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Alone in the Dark: The New Nightmare

Dopo mille peripezie (in tutti i sensi), arriva finalmente la recensione di Alone In The Dark: the new nightmare, quarto episodio del primo indiscusso survival horror game. Riuscirete a salvare la pelle al benritrovato Edward Carnby e alla new entry Aline Cedrac? Spegnete le luci, accendete la torcia e leggete quello che Latin Lover ha visto e sentito...

RECENSIONE di La Redazione   —   12/06/2001
Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare

La storia

Innanzitutto è bene dire sin da subito che la storia non è legata ai prequel, tanto che anche un ragazzuolo che non ha mai provato i primi tre capitoli di Alone In The Dark può entrare da subito nel vivo della vicenda. Stupisce, per i conoscitori delle precedenti puntate, il deciso cambio di look per Edward Carnby, decisamente più cool (non lo fate vedere alle vostre ragazze, non si sa mai), qui accompagnato dalla bella Aline Cedrac. Ma andiamo con ordine.

Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare

La storia

L’azione si svolge in una raccapricciante isola (molto di più di quello che pensate, parola mia!) chiamata Shadow Island; in questo lugubre posto ha da poco perso la vita un amico di Carnby, il miglior investigatore del paranormale sulla piazza (se avessi scritto "del brivido" potevate pensare che il gioco fosse uno spin-off di Dylan Dog, o mi sbaglio?). Charles Fiske, questo il nome del pover’uomo, si trovava laggiù per un compito assegnatoli dal suo cliente, tale Frederick Johnson, la stessa persona che manderà lì il nostro alter ego su sua precisa richiesta, ovviamente per investigare sulle cause reali che hanno portato alla morte di Fiske. Con Carnby prende il volo, su precisa richiesta del cliente, anche la bella Aline Cedrac, procace insegnante in lingue indiane antiche. Una presentazione in full motion video di qualità discreta (come gli altri che ci saranno nel gioco assieme alle classiche scenette d’intermezzo in tempo reale) ci mostra il viaggio a bordo di un idrovolante dei 2 protagonisti, viaggio destinato a concludersi drammaticamente; appena giunti in vista di Shadow Island, l’idrovolante sembra soggetto ad una forza ostile e sconosciuta che provoca la distruzione del mezzo. Per fortuna, grazie ai paracaduti, il nostro duo si riesce a salvare anche se si divide: Edward arriva in una foresta, Aline addirittura sul tetto di una magione che non promette davvero niente di buono (per usare un eufemismo). E’ bene dire che l’isola è in mano alla famiglia Morton ed Aline crede che Charles Fiske sia stato ucciso da un membro di detta famiglia, Obed Morton. Come è consuetudine in questo genere videoludico, tutte quelle che all’inizio definiamo verità con cognizioni di causa, son destinate a lasciar spazio alla realtà, per quanto terribile e spaventosa essa sia. Mi fermo qui per non rovinarvi il gusto di scoprire la bellissima trama, i colpi di scena (che metteranno a dura prova i malati di cuore e persone facilmente impressionabili) che permeano il titolo distribuito da Infogrames ed oramai prossimo al rilascio. Piccolo avvertimento sin da subito: se avete paura del buio è inutile che continuiate a leggere questa recensione, se non ne avete o siete curiosi, continuate pure, adesso si parlerà di...

Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare

Grafica e requisiti di sistema

Il computer richiesto dai programmatori che come minimo vi servirà per far partire Alone In The Dark 4 si assesta su un P2 300, 64 mb di ram, scheda video accellerata da 8 mb e 400 mb di spazio su hard disk; se non doveste avere un pc come questo (o meglio ancora, superiore), anche la versione Psone è comunque più che consigliata, tanto lo sappiamo che molti di voi lettori hanno anche una console. Un P3/Athlon di fascia media equipaggiato da una scheda video con 16 mb onboard e 128 mb di ram dovrebbero bastare alla bisogna. Con il mio P3 933, dotato di 256 mb di ram e GeForce 2 GTS usato per effettuare questo test, il gioco si è sempre mosso a 60 fps, tranne qualche calo di fluidità qua e là che per quanto infastidisca enormemente tutti coloro che hanno un super pc solo per giocare (soprattutto dopo aver visto su Ps2 una mole di grafica senza affaticamenti dal nome di Gran Turismo 3 eoni di volte superiore a questa), non rovina il divertimento di questo gioco; andiamo comunque per gradi: i fondali sono renderizzati, particolare non propriamente ammissibile al giorno d’oggi vista la potenza dei pc attuali ma se può far giocare Alone In The dark 4 a più persone possibili, mi sta bene: alcuni sfondi, come gli interni o i quadri sono realizzati davvero con cognizione di causa ma la realizzazione del cielo è qualcosa di abominevole.

Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare

Grafica e requisiti di sistema

Arrivando agli elementi poligonali, personaggi e mostri, la situazione continua a far storcere il naso: i personaggi umani non hanno un gran numero di animazioni, per non parlare delle animazioni facciali, qui completamente assenti (che “bello” vedere ancora carnby che comunica con Aline via radio con la bocca chiusa). Se non ci sono le animazioni facciali, figuriamoci se i vestiti si deformano in base ai nostri movimenti, producendosi in pieghe e riassestamenti in seguito a scalinate e saltelli qua e là. La maggior parte dei mostri sono realizzati con un esiguo numero di poligoni, ma almeno si difendono meglio dei personaggi che quasi fanno entrare nella testa con prepotenza la convinzione che questa versione per computer (programmata da Spiral House), togliendo risoluzione elevata e l’accellerazione 3d per gli elementi poligonali (elementi di serie su computer) è quasi indistinguibile dalla versione per Psone, hardware rilasciato per la prima volta nel Dicembre del 1994, non so se mi spiego… Qualcosa di buono naturalmente c’è: l’effetto di luce creato dalla vostra torcia è decisamente ben fatto, per fortuna verrebbe da dire, visto che le parti al buio sono decisamente molte e, piccola preannunciazione, la torcia vi sarà mooolto più utile di quanto all’inizio possiate pensare. La realizzazione di qualche mostro genera un certo sorrisino sul nostro viso, vuoi per un design molto “Lovecraftiano”, vuoi per alcune realizzazioni molto buone, ma per il resto si poteva e si doveva fare molto di più. Menzione particolare anche per lo stile architettonico scelto per la casa, decisamente gotico che ricorda a tratti la pellicola del visionario Tim”Beetlejuice” Burton, quel Nightmare Before Christmas che a parere di chi scrive doveva ricevere un accoglienza migliore. Per fortuna che un gioco come questo non abbisogna della sola bella grafica per attirare (si veda Silent Hill su Playstation), altri sono gli elementi cardine come la storia e l’atmosfera. A proposito di quest’ultima non si può non ricordare…..

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Alone in the Dark: The New Nightmare

Un audio da paura....

Eh si, un buon 50% dell’atmosfera di un surival horror dipende dal comparto audio accluso nel pacchetto videoludico: delle musiche elettrizzanti, angosciose, tirate o che a mala pena si odono sono praticamente obbligatorie e questo quarto capitolo della saga d’orrore targata Infogrames non delude assolutamente sotto questo aspetto. Volendo davvero cercare un pelo nell’uovo…..beh, la qualità di alcuni suoni non è delle migliori (ma per il resto incutono un brivido lungo la schiena indescrivibile) e la mancata implementazione del sistema sonoro EAX (come buona parte dei titoli in commercio) si fa sentire: pensate quanti saltoni extra verso il soffitto avremmo fatto se ci fosse stata la localizzazione sonora di ogni singolo passo, sparo, grugnito che sia…in ogni caso non ci si può lamentare, l’atmosfera cattiva, aspra, paurosa c’è ed è palpabile dall’inizio alla fine, tanto con Edward, sia con Aline. La versione usata dal sottoscritto per questa recensione è interamente doppiata e sottotitolata in inglese, peraltro molto bene. Quando tra qualche giorno troverete in commercio il gioco programmato da Darkworks e Spiral House, troverete parlato e parte testuale interamente nella nostra spaghettara lingua e avendo giocato la versione Playstation da un amico che mi ha fatto il piacere di testarla accuratamente, posso anticiparvi com’è stato svolto il lavoro di traduzione; come al solito le voci italiane sono meno incisive di quelle in lingua d’albione ma sicuramente tutti coloro che non si trovano a proprio agio con l’inglese (suvvia, spero davvero di no nell’anno di grazia 2001!), non potranno fare a meno di apprezzare il lavoro di adattamento e traduzione.

Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare

AAAARRRGH, UN MOSTROOO!!

