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Biohazard: Rebirth

Il terrore ritorna su console. Il primo, il più bello, l'inimitabile Biohazard riprende vita su GameCube in una nuova sconvolgente forma. Per chi credeva che il GameCube fosse una console per bambini...

RECENSIONE di La Redazione   —   27/04/2002
Biohazard: Rebirth
Biohazard: Rebirth

La trama sostanzialmente era riassumibile nell’impersonificazione, da parte del giocatore, degli agenti del gruppo S.T.A.R.S., precisamente l’Alpha team, alla ricerca dei compagni del Bravo team dispersi dopo un misterioso incidente in elicottero. Durante questa ricerca l’Alpha team fu costretto a rifugiarsi in un vecchio maniero, all’apparenza abbandonato, dentro il quale sarebbe stato ambientato quasi tutto il gioco… ma la trama di Biohazard è oramai troppo conosciuta per parlarne ancora. Ebbene, non ci crederete, ma Biohazard: Rebirth non è altro che una riedizione del capolavoro uscito per PSX 6 anni fa. Questo perché, grazie ad un’abile mossa commerciale, la Nintendo si è accaparrata i diritti di esclusiva della saga Biohazard dall’episodio 0 al 4 spin-off esclusi , ma purtroppo solo lo 0 e il 4 saranno inediti, i restanti 1, 2, 3 e Code Veronica "solo" porting degli originali. Questo non deve trarre in inganno, Biohazard non è una semplice coversione del gioco PSX (ci mancherebbe!), bensì l’unico dei sopracitati che è stato destinato ad un remake completo, tanto da differire, secondo gli sviluppatori, di un buon 70% dall’originale. La Capcom è riuscita, mediante un ottimo utilizzo dei mezzi pubblicitari, a suscitare un'attesa che non si verificava da anni per un gioco dello stesso genere. Non è passata settimana dal giorno dell’annuncio dello sviluppo, che non ci fossero state release di foto o filmati / tech demo per dimostrare il lavoro degli sviluppatori e, ancora adesso che Biohazard è nei negozi, continuano le uscite di materiale informativo a dimostrare quanto il prodotto sia importante. Il gioco è curato sin a partire dal package, che contiene, oltre ai 2 mini-dvd del gioco, il manuale e una memory card nera personalizzabile mediante alcuni adesivi. Una volta scartata la confezione e inserito il primo mini-dvd non si può che restare a bocca aperta e chiunque abbia giocato al primo capitolo su Playstation (sia in versione classica che la Director’s Cut), potrà notare i cambiamenti già a partire dall’introduzione. Quest’ultima dal FMV con attori è passata a un filmato in computer grafica di livello stratosferico, tanto da non percepire perdite di qualità. Prima di entrare nella casa ci viene chiesto come vogliamo procedere mediate un indovinello che recita un enigma del tipo: volete scalare una montagna ripida ma molto appagante o preferite una scalata più semplice ma meno intensa?…in pratica un modo “diverso” per chiedere se si vuole giocare in maniera originale o con un grado di difficoltà ridotto. Questo è stato reso necessario dal fatto che Biohazard è il capitolo più impegnativo della saga e in molti punti potrebbe sembrare troppo frustrante per i giocatori, soprattutto se arrivati dalle esperienze di Biohazard 3: Nemesis o Code Veronica. Il suggerimento che posso darvi è di scegliere il livello di difficoltà più elevato per non perdervi niente di quello che il gioco ha da offrire. Dopo questo passo potremo ancora decidere quale tra i due agenti della S.T.A.R.S. impersonificare: Jill Valentine o Chris Redfield, entrambi con storie divergenti su alcuni fronti in modo da aumentare la rigiocabilità, mossa oramai classica della saga di RE e già presente anche in Alone in The Dark.

Biohazard: Rebirth
Biohazard: Rebirth

Una volta varcata la soglia dell'imponente maniero, la prima impressione è che il sistema di controllo sia rimasto sostanzialmente invariato, salvo il fatto che ora è possibile usare lo stick analogico per i movimenti, ma purtroppo questo non porta con sè sostanziali miglioramenti. Sono comunque presenti nuove azioni a carattere difensivo e inedite “trovate di stile” (ad esempio ora se si spara con il lanciarazzi verso il basso il protagonista si copre il volto) ma niente di sostanziale. Questo assieme all’inventario rappresenta la più grande magagna della saga, ed è ciò che è rimasto del gioco originale. Con questo non voglio dire che ci troviamo di fronte ad un'avventura tutta nuova, ma ad una nuova esperienza di gioco. La casa è la medesima e le differenze sono quasi solo nel nuovo riadattamento/riposizionamento delle stanze e in inquadrature differenti, i nemici sono sempre gli stessi e gli enigni sono in buona parte simili. Questo potrebbe fare pensare che quel 70% dichiarato dalla Capcom sia attribuibile allo spostamento di soprammobili della casa….ma l’esperienza è totalmente diversa, più coinvolgente di quanto non lo sia mai stata, ancora più spaventosa. Per riuscire a creare questa nuova sensazione, gli sceneggiatori hanno modificato i dialoghi dell’originale ed in parte anche la trama, togliendo quel gusto da film di seconda categoria che impregnava la versione PSX per donargli maggiore drammaticità e caratterizzazione. Questo anche grazie ad un doppiaggio finalmente di qualità che sa essere drammatico e cupo quanto serve al titolo, pur non raggiungendo il livello d’eccellenza a causa di alcune cadute di stile. Le voci sono interamente in inglese in modo da essere comprensibili anche agli utenti che non sono a proprio agio con gli ideogrammi (testi e report rimangono in giapponese). Prima di passare alla parte tecnica volevo solo dire due parole sulla longevità. E' probabile che con il passare degli anni io sia diventato più scarso, ma questo gioco l'ho trovato veramente impegnativo. Ho infatti impiegato circa 13 ore per terminare il gioco la prima volta con Jill, mentre su PSX mi furono sufficienti 7 ore. Rispetto all'originale sono inoltre disponibili numerosi extra che non fanno altro che prolungare l'esperienza di gioco.

