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Vecchia scuola al potere

Siamo tutti abituati ai grossi ritardi che affliggono le uscite europee dei nostri videogiochi preferiti: ma che ne dite di un ritardo che assomma a diciassette anni?

RECENSIONE di La Redazione   —   05/03/2009

In realtà le cose non stanno esattamente così: La Sposa del Destino esce qui da noi in contemporanea con la versione americana e "soli" sette mesi dopo l'edizione giapponese, il che per un JRPG da localizzare in diverse lingue è comunque un periodo accettabile. Il problema è che siamo di fronte al remake di un gioco che uscì, su Super Famicom, nientedimeno che nel 1992, e che poi si fregiò anche di un primo remake nel 2004 su PlayStation 2. La cosa potrebbe anche non essere di nostro particolare interesse, non fosse che per il piccolo dettaglio che il gioco in questione è Dragon Quest V, forse il più bell'episodio della saga più importante del Giappone, sicuramente un titolo imprescindibile per chiunque abbia anche solo un vago interesse nel genere. Era ora!

Cosa fa grande un JRPG?

E' una domanda che ha la sua bella ragione di essere posta, vista la particolarità del genere. Ognuno ha la sua teoria, c'è chi mette la trama prima di ogni cosa, chi vuole dei personaggi caratterizzati come neanche Shakespeare saprebbe fare, chi ancora se ne frega di tutto ciò e vuole un mondo incredibile, vasto e dettagliato, chi è fanatico di un sistema di combattimento fatto come si deve, chi vuole livellare, livellare e solo livellare... Beh, con DQV il problema non si pone, questo gioco ha (quasi) tutto.
C'è un motivo per il quale questa saga conta in patria più proseliti addirittura di Final Fantasy, motivo che noi occidentali stiamo imparando ad apprezzare con una certa costanza solo da qualche anno, dopo i primi, pallidissimi tentativi, e il quinto episodio lo esemplifica alla perfezione. Volete la storia? Bene: in DQV impersonate un Eroe che deve salvare il mondo, più o meno come in circa un altro miliardo di giochi. Solo che quest'eroe lo seguirete dall'infanzia spensierata in compagnia dell'affettuosissimo padre/mentore fino all'età adulta, quando si tratterà di mettere su famiglia ed avere a propria volta dei figli. Ed in mezzo a tutto ciò episodi, dettagli, vicende, svolte, colpi di scena, personaggi che, prima di vivere in prima persona, potete solo immaginare. Design? Come in tutti i Dragon Quest, a disegnare e dare un'anima al tutto c'è nientemeno che Akira Toriyama, il cui tratto potrebbe non essere gradito a tutti ma che qui si presenta, indubbiamente, in forma splendida. E a proposito di questo, vi interessa un impatto grafico notevole? Il remake DS, pur tramite un engine completamente differente (lo stesso di DQIV), non fa rimpiangere la versione PS2! Certo, vari accorgimenti sono stati usati, quali il ritorno ad un'inquadratura a volo d'uccello, i personaggi che restano in (un ottimo) 2D, ovviamente a ben guardare qualità delle texture e numero di poligoni non sono neanche paragonabili, ma l'impatto, reso anche dalla possibilità di variare l'angolazione della telecamera a piacere, resta di gran pregio. E magari volete anche delle composizioni musicali indimenticabili? DQV ce le aveva, e ce le ha anche La Sposa del Destino, che anzi impressiona, cuffie nelle orecchie, per la qualità tecnica di alcuni brani, primo fra tutti lo storico Main Theme della saga.

Stasera i mostri danno un party

Ma qui a Multiplayer.it, si sa, alla fine badiamo soprattutto alla sostanza, vale a dire, parlando di videogiochi, al gameplay. Introdurre la struttura di un qualsiasi Dragon Quest ad un pubblico che ha avuto pochissime occasioni di accedervi, è facile finché si tratta di ricordare tutti i capisaldi del genere, anche perché la stessa saga ha contribuito a crearli, diventa difficile però nel momento in cui si vuole andare a toccare tutte le particolarità e le "stranezze", in certi casi anche minime ma comunque evidenti, che differenziano DQ da, per esempio, Final Fantasy, e che forse sono alla base della politica di Enix che per tanti anni ha preferito non sobbarcarsi le spese e i rischi dell'espatrio.

