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Zen e l'arte della vendetta

Gli autori dell'originale Tenchu tornano ancora una volta a cimentarsi con gli stealth action fra ninja, potenti daimyo e specchi magici. Stavolta, però, il terreno di battaglia è PlayStation Vita

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   16/03/2012

Abbiamo visto Shinobido 2: Revenge of Zen per la prima volta durante l'ultimo Tokyo Game Show, nella cornice di un evento organizzato presso la sede di Namco Bandai, e non è stato difficile inquadrarne allora pregi e difetti che, possiamo dirlo, vengono confermati adesso che abbiamo fra le mani il prodotto finito. Sequel di un titolo uscito nel 2007 su PSP, il gioco ripropone le dinamiche stealth tanto care ad Acquire fin dal primo Tenchu, dunque incoraggia le eliminazioni silenziose e le missioni portate a termine senza che il nostro personaggio venga individuato.

Zen e l'arte della vendetta

Erano gli anni di PSone e da allora di acqua ne è passata sotto i ponti, ma purtroppo il tempo non ha portato con sé sostanziali novità; e così l'avventura di Zen, protagonista di questa nuova produzione, si pone fin da subito, agli occhi dei videogiocatori più attempati, come il retaggio di un passato certamente affascinante ma, appunto, superato. Sono tantissimi i giochi che "sotto il cofano" nascondono una struttura che è rimasta invariata nel corso dei decenni, ma nel caso specifico di Shinobido 2 gli sviluppatori hanno purtroppo fatto ben poco