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Destiny vs The Division: chi vince?

Abbiamo cercato di trovare un vincitore in questo difficilissimo confronto. Meglio la space opera di Bungie o il thriller moderno di Massive?

SPECIALE di Pierpaolo Greco   —   29/04/2016

Archiviata definitivamente la tipica sbronza post-uscita che contraddistingue le prime settimane di vita di un videogioco molto atteso, crediamo sia giunto il momento di tornare a fare delle considerazioni più complete e generali su Tom Clancy's The Division. Dopo averne discusso abbondantemente su queste pagine e proprio di recente anche in seguito all'uscita della corposa patch di aggiornamento contenente la prima incursione, è innegabile che il progetto di Ubisoft e Massive Entertainment abbia generato un interesse incredibile, probabilmente anche al di sopra delle aspettative di publisher e sviluppatore.

Destiny
Destiny
The Division
The Division

E solitamente quando c'è tanto interesse, c'è sempre anche molto dibattito e una quantità enorme di discussioni tra le classiche due fazioni di adoratori e denigratori che circondano i videogiochi più "mass market". Una parte di questa disputa ha riguardato l'inevitabile confronto con l'altro progetto dalla forte natura online e ugualmente basato su un mondo persistente: Destiny di Bungie. C'è chi preferisce l'uno, chi l'altro, chi ancora non ha deciso pur avendo trascorso centinaia di ore su entrambi i prodotti e noi, nel nostro piccolo, abbiamo voluto partecipare al confronto attraverso questo lungo speciale. Prima di cominciare però, è doveroso dare alcune indicazioni. Prima di tutto abbiamo deciso di impostare l'articolo tenendo conto dei risultati raggiunti dai due giochi ad oggi. Ci rendiamo conto che in questo modo il dibattito potrebbe apparire impari, considerato che Destiny è sul mercato da un anno e mezzo mentre The Division deve ancora compiere due mesi d'età, ma d'altra parte non ci sembrava neanche molto intelligente valutare il prodotto di Bungie come era a due mesi dalla sua uscita. In primis perché non è così semplice recuperare la tabella di marcia dei contenuti senza il rischio di incorrere in qualche dimenticanza, e poi perché vogliamo che il nostro confronto sia utile per chi oggi deve operare una scelta o comunque ha voglia di discutere in merito. Ed è quindi essenziale tenere conto di quello che oggi si trova sul mercato. D'altra parte chi vuole comprare uno dei due titoli farà la sua scelta sulla base dell'offerta odierna e non su qualche ipotesi scritta e pensata a tavolino. Inoltre, la stesura dello speciale non sarebbe stata possibile senza il contributo di numerosi giocatori e di una manciata di redattori con cui siamo entrati in contatto per confrontarci e che hanno investito centinaia di ore della propria vita su entrambi i giochi. In particolare dobbiamo ringraziare i ragazzi della gilda Morte al Criptarca di Destiny. Ciononostante lo scontro che segue, pur avendo l'obiettivo di essere il più oggettivo possibile, rimane espressione del parere personale di chi scrive e per questo motivo vi invitiamo a dirci la vostra nei commenti tenendo a mente che questo speciale è un punto di partenza per discutere in modo approfondito delle varie componenti in cui abbiamo suddiviso la nostra valutazione dei due videogiochi.

Meglio Destiny o The Division? Ecco il nostro parere... ma il vostro qual è?

La storia

The Division ha la tipica ambientazione da thriller fantapolitico, sembra estratto da un qualsiasi romanzo di Michael Crichton o, ovviamente, Tom Clancy: un virus letale ha colpito le città più popolose degli Stati Uniti e i pochi sopravvissuti si sono organizzati in bande dagli intenti più o meno criminali con l'obiettivo di dominare gli agglomerati urbani. La trama è banale nella sua attualità, poco incisiva e priva di momenti realmente epici o di personaggi memorabili in grado di rimanere impressi nelle menti dei giocatori.