Vecchia scuola al potere

Potremmo dire che DQ ha una mappa un pochino (ma giusto un pelo, eh!) meno lineare di quanto siamo abituati, che il sistema di combattimento è saldamente radicato al passato, quando gli scontri con i mostri erano veramente difficili, così come più tradizionalista è anche nel sistema d'esperienza, nella gestione del party, dell'equipaggiamento e delle magie che, complice l'appartenenza di questo specifico episodio agli anni '90, si presentano più semplici e lineari del solito, e non è detto che questo debba essere uno svantaggio: non lo sarà, per esempio, per i fan del "grinding" puro e semplice. La caratteristica principale che DQV introdusse ai tempi, però, e che qui ritroviamo in tutto il suo splendore, è la possibilità che alcuni mostri sconfitti in combattimento si uniscano al party, diventando a tutti gli effetti dei personaggi attivi, da livellare ed equipaggiare come i protagonisti: fino a quattro possono essere presenti contemporaneamente nel party tra personaggi principali e mostri, altri quattro troveranno posto nel carro che vi portate appresso da un certo punto in poi, e gli altri? C'è un "allevamento" che se ne prenderà cura finché non vorrete rimetterli nel gruppo e sviluppare un altro po' le loro personalissime caratteristiche. Ora, tenete conto che questo gioco uscì nel 1992, e quattro anni dopo nacque il fenomeno Pokémon... Fatto sta che chi si applicherà con cura alla gestione dei mostri (che beninteso non è necessaria ai fini del completamento), ne ricaverà decine e decine di ore aggiuntive, che insieme all'ampiezza del mondo da esplorare, alle numerose sottoquest e ai minigiochi del Casinò di Fortuna, rendono La Sposa del Destino uno tra i titoli più longevi di tutta la softeca DS.

Aspri combattimenti

Dunque c'è solo del buono nella "nuova" produzione Square Enix? Ovviamente no, ma a ben vedere i peccati sono tutti veniali, ed in un certo senso, forse inevitabili, legati come sono alla natura del gioco da un lato di JRPG, dall'altro di remake di un titolo quasi ventenne. Parlavamo, ad esempio, della difficoltà dei combattimenti, che però tale più non è se avete la pazienza, in determinati momenti, di livellare un po' ed acquistare, al contempo, equipaggiamento più adatto, ricadendo così nel solito cliché dei combattimenti "normali" poco più che mere formalità, mentre solo quelli con i boss mettono veramente alla prova senso tattico e capacità di gestione del giocatore.

Vecchia scuola al potere

La frequenza dei combattimenti casuali, poi, è veramente elevatissima, snervando chi magari del genere ha vissuto solo la fase attuale, certamente più "mainstream" delle origini. E, in quanto remake, DQ, a fianco della grafica imponente e del sonoro magistrale di cui abbiamo già parlato, pecca nella mancata gestione praticamente di tutte le peculiarità del DS, a parte l'utilizzo dello schermo superiore per ampliare l'area visibile con tanto di gestione di grafica tridimensionale su entrambi i display. Affidare al pennino la navigazione tra i menu, ad esempio, sarebbe stata un'ottima cosa, mentre così risulta un po' macchinosa e lenta; anche il sistema di salvataggio non è dei più adatti ad un gioco portatile, e mancano poi, volendo fare un paragone con i contemporanei remake dell'altra saga RPG per eccellenza, i filmati FMV e i dialoghi parlati di Final Fantasy III e IV. Si tratta, come avete capito, di tutti difetti per nulla sostanziali, che nulla tolgono ad un assoluto Capolavoro, che finalmente anche in Europa possiamo giocare come si deve. Con una traduzione in Italiano, peraltro, assolutamente deliziosa: ci sono delle cose che non piaceranno ai puristi più incattiviti, ma, aò, er guerriero trucido che viene dar Testaccio fa ride! Anvedi!

Un titolo assolutamente imprescindibile nel panorama JRPG di tutti i tempi: questo è Dragon Quest V e se i remake possono servire anche a farci recuperare perle del passato che i dirigenti giapponesi volevano negarci, allora ben vengano i remake! La Sposa del Destino mostra un po', è vero, i segni del tempo e della sua natura di remake, ma si tratta solo di piccoli dettagli in un disegno complessivo grandioso, epico, godibile al massimo grazie alla sapiente miscela di avventura, combattimenti, dramma, comicità, magia, tipica solo delle più grandi esperienze. Accomodatevi pure senza timore se sapete di amare il genere, ed una volta tanto anche se non lo amate rischiate, niente come DQV potrebbe farvi cambiare idea! Storia epica e raccontata benissimo Un mondo di cose da fare oltre alla quest principale Tecnicamente a livelli molto elevati Legato a dinamiche un po' superate DS non sfruttato al meglio