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Distruzione assicurata

DICE ha finalmente rilasciato la versione finale del terzo capitolo del suo franchise più atteso. E' guerra totale!

RECENSIONE di Mattia Armani e Matteo Santicchia   —   24/10/2011

Versione testata: PC

La prima bomba è stata rilasciata, e senza dubbio alcuno è una di quelle destinate a lasciare il segno nei mesi a venire. Ormai conosciamo tutto del nuovo, gigantesco, progetto DICE, ma solo ora grazie a una copia giunta in redazione abbiamo potuto testare tutta l'offerta di gioco. Battlefield 3 è composto da tre comparti distinti e separati: la campagna single player, vera novità per il franchise, le sei missioni cooperative per due giocatori online e ovviamente il multiplayer, vero cuore del prodotto. Senza troppi giri di parole è possibile affermare da subito che campagna e co-op non sono all'altezza della parte competitiva del gioco, ma rappresentano giusto un compitino nemmeno troppo ben fatto, graziato solamente da una cosmesi che su PC non ha eguali, e che riesce a spingerci ad andare oltre le evidenti problematiche. Ma andiamo con ordine.

Persia in fiamme

La campagna è puro delirio fantapolitico e narra, scegliendo un gioco di incastri e flashback, le vicende del marine Blackburn, che da semplice soldato semplice si ritroverà arbitro del destino mondiale. Siamo nel nord dell'Iraq, una zona calda alle prese con le spinte indipendentiste del PLR capitanato da Faruck Al Bashir. Durante una "semplice" missione in città, un terremoto devasta tutta la regione, dando il la ad colpo di stato in Iran che porterà proprio Al Bashir al potere nel paese persiano. Ovvia la risposta americana che, abbandonata la fase difensiva in Iraq, si getta a capofitto nell'invasione del potente vicino. Questo in sintesi il casus belli del gioco, ma invece di scegliere un'impostazione "lineare" nel mettere in scena il campo di battaglia, i ragazzi svedesi hanno deciso di mischiare le carte in tavola, partendo dagli ultimi istanti del gioco e tornando in dietro raccontando l'azione attraverso molteplici punti di vista, che spesso convergono quasi come abbiamo già visto nel Medal of Honor di Danger Close. Facendo così, la storia ci fa conoscere e impersonare diversi personaggi ma, complici le striminzite cutscene e dei veri e propri buchi e salti di sceneggiatura fin troppo arditi, il tutto appare decisamente slegato e poco intellegibile, spingendoci subito nel mezzo dell'azione, senza nessun riguardo però per la preparazione "emozionale" di essa.

Distruzione assicurata

Ovviamente questo è Battlefield e non Bad Company, non sono richiesti personaggi "forti" con cui empatizzare, ma non per questo è lecito limitarsi a realizzare semplici comparse che entrano e escono dalla scena e che non hanno un briciolo di carisma nemmeno quando dovrebbero rubare le scena nei momenti clou della progressione. Il cattivo Solomon è l'emblema della disfatta narrativa del titolo in tal senso. Tutto rimane molto freddo insomma e raccontato in maniera molto superficiale, anche se ad onor del vero, alcune sezioni sono interessanti per come accelerano il precipitare degli eventi trascinandoci per qualche attimo in ciò che ci accade intorno. Purtroppo ad una parte narrativa debole corrisponde anche un gameplay che non riesce, salvo rari casi, a staccarsi da una mediocrità che si salva solo per la strepitosa cosmesi. Le dodici missioni che compongono il titolo, per un totale di circa cinque ore di gioco a livello normale, hanno confermato le impressioni avute durante l'ultimo press tour. Intanto non c'è stato nessun ravvedimento, anche qui siamo sullo stessa lunghezza d'onda di Bad Company 2 e della concorrenza americana, ovvero linearità e scripting a scandire la tabella di marcia, scordiamoci spazi aperti e libertà di movimento. Ma proprio come per lo spin off del franchise, a mancare del tutto è il mordente, le missioni infatti proseguono una dopo l'altra senza nessun guizzo con zero pathos e momenti memorabili ridotti al lumicino, e solo in alcuni frangenti, alla grandiosità della parte tecnica fanno da contraltare vicende ben orchestrate che ci fanno gridare "che spettacolo!", come durante la lunga battaglia notturna a Teheran o la corsa a perdifiato dei russi (con la coda di paglia) a Parigi. Inoltre è impossibile trascurare le pecche legate all'intelligenza artificiale spesso guidata da direttive invisibili che portano i nemici a tirare dritto senza nemmeno guardarci, a non tentare nemmeno di evitare una granata oppure a passare sempre dallo stesso punto. Per fortuna in alcuni frangenti il fuoco incrociato del nemico può metterci in difficoltà, ma sono troppo pochi i momenti costruiti con cura e troppi quelli che mettono a nudo i difetti delle routine comportamentali.