The Division
The Division

Allo stesso tempo però il titolo ha un suo preciso arco narrativo: completo, ben comprensibile e soprattutto in grado di restituire un senso di completezza una volta raggiunto il massimo livello. Inoltre, lo svolgersi delle missioni è legato a doppia mandata a una ricostruzione incredibilmente credibile di New York e dei suoi scenari più iconici: il giocatore è guidato per mano a scoprire un ambiente denso e in qualche modo persino familiare, mentre le vicende raccontate soddisfano qualsiasi volontà di approfondimento lasciando lo spazio alle manie da collezionismo. Destiny è l'esatto opposto: il senso che trasmette è quello tipico di un'opera incompiuta, probabilmente pensata da più teste e tagliata da troppe mani. L'arco narrativo passa fin da subito in secondo piano, sembra lasciare appese moltissime sotto-trame laddove i suoi personaggi sono invece caratterizzati in modo splendido, trasudano carattere e personalità. La storia è complessa da seguire perché eccessivamente spezzettata e per tutti quelli che vogliono capirci qualcosa, la strada è soltanto una, la più scomoda: passare attraverso dei collezionabili che non possono essere letti e analizzati nel gioco ma obbligano alla navigazione di un sito esterno. Mai una scelta può essere peggiore per qualsiasi MMO che si rispetti.
Vincitore: The Division

Il processo di leveling

Qui i due titoli tendono sicuramente ad avvicinarsi: entrambi sono infatti fortemente sbilanciati verso l'uccisione pura e massiccia dei nemici e lo spostamento di zona in zona è un mero pretesto per affrontare avversari di forza crescente. The Division è però più vario nella sua struttura che sembra unire, con successo, la meccanica theme park degli MMORPG più blasonati (World of Warcraft su tutti) alla tipica densità esplorativa di un Assassin's Creed qualsiasi.

The Division
The Division

Questa libertà d'azione unita a una distribuzione impeccabile di collezionabili e attività secondarie talvolta legate alla pura esplorazione, restituiscono una maggiore sensazione di varietà nelle cose che si possono effettivamente fare. E lo stesso vale anche per le missioni principali legate alla trama che offrono scenari ben distinti e caratterizzati nonostante l'ambientazione sia limitata alla sola New York, sono tendenzialmente più lunghe e meglio scadenzate nell'azione. Destiny sembra offrire un'esperienza più slegata, quasi compartimentata, con le quest completamente separate le une dalle altre in scenari e ambienti "a tenuta stagna": ci si sposta da un punto al successivo tramite troppi caricamenti che inevitabilmente spezzano l'azione e la sensazione risultante è quella tipica di un gameplay polverizzato, dove sembra mancare un vero filo conduttore e risultano assenti anche degli stimoli verso la pura esplorazione degli scenari. Con i contenuti introdotti ne il Re dei Corrotti gran parte di questa sensazione è smorzata, ma questi non vanno purtroppo a sostituire i primi 20 livelli di gioco e iniziare direttamente dal livello 25 come "permesso" dall'espansione è davvero uno spreco. Inoltre in The Division si percepisce maggiormente il senso di progressione man mano che si livella: il proprio avatar diventa concretamente più forte perché aumentano le cose che può fare, le sue abilità e capacità e di conseguenza cambia sensibilmente anche il modo in cui si gioca man mano che ci si avvicina e si raggiunge l'end game. In Destiny questa sensazione è molto meno palpabile e più legata alla semplice raccolta di equipaggiamento migliore da indossare e che si "limita" a renderci più resistenti e in grado di arrecare danni maggiori.
Vincitore: The Division

Il gameplay shooter

Un aspetto dove è veramente facile notare in modo netto il vincitore è sicuramente nella componente shooting dei due giochi a confronto. Quando si inizia a sparare, Destiny è semplicemente superiore senza alcun sé o ma. L'eredità di Halo e più in generale tutto il DNA di Bungie innervano alla perfezione l'MMO spaziale e generano un grado di soddisfazione enorme nel preciso istante in cui inizia a premere il grilletto del pad.

