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Il futuro di Metal Gear Solid senza Hideo Kojima

Hideo Kojima è una delle figure più importanti e autorevoli dell'industria dei videogiochi e c'è chi chiede a gran voce che la saga di Metal Gear Solid non venga abbandonata. Può esistere un futuro per la saga nel quale Kojima non è compreso?

SPECIALE di Diego Trovarelli   —   14/08/2021

Che sia protagonista di notizie confermate, semplici rumor o smentite, una cosa è certa: il nome Hideo Kojima riesce come pochi altri a scuotere dal profondo il terreno del pianeta videogiochi. Non sono molte, infatti, le personalità che possono vantare un'influenza, un carisma e, perché no, un talento visionario paragonabile a quello del padre di Death Stranding. Nonostante si sia cimentato anche in altri progetti molto diversi tra loro, dai mech di Zone of the Enders fino ad arrivare all'horror di Silent Hill, è senza dubbio Metal Gear Solid la saga alla quale il geniale game designer viene principalmente associato.

Un legame interrottosi però nel 2015, a causa del brusco divorzio tra lo stesso Kojima e Konami. Proviamo allora a capire insieme quale potrebbe essere il futuro della serie senza il suo creatore. Ammesso che un futuro ci sia.

Metal Gear e Kojima: binomio indissolubile

Metal Gear Solid ha ridefinito il concetto moderno di stealth game
Metal Gear Solid ha ridefinito il concetto moderno di stealth game

Metal Gear e Kojima. Un binomio inscindibile lungo quasi trent'anni e che ha attraversato ogni famiglia di console: dall'MSX2, con il primo capitolo datato 1987, fino alla scorsa generazione di macchine che ha chiuso il filone con The Phantom Pain. Un rapporto fatto di reciproci benefici, in cui la crescente grandezza della saga ha saputo restituire al suo ideatore un posto nell'olimpo degli autori videoludici.

Medaglie, quelle di Kojima, guadagnate sul campo a colpi di innovazioni originali e personaggi leggendari entrati di prepotenza nell'immaginario collettivo. Com'è noto, la frattura tra Kojima e Konami ha spezzato l'idillio tra il padre e la propria creatura, trasformando di fatto The Phantom Pain in un titolo mozzo e dalla gestazione tribolata.

La narrazione che fa la differenza

Una scena di Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Una scena di Metal Gear Solid 3: Snake Eater

Ma può esistere allora un Metal Gear Solid senza Hideo Kojima? In Konami pensano proprio di sì, tanto da pubblicare nel 2018 Metal Gear Survive. Il titolo si rivelò però un'esperienza fortemente divisiva, che rimaneva fedele a Metal Gear Solid V sul versante tecnico, mentre se ne discostava decisamente dal punto di vista spirituale. Quello che Metal Gear ci ha insegnato è che la qualità della narrazione, l'architettura del plot e la costruzione dei personaggi sono aspetti legati a doppio filo all'estro e all'abilità del suo genitore, e difficilmente saranno replicabili in futuro senza il suo apporto diretto.

Basti pensare a situazioni iconiche come la battaglia mentale contro Psycho Mantis in Metal Gear Solid per Playstation, quella tattica e di posizione che ci vedeva fronteggiare The End nel terzo capitolo su Playstation 2, o l'appassionato finale di Metal Gear Solid IV: Guns of the Patriots. Sequenze che, ne siamo certi, non avrebbero avuto la stessa incisività e potenza se fossero uscite da una penna diversa. Alcune delle meccaniche ideate da Kojima, inoltre, hanno saputo elevarsi a veri e propri elementi seminali del genere stealth, definendo la categoria e stabilendo di fatto un prima e un dopo Metal Gear.

Spin-off: Metal Gear Survive

Metal Gear Survive non è proprio quello che volevano i fan
Metal Gear Survive non è proprio quello che volevano i fan

La spinta narrativa della storyline principale purtroppo sembra essersi esaurita, ma è pur vero che l'universo intessuto da Kojima è talmente vasto e sfaccettato da consentire ramificazioni inimmaginabili. La quantità dei personaggi cardinali e dei comprimari è sterminata, e potrebbe sempre fornire a Konami un ipotetico assist per un capitolo svincolato dalla galassia di Snake e soci. Come dimostra quindi Metal Gear Survive, un nuovo Metal Gear orfano di Hideo Kojima è certamente possibile, ma il prezzo da pagare per quello che riguarda i consensi e il valore intrinseco dell'opera potrebbe essere davvero salato.

Vale dunque la pena rischiare ancora? Mettere in piedi un altro Metal Gear potrebbe essere complicato e rappresentare un vero dissanguamento per Konami, che si vedrebbe costretta a far salire a bordo nuovi sviluppatori in grado d'indirizzare artisticamente il progetto, per un autentico anno zero della saga.

Espansioni

Una sparatoria in Metal Gear Solid 3: Subsistence
Una sparatoria in Metal Gear Solid 3: Subsistence

In fin dei conti, Konami ha dalla sua una seconda opzione molto più prudente e che potrebbe assicurarle entrate importanti, facendo comunque leva sull'hype del pubblico: quello delle espansioni. Lungo il trentennio coperto dalla serie, Konami ha più volte dato prova del suo interesse a spremere il più possibile il marchio, consapevole della sua presa sui fan e dei risultati che questo comporta.

A partire da Metal Gear Solid: Special Missions, uscito su Playstation nel 1999, sono infatti numerose le espansioni pubblicate dalla software house, che ha inoltre cercato di capitalizzare al massimo gli introiti tramite le Remastered.

Emblematico è l'esempio di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty e Metal Gear Solid 3: Snake Eater: entrambi affiancati dalle rispettive espansioni Substance e Subsistence, che poi hanno trovato posto assieme a Peace Walker nella HD Collection giunta su PS3, Playstation Vita e Xbox 360.

Remastered e remake

Una foto promozionale di Metal Gear Solid: The Twin Snakes
Una foto promozionale di Metal Gear Solid: The Twin Snakes

La serie Metal Gear è a tutti gli effetti il serpente dalle uova d'oro di Konami e questo ci porta a considerare un ulteriore scenario: quello dei remake. L'esperimento, già felicemente tentato dal publisher su GameCube con The Twin Snakes, non avrebbe ostacoli a essere riproposto anche sulla nuova generazione di console, magari riportando in auge proprio il primo capitolo Solid o i due episodi per MSX2.

Questi ultimi sarebbero i due titoli che richiederebbero il maggiore lavoro di ristrutturazione, non potendo garantire ormai un'esperienza al passo coi tempi che corrono, a causa di un invecchiamento non proprio benevolo. Dalla loro avrebbero però l'aura mitologica che li accompagna, quella di due pietre miliari, ormai lontane nel tempo, che hanno saputo gettare le basi di un genere, anni luce prima che la saga si tuffasse nella terza dimensione.

Per rimanere fedeli all'impostazione originale e non tradirne l'essenza, potrebbe essere auspicabile immaginare un rifacimento con una struttura lineare, ma è impossibile trascurare il modo in cui le avventure nei videogiochi si sono evolute in trenta anni. E più nello specifico, come The Phanton Pain abbia lanciato il brand verso la direzione open world. E se l'eventuale remake avesse una forma episodica? Del resto, la strada tracciata da Square Enix con Final Fantasy VII Remake ha fatto molto parlare di sé e non è escluso che qualcun altro segua il suo esempio in futuro.