La luce della morte

A questo poi c'è da aggiungere sezioni su veicoli che sono poco più che uno stanco tiro al bersaglio, con il vertice negativo delle missioni di bombardamento in cui non si fa altro che tenere lockati dei bersagli a terra, "giusto premio" per aver abbattuto dei MIG nemici senza nemmeno aver pilotato l'aereo. Buona invece la seconda parte della missione su carro armato, in cui DICE ci fa vivere l'entrata a Teheran rimettendo in scena la cattura americana di Baghdad del 2003, tra imboscate dai cavalcavia e autobombe in rotta di collisione. I momenti spettacolari non mancano, ma si ha l'impressione che tutto sia merito più del motore grafico che del gameplay vero e proprio, che viene esaltato da una costruzione credibile degli ambienti, riprodotti fedelmente fino al più piccolo dettaglio, con un orizzonte visivo vastissimo - la missione notturna del cecchino è emblematica in tal senso - e che riesce a rendere la luce (o la sua assenza) la vera protagonista del gioco.

Distruzione assicurata

Il sistema di illuminazione non è solo perfetto e realistico nel colorare la scena, ma riesce a rendere meno marcate le pecche della campagna. Rimarranno impresse la luci della torce che ci accecano, così come i laser rossi di puntamento, tanto letali quanto utili nel rendere visibili i nemici che ci sparano al buio, magari anche resi indistinguibili dal fumo, o nascosti dalla polvere sollevata da colpi ed esplosioni. Una vera e propria fog of war, come da tradizione uno dei punti di forza dell'engine Frostbyte 2. In definitiva, questa campagna ci ha lasciato l'amaro in bocca, perchè DICE fondamentalmente non ha saputo conciliare, o meglio lo ha saputo fare solo in parte, realismo e spettacolarità, tenendo a conti fatti basso il ritmo, non spingendo l'acceleratore sulla distruttibilità (presente in quantità massicce solo sulle coperture o in alcuni momenti "comandati"), non sviluppando a dovere situazioni potenzialmente esplosive. E' un peccato perchè le diverse missioni che compongono la campagna hanno diversi momenti decisamente buoni, d'altronde c'è di mezzo una partita di bombe nucleari portatili rubate, ma quando si tratta di tirare la zampata vincente, Bach e soci hanno dato l'impressione di aver tirato il freno, lasciando che il tutto termini senza un finale pirotecnico (e memorabile) a chiudere la situazione. Con tanto di ricorso a quick time events a sottolineare, in negativo, la drammaticità degli eventi.

La bellezza ha un costo

Battlefield 3 è stato testato su due PC diversi, uno di fascia alta e uno di fascia media, tanto per stabilire dei macro-parametri chiari. La GeForce GTX 570 GLH, affiancata da un quad core di fascia medio-bassa, consente di giocare tutta la campagna in qualità Ultra, a 1080p, senza scendere mai al di sotto dei 30 FPS. Il titolo resta comunque pienamente godibile, dal punto di vista estetico, anche con la qualità impostata a Basso. In questo caso il gioco viaggia con una media di 65 frame per secondo sulla 570 ed è senza dubbio digeribile da qualsiasi scheda DX11 di fascia media. La stessa cosa vale per quasi tutte le mappe multiplayer anche se alla massima qualità, in determinati frangenti particolarmente concitati, è possibile vedere qualche rallentamento anche con una GTX 570 overcloccata. Abbassando la configurazione anche il frame rate e la fluidità sono calate in modo vistoso. Impostando tutto su Ultra a 1080p, con sotto il cofano un I7 860 2.80ghz, 4 giga di ram e una ATI Radeon HD 5870, il frame rate medio su un livello impegnativo come Operation Guillottine si è fermato sui 37 frame, con picchi negativi e positivi oscillanti tra i 19 e i 37, non senza però vistosi rallentamenti. A Medio e Alto la situazione è decisamente migliorata con medie che si attestano tra i 46 FPS nel primo e 40 nel secondo caso, valori piuttosto alti senza perdere troppa qualità grafica.