Destiny
Destiny

Moltissimi giocatori sono riusciti a passare sopra le limitazioni e i problemi del primo anno di Destiny proprio grazie al divertimento primordiale provato nello scaricare i caricatori sui nemici. La fluidità dell'azione, l'acume tattico, la precisione degli hitbox, la grande strategia che può essere applicata nell'uso delle armi e delle super restituiscono un feeling ben preciso che identifica in un attimo le sparatorie di Destiny. E tutto questo senza citare la verticalità degli spazi che talvolta riescono persino a rendere il gioco una sorta di platform con elementi da shooter, restituendo ulteriore respiro a una meccanica che funziona in modo impeccabile. Bisogna riconoscere a Massive Entertainment la grande capacità di aver realizzato un sistema di coperture veramente immediato, semplice da utilizzare, reattivo e soprattutto che si "incastra" molto raramente, probabilmente addirittura all'altezza del capostipite moderno di questa feature, Gears of War, ma concretamente The Division con i suoi nemici che troppo presto diventano delle spugne di proiettili assolutamente irrealistiche non ce la può proprio fare a spuntarla in questo confronto.
Vincitore: Destiny

La componente ruolistica

Se pure in The Division manca completamente il sistema di classi che invece possiamo trovare in Destiny, a discapito di quella rigiocabilità imposta in modo scaltro dallo sviluppatore, è indubbio che a livello di variabili su cui è possibile operare, il lavoro di Massive è estremamente più complesso e approfondito dell'opera di Bungie.

The Division
The Division

Il videogioco ambientato a New York può contare su un quantitativo enorme di valori su cui il giocatore può sbizzarrirsi e fin dalle sue prime dimostrazioni pubbliche, sono stati in moltissimi a stupirsi della componente ruolistica alla base del suo gameplay e che al momento dell'annuncio nessuno si aspettava essere così complessa e stratificata. Ci sono le modifiche per le armi, le abilità, i talenti e tre diverse statistiche che è possibile gestire direttamente attraverso l'equipaggiamento, oltre a un mare di bonus e resistenze da acquisire e valutare. Tutto è inoltre ben spiegato e perfettamente amalgamato con la fase di crescita in modo tale che il giocatore percepisca una crescita fluida del suo personaggio e completamente interconnessa con il progresso della storia. Destiny invece si limita soltanto ad accennare il suo substrato da gioco di ruolo: il meta-game è estremamente complesso da comprendere interamente, almeno fino a quando il giocatore non ha maturato un numero di ore consistente e soprattutto ha iniziato a migliorare la sua conoscenza sfruttando canali esterni al gioco. Inoltre gran parte della crescita passa attraverso l'equipaggiamento che da solo è l'unico elemento in grado di influenzare direttamente le tre statistiche principali. E le uniche, vere abilità attive configurabili, sono troppo poche per riuscire a dare una parvenza di personalizzazione all'evoluzione del personaggio e il loro uso è talmente limitato e sporadico che riescono solo parzialmente a caratterizzare in modo consistente lo stile di gioco delle diverse classi.
Vincitore: The Division

L’equipaggiamento

Bisogna riconoscere che entrambi i titoli riescono a gestire in modo adeguato il bottino relativo agli oggetti più rari e ricercati, soprattutto una volta raggiunto l'endgame, anche se probabilmente la componente di casualità è eccessiva e talvolta l'esperienza di gioco può risultare frustrante nella sua ripetitività imposta. A livello di oggetti Destiny offre però un sistema sicuramente più bilanciato dove l'effetto morra cinese tra le poche tipologie di armi a disposizione del giocatore è più raffinato.

Destiny
Destiny

Ma soprattutto il titolo di Bungie ha la grande capacità di rendere le sue armi epiche e leggendarie davvero rare e fortemente distinte dalle altre, talvolta non solo a livello estetico, che comunque vuol dire moltissimo, ma anche in termini di funzionalità e abilità speciali. The Division, forse anche per la sua volontà di apparire più democratico e generoso, tende a livellare questa distribuzione facendo pochissimo per distinguere l'armamentario in termini estetici. Per non parlare poi dell'equipaggiamento indossato, che talvolta risulta fortemente penalizzato dalla presenza del vestiario che il giocatore può indossare al di sopra dell'armatura a puri fini estetici ma che, di fatto, nasconde quello che c'è sotto. Come se questo non bastasse, Destiny implementa anche un sistema per colorare e personalizzare ulteriormente l'equipaggiamento raccolto così da rendere ancora più raro l'effetto fotocopia che spesso identifica i giocatori più avanzati. Inoltre ci sono gli astori e la navetta personale: due ulteriori "oggetti" che identificano in modo ancora più univoco il proprio avatar. Pur essendo la vittoria quindi schiacciante, bisogna riconoscere a The Division una superiorità per quello che riguarda la gestione dell'inventario: spicca sul concorrente la possibilità di controllare ed equipaggiare al volo un bottino appena raccolto, attraverso un'interfaccia comoda e davvero ben studiata, laddove in Destiny è necessario tornare ogni volta alla Torre per vedere il frutto del proprio sudore.
Vincitore: Destiny

