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Non è un paese per vivi

Messo agli archivi l'ottimo Super Stardust HD, Housemarque fornisce ai possessori di PlayStation 3 la propria interpretazione dell'ormai inflazionatissimo tema "zombie outbreak"

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   22/12/2010

È stato George Romero a metterci la pulce nell'orecchio per la prima volta con il suo "Night of the Living Dead" del 1968: il film raccontava la storia di un gruppo di persone impegnate a sopravvivere a una misteriosa invasione di non-morti dalle tendenze cannibali. La situazione mostrata sullo schermo era così forte da imprimersi indelebilmente nell'immaginario collettivo, e seppure ci sia stato un lungo periodo in cui gli zombie sembravano aver perso il proprio fascino, negli ultimi anni sembra quasi non si parli d'altro. Se la rappresentazione videoludica di uno "zombie outbreak" può contribuire al successo di un prodotto, allora perché non approfittarne? Sembra sia questa la filosofia abbracciata da diversi team di sviluppo, che solo nel 2010 ci hanno propinato morti viventi in qualsiasi salsa.

Non è un paese per vivi

I ragazzi di Housemarque, dunque, non portano che l'ultimo contributo a una vena che, ne siamo certi, non si esaurirà certo con l'anno che sta per concludersi. E dopo il successo di Super Stardust HD, il genere scelto per Dead Nation non poteva che essere quello degli sparatutto con visuale dall'alto. Nei dieci stage che compongono il gioco (disponibile in esclusiva su PlayStation Store, al prezzo di 12,99 euro) non avremo a che fare con stelle e navi spaziali, tuttavia appare chiara la riproposizione di alcuni elementi che evidentemente gli sviluppatori ritenevano interessanti, come ad esempio la possibilità di effettuare uno scatto veloce per sottrarsi a una situazione problematica. E i due personaggi che possiamo controllare, Jack McReady e Scarlet Blake, di situazioni problematiche ne vivranno un bel po', sopravvissuti allo sterminio per via di una qualche mutazione nel proprio DNA e intenzionati a liberare le strade dagli zombie una volta per tutte, anche se la speranza di trovare qualcun altro vivo si fa sempre più flebile.

The Walking Dead

Gli sparatutto con visuale dall'alto utilizzano generalmente entrambi gli stick del controller per gestire il movimento del personaggio e il fuoco della sua arma. In Dead Nation, tuttavia, si è optato per un approccio meno arcade del solito: lo stick destro determina la direzione dei nostri colpi, certo, ma il fuoco non è automatico e va azionato tramite la pressione del tasto dorsale R1. La soluzione si abbina con una gestione delle armi, dei caricatori e della cadenza di fuoco ricca di spessore, che costituisce uno degli aspetti più interessanti del prodotto targato Housemarque.

Non è un paese per vivi

All'interno di ogni stage il nostro obiettivo è quello di eliminare il maggior numero di zombie e raggiungere di volta in volta il checkpoint, ma è presente anche una componente esplorativa che premia il nostro coraggio tramite l'assegnazione di denaro, che possiamo poi spendere presso i negozi disposti proprio nelle zone franche. A seconda dei progressi e degli oggetti sbloccati, possiamo quindi potenziare le armi in nostro possesso (migliorandone la potenza, la cadenza di fuoco, la capienza del caricatore, la capacità di trasportare munizioni, il raggio d'azione, ecc.) e acquistarne di nuove. Da questo punto di vista, è stato fatto un ottimo lavoro: il fucile di default, la mitragliatrice, il fucile a pompa, il lanciafiamme e il fucile sparalame sono ben differenziati fra loro e si prestano ognuno a un approccio differente. E lo stesso si può dire delle armi secondarie fra granate, segnali luminosi e mine di prossimità. Il discorso acquista un senso preciso nella modalità multiplayer cooperativa, in quanto ci si può organizzare con il proprio compagno di squadra per potenziare armi differenti e coordinare le proprie manovre, con un giocatore che magari rallenta le ondate di zombie più numerose utilizzando il lanciafiamme mentre l'altro li falcia con la mitragliatrice.

