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Per Cory Barlog i giochi single player sono fantastici, ma forse non è quella la questione

Il dilemma dei single player

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   27/03/2018

Per la serie "Cory Barlog dice cose", diventato praticamente un appuntamento fisso e quotidiano in questi giorni di avvicinamento al lancio di God of War, quest'oggi è tornato in scena un grande classico: i videogiochi single player sono ancora fantastici. Tralasciando il fatto che la questione possa essere un po' assimilata al porre la domanda sulla qualità del vino all'oste che ve lo serve, viene da pensare che la discussione sull'argomento si sia un po' esaurita e si continui a ribadire concetti ormai assimilati e più o meno condivisi da tutti.

Per Cory Barlog i giochi single player sono fantastici, ma forse non è quella la questione


Forse il problema dei titoli single player non è affatto legato alla loro qualità o popolarità presso il pubblico e anzi, magari paradossalmente proprio il fatto di aver posto così in alto l'asticella dello standard qualitativo può rappresentare un grande ostacolo all'affermazione di progetti di questo tipo. È vero che i single player di solito non fanno numeri paragonabili ai blockbuster di enorme calibro, che sono nella maggior parte dei casi a forte impianto multiplayer, ma non è che rischino propriamente l'estinzione per mancanza di acquirenti. Il problema maggiore è costituito dagli alti costi richiesti della produzione di questa tipologia di giochi, dovuti al tasso tecnico generalmente molto alto e a un iter produttivo particolarmente dispendioso, comprensivo anche di tutta la componente narrativa che in altri casi risulta meno preponderante.

Per Cory Barlog i giochi single player sono fantastici, ma forse non è quella la questione


Ha un bel da fare il buon Barlog a ribadire che i single player sono fantastici e che ricordano i mitici film degli anni 80: sono cose che più o meno pensiamo un po' tutti ma il problema è proprio dato da questa loro impostazione così cinematografica e narrativa, che richiede degli sforzi economici che soltanto alcuni team sono in grado di sostenere, in particolare i first party all'interno dei principali produttori, con Sony ormai specializzata sull'argomento. God of War non avrà certo problemi ad imporsi all'attenzione del pubblico forte anche degli importanti investimenti assicurati dalla compagnia, sono i progetti minori, o anche semplicemente di calibro "non grossissimo" che restano sempre sul filo del rasoio, perché per rientrare nei costi di produzione richiede vendite spropositate, altrimenti si fa la fine dei Visceral e del loro Star Wars.

Per Cory Barlog i giochi single player sono fantastici, ma forse non è quella la questione


Per non parlare poi delle produzioni in single player medie e di taglio più piccolo che, un tempo dominanti sulla scena videoludica, sono praticamente scomparse in questa generazione, tagliando via un importante fattore di differenziazione e varietà di scelta ed espressione che abbiamo visto proliferare nelle scorse generazioni. È insomma lo stesso problema che abbiamo discusso svariate volte e che ritorna all'attenzione ogni volta che qualche sviluppatore lo rimette sul banco (o che qualcuno intervista Cory Barlog) e per certi versi viene da pensare che l'unica possibilità per ridare speranza al single player story-driven in senso allargato sia l'accettazione comune, da parte sia del pubblico che dei publisher, di una sorta di "decrescita felice" che possa dare spazio a produzioni non necessariamente colossali e pretenziose, più economicamente sostenibili.