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Göransson ha ringraziato i genitori per avergli dato degli strumenti musicali invece dei videogiochi

Come si potrebbe rispondere a Ludwig Göransson che durante la notte degli Oscar ha ringraziato i genitori per non averlo fatto videogiocare?

Göransson ha ringraziato i genitori per avergli dato degli strumenti musicali invece dei videogiochi
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   13/03/2024

Durante la notte degli Oscar, il compositore Ludwig Göransson ha ricevuto il premio per la migliore colonna sonora con il film Oppenheimer di Christopher Nolan. Il riconoscimento è meritassimo e non voglio discuterlo minimamente, se non fosse che Göransson ha voluto condire il ritiro della statuetta con delle parole abbastanza stonate, per rimanere in ambito musicale: "Ai miei genitori, grazie per avermi dato chitarre a drum machine invece dei videogiochi."

Ferita aperta

Oppenheimer merita tutti i premi ricevuti
Oppenheimer merita tutti i premi ricevuti

Ora, non fraintendete, perché non voglio discutere nemmeno quello che pensa Göransson del nostro medium. Certo, avrebbe potuto contrapporre qualsiasi altra cosa agli strumenti musicali, ma non è questo il punto. Come individuo ha il diritto di pensare quello che vuole dei videogiochi, anche che siano una perdita di tempo totale e che lui sia stato fortunato ad avere dei genitori che gli hanno impedito di giocare. Probabilmente l'impulso di farlo c'è stato (sennò non li avrebbe citati connotandoli in modo così negativo), ma loro sono stati rigidi e rigorosi e gli hanno mostrato una via alternativa, che se lo ha portato a vincere un premio Oscar un suo effetto positivo deve averlo avuto per forza.

Ora però mi chiedo come mai i videogiochi sono visti ancora in questo modo, anche in un ambiente come Hollywood che si è più volte incrociato con l'industria videoludica. Forse è il solo Göransson a pensarla così, il che non sarebbe un dramma, ma immaginiamo che certe prese di posizione nascano dal fatto che la considerazione generale del medium sia ancora bassina, quantomeno se osservato nel suo complesso. Sicuramente non a livello economico, dati gli investimenti nel settore, ma proprio come percezione generale. Purtroppo il mettere avanti certe opere, per dimostrare il valore del medium, sembra sempre più la classica foglia di fico d'india, lì dove ormai il mercato è fatto soprattutto di giochi leggeri, incentrati sulla socialità e inferciti di sistemi di monetizzazione che definire rapaci spesso è un eufemismo.

Ecco, il problema è che oggi, considerando l'intero mercato, quindi anche e soprattutto il settore mobile (che comprende la maggior parte dei videogiocatori), dare una risposta a Göransson diventa davvero complicato. Immaginiamo che messo di fronte a un Return of the Obra Dinn, per fare un nome a caso, anche lui manifesterebbe un certo interesse. Ma l'industria è fatta soprattutto d'altro, grazie anche ai videogiocatori stessi. Certo, non che il cinema sia molto diverso in realtà. Per un Oppenheimer ci sono decine di film MCU, ma non è che questo squalifichi il cinema in quanto tale. Del resto è anche vero che ci sono decine di ottimi compositori che sono anche dei videogiocatori. Quindi una cosa non esclude necessariamente l'altra.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.