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La forza di mille braccia

Nathan "Rad" Spencer torna in azione con Bionic Commando: Rearmed 2, per una missione di recupero che si trasforma improvvisamente in una trappola mortale

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   22/02/2011

Versione testata: PlayStation 3

Il successo di Bionic Commando: Rearmed, uscito nel 2008 per le piattaforme digitali PlayStation Network e Xbox Live Arcade (nonché per PC), ha spinto Capcom a commissionare a Fatshark la realizzazione di un sequel. Il sequel di un remake, per l'appunto. Ritroviamo dunque il capitano "Rad" Spencer, che viene inviato insieme alla sua squadra di Bionic Commandos sull'isola di Papagaya con l'obiettivo di recuperare il colonnello Brubaker e i suoi uomini, mandati lì dalla FSA per neutralizzare il generale Sabio e la sua minaccia nucleare. Una spedizione fallita, quella di Brubaker, per motivi che al buon vecchio Spencer (ora dotato di un bel paio di baffoni) diverranno chiari non appena metterà piede sull'isola.

La forza di mille braccia

Papagaya è infatti protetta da un avanzato sistema di difesa, in parte costituito da unità convenzionali, in parte da androidi di enormi dimensioni che il generale Sabio si diverte a costruire nel tempo libero. I soldati bionici vengono rapidamente sopraffatti, e così "Rad" si trova da solo, impegnato su più fronti: dovrà salvare i suoi compagni, recuperare Brubaker e porre fine al regime di Sabio. Un compito arduo, che per fortuna potrà affrontare contando su alcune nuove abilità: in primo luogo la capacità di saltare, che ha fatto storcere il naso a tanti nostalgici dell'originale Bionic Commando ma che nell'economia del gioco ha un suo perché, risulta tutt'altro che invasiva e per di più può essere disattivata accedendo al Retro Mode una volta portata a termine l'avventura; la manovra "morte dall'alto", un attacco devastante che il personaggio può effettuare a mezz'aria per distruggere determinate superfici e sbaragliare gli avversari, mutuato dalla rivisitazione della serie in chiave action uscita nel 2009; i "componenti", un equipaggiamento extra che dona a Spencer ulteriori soluzioni offensive e difensive, configurabili tramite l'apposita schermata; infine la Bio-Visione, un visore attivabile tramite un tasto dorsale (R2 su PlayStation 3) che svela le funzioni degli oggetti interagibili che ci troviamo di fronte, e si rivela utile anche quando non riusciamo a individuare i punti deboli di un boss.

Randall!!!

Fa piacere constatare come il personaggio di Nathan Spencer sia stato caratterizzato rispetto al primo Bionic Commando: Rearmed, dove si presentava come un'anonima controfigura di Arnold Schwarzenegger. "Rad" possiede adesso un aspetto più maturo, al di là dei baffi, che si sposa molto bene con l'efficace umorismo che pervade gran parte dei dialoghi fra il soldato bionico e i nemici che si troverà ad affrontare nel corso dell'avventura.

La forza di mille braccia

Il gioco è composto da ventiquattro livelli (boss fight inclusi) che si prestano a un'esplorazione approfondita (da effettuare magari dopo il primo giro, una volta acquisiti nuovi poteri) anche per via del gran numero di oggetti che è possibile trovare al loro interno. Un elemento, quello esplorativo, che non viene però facilitato a causa di alcune soluzioni discutibili, come l'impossibilità di controllare con la visuale ciò che si trova al di sotto o al di sopra della schermata. Tale limite ci costringe spesso a produrci in salti "alla cieca", che magari si traducono in morti improvvise per via di un baratro o di qualche trappola. Come accennato in precedenza, l'introduzione del salto alla fine dei conti non va a snaturare il gameplay classico di Bionic Commando, e l'uso del braccio meccanico rimane fondamentale per spostarsi negli stage più avanzati. Che poi tali feature siano state rese al meglio o meno, è un altro discorso: l'inerzia dei movimenti risulta pericolosa quando bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi, la risposta ai comandi non è perfettamente puntuale e il "gancio" bionico spesso non fa presa come dovrebbe, generando una serie di episodi di frustrazione che sanno tanto di hardcore gaming (e in tal senso, dunque, rispettano lo spirito nostalgico della produzione Capcom) ma che chiaramente non fanno proferire frasi che ripeteremmo davanti ai parenti.

