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Legend of Zelda: Link Vs. Link

APPROFONDIMENTO di La Redazione   —   27/12/2002

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Una fiaba a portata di mano, o meglio di pad. Concetto attraente e sconcertante allo stesso momento, quello che accomuna tutti gli episodi di Zelda sin qui usciti; in particolar modo questo Kaze no Takuto che, per stile grafico, avvicina noi “aspiranti elfi” al mondo fantastico ideato dal consacrato genio assoluto del panorama videoludico: Shigeru Miyamoto. Ennesima prova di potenza di Nintendo dunque, forte anche dell’abbinamento promozionale di questo nuovo titolo di Zelda con quello che forse, fino ad oggi, è stato il maggior esponente della creatività talentuosa del sopracitato game designer: Ocarina of Time, che, in questa versione rimodernata apposta per il GameCube, si prostra dinanzi al fratello maggiore per essere giocato, rigiocato e perché no, confrontato. Ed ecco la nascita di questo articolo, uno scontro diretto all’ultimo pixel a colpi di fioretto, o meglio spada, vista l’occasione.

Lo stile grafico realistico di OoT viene abbandonato per lasciare spazio ad un più consono cel shading che regala al gioco la giusta atmosfera. Questa è la prima particolarità a saltare all’occhio, ma c’è dell’altro. Sebbene la meccanica di gioco sia rimasta pressochè identica, in Kaze no Takuto si eleva esponenzialmente ogni singolo concetto di gioco: un mondo mastodontico da esplorare per terra e per mare; dungeons anch’essi giganteschi che, sin dalle prime battute, offrono una miriade di elementi di gameplay; nuovi oggetti che s’aggiungono a quelli classici e storici della saga. Ma la sorpresa più grossa la si ha nel vedere colmata l’unica “pecca”, se così si può chiamare, presente nei passati episodi. Per chi non lo sapesse, il nome Link tradotto alla lettera, significa collegamento, e qui nasce il senso di un personaggio che altro non fa se non congiungere il mondo concepito da Shiggy e il giocatore. In molti, negli anni scorsi, accusarono la saga in questione di avere, come personaggio principale, un elfo incapace di provare e trasmettere sentimenti. Niente di più sbagliato, se si considera l’idea di dare al giocatore la possibilità di incarnarsi nel paladino del bene, ma anche qui Miyamoto ha voluto zittire tutti alla sua maniera: Link è vivo e lo vuole dimostrare in ogni momento del gioco! Il nostro eroe, pur continuando a non parlare, trasuda emozioni in ogni situazione grazie ad espressioni facciali quali stupore, paura, gioia, rabbia, delusione. Lo sguardo ammiccante e furbo di Link sembra voler trascinare, nel suo mondo in subbuglio, ogni persona davanti allo schermo con cui viene a contatto, rapendola inevitabilmente. Ed ecco concludersi questo platonico scontro fra giganti, il cui vincitore è sicuramente il più giovane ed armato fra i due contendenti.