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Hunt: Showdown, la recensione

Il nuovo di Crytek è un PvPvE con atmosfere da survival e una tecnica eccellente: la nostra recensione di Hunt: Showdown

RECENSIONE di Luca Olivato   —   05/09/2019

Dopo diversi mesi in fase di accesso anticipato su Steam, è finalmente uscito il nuovo gioco di Crytek. La software house di Crysis ha vissuto un periodo critico dopo l'interruzione della partnership con Electronic Arts, vedendosi costretta a chiudere diversi studi di produzione pur di rimanere in piedi. Gli sforzi per tornare a macinare utili non potevano più indirizzarsi sul classico first person shooter in single player, un genere che non gode più della popolarità di un tempo, e sono stati rivolti ad un bacino d'utenza più ampio, quello dei cosiddetti battle royale, reinterpretati secondo lo stile e i gusti dei fratelli Yerli. Hunt: Showdown, di cui leggete la recensione, è quindi un titolo esclusivamente multiplayer caratterizzato da delle dinamiche interessanti, visto che miscela modalità cooperativa e competitiva ad atmosfere da survival horror: un PvPvE vero e proprio paradiso per gli streamer di Twitch.

Le regole del gioco

La partita classica è chiamata Cacciatore di taglie e prevede la partecipazione di un massimo di dodici giocatori in squadre da una, due o tre persone. Si comincia ai bordi della mappa; grazie ad una visuale eterea (attivata la quale si perde percezione del mondo reale, rimanendo potenzialmente in balia degli avversari) si riescono ad evidenziare tre fuochi sulla mappa, ciascuno dei quali contiene un indizio sulla posizione del mostro finale. Queste zone sono sorvegliate da zombie ed altre letali mostruosità; una volta liberate ed ottenute le informazioni si passa al punto successivo, fino a quando viene localizzato il boss. Dopo averlo raggiunto lo si deve abbattere, recuperarne le spoglie attraverso un rituale e riportarle a un punto di estrazione per riscuotere la taglia. Spiegata in questo modo sembra piuttosto semplice, ma bisogna specificare che i non-morti spuntano dagli angoli più impensabili, il rituale dura una vita e soprattutto ci sono altre persone che non vedono l'ora di lasciar fare il lavoro sporco al povero malcapitato per poi freddarlo e incassare il bottino. La prima parte delle partite è caratterizzata da ritmi piuttosto frenetici, anche se la presenza di alcuni morti viventi molto "antipatici" e la costante penuria di munizioni persuade ad evitare le sparatorie a tutti i costi. La tensione comincia a salire con i duelli contro i boss, dove è richiesta una buona intesa per non perdere troppa vita. A quel punto, anche se la posizione non fosse ancora nota agli altri giocatori, diverrà immediatamente riconoscibile a causa del rumore delle armi da fuoco. Attirati come api dal miele, gli avversari umani non aspettano altro che il team abbia eliminato l'obbiettivo e non sarà raro, all'uscita del fienile teatro dello scontro principale, trovarsi un proiettile di un cecchino nemico conficcato in fronte.

Hunt: Showdown, la recensione

Preda e cacciatore

In questa fase il cacciatore diventa preda e ogni passo deve essere ragionato per raggiungere incolumi la via di fuga. Chi porta la esequie ha un piccolo vantaggio: può visualizzare per pochi secondi la posizione degli altri cacciatori, ma la strada per l'extraction point è lunga e piena di pericoli. Difficile descrivere le sensazioni che si provano diventando preda: ogni rumore può essere fonte di pericolo e si è costantemente combattuti tra la voglia di darsela a gambe levate e quella di mantenere un basso profilo per non essere individuati. Quando un membro della squadra viene ferito a morte non è eliminato dalla partita, né può essere graziato, ma resta in standby (anche diversi minuti), sino a quando il compagno non lo recupera (se ce la fa e se rimane in vita). Ogni volta che si viene "resuscitati" diminuisce in modo permanente una delle tre tacche di vita, il che significa che si potrà essere salvati al massimo due volte. Le partite Bounty Hunt possono durare al massimo un'ora e una squadra può ritirarsi senza per forza dover essere eliminata. C'è una seconda modalità denominata Cacciatore di Taglie che è una sorta di tutti contro tutti (non c'è il team play e non si può utilizzare un cacciatore esistente, ma tutti iniziano con dei personaggi base), in cui raggiungere quattro check-point per redimersi e purificarsi.