La forza di mille braccia

Trofei PlayStation 3

Sono dodici i trofei contenuti in Bionic Commando: Rearmed 2: sette di bronzo, quattro d'argento e uno d'oro. I trofei di bronzo si ottengono portando a termine il gioco in modalità co-op, sconfiggendo l'ultimo boss e completando tutte le challenge room disponibili dopo il primo giro, mentre per i trofei d'argendo bisogna ottenere tutti i potenziamenti, completare il gioco senza mai saltare e così via. Il trofeo d'oro, infine, si conquista raccogliendo tutti gli Yasichi dispersi nei livelli.

Braccia bioniche rubate all'agricoltura

Dopo aver superato alcuni livelli, la connotazione di Bionic Commando: Rearmed 2 appare abbastanza chiara: il gioco fila via in modo rapido, talvolta anche frettoloso (ci sono livelli che possono essere completati in una manciata di secondi, addirittura), snocciolando scenari di buona fattura e un gameplay basato sugli interruttori, sulle porte da aprire, sul modo migliore per raggiungere una determinata piattaforma più che sui combattimenti, che si rivelano quasi accessori all'azione e diventano protagonisti solo quando entrano in scena gli enormi boss.

La forza di mille braccia

Questi ultimi sono molto ben fatti, non tanto dal punto di vista del design quanto da quello delle routine comportamentali e degli inevitabili punti deboli da individuare. Strada facendo quasi ci si dimentica della Bio-Visione, che però torna utile appunto quando non sappiamo come procedere. Risultano invece abbastanza inutili i "componenti", proprio perché la sfida è poca e per eliminare i nemici convenzionali non servono certo soluzioni estreme; anzi, nella maggior parte dei casi finiremo per usare la sola pistola d'ordinanza, senza quasi toccare le armi supplementari che pure diventano fondamentali in determinati casi. Il comparto tecnico del gioco risulta in linea con quello del primo episodio, c'è una buona varietà di location e un uso efficace dei colori, ma fondamentalmente sono molto meno numerose le "variazioni sul tema" e l'azione appare molto più lineare, priva di sorprese. L'accompagnamento sonoro, affidato nuovamente a Simon Viklund, si conferma eccellente nei ritmi e nelle melodie, rimane in testa fin dalle prime battute ma conta purtroppo su una lista di brani esigua, tanto che le musiche si ripetono sovente da un livello all'altro. Ultima nota, purtroppo negativa, sulla modalità multiplayer cooperativa: disponibile solo in locale (eppure il gioco richiede una connessione a internet costante, già che c'erano...), è viziata dall'assenza dello split screen e dalla visuale fissa sul solo giocatore numero uno, soluzione che porta con sé una serie enorme di magagne. A questo punto sarebbe stato meglio non inserirlo proprio, il multiplayer.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (4)
7.0
Il tuo voto

L'esperimento di Bionic Commando: Rearmed 2 può dirsi riuscito a metà. Da una parte il gioco risulta visivamente gradevole, con alcuni bei remix che accompagnano un'azione basata sull'esplorazione piuttosto che sul combattimento (proprio come nell'originale Capcom del 1990, del resto), impreziosita da boss fight stuzzicanti e da qualche divertente intermezzo. Dall'altra parte la generale mancanza di sfida, i controlli non sempre puntuali e alcune soluzioni infelici non possono che far storcere il naso, soprattutto perché il titolo sviluppato da Fatshark paga dazio al prequel dal punto di vista delle idee, rivelandosi in molte circostanze fin troppo lineare e "leggero". E poi vabbè, un multiplayer cooperativo tanto brutto era difficile anche solo immaginarlo: perché non hanno inserito una modalità online? Chi ha amato il primo Rearmed apprezzerà anche questo secondo episodio, consapevole però che si poteva fare di meglio.

PRO

  • Semplice, immediato e divertente
  • Boss fight ben fatti
  • Grafica e sonoro di buona qualità

CONTRO

  • Level design talvolta deludente
  • Alcune soluzioni discutibili innescano la frustrazione
  • Multiplayer male implementato e solo in locale