Biohazard: Rebirth
Biohazard: Rebirth

Per quanto riguarda la grafica, lo stile è sempre quello della PSX, caratterizzato da modelli poligonali in ambienti prerenderizzati…ma che modelli e ambienti! I modelli dei personaggi e degli zombie sono quanto di meglio io abbia mai visto, con poligoni ricoperti da texture fotorealistiche, animazioni fluide e precise anche se complesse. I fondali poi rappresentano lo stato dell’arte, essendo ancora più belli e complessi di quelli di Onimusha 2 Jap, con innumerevoli elementi dinamici e davvero tanti particolari. I colori sono cupi quanto basta e le nuove locazioni esterne sono di un impatto visivo devastante (succede più volte nel gioco che locazioni secondarie della versione psx qui diventino di primaria importanza). Ma non è tutto qui; La vera rivoluzione per Biohazard sono le luci dinamiche e con loro le ombre proiettate che da sole sono sufficienti a rendere l'esperienza di gioco molto più coinvolgente. Il sonoro è ottimo, anche se si limita ad una ricampionatura del vecchio episodio e personalmente ho trovato la colonna sonora del tutto non invadente, ma non per questo priva di carattere. Gli effetti e il parlato sono invece magistrali, ottimi per una produzione di questo calibro e finalmente con un doppiaggio degno di tale nome. Naturalmente anche Biohazard: Rebirth soffre di alcune magagne, prima tra le quali forse l’eccessiva difficoltà che rischia di renderlo poco appetibile al giocatore inesperto. I più pignoli potrebbero notare il leggero aliasing sui modelli poligonali, e la pessima gestione delle collisioni: più volte ci sono problemi di compenetrazione con i fondali e con gli zombie morti (in pratica una volta stesi ci si passa attraverso..), per non parlare di come i personaggi salgono e scendono le scale… Si tratta comunque di piccoli nei che non riescono in alcun modo a limitare i meriti, che sono tanti, di questo gioco. In conclusione non posso che consigliare a tutti i possessori di GameCube Jap l'acquisto di Biohazard: Rebirth, sia a chi non ha mai giocato all’originale, sia a coloro che 6 anni fa trascorsero notti insonni con la versione PSX. L’ultima precisazione è che, come avevo già scritto, il gioco è localizzato in giapponese per tutto lo scritto ma i dialoghi sono in inglese. Sarebbe quindi consigliabile di attendere una versione maggiormente comprensibile per godersi fino in fondo la storia, sperando che la censura non si abbatta sulla versione occidentale.

    Pro:
  • L’unico verso survival horror….e fa PAURA.
  • Grafica al top su console.
  • Illuminazione dinamica.
    Contro:
  • A volte frustrante per la troppa difficoltà
  • Compenetrazione tra modelli e fondali
  • Resta pur sempre un remake

Biohazard: Rebirth
Biohazard: Rebirth
Biohazard: Rebirth
Biohazard: Rebirth

Back in the days

Correva l'anno 1996 quando il terrore si è abbattè per la prima volta sul mondo dei videogiochi: Biohazard. Non che si trattasse veramente del primo caso di gioco con una ambientazione horror, anzi, già esistevano produzioni del calibro di Alone in the Dark, D, Phantasmagoria (terrificante) e altri, ma Biohazard era diverso. Il titolo Capcom aveva dalla sua una nuova metodologia di gioco che diventò presto famosa e copiata, il survival horror. In pratica il giocatore veniva a trovarsi in situazioni e luoghi spaventosi, con pochissime armi a disposizione, esigue possibilità di salvare la pellaccia e soprattutto tanti nemici. Il tutto veniva condito da enigmi di facile risoluzione, il più delle volte illogici, e da una trama e sceneggiatura degne dei migliori b-movie trash degli anni '80 (Troma style ). Questo cocktail è riuscito a conquistare così tanto spazio e successo da meritarsi un genere a sè stante con innumerevoli episodi, spin-off e sfaccettature, dall’azione pura (vedi House of the dead) all’horror psicologico (vedi Silent Hill), ma il vero capolavoro resta sempre il capostipite della saga di Capcom, l’unico in grado di essere veramente un survival e non un semplice sparatutto/splatter (splatterhouse docet) con qualche enigna.