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Eledees - Recensione

Cosa fareste se tutta l'energia del mondo scomparisse all'improvviso? Niente paura, la risposta ce l'ha Konami...

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   01/06/2007
Eledees - Recensione
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Scaramakai

Casualmente, il padre di Kai ha dimenticato a casa la capture gun, una specie di super liquidator dotato però della capacità di catturare gli anarchici Eledees; ed è ovviamente proprio questo lo scopo del gioco, al fine di riportare le cose alla normalità. Il gameplay si basa a livello di meccaniche su una versione edulcorata di quello degli sparatutto in prima persona; l’azione di svolge infatti attraverso gli occhi del giovane Kai, ed è possibile spostarsi all’interno delle ambientazioni tridimensionali con lo stick del nunchuck, ruotando invece lo sguardo spostando il puntatore tramite wiimote ai bordi dello schermo. A differenza però degli fps, nella produzione Konami non esiste nessuna minaccia per la propria vita, nè saremo costretti ad incontrare brutali nemici di dimensioni enormi. Al contrario, molto semplicemente, dovremo cercare e catturare tutti gli Eledees nascosti per le stanze della propria casa; alcuni di questi, i meno accorti, si potranno incontrare immediatamente mentre girovagano senza troppi problemi. Ma la maggior parte di essi tenderanno invece a nascondersi negli anfratti più remoti: dentro i vasi, dietro agli scaffali, sotto a pile di libri, appesi ai lampadari e via dicendo, per una lunga, lunga serie. Questo aspetto costituisce certamente una delle componenti più divertenti del gioco, dal momento che l’interazione con gli oggetti presenti nei diversi locali è davvero elevata e ben realizzata, pur poggiando su una fisica spesso e volentieri opinabile. Praticamente ogni singola cosa presente su schermo può essere presa, manipolata, ruotata, e infine lanciata, tutto tramite il versatile raggio della fondamentale capture gun. Nella maggior parte dei casi però, il simpatico (??) Kai non potrà prendersela troppo comoda, dal momento che per ogni livello sarà fornito un limite di tempo entro il quale raggiungere una determinata soglia energetica. Ogni creaturina catturata fornisce infatti qualche watt, e raggiungendone delle quantità prestabilite è possibile attivare alcuni oggetti elettrici come computer, aspirapolvere, giocattoli radiocomandati, forni a microonde eccetera. Tutto ciò al fine di scovare una diversa specie di Eledees, quelli gialli, coi quali aumentare la potenza della propria capture gun e di conseguenza la capacità di spostare e manipolare oggetti di maggior peso e dimensioni. Divertente? Senza dubbio, ed anzi le prime decine di minuti passate in compagnia del titolo Konami, superato il prolisso ed estenuante tutorial, rappresentano un’esperienza decisamente fresca, intrigante e coinvolgente.

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The power of love

Peccato che inevitabilmente un tipo di gameplay così semplice e che mostra tutto sé stesso fin dalle prime fasi di gioco tenda a diventare abbastanza rapidamente ripetitivo. Consapevoli di ciò, i programmatori hanno però cercato di rinfrescare la formula con alcune variazioni sul tema che in realtà tendono ad essere più un fastidio poco giustificabile che altro. Ci riferiamo alle limitazioni poste in determinati livelli, come per esempio la necessità di non fare troppo rumore o di non distruggere l’arredamento; oltre alle motivazioni illogiche (perchè non dovrei far rumore se in casa non c’è nessuno?), tali regole limitano e castrano l’aspetto più valido dell’esperienza offerta da Eledees, ovvero la possibilità di interazione libera e il divertimento legato, semplicemente, a rendere un campo di battaglia quelle che prima erano ordinatissime stanze di una normale casa. Per quanto riguarda la componente grafica, certamente Konami ha migliorato di parecchio tale aspetto rispetto alle primissime imbarazzanti apparizioni del gioco; ciò nonostante per l’ennesima volta ci troviamo di fronte una un gioco a “livello Gamecube”, e malgrado lo stile infantile e fumettoso adottato dai designer possa in parte giustificare la ridotta complessità poligonale e il livello di dettaglio, d’altra parte la pochezza delle texture e l’incostante frame rate rendono evidente una programmazione che avrebbe potuto certamente essere migliore sotto l’aspetto tecnico. Preferiamo non dilungarci troppo sul pessimo multiplayer, davvero da evitare, mentre merita un plauso il divertente edit mode, con cui è possibile creare i propri livelli all’interno delle ambientazioni già presenti, per poi inviarle via connect24 ai propri amici. Una aggiunta interessante capace di aumentare la longevità complessiva, altrimenti fin troppo ridotta dal momento che per arrivare ai titoli di coda bastano poco più di 5 ore complessive.

Eledees - Recensione
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Eledees - Recensione

Commento

Eledees è un gioco affascinante, che nelle prime ore di gioco è davvero in grado di coinvolgere e divertire, grazie ad un gameplay sì semplice ed immediato, ma anche appagante e intrigante. Peccato che tutto si esaurisca fin troppo in fretta, senza riuscire a fornire nuovi elementi in grado di tener vivo l’interesse sul lungo periodo. Un’occasione mancata quindi; ciò che rimane è un prodotto di certo non da bocciare, ma che avrebbe potuto essere decisamente migliore.

Pro

  • Concept originale e valido
  • Inizialmente molto divertente
  • Edit mode ottimo
Contro
  • Presto ripetitivo e troppo breve
  • Tecnicamente mediocre
  • Multiplayer pessimo

Secondo Konami, l’energia non viene prodotta prosaicamente tramite i metodi che siamo abituati a conoscere e abbiamo sempre studiato; al contrario, essa è in mano agli Eledees, simpatiche creaturine delegate a fornire luce elettrica, muovere le automobili, e in generale a far funzionare la maggior parte degli oggetti che ci circondano e che utilizziamo ogni giorno. Durante una notte buia e tempestosa qualcosa però cambia improvvisamente, lasciando tutti nel buio più profondo; a quel punto una coppia di scienziati, grandi esperti di Eledees, decide quindi di uscire di tutta fretta per scoprire la causa del grave black-out, lasciando solo a casa il figlioletto Kai. E indovinate un po’ di chi saremo chiamati a vestire i panni? Ma del marmocchio, ovviamente!