Non avete mai giocato un videogioco di questo tipo? Conoscete almeno Resident Evil e Silent Hill? Ecco, mixate i punti di forza di queste due grandi saghe videoludiche ed avrete ottenuto il quarto episodio della saga di Carnby. Dal titolo CAPtive COMmunication, Infogrames ha attinto lo stile grafico (già mutuato dalla software house di Osaka dai precedenti AITD, buffo, vero?^_^), buona parte degli arredamenti e degli enigmi. Il sistema di puntamento dell’arma non è anch’esso dissimile dal primo gioco d’orrore (degno di nota) apparso sul grigio 32 bit Sony, mentre l’inventario è illimitato, generando entusiasmo per questa scelta (ad esempio al sottoscritto) che eviterà lunghe passaggiate in lungo ed in largo solo per depositare armi ed oggetti in bauli misteriosamente confluenti l’un l’altro, facendo però storcere il naso ad altri (credo comunque una minoranza). Il sistema di salvataggio è ripreso soltanto in parte: è vero, senza degli amuleti (che fanno le veci dell’inchiostro) non potrete salvare, ma una volta ottenuti questi oggetti potrete salvare dove più v’aggrada, senza cercare una macchina da scrivere. Dal titolo Konami (che presto avrà un sequel sul monolite nero a 128 bit di Sony) viene mutuata quell’atmosfera ossessiva dove anche il minimo suono sospetto vi può far venire una pelle d’oca: poco dopo aver iniziato il gioco con Aline Cedrac, sentirete uno spettrale miagolare di un gatto quasi come se qualcosa lo stesse mangiando o, ancora, in determinate zone i mostri spegneranno la luce costringendovi ad usare la vostra fedele torcia, davvero indispensabile per finire il gioco, anche perché non sono in pochi i nemici a temere la luce (al contrario di altri che ne trarranno vigore!!). Ricapitolando, i combattimenti, quindi, ci sono e non sono neanche pochi (eredità di Resident Evil), ma molto è lasciato anche all’immaginazione del giocatore, permeato da effetti sonori ed urla terrificanti ed un buio davvero spettrale (Silent Hill docet). La storia è decisamente appassionante, i colpi di scena abbondano e l’atmosfera è assicurata oltre che dal versante audio, anche da tutta una serie di oggettini volti ad aumentare la tensione come lettere, foto e tanto di registratori con messaggi incisi su nastro.

I veterani dell’orrore non ci metteranno molto a finire il gioco con entrambi i personaggi, anche se la longevità è decisamente una spanna più in alto rispetto ai giochi su menzionati nel corso di questa recensione, soprattutto in virtù di un numero di enigmi che esulano dai classici “trova la chiave, apri la porta e prosegui”.

Un consiglio: usate un buon joypad per giocare Alone In The Dark: The New Nightmare, visto che usare la torcia con la tastiera è dannatamente difficile e comunque si vede che il gioco, data la sua natura multipiattaforma, è stato progettato con un gamepad (meglio Sidewinder) in mente.

Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare

Accendete la luceeeeeee, vi pregooooo

A conti fatti ci troviamo di fronte ad un videogioco consigliato praticamente a tutti, in virtù di una storia accalappiante, un atmosfera da brivido che genera quella dannatissima convinzione che tra meno di 5 secondi qualcosa si farà strada verso di noi! Effettivamente, giocato al buio e con un impianto audio adeguato, è davvero difficile riuscire a giocare per molto tempo di fila, qualcosa che non succedeva dai 3 giochi della saga della strega di Blair testati in passato, guarda caso, proprio dal sottoscritto. Un videogioco non perfetto, è vero, ma almeno ha le carte in regola per quanto riguarda i parametri fondamentali di un videogioco d’orrore: storia coinvolgente, audio da paura, mostri qua e là, tensione alle stelle e via dicendo. Consigliato praticamente a tutti, tranne ai bimbi ed ai deboli di cuore. Un attesa davvero lunga è stata quella di questo videogioco ma che ha ripagato più che degnamente la nostra pazienza. Che dire ancora? Risparmiate i soldini che l’ultima settimana di Giugno, release date sicura per Alone In The Dark: The New Nightmare, è vicina…..

Torna l’orrore!!

Correva l’anno 1996 quando sulla Playstation di Sony venne rilasciato Bio Hazard (in occidente conosciuto come Resident Evil), erroneamente ritenuto da molti il primo gioco d’orrore (o meglio survival horror game) a far capolino sugli scaffali dei negozi. Non è così. Agli arlori degli anni ’90, Infogrames inventa il genere con Alone In The Dark, grande esempio di storyboard, enigmi e di come si gestiscono le telecamere virtuali per dare davvero l’impressione di vedere una pellicola d’orrore. Chi ricorda detto gioco, non può fare a meno di notare tutti gli elementi in comune col gioco partorito dal genialoide Shinji Mikami, l’uomo a cui si devono altri franchise conosciuti a livello globale come Dino Crisis e gli imminenti Onimusha (rilasciato già da un po’ all’estero) e Devil May Cry (per fine agosto è prevista l’ uscita giapponese di questa killer application per Playstation2).

E’ dal titolo Infogrames che viene mutuata l’impostazione del settore visivo, abile mix di elementi poligonali (come i personaggi) e fondali renderizzati (quindi bidimensionali), alcuni tipi di enigmi e la presenza di personaggi non giocanti sparsi, guarda caso, nella magione, sfondo prescelto per il gioco. Col tempo entrambi i franchise hanno generato 2 sequel (se ricordo bene il sequel di Alone In The dark fu anche convertito per Playstation e Saturn) ma inspiegabilmente la saga finì nel dimenticatoio. Non è più, per fortuna, così: il ritorno dell’investigatore Edward Carnby, rinviato più volte purtroppo, è stato lungamente atteso da una gran schiera di fan nelle varie versioni annunciate, partendo da quella che più c’interessa, per Pc, passando per le 2 console a 128 bit disponibili sul mercato (Dreamcast e Playstation2) ed arrivando addirittura al vendutissimo Game Boy Color.