere quanto più possibile all'interno di un'atmosfera cupa e realmente paurosa se goduta, come suggerito, con le giuste premesse ambientali, svolgendo al contempo una trama molto ben scritta, ricca di intrecci e passaggi inizialmente oscuri, disposti su più piani ma via via sempre più vicini fino al momento della loro collisione e del finale, punto di arrivo di un viaggio fatto di alchimia e misteriose sfere rinvenute in giro per il mondo, esperimenti orribili e piani della realtà altri rispetto a quello che viviamo. Il gran numero di documenti tutti da leggere o ascoltare, a cui si aggiunge volendo il commento dei dev in pieno stile Valve, uniti a una varietà visiva invidiabile e ad un comparto audio di primo piano, riescono inoltre a mettere sul piatto un valore produttivo eccellente, soprattutto considerata la portata del progetto.

A caccia di ricordi

Dove e a quanto

Il gioco uscirà il prossimo 8 settembre ma, chi lo volesse preordinare, può trovare offerte interessanti. Sia Steam che GamersGate, infatti, lo offrono a poco meno di 12 euro anziché a 15, rendendo il titolo ancora più allettante.

Angoli d'ombra

A vederla dal punto di vista della capacità di emozionare, della narrazione e del coraggio nel riproporre e potenziare quanto sperimentato in Penumbra, titoli già non poco particolari, Amnesia: The Dark Descent potrebbe arrivare dalle parti dei migliori capolavori indie. In realtà, però, alcuni problemi ci sono, derivanti proprio da quella che forse è la caratteristica migliore: se le modalità di interazione sono eccellenti, facendo mimare ogni gesto e legando a questi praticamente tutti gli enigmi sparsi per i livelli, è altrettanto vero che l'elemento di sfida viene quasi totalmente a mancare, dato che si è preferito rendere l'esperienza lineare e semplice, per coinvolgere al massimo senza dare la sensazione di artificiosità insita in quasi tutte le esperienze videoludiche.

A caccia di ricordi

Quello del livello di difficoltà nelle avventure, punta e clicca o con un sistema di controllo in prima persona, come in questo caso, è un problema classico ma qui a rendere più netti in senso negativo i contorni di questa discussione sono certe scelte, come quelle di inserire alcuni avversari potenzialmente interessanti perché più aggressivi tanto è maggiore il tempo che si spende a guardare nella loro direzione - chiedendo di mettersi al buio, fermi e senza guardarli, un atteggiamento che inquieta ed è poco naturale - ma minati da un'intelligenza artificiale pessima, che nella seconda parte del gioco, quando sono più presenti, li rende a tratti un impaccio all'immedesimazione. Nulla di drammatico nell'economia delle sette-otto ore di gioco, però uno dei piccoli dettagli assieme ad alcuni bug, ad ambienti meglio realizzati di altri e a una localizzazione in italiano - solo testuale, la voce resta sempre in un buon inglese - con più di qualche imperfezione, che fanno in parte storcere il naso, prima di dimenticarsene e ributtarsi a capofitto tra i misteri nascosti nel castello di Brennenburg.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.5
Lettori (214)
8.7
Il tuo voto

Quasi ce ne stavamo scordando di Amnesia: The Dark Descent. Presi dalle uscite di questo finale di stagione estiva piuttosto ricco, ci saremmo persi un'avventura dalle tonalità scure e forte di una narrazione eccellente, così come brillano l'atmosfera e la giocabilità che da sempre caratterizza le opere del piccolo sviluppatore svedese che ne è alle spalle. I difetti portano tutti o quasi verso alcune sbavature nell'implementazione dei pochi nemici veri e quindi nel tasso di sfida, ma nel complesso sono difetti minori rispetto alle finalità di un'opera che costa poco e dura il giusto, diventando uno dei migliori prodotti indipendenti provati nel corso di questo 2010.

PRO

  • Atmosfera horror di qualità, come la narrazione
  • Il gameplay dei Penumbra ripreso ed evoluto
  • Ottimo rapporto qualità-prezzo e durata-prezzo

CONTRO

  • A tratti più esperienza interattiva che gioco
  • Piccoli bug, qualche ambiente meno rifinito e sbavature nella traduzione

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore AMD Phenom II X3 720@3.5GHz
  • 4 GB di Ram
  • Scheda video Nvidia GTX 460

Requisiti minimi

  • Processore a 2.0Ghz
  • 2048MB di Ram
  • 3GB di spazio libero su disco
  • Scheda video Radeon HD/GeForce 6