Il PvP

Questa è la componente di gameplay che distingue maggiormente le due esperienze. Da un lato abbiamo uno stile più tradizionale ma non per questo meno ricco e soddisfacente. Parliamo ovviamente di Destiny che, a volerlo ridurre ai minimi termini, può essere considerato uno shooter multiplayer con struttura dei livelli ad arena dove le modalità di gioco sono proprio quelle che ci si aspetta dal genere: deathmatch libero e a squadre più una serie di scontri a obiettivi.

The Division
The Division

Il PvP nel gioco di Bungie è sinonimo di abilità con il pad e concentrazione estrema per avere i migliori riflessi possibili sul campo di battaglia. È una sorta di evoluzione ai massimi livelli delle meccaniche multiplayer di Halo influenzate dalla rapidità e del design del combattimento ravvicinato che ha fatto la fortuna dei vari Call of Duty. The Division invece si stacca con forza da questo stile classico e ben rappresentato sul mercato: confina il suo PvP all'interno di una zona ad accesso libero che offre contenuti PvE ma dove i giocatori possono tranquillamente attaccarsi a patto di subire una "penalità" che li rende i bersagli ideali per altri utenti. Tutto ruota attorno, ancora una volta, al bottino e alla necessità di portarlo in salvo attraverso una meccanica che eleva lo stato di tensione ed eccitazione a un livello difficilmente sperimentato con altri titoli moderni. È una sorta di ritorno al passato degli MMORPG, quando l'uccisione di altri giocatori, il cosiddetto player killing, non solo era concesso ma era parte integrante del gameplay del prodotto videoludico. Trattandosi di due concezioni di PvP così distanti, una basata sulle abilità del giocatore, più frenetica e tradizionale, l'altra sicuramente più permissiva e tattica ma anche inedita e stimolante, ci è stato difficilissimo attribuire un vincitore. La scelta, infine, è stata fatta con la volontà di premiare un'esperienza più originale che non è facile trovare in altri videogiochi moderni, laddove le meccaniche di Destiny, a un livello molto basilare, possono essere esperite in moltissimi altri shooter.
Vincitore: The Division

L’endgame

Al contrario del punto precedente, nel momento in cui si parla dell'endgame, e tenendo conto del presupposto spiegato nell'introduzione di questo speciale, è veramente facilissimo scegliere il vincitore.

Destiny
Destiny

Destiny, con i suoi quasi due anni di presenza sul mercato e di supporto da parte dello sviluppatore, per quanto altalenante, offre una tale quantità di contenuti dedicati a chi ha raggiunto il massimo livello che The Division semplicemente non può neanche sperare di raggiungere. Ma se anche volessimo tentare un confronto ipotizzando di ritrovarci tra le mani il Destiny nella sua versione a una manciata di mesi dalla pubblicazione, l'ago della bilancia penderebbe a suo favore. Da un lato avevamo infatti la Volta di Vetro, un raid a tutti gli effetti con meccaniche che si staccavano con forza dal resto degli incontri e delle missioni implementate nel gioco. Con The Division ci siamo invece ritrovati tra le mani un'incursione estremamente furbetta e che si limita a offrire una modalità Orda per quanto raffinata e implementata in uno scenario, uno stanzone, inedito. È vero che nei prossimi mesi arriveranno dei veri e propri DLC a pagamento che, almeno sulla carta, dovrebbero farci vedere di cosa sono veramente capaci i ragazzi di Massive Entertainment ma oggi, concretamente, l'offerta del prodotto di Bungie, sia in termini quantitativi che considerando la varietà del gameplay endgame, è semplicemente superiore.
Vincitore: Destiny