Hunt: Showdown, la recensione

Un set di regole articolato

La partita inizia scegliendo un cacciatore da una lista generata casualmente. Nel proprio "roster" se ne possono reclutare sino a cinque, ciascuno caratterizzato da livello di salute, equipaggiamento e abilità passive. I più "scarsi" sono gratuiti, mentre quelli di livello superiore possono essere acquistati con i Dollari Hunt, una delle due valute usate nel gioco. Ci sono diversi modi per ottenerli: naturalmente il più semplice è quello di vincere le partite, ma se ne guadagnano anche completando alcuni incarichi (ad esempio rivelando gli indizi, uccidendo certi tipi di mostri, ecc). Il cacciatore non è un personaggio permanente: da un lato è possibile potenziarne alcune abilità mediante l'accumulo di esperienza ottenuta partecipando alle missioni, ma una volta ucciso verrà perso per sempre. In questo modo si potrebbe essere portati ad abbandonare il gioco prima della fine per salvare la pellaccia all'adorato avatar, piuttosto che rischiare di perdere definitivamente i faticosi sforzi. Ad ogni modo c'è un'altra statistica che invece è permanente: si tratta della Bloodline, ossia dell'esperienza complessiva del giocatore e viene alimentata dal livello del cacciatore. Man mano che aumenta diventano disponibili nuove abilità, equipaggiamenti ed armi, acquistabili tramite i dollari hunt. Va da sé che anche l'equipaggiamento viene perso con la morte, quindi il timore di tirare le cuoia è ulteriormente amplificato da questa scelta. Non bisogna comunque credere che i cacciatori di livello più elevato siano eccessivamente favoriti: non solo le migliorie possono essere minime, ma una volta raggiunto il tetto massimo (o anche prima) il titolo spinge il giocatore a sacrificare l'avatar per fornire esperienza extra alla blood line.

Hunt: Showdown, la recensione

L'arsenale

Ci sono quattro categorie di armi: a una o due mani, da mischia o da fuoco, naturalmente coerenti con il periodo storico preso in considerazione, per cui troveremo fucili iconici come il Lebel Model 1886, il Mosin-Nagant M1891, il LeMat Mark II Revolver. Cadenze di fuoco e capacità dei caricatori sono distanti anni luce da quelle a cui ci hanno abituato titoli di ispirazione più contemporanea, e questo si riflette in un sparatorie molto più ragionate, dove sbagliare un singolo colpo può significare rimanere in balia degli avversari per gli interminabili secondi richiesti per ricaricare l'arma. Per questo è consigliabile essere certi di colpire l'avversario prima di premere il grilletto, magari avvicinandosi di soppiatto senza essere scoperti. Per tale motivo spesso e volentieri ci si affida all'arma bianca il cui utilizzo, pur essendo limitato dalla barra di energia, ha diversi punti a favore, primo tra tutti quello di non fare rumore. Sotto il cappotto di un cacciatore non possono mancare fondamentali consumabili, come bombe, candelotti di dinamite, molotov, medipack e siringhe per ripristinare la vitalità. Gli zombie sono piuttosto facili da abbattere: uno o due colpi alla testa sono sufficienti per sbarazzarsene, a parte alcuni casi in cui si preferirà passare alla larga per evitare complicazioni. Il loro compito, oltre a quello di spaventare, nascondendosi spesso in punti difficilmente visibili, è quello di far esaurire le munizioni e allertare chi si trova nei paraggi a causa del rumore delle armi da fuoco. Allo stato attuale troviamo solo tre boss: l'aracnide, il macellaio e l'assassino, ciascuno con schemi d'attacco e vulnerabilità specifiche. Per quanto abbatterli in solitaria non sia immediato, il tasso di sfida che propongono è livellato verso il basso, visto che attaccano il giocatore con sporadicità, dandogli tempo di curarsi e prepararsi al contrattacco.

