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Genji: Dawn of the Samurai

Dopo la saga di Onimusha, comincia una nuova serie ambientata nel Giappone feudale: sguainate le katane, è il turno di Genji.

RECENSIONE di La Redazione   —   22/12/2005
Genji: Dawn of the Samurai
Genji: Dawn of the Samurai
Genji: Dawn of the Samurai

Almost God-ly

Un fardello che ogni action-game su PlayStation 2 dovrà ormai sopportare, è il confronto volente o nolente con il titanico God of War. In questo caso, Genji si avvicina decisamente alla superlativa qualità del titolo Sony, venendo minato in un'ultima analisi proprio dalla sua stessa prepotenza grafica. Gli ambienti in Genji sono falsamente tridimensionali, come in Onimusha i modelli poligonali del protagonista e dei suoi avversari combattono in ambientazioni prerenderizzate, ma di enorme qualità visiva: varie, dettagliatissime e riccamente animate, le location sono una gioia per gli occhi e rendono ogni stage una piacevole scoperta. Lo stesso vale per i modelli poligonali, anche se appare chiaro fin dalle prime battute che la massima importanza è stata data a Yoshitsune: costruito con più poligoni, e vestito con le armature graficamente più elaborate del gioco (in Genji le armature e le armi trovate o indossate, una volta equipaggiate, sono visibili e differenziate), il nostro eroe gode anche di un numero maggiore e più fluido di animazioni, che stona un po' con quelle legnose ed esageratamente pesanti di Benkei, che sembra così rilegato al ruolo di macchietta assolutamente secondario che avevano avuto già i comprimari dei protagonisti di Onimusha 2 e Onimusha 3. Il prezzo da pagare per l'orgia grafica attraverso la quale si presenta Genji è un calo del frame rate piuttosto fastidioso che si verifica sopratutto affrontando più di due o tre nemici per volta, o in occasione dei boss-fight più spettacolari: questa moviola involontaria puo' essere occultata dal Kamui, ma resta comunque visibile e motivo di disappunto. Il comparto tecnico, già ottimo, viene comunque esaltato in particolare dal lato sonoro: le musiche sono di altissima qualità, tipicamente giapponesi ed assolutamente adatte ad ogni momento dell'azione, sia esso una battaglia o una cutscene; d'altra parte il doppiaggio colpisce per la scelta di mantenere i dialoghi giapponesi, fornendo dei sottotitoli in inglese, al fine di mantenere una sorta di "atmosfera" realistica: scelta forse non completamente condivisibile, ma di sicuro effetto.

Genji: Dawn of the Samurai
Genji: Dawn of the Samurai
Genji: Dawn of the Samurai

Programmato praticamente da una costola della Capcom, il team Game Republic di Okamoto, Genji è ispirato a Onimusha in modo quasi imbarazzante. Il Giappone feudale, una perfida tirannia, avversari soprannaturali, poteri magici, duelli all'arma bianca... il tutto amalgamato in un breve action-game dalla trama lineare e pretestuosa: settecento anni fa, in Giappone spadroneggiava la potentissima famiglia degli Heishi, in possesso delle arcane pietre conosciute come Amahagane, in grado di conferire a chi le stringe poteri sovrumani; ovviamente la famiglia Heishi, corrotta dal potere delle pietre, mette a ferro e fuoco il Paese alla ricerca di altre Amahagane che possa consentirle di ottenere sempre maggior potere, e il destino vuole che il nostro giovane protagonista possieda proprio uno di questi magici cristalli. Nei panni di Yoshitsune, dovremo quindi viaggiare alla ricerca di altre Amahagane prima che gli Heishi possano metterci le loro avide mani sopra, allo scopo di ottenere a nostra volta un potere tale da metter fine una volta per tutte al dominio degli Heishi. Al nostro fianco, il possente monaco Benkei; nella nostra mano, la nostra fida katana...

Pur non ponendosi all'altezza di mostri sacri come God of War od Onimusha, Genji è un ottimo ma purtroppo ripetitivo action-game che saprà sicuramente soddisfare in particolare gli amanti della trilogia fantasy-medievale Capcom. La meccanica ludica intrigante è il fulcro di un titolo forse fin troppo interrotto da sequenze narrative che ne smorzano il ritmo, rendendolo anche più breve di quanto già non sia: l'equilibro tra azione e narrazione è quindi scarsamente rispettato, e la trama non è neanche particolarmente avvincente, benchè sicuramente valida. Il comparto tecnico è ottimo, però i frequenti cali del frame-rate, sopratutto in un titolo del genere, sono decisamente spiacevoli. Tuttavia l'eccellente qualità visiva generale e la fantastica colonna sonora riescono a farli perdonare. Un apprezzabile inizio per una saga che vedrà il suo sequel apparire sulla futura Playstation 3.

Pro

  • Graficamente ottimo
  • Colonna sonora molto valida
  • Gameplay avvincente...
Contro
  • ... ma estremamente ripetitivo
  • Frequenti cali del frame-rate
  • Davvero troppo breve

Slice'n'Dice

Nonostante la parvenza di RPG che Genji riesce ad assumere in parecchi frangenti, a cominciare dal guadagno di punti esperienza che permette il level-up dei nostri due eroi e il conseguente miglioramento dei loro attributi psico-fisici, non bisogna lasciarsi ingannare: Genji è un action-game nudo e crudo, dove la storia non è altro che un invadente pretesto che giustifica l'affettamento indiscriminato di dozzine di nemici. Passando da uno stage all'altro attraverso una sorta di "mappa", il giocatore puo' scegliere se affrontare determinate missioni nei panni di Yoshitsune o Benkei, conscio che nonostante le differenze di gameplay minime, la selezione di uno o l'altro personaggio influenzerà l'esplorazione completa di una location: a volte la forza bruta di Benkei puo' sfondare porte e pareti, per esempio. La possibilità di scegliere il proprio eroe di stage in stage tuttavia non incide quasi minimamente sul gameplay, in quanto il sistema di gioco e di combattimento resta il medesimo: un tasto deputato all'attacco singolo o ripetuto, un tasto per i colpi più potenti e così via, con la possibilità di eseguire delle semplici combinazioni ai danni degli sventurati nemici. Tutto qui? Beh, no. Ovviamente le similitudini con Onimusha proseguono, nella forma del Kamui: sconfiggendo i vari nemici, si caricherà una barra apposita collegata idealmente all'Amahagane che una volta riempita permetterà di attivare appunto il Kamui, ovvero una sorta di modalità in slow-motion in cui ad ogni animazione d'attacco di un nemico potremo far coincidere un devastante e inarrestabile contrattacco, in molti casi semplicemente letale. I vari stage diventano quindi un escalation di combattimenti mirata al riempimento della barra del Kamui, che una volta attivato trasformerà il resto dell'azione in un lento balletto di morte, che nel caso degli spettacolari boss sarà anche l'unico modo per uscire indenni dalla battaglia. Per quanto esaltante e spettacolare, il Kamui è l'unica cosa che rende singolare Genji, e la sua ossessiva ripetitività di stage in stage, spesso peraltro interrotti da sequenze narrative non interattive di dubbio interesse, rende la fruizione del progetto del team Game Republic a dir poco monotona, considerando anche l'esigua durata dell'avventura.