In due è meglio

Come scritto in apertura l'offerta di gioco si compone anche di una parte cooperativa, ovvero (solo) sei missioni sulla falsariga delle Spec Ops di Modern Warfare, da giocare rigorosamente online in due, senza quindi la possibilità di avere come compagno un bot. Testandole abbiamo avuto sensazioni piuttosto positive, e sopratutto è da apprezzare la loro varietà, per certi versi "superiore" a quella della campagna e più assimilabile al multiplayer, ma non sono certamente il piatto forte del menù proposto da DICE.

Distruzione assicurata

Varietà abbiamo detto, che include lo stealth puro come in Exfiltration, in cui dobbiamo salvare un disertore del PLR a Teheran, tra uccisioni a colpi di fucile da cecchino silenziato, telecamere di sicurezza da evitare e improvvise sparatorie da fronteggiare. Succede invece tutto il contrario in Hit and Run dove da subito è un concerto calibro 9, in cui dobbiamo tenere a bada diverse ondate di nemici mentre cerchiamo di portare via da un palazzo della preziosissima "intel", piazzando mire Claymore e dividendoci alla bisogna, ripulendo piano per piano sino ad arrivare al garage dove scappare via di corsa salendo su un auto, uccidendo altri nemici e cercando la via d'uscita nel dedalo del parcheggio. Interessante anche la missione Fire from the Sky, a bordo di un elicottero, o la prima, chiamata Operation Exodus, in cui bisogna difendere la propria base durante un evacuazione generale. In definitiva nulla per cui strapparsi le vesti (con gli stessi problemi di intelligenza artificiale della campagna), ma nemmeno una modalità di gioco inserita in fretta e furia come extra dovuto in funzione della concorrenza, e con il plus della (eventuale) rigiocabilità data dal punteggio in bella vista su Battlelog.

Novità

E' giunta l'ora di valutare quello che è il cuore del gioco, ovvero il multiplayer competitivo. Le novità, abbondantemente coperte in sede di anteprima, sono molte, e non si limitano solamente all'inclusione degli aerei. Il primo cambiamento sono le classi, diverse, o meglio ripensate rispetto a quelle di Bad Company. Il soldato "semplice", quello insomma dotato di fucile d'assalto avrà anche il ruolo di medico, non c'è una classe speciale quindi, chi gioca in prima linea avrà anche il compito di aiutare i compagni in difficoltà rianimandoli col defibrillatore o rilasciando medikit. L'ingegnere continuerà a fare quello per cui è stato addestrato, ovvero far saltare in aria i mezzi avversari a colpi di RPG e riparare quelli della propria squadra.

Distruzione assicurata

Inoltre è dotato anche di torcia, utile nelle zone buie, che nel titolo DICE sono buie per davvero, ma che soprattutto è un'arma a tutto tondo perché capace di accecare gli avversari come se fosse una flashbang in movimento, come la campagna insegna. Un bel lavoro è stato fatto anche per il mitragliere che ora, usando il tasto destro del mouse, può sfruttare il treppiedi per appoggiare l'arma rendendo le raffiche più precise potendo così effettuare il fuoco di soppressione, capace di immobilizzare gli avversari e di rendere i loro contrattacchi meno efficaci, come se fosse una sorta di "buff negativo". A chiudere le classi l'immancabile cecchino, con i suoi gadget, come quelli per designare bersagli e per rilevare i movimenti avversari, particolarmente utili nelle mappe molto ampie. Molti staranno sul chi vive pensando ad eventuali "sbilanciamenti" rispetto a quanto giocato su Bad Company e invece tutto fila liscio esaltando, mai come ora, il gioco di squadra, in cui ogni specializzazione deve fare il suo ruolo per arrivare alla vittoria coordinandosi alla perfezione, tanto in Corsa quanto in Conquista. In quest'ottica il deathmatch perde definitivamente importanza rispetto alle modalità di gioco ragionate, rimanendo soltanto un piccolo "passatempo" utile come allenamento per il cuore del gioco. Tornando a bomba sui mezzi, quelli messi a disposizione da DICE sono davvero tanti, tutti passibili di upgrade, come se fossero semplici armi da fuoco, aerei inclusi, vero fiore all'occhiello del gioco. Accanto a elicotteri da attacco e da trasporto, possiamo sederci nello stretto cockpit dell'F-18 e in quello corazzatissimo dell'A-10 e ovviamente nelle loro controparti russe, ovvero il Flanker e il Frogfoot, per cercare la supremazia aerea con il primo e lanciare temibili CAS, anche detti attacchi al suolo, con il secondo. Di primo acchitto i jet sono terribilmente difficili da tenere in aria, tanto sono sensibili, ma basta fare (molta) esperienza per diventare protagonisti sulla scena, cambiando il corso di un attacco o di una difesa. E, cosa ancora più importante, nelle mappe in cui non sono previsti si fa quasi fatica a non guardare ossessivamente il cielo, in cerca di aiuto o timorosi di ascoltare il rombo sordo del cannone di bordo. Infine l'ennesimo plauso va all'enorme numero di oggetti e upgrade sbloccabili, dalle ottiche a nuove armi, passando per specializzazioni e gadget avanzatissimi. Battlefield 3 infatti ci permette realmente di costruire su misura il nostro stile di gioco, bilanciando alla perfezione ogni singolo cambiamento all'equipaggiamento del nostro alter ego.