Non è un paese per vivi

Trofei PlayStation 3

Sono trentacinque i trofei contenuti in Dead Nation. Come da prassi, per ottenere i ventuno trofei di bronzo basta completare obiettivi come eliminare mille zombie, eseguire cinquecento attacchi melee e portare a termine ognuno dei dieci stage. Per gli otto trofei d'argento le richieste si fanno più esose, e infatti bisogna potenziare al massimo tutte le armi, completare una missione senza subire alcun danno e arrivare al termine della campagna in single player a tutti i livelli di difficoltà. I tre trofei d'oro prevedono fra l'altro l'uccisione di oltre cinquantamila zombie, mentre infine il trofeo di platino si sblocca una volta ottenuti tutti gli altri.

Morta lì

Bisogna purtroppo dire che è proprio sul fronte multiplayer che nascono delle perplessità. La modalità cooperativa in locale funziona alla grande, niente da dire, ma quella online andava curata decisamente di più. In primo luogo, il matchmaking è lentissimo e per trovare una partita bisogna attendere davvero molto tempo, a meno che non ci si organizzi con un amico e lo si inviti a partecipare, soluzione che ad oggi sembra l'unica attuabile. In secondo luogo, manca del tutto la chat vocale, il che rende impossibile coordinare le proprie azioni con quelle del compagno. Si tratta di mancanze tutt'altro che marginali, e visto che il gioco è uscito il 1 dicembre, gli sviluppatori stanno facendo attendere un po' troppo il rilascio della patch che con ogni probabilità metterà le cose a posto.

Non è un paese per vivi

Gli altri limiti di Dead Nation sono invece sistematici, ovvero dipendono semplicemente dal genere di appartenenza: le situazioni più affollate sono molto confusionarie da gestire, la struttura "trial & error" degli stage più avanzati può sfociare in episodi di frustrazione e l'azione finisce per essere un po' troppo ripetitiva, costretta all'interno di confini ben precisi. Grafica e sonoro concorrono in modo efficace a rappresentare una città invasa dagli zombie, il sangue sgorga a fiumi (anche se, tecnicamente, i morti non dovrebbero sanguinare...) e il motore gestisce in tutta tranquillità anche sequenze con centinaia di zombie sullo schermo. C'è una buona varietà di nemici, con creature tanto raccapriccianti quanto pericolose che fanno capolino da un certo punto dell'avventura in poi, e non sempre la gestione dei controlli (pur configurabile a piacere) si rivela all'altezza della situazione, con il cambio arma in particolare che risulta un po' scomodo. L'uso, anzi l'abuso del buio da una parte contribuisce a creare una certa atmosfera, con la torcia del personaggio che sferza l'oscurità e rivela minacce improvvise; dall'altra finisce inevitabilmente per rendere l'esperienza scomoda o persino fastidiosa. Nulla da dire, infine, per il livello di dettaglio e la cura dei particolari, resi in modo eccellente anche se la visuale da lontano non gli rende molto giustizia.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.4
Lettori (208)
8.4
Il tuo voto

Dead Nation è uno sparatutto con visuale dall'alto solido e ben realizzato, che evita un approccio prettamente arcade in favore di soluzioni dotate di un certo spessore. La gestione e il potenziamento delle armi costituiscono infatti una parte fondamentale dell'esperienza, coadiuvate da una realizzazione tecnica di alto livello (che però gioca un po' troppo con le situazioni di scarsa visibilità). I nemici da affrontare sono numerosissimi e piuttosto vari, l'esplorazione degli scenari viene premiata con somme di denaro extra e risulta simpatica anche la classifica relativa al paese d'appartenenza. Il multiplayer online al momento soffre per via di un matchmaking lentissimo e della mancanza della chat vocale: speriamo che il problema venga risolto rapidamente. In conclusione, il titolo di Housemarque non delude le aspettative e si pone come un acquisto vivamente consigliato ai fan del genere.

PRO

  • Gameplay solido e ricco di spessore
  • Ottima gestione dei potenziamenti
  • Grafica molto dettagliata...

CONTRO

  • ...peccato per l'uso eccessivo del buio
  • Azione piuttosto ripetitiva
  • Multiplayer online molto limitato