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Lo spazio della mente

Le nostre impressioni dalla demo pubblica di Prey

PROVATO di Dario Rossi   —   28/04/2017

Dopo una gestazione a dir poco travagliata, ci siamo: Prey sta finalmente per arrivare sugli scaffali e potremo farlo nostro venerdì 5 maggio, ma nel frattempo non abbiamo perso l'occasione di giocare in modo esaustivo anche alla demo pubblica del prodotto Bethesda, "rivisitazione" dell'omonimo titolo del 2006 di Human Head Studios. I lavori sono passati nelle abili mani di Arkane Studios, responsabili della serie Dishonored, portando differenze già pesantemente avvertibili in questi sessanta minuti rispetto al vecchio titolo. Per ulteriori dettagli vi rimandiamo al provato londinese del nostro Aligi Comandini, in questa occasione ci limitiamo alle nostre impressioni sulla prima ora di giocato, nell'attesa della recensione vera e propria.

Ecco le nostre impressioni sulla prima ora di giocato di Prey

Benvenuti su Talos I

L'incipit ormai lo conoscete tutti: Prey è ambientato sulla stazione spaziale Talos I e ci mette nei panni dello sventurato protagonista Morgan Yu, sia in versione maschile che femminile (il giocatore è libero di scegliere il sesso ma non i connotati, che rimangono di matrice asiatica). Tale scelta si ripercuote nel doppiaggio (in italiano) e in qualche cut scene, anche se ovviamente non sappiamo dove andrà esattamente a parare la narrativa di Chris Avellone, solo l'ultima delle grandi firme spese su questo progetto.

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Lo spazio della mente

Ricordiamo che il listino dei talenti include anche il compositore Mick Gordon, responsabile delle colonne sonore di Killer Instinct e DOOM. Il suo stile imprevedibile non perde occasione di esprimersi già nella straniante ed eccellente sequenza dei titoli, accompagnata da una traccia intrisa di atmosfere synth pop anni ottanta che poco sembra spartire con l'alienazione spaziale e il senso di minaccia aliena, già avvertibile in questa prima ora. Prey si presenta senza troppi filtri come un titolo dalla direzione artistica elegante, con ambienti puliti ed essenziali e uno stile vagamente retrofuturistico; il gioco è infatti ambientato in un futuro alternativo dove la tecnologia si è focalizzata sullo sviluppo della neuroscienza e lo studio delle civiltà aliene. Ovviamente gli esperimenti sono andati male, Half Life insegna che non conviene giocare con gli alieni, e il risultato è che la stazione risulta invasa da una specie mutante aggressiva, chiamata Typhon, in grado di assumere le forme più svariate. Si tratta di un pretesto molto proficuo per creare situazioni di grande tensione, i nemici possono scaturire anche da una innocua tazza di caffè, rendendosi in questo modo imprevedibili e privando il giocatore di qualsiasi senso di sicurezza. Dopo il completo tutorial è già chiara la posizione di svantaggio del protagonista, nella piena tradizione del survival horror, con una presenza nemica ostile e soffocante. Nella prima ora è già possibile fare conoscenza con due forme di Typhon, la prima, aracnide, è pericolosa soprattutto in gruppo, la seconda è una figura umanoide dalla quale è preferibile mantenersi a debita distanza. Morgan non è però privo di risorse in questa spiacevole situazione, potendo disporre di un notevole arsenale offensivo: alle classiche armi da fuoco e le inseparabili chiavi inglesi si affianca un bizzarro fucile in grado di pietrificare momentaneamente i nemici. È possibile inoltre sfruttare particolari neuroimpianti a installazione oculare, in grado di migliorare specifiche abilità fisiche, per far questo occorre procurarsi le modifiche e utilizzarle in particolari dispositivi disseminati nella stazione.

Poco Prey, tanto System Shock

Come già detto, il legame con il Prey del 2006 è puramente nominale: il titolo Arkane è maggiormente legato alla formula avventura action con elementi da gioco di ruolo e una discreta (ma giusta) invasività di menu gestionali, con moltissimi spunti nel genere, anche della stessa Arkane.

Lo spazio della mente

Oltre ai già citati Half Life e System Shock, sono avvertibili influenze più o meno consapevoli ai vari Dead Space, la serie BioShock, Portal (per la bizzarra introduzione), Doom e non ultimi gli stessi Dishonored sul lato del level design. Una delle caratteristiche più interessanti di Prey è proprio l'approccio dinamico agli ambienti, il protagonista può arrampicarsi e superare gli ostacoli in modi differenti. Avremo occasione di verificare l'effettiva bontà di questo sistema, ma già nell'ora iniziale è possibile scegliere come superare una porta bloccata, sia cercando la chiave di accesso o esaminando l'ambiente per trovare una via alternativa. Questa breve ma completa sessione è una buona finestra per la qualità del prodotto Arkane, che ci è sembrato particolarmente forte sul lato dell'atmosfera ed esplorazione. I combattimenti con i Typhon, seppure impegnativi, non sono proprio un esempio di dinamismo e le armi mostrare non fanno gridare all'originalità più estrema, ma il level design è stimolante nella sua struttura non lineare. La demo mostra, dopo un percorso necessariamente guidato, una lobby di collegamento verso le varie aree, liberamente esplorabili. Tra i compiti iniziali ci viene richiesto di visitare l'ufficio di Morgan Yu, con una serie strategica di rivelazioni che ovviamente invoglia ad approfondire... ma per farlo ci sarà da attendere fino al 5 maggio.

CERTEZZE

  • Level design promettente
  • Libertà di azione
  • Bella atmosfera e musiche, a tratti straniante

DUBBI

  • Qualità narrativa ancora da verificare
  • I combattimenti sembrano poco dinamici
  • Un po' troppo derivativo