Al mare o in città?

Ma le mappe cosa offrono? Battlefield 3 offre nove mappe al day one, un numero non elevatissimo, ma sono ovviamente già previsti map pack a partire dall'imminente Back To Karkand e comunque, grazie alle diverse modalità e all'ampiezza delle locazioni, la varietà di situazioni è garantita. Ma andiamo con ordine. Kharg Island non risulterà nuova ai giocatori di Battlefield. Come la celeberrima Wake Island questo centro insulare di smistamento del petrolio è infatti interamente controllato, in modalità Conquista, da una sola fazione. Quella avversaria si trova dunque impegnata in uno sbarco per il controllo di una spiaggia. Si tratta quindi di una mappa decisamente aperta, sebbene popolata da alcune strutture della marina iraniana, che esalta l'uso di mezzi aerei e valorizza i cecchini in fase difensiva. In Nosharh Canals container e ormeggi a profusione consentono ai soldati di procedere passo passo per raggiungere i punti nodali, evitando il tiro delle armi pesanti e dei cecchini. Non a caso il team ha scelto strutture indistruttibili e spazi non troppo ampi per mantenere bilanciato il gameplay run & stop durante tutta la durata della partita. Probabilmente per questo è la mappa meno spettacolare e più ripetitiva per quanto piuttosto bilanciata con attacco e difesa che si cimentano in scontri a lunga distanza ma comunque schiacciati sul litorale. Grand Bazaar è invece priva di veicoli, e fa parte della nuova offerta urbana di Battlefield 3. Anche in questo caso le meccaniche clou del titolo DICE non esplodono e il gameplay si mantiene sui toni classici della stragrande maggioranza degli FPS.

Distruzione assicurata

Adatta dunque al deathmatch più classico, che ovviamente include spawn kill e simpatici passatempi di questo tipo, si sposa bene con le partite pickup, ovvero senza squadra. Con un team alle spalle Grand Bazaar può invece regalare qualche soddisfazione in Corsa che esalta il ruolo dei cecchini nel controllare, dalle finestre, gli stretti vicoli sottostanti. Operation Firestorm è costruita senza dubbio intorno all'immaginario creato dalla Guerra nel Golfo ed è popolata da pozzi di petrolio, dal sole bruciante e da sparuti caseggiati. Ma i pochi ripari, in questa mappa estremamente aperta e costruita per esaltare i jet, sono fondamentali per dare un senso ai cecchini o per proteggere il fianco del proprio mezzo mentre si controlla a distanza un punto di conquista. Ed è proprio Conquista infatti la modalità d'elezione di questa mappa, come lo è di tutte quelle estremamente aperte che, oltre a beneficiare delle meccaniche decisamente rifinite di Battlefield 3, risultano spaccamascella se avete la fortuna di avere un PC di fascia medio/alta. Disponibile a sprazzi durante la beta, Caspian Border è il titano delle mappe del titolo con una superficie di gioco immensa. La mappa, sviluppata per esaltare il gameplay a sessantaquattro giocatori, rende un inferno qualsiasi difesa visto che stazionando nei quattro punti di conquista si è vulnerabili ad attacchi da ogni lato e da distanze impressionanti. Giocando su Caspian Border la memoria vola fino a Battlefield 1942 con cecchini appostati a distanze micidiali, velivoli che spazzano la mappa e la quasi totale impossibilità di muoversi a piedi sia per la distanza da coprire, elevata anche nel caso delle strutture sparse per la mappa, sia per i troppi rischi. Operation Metro è praticamente conosciuta a memoria grazie alla beta. Oltre al fatto che ora compenetrazioni e immersioni nel pavimento sono sparite, i cambiamenti sono pochi. In questa mappa i boulevard parigini mescolano le due nature di Battlefield 3 ma la mancanza dei veicoli non riesce ad esaltare a dovere la modalità Conquista. L'ampiezza invece rende difficile il Deathmatch organizzato visto che ogni giocatore deve trovare il proprio cantuccio o nascondersi alla velocità della luce dietro a ogni muretto per riuscire a svangarla. Anche in questo caso la modalità d'elezione è dunque Corsa che prevede tre diverse fasi di avanzamento tutte piuttosto ardue per chi si trova in difesa.

