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Michael Pachter si erge a difesa delle casse premio: non sono gioco d'azzardo e i legislatori sono dei ritardati se la pensano diversamente

Secondo lui chi ha deciso di investigare sulle casse premio dovrebbe dimettersi

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   22/11/2017

La questione casse premio, nata dalle polemiche per le microtransazioni di Star Wars: Battlefront II, sta esplodendo e sta producendo risvolti politici rilevanti. Solo oggi ne abbiamo parlato in diverse notizie e probabilmente se ne continuerà a discutere anche nei prossimi giorni. Finora però, Michael Pachter, noto analista di Wedbush famoso per le sue previsioni e le sue prese di posizione riguardanti l'industria videoludica, si era tenuto fuori dall'argomento, parlandone in modo discreto.

Oggi però, dopo la denuncia partita dallo stato delle Hawaii, non ha retto più e si è erto a difesa delle casse premio, spendendo parole di fuoco verso i politici che le hanno messe sotto indagine. Secondo lui non ha senso paragonarle al gioco d'azzardo e i vari titoli coinvolti non rischiano nulla.

Rispondendo su Twitter a Brian Crescente, giornalista di Glixel che si chiedeva se la questione casse premio rischiava di estendersi ad altri giochi, lo ha escluso seccamente: "i legislatori sono dei ritardati. Un "gioco d'azzardo" richiede che si scommetta per vincere qualcosa dal valore tangibile. Se il premio non può essere venduto o monetizzato, non è gioco d'azzardo. Punto. Ritardati. Dovrebbero dimettersi immediatamente."

A quel punto qualcuno gli ha fatto notare che secondo la sua definizione, Counter-Strike: Global Offensive e altri titoli simili, come Playerunknown's Battlegrounds, sarebbero giochi d'azzardo perché gli oggetti che si vincono possono essere rivenduti. Pachter, evidentemente colto alla sprovvista, ha confermato questa possibilità.