Il comparto tecnico

È indubbio che The Division sia arrivato sul mercato in uno stato piuttosto acerbo per quanto riguarda la quantità di bug presenti nel codice e che spesso avevano ripercussioni anche disastrose sul gameplay. Tra compenetrazioni, incastramenti vari nel mobilio, cadute libere all'interno della mappa e un nugolo di crash e freeze di varia natura (e non citiamo i numerosi problemi legati alla versione PC o l'immobilismo delle rotazioni riguardanti le attività giornaliere e settimanali), ce n'era veramente di ogni tipo. Tuttavia è innegabile anche che da un punto di vista squisitamente grafico, il titolo è veramente un gran vedere complice l'assenza di una versione old-gen e soprattutto la presenza di un'edizione PC che riesce a spingere in alto l'asticella della qualità di uno shooter in terza persona.

The Division
The Division

Destiny si è dimostrato fin da subito più pulito a livello di bug, per quanto non ugualmente stabile in termini di tempo di funzionamento dei server ed è forte di una direzione artistica che davvero non ha eguali sul mercato odierno e che tradisce l'incredibile lavoro di pre-produzione che ha contraddistinto la space opera di Bungie. Tuttavia la scelta di uscire anche su Xbox 360 e PlayStation 3 non ha sicuramente giovato alla realizzazione tecnica che si presenta piuttosto limitata anche nelle versioni next-gen. Se quindi quanto detto potrebbe far pensare a un pareggio, c'è però da mettere nel confronto anche la qualità del codice di rete. Se è vero che The Division appare ancora oggi molto problematico nella sua versione PC, a causa di alcune scelte assurde fatte da Massive durante la fase di design, è altresì evidente che in termini di gestione del lag e di netcode puro, Destiny ha ancora molto da imparare e non è un caso che ci siano ancora forum pieni di discussioni sulle problematiche insite nel PvP quando la propria connessione non è in linea con quella degli avversari. Inoltre il gioco ambientato a New York ha un asso nella propria manica non indifferente: un eccellente sistema di matchmaking che permette di affrontare ogni singola missione e persino la libera esplorazione con altri tre giocatori in pochissimi secondi consentendo praticamente a chiunque di tentare la strada verso l'endgame più spinto. Anche nei casi in cui la propria lista amici sia particolarmente scarna. Ancora oggi sono in tantissimi a chiedere a Bungie come mai Destiny non abbia mai implementato questa possibilità e sentirsi rispondere che si tratta di una scelta di design, oggi non è più tollerabile.
Vincitore: The Division

Les jeux sont faits

Guardando il risultato finale potrebbe apparire schiacciante la vittoria di The Division con un sonoro cinque a tre su Destiny. In realtà chi ha letto fino in fondo questo speciale si può rendere facilmente conto che una manciata di questi confronti possono facilmente essere valutati come troppo soggettivi o comunque possono venire facilmente sovvertiti in base alle proprie preferenze personali.

The Division
The Division

Proprio volendo tirare una riga a tutti i costi potremmo velocemente sintetizzare tutto il confronto affermando che lo shooter in terza persona di Massive è probabilmente più indicato a chi apprezza lavorare di fino su statistiche ed equipaggiamento, magari passando svariati minuti confrontando l'ultima fondina raccolta con la precedente indossata. Chi insomma cerca un maggiore sfogo in ambito ruolistico. Destiny è da consigliare a chi invece vuole focalizzarsi sul combattimento duro e puro, sulle sparatorie, sulla soddisfazione che si prova a tenere in mano il joypad e dimostrare all'intelligenza artificiale e agli altri giocatori quanto i propri riflessi siano (ancora) eccezionali. E poi ovviamente c'è l'enorme differenza tra uno shooter con visuale in terza persona e uno con telecamera in prima. Comunque la si guardi, ci rendiamo conto che ogni sintesi rischia di apparire superficiale e di parte. E quindi vogliamo lasciare a voi ogni altro approfondimento: fateci sapere nei commenti se siete d'accordo con la nostra valutazione e se invece pensate che abbiamo completamente sbagliato, siate costruttivi così da poter mettere in piedi un dibattito ancora più interessante.