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Una promessa stellare

Dopo Wing Commander, Starlancer e Freelancer il desiderio di Chris Roberts di esplorare lo spazio è ancora bruciante

ANTEPRIMA di Mattia Armani   —   31/10/2012

Uno dei concetti più affascinanti - e deliranti - di Starship Troopers, triviale romanzo fantascientifico di Robert Heinlein, è la cittadinanza, uno status sociale che può essere ottenuto servendo la patria e che garantisce ai soggetti giuridici il pieno diritto di votare. Chris Roberts ha recuperato lo stesso concetto per coinvolgere nel suo nuovo universo i giocatori che, affrontando la campagna, potranno ottenere la qualifica di cittadini. Ma non si tratta di una strada obbligatoria. In Star Citizen, il cui nome è appunto legato alla cittadinanza, la dimensione sociale personale sarà liberamente definibile e sarà possibile opporsi al sistema imposto vestendo i panni del pirata senza scrupoli o dell'indipendente. Per ora si tratta di una promessa e non di un fatto, vista la mancanza di prove effettive, ma se quanto dichiarato dal team di sviluppo diverrà realtà, il mondo delle simulazioni spaziali si appresta finalmente a compiere quel tanto atteso passo in avanti che ha costretto un genere un tempo di spicco a restare ingiustamente relegato in una nicchia.

Una promessa stellare

Gli ingredienti che servono oggi, non solo ai titoli spaziali, sono la complessità strutturale e la semplicità di accesso con una doppia anima single e multiplayer, capace di spingere al massimo entrambi i campi. Su carta Star Citizen include tutto questo e molto altro, integrando una campagna separata, missioni single player, cooperativa e battaglie da cento giocatori in un ecosistema regolato da un'economia globale, bilanciata ed interconnessa come nei migliori MMO. Una vera promessa stellare che ci fa sognare, per la prima volta dopo tanti anni, stelle lontane e peripezie celesti, lanciandoci, per ora solo con l'immaginario, ben oltre i Bastioni di Orione, la dove nemmeno Han Solo è mai arrivato prima.

Un vero universo videoludico

L'universo persistente di Star Citizen, che dovrebbe essere disponibile sei mesi dopo il lancio del titolo, sarà solo una parte dell'equazione. E il fatto di non essere un MMO nudo e crudo garantirà al titolo alcuni vantaggi come l'assenza di una sottoscrizione. Certo, le battaglie saranno limitate a un numero prefissato di giocatori, con alcuni slot comunque riservati per gli alleati chiamati attraverso il sistema di telecomunicazioni dell'astronave, ma la possibilità di creare istanze dinamiche, con un sistema simile al matchmaking, dovrebbe garantire prestazioni migliori e necessità di banda accettabili. D'altronde Chris Roberts ha deciso di puntare in alto per quanto riguarda il comparto tecnico. Come cita il trailer, Star Citizen è un gioco creato con l'intenzione di sfruttare all'osso i PC attuali e, secondo Roberts, il dettaglio sarà incredibilmente superiore a quello dei titoli attuali grazie a una versione del CryEngine 3 modificata. Si parla di 100.000 poligoni per i personaggi, che non sappiamo ancora se avranno un ruolo fisico nelle meccaniche di gioco, di 300.000 per le astronavi e di ben 7 milioni per le navi di grossa taglia che potranno arrivare alla lunghezza di un chilometro.

Una promessa stellare

Tutto questo, sempre stando alle promesse, senza caricamenti o perdita di dettaglio sulla distanza. I requisiti minimi si limitano a una GTX 460, ma servirà una 670 per arrivare quasi al massimo e, probabilmente, una 680 per non avere problemi prestazionali. Per fortuna, tra due anni, la schede attualmente al top di gamma saranno finalmente calate di prezzo consentendo a più persone di potersi avvcinare al titolo. Un altro vantaggio delle tre anime (single, multi e MMO) di Star Citizen è quello di consentire l'esistenza di server privati con la possibilità di giocare in single player, o con gli amici, nell'universo open world, potendo personalizzare buona parte dell'esperienza grazie alla completa apertura ai mod. Alcune creazioni dei modder, a seconda della popolarità, potrebbero capitare anche nei server ufficiali che godranno anche di corposi update. Chris Roberts, però, non vuole basare l'evoluzione del titolo su una sfilza di DLC a cadenza prestabilita bensì su update numerosi, da rilasciare all'incirca ogni due settimane, che tengano conto delle azioni dei giocatori, aggiungano informazioni al titolo e celebrino gli avvenimenti più importanti. L'esplorazione, infatti, non consentirà solo di dare il proprio nome ad anomalie e salti iperspaziali, ma permetterà al giocatore di vendere le coordinate a caro prezzo, come succedeva con le visionarie rune di teletrasporto di Ultima Online. Attualmente Star Citizen è al centro di una campagna di finanziamento, arrivata a quasi 1.3 milioni di dollari, lanciata direttamente sul sito RobertsSpaceIndustries.