Distruzione assicurata

Il motivo sono gli elementi distruttibili, ridotti come in tutte le ambientazioni urbane, ma piazzati nei punti giusti. Ed è un piacere disintegrare la facciata che protegge un cecchino o distruggere il muro del passaggio che la squadra avversaria usa per scivolare lateralmente nella metropolitana. Teheran Highway è mediamente ampia, ed è attraversata da due autostrade e presenta alcuni sottopassaggi ovviamente utilizzabili come copertura, sia per tenersi fuori dalla linea visiva dei carri sia per sfuggire ai cecchini e ai carri avvantaggiati dal visore notturno. Questa mappa è infatti particolarmente adatta ai combattimenti a medio-lunga distanza aiutati anche dall'assenza dei jet che non infastidiscono tiratori e carristi. I vari duelli nella penombra tagliata dalle luci accecanti sono piacevoli anche in deathmatch sebbene in Battlefield 3 le modalità vincolate ai frag non riescano mai ad esaltare il gameplay del gioco. In Conquista invece l'assenza di mezzi veloci conferisce rilevanza ai carri anche come mezzi di spostamento rapido, fondamentali per coprire o assaltare un punto di conquista. La mappa montana di Battlefield 3, Davamand Peak, non include i jet e si fa bastare gli elicotteri che sono comunque fondamentali per attaccare le strutture situate in alto. Strutture che in Damavand Peak sono in gran parte distruttibili e quindi inefficaci come protezione a lungo termine. Per fortuna la fanteria ha a disposizione svariati tunnel e passaggi per salvarsi dalla furia aerea e i soldati possono anche rintanarsi a valle, magari dopo un bel salto con il paracadute, dove si trova anche una struttura scavata nella roccia che consente un'ultima estrema difesa. Spettacolare in modalità Corsa, Damavand Peak richiede invece un'estrema coordinazione in Conquista vista l'asperità della mappa e l'elevata difendibilità di ogni locazione. Seine Crossing è invece la terza mappa urbana del pacchetto ed è la quarta non essere sviluppata nel classico stile della serie.

Distruzione assicurata

Ambientata tra le strade di Parigi e priva di velivoli offre il fianco al camping nelle modalità Deathmatch e Conquista ma trova la sua dimensione in Corsa. La guerriglia urbana di macchina in macchina verso il prossimo punto è infatti piuttosto divertente soprattutto con la sicurezza che nessuno spawn casuale ci faccia comparire un paio di nemici attaccati alla schiena. In definitiva, mappe ampie, adatte a tutti gli stili di gioco, più aperte tanto in attacco tanto in difesa, e con un level design che è il punto più alto del lavoro svolto da DICE. Ogni mappa è così minuziosamente progetta (con alcune studiate in base a una modalità specifica) che si è sicuri che nulla è stato lasciato al caso, dal singolo muretto al bunker da radere al suolo a colpi di lanciagranate sino alla postazione anticarro. Un lavoro certosino, che se giocato al meglio è capace di far divertire per tantissimi mesi.

Una guerra bellissima

Abbiamo già diffusamente parlato della cosmesi del gioco, assolutamente senza paragoni, tanto nella campagna quanto nella parte multiplayer. Ma tra un sistema di illuminazione che setta il prossimo standard e un particellare allo stesso livello ci siamo dimenticati di parlare dell'altrettanto incredibile lavoro svolto sulle texture. Anche qui siamo su valori di assoluto pregio, con dettagli quasi maniacali, come il riflesso sulla parte lucida dei guanti dei soldati, la rifrazione delle superfici sulle pozzanghere o le righe e lo sporco sul tettuccio dell'F18. Senza dimenticare poi le animazioni facciali semplicemente da urlo, che non fanno distinzioni qualitative tra protagonisti e "attori" di secondo piano. Menzione d'onore poi per l'inizio della missione aerea. Il momento in cui si arriva sul ponte col mare in burrasca, circondati dalle altre navi di scorta sotto una pioggia battente è da brividi.

Distruzione assicurata

Se proprio volessimo trovare un difetto, una criticità visto che il gioco perfetto non esiste, è la distruttibilità offerta dal Frostbyte 2, che pur essendo massiccia nel multiplayer, nella campagna come già scritto poco sopra è decisamente più limitata di quanto ci abbiano mostrato i filmati pubblicati in questi mesi. Potremmo dire che i crolli spettacolari sono presenti solo su richiesta degli sviluppatori mentre solo le coperture, vetrate e le auto possono essere ridotte a pezzi, con la maggior parte delle superfici che possono essere ovviamente segnate dai nostri proiettili, ma non rase al suolo. Un deciso pollice in alto per l'audio invece, senza dubbio il migliore sulla piazza come da tradizione DICE, con i suoni delle armi riprodotti fedelmente, ma soprattutto tutta una serie di scoppi, fischi, esplosioni e boati sordi che riproducono realisticamente il rombo del campo di battaglia. Buono anche il doppiaggio, ben interpretato e decisamente in parte.

Conclusioni

Multiplayer.it
9.0
Lettori (999+)
8.9
Il tuo voto

Battlefield 3 è un prodotto dalla doppia anima, tanto bello da vedere e da giocare in multiplayer quanto solo bello da vedere nella campagna single player. La campagna infatti non riesce a offrire lo stesso livello di emozioni della parte competitiva e arriva stancamente alla fine graziata da una cosmesi che non teme rivali. Tutto come da copione insomma. Il multiplayer è divertentissimo, iper bilanciato e con mappe varie dal level design senza difetti, con quelle enormi che esaltano ovviamente i mezzi, soprattutto quelli aerei, vero fiore all'occhiello della produzione DICE. Un titolo quindi che segna un bel passo avanti per il genere, soprattutto tecnico viste le già solide basi di Bad Company, e che riesce nell'intento di divertire tutti, sia gli esperti guerrieri versati in strategia e tattica, sia quelli "della domenica", grazie ad un gameplay ad orologeria, tanto vario quanto ben congegnato.

PRO

  • Tecnicamente mostruoso
  • Attenzione al dettaglio maniacale
  • Il multiplayer Made in DICE mai così ben realizzato
  • Bilanciamento certosino e level design magistrale
  • Vaste possibilità di personalizzazione

CONTRO

  • La breve campagna stupisce per effetti speciali, ma è decisamente sottotono a livello di ritmo e gameplay
  • Alcune dubbie scelte narrative e di design nella campagna
  • La cooperativa funziona, ma non è indimenticabile
  • Intelligenza artificiale nella media (bassa) del genere, con alcuni bug di scripting

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • PC 1
  • Sistema operativo: Windows 7 Ultimate 64 bit
  • Processore: Intel Core i7 920 a 3.2 GHz
  • Memoria: 6 GB di RAM a 1333 MHz
  • Scheda video: GeForce GTX 570 GLH
  • Sistema operativo: Windows 7 Ultimate 64 bit
  • PC 2
  • Sistema operativo: Windows 7 Ultimate 64 bit
  • Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
  • Memoria: 4 GB di RAM a 1333 MHz
  • Scheda video: ATI Radeon HD 5870

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows Vista 32 bit (Service Pack 2)
  • Processore: 2 GHz Dual Core (Core 2 Duo 2.4 GHZ o Althon X2 2.7 GHz)
  • Memoria: 2 GB di RAM MHz
  • Scheda video: DX 10.0 (Nvidia), DX 10.1 (AMD) 512 MB RAM (dalla serie 8 delle GeForce e dalla serie 3000 delle RADEON)
  • Spazio su disco: 20GB

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 7 Ultimate 64 bit
  • Processore: Quad-Core
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: DX 11, 1024 MB RAM (NVIDIA GEFORCE GTX 560 o ATI RADEON 6950)
  • Spazio su disco: 20GB