Hunt: Showdown, la recensione

Realizzazione sopraffina

La realizzazione tecnica è stato uno dei tratti distintivi di Crytek sin dal debutto con Far Cry, e Hunt Showdown non solo non fa eccezione, ma si prefigura come uno dei titoli online più belli in assoluto. Abbandonate le isole tropicali e le ambientazioni futuristiche dei Crysis, la software house ha deciso di condurci nelle pianure acquitrinose della Louisiana di fine '800, con scenari presi di peso da grandi classici della cinematografia (12 Anni Schiavo, The Hateful Eight) e realizzati in modo fantastico, a partire dagli specchi d'acqua per passare alle conformazioni dei villaggi, tutti immediatamente riconoscibili pur essendo accomunati dall'ambientazione tipica degli Stati Uniti meridionali. Le partite si possono svolgere di giorno, di notte o in condizioni di nebbia, con modi di approccio che cambiano radicalmente grazie alla convincente implementazione degli effetti ambientali. Diversi elementi dello scenario non solo rendono più ricche di tensione le ambientazioni, ma sono anche importantissimi nascondigli, come le tende o le piantagioni di canna da zucchero. Al contrario i vetri rotti sul pavimento di un saloon, le campanelle appese alla porta di una chiesa, il ronzio di un generatore che alimenta i lampioni del villaggio, sono fonti di rumore che si dovrebbero evitare per non essere scoperti dagli avversari. Il merito va allo strepitoso audio binaurale, grazie al quale si riesce a percepire chiaramente la direzione da cui provengono gli avversari umani, pur non potendo, per gli ovvii limiti dell'orecchio umano, individuarne la posizione precisa. Molto interessante anche il modo in cui è stata implementata la chat vocale: il compagno ci può sentire solo se gli siamo abbastanza vicini e, allo stesso tempo, le comunicazioni sono udibili da tutti i giocatori nei paraggi. Un plauso al main theme, talmente bello che ve lo ritroverete come un tarlo nel cervello dopo pochi ascolti.

Hunt: Showdown, la recensione

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit
  • Processore: AMD Ryzen 7 2700X
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 2080

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 64bit
  • Processore: Intel Core i5-4590 o AMD Ryzen 3 1200
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660 TI o AMD Radeon R7 370
  • DirectX: Versione 11
  • Rete: Connessione Internet a banda larga
  • Memoria: 20 GB di spazio disponibile
  • Scheda audio: DirectX compatible audio card

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit
  • Processore: Intel Core i5-6600 o AMD Ryzen 5 1400
  • Memoria: 12 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 4 GB o AMD Radeon R9 390X

Problemi tecnici

Purtroppo non mancano quei bug tecnici che affliggono questo genere di giochi nelle prime settimane dal lancio. Parliamo in particolare dei tempi di latenza e soprattutto dell'instabilità dei server che possono portare a interruzioni del gioco con conseguente ritorno al desktop. In un classico titolo multiplayer si potrebbe soprassedere su questi problemi; in Hunt Showdown è decisamente più difficile perché il crash comporta la morte del cacciatore con la conseguente perdita di tutti i progressi che sino a quel momento si erano faticosamente ottenuti. L'interfaccia dei menù è macchinosa e ricca di inutili ramificazioni. Serve senza dubbio un lavoro di snellimento che permetta di navigare più agevolmente tra i vari "tab" e di prepararsi con altrettanta rapidità ad una nuova partita. C'è poi la presenza di microtransazioni che fortunatamente impattano solo sulla componente estetica. Sbloccare nuovi costumi comporta la spesa di Blood Bounds che possono essere ottenuti (anche) pagando con moneta reale. Un ultimo appunto sui requisiti di sistema: il CryEngine 5 è una vera macchina da guerra, ma per poterla guidare serve un sistema all'avanguardia. Schede video come la GeForce 1050Ti o la Radeon RX 580 sono il mimino per una qualità di dettaglio media in FullHD, ma per potersi spingere sui 2K al massimo livello ed un frame rate decoroso dovrete affidarvi almeno ad una 1080.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (23)
8.3
Il tuo voto

Hunt Shodown è un titolo eccellente sotto quasi tutti i punti di vista. La morte permanente del cacciatore potrebbe far storcere il naso ad alcuni giocatori, ma una volta entrati negli schemi del gioco di Crytek si riesce a convivere con questa scelta, lasciandosi prendere dalla tensione trasmessa dalle lugubri ambientazioni, dai macabri effetti sonori e dalla paura di poter essere impallinati ad ogni momento.

PRO

  • Audio di alto livello
  • Grafica come da tradizione
  • Le partite generano un alto livello di tensione nel giocatore

CONTRO

  • Server instabili
  • Requisiti importanti
  • Interfaccia macchinosa