Una promessa stellare

Parallelamente il progetto si avvale una campagna Kickstarter che ha raccolto, in soli 4 giorni, i 500 mila dollari fissati come obiettivo. Lo sviluppo del titolo durerà due anni, oltre a quello già trascorso, ma tra poco più di 11 mesi sarà aperto un alpha test riservata a chi ha versato un contributo sufficiente a preordinare il titolo. Presumibilmente, a un anno da oggi, ci troveremo a combattere battaglie spaziali in piena regola ma senza poter usufruire di tutte le feature online che saranno implementate tra circa 30 mesi, ovvero a sei mesi di distanza dal lancio delle versione base del titolo. Dunque, restando nel campo delle supposizioni, durante la alpha potremo provare il sistema di guida che, stando alle promesse, sarà estremamente avanzato e al contempo intuitivo e simile a quello di Wing Commander. Tra le feature promesse troviamo fisica newtoniana applicata a tutti gli oggetti spaziali, gestione indipendente delle varie componenti delle astronavi e comandi complessi, basati sulla tecnologia Fly-by-wire installata negli F35. In sostanza i controlli dovrebbero essere agili pur consentendoci di avvertire ogni piccola modifica che verrà determinata, dal sistema di gestione della fisica, in relazione ad ogni potenziamento installato e per ogni elemento danneggiato dai colpi nemici.

Unico limite: le stelle

La creazione di un universo credibile passa senza dubbio per una economia complessa che, tra l'altro, è un importante propulsore per il gameplay. Per economia complessa si intende un sistema che sia in grado di valutare la disponibilità di un materiale in una determinata stazione tenendo conto dei trasporti effettuati e dei materiali raccolti e venduti dai giocatori. I prezzi, inoltre, saranno più bassi nei sistemi centrali, dove i corrieri potranno contare sulla protezione della legge, e saranno invece elevati laddove orde di pirati renderanno il commercio una questione di vita o di morte. L'economia del gioco includerà anche le assicurazioni, fondamentali per non perdere la propria nave quando sconfitti. Anche queste avranno tariffe più ragionevoli nelle zone più sicure e decisamente più elevate nelle aree più rischiose.

Una promessa stellare

Una vera simulazione insomma, che, come nel migliore degli immaginari fantascentifici, include anche la possibilità di gironzolare per i ponti delle astronavi più grandi e di fare da semplici passeggeri o da cannonieri nel caso di un attacco. In sostanza Star Citizen promette una campagna in piena regola chiamata Squadron 42 condita con cooperativa, single player offline, single player open universe, server persistenti, economia globale, modding, customizzazione della propria astronave, esplorazione, fazioni, grandi battaglie, commercio, furto, omicidio e, come ciliegina sulla torta, con la possibilità di riposarsi nel salotto della propria astronave mentre un compagno si occupa dei comandi. Il tutto, tra l'altro, infiocchettato da un comparto grafico di primo piano e completo di adattamento in inglese, francese, tedesco e spagnolo che si estenderà successivamente ad altri idiomi. Per ottenere un risultato ottimale, secondo Chris Roberts, servono 5 milioni di dollari (ma ne bastano 2 perchè il progetto vada comunque in porto) che superano di 2.5 milioni la cifra attualmente chiesta attraverso i finanziamenti dal basso. L'obiettivo è senza dubbio alla portata degli sviluppatori, grazie alla campagna aggiuntiva su Kickstarter, ma, nel caso in cui l'entusiasmo si riveli al di sotto delle aspettative, il team di sviluppo è pronto a rilanciare nuove campagne di raccolta fondi e ha a disposizione anche finanziatori di riserva per raggiungere in ogni caso l'obiettivo che si è preposto. Una dimostrazione di volontà rara nel mondo videoludico odierno che ci rassicura, almeno in parte, sull'effettiva plausibilità di una formula decisamente ambiziosa se paragonata con la media delle produzioni videoludiche.

CERTEZZE

  • Un'esperienza completa sotto tutti i punti di vista
  • Tecnologia all'avanguardia
  • Combattimento spaziale di alto livello

DUBBI

  • Basteranno due soli anni di sviluppo?
  • A volte, chi troppo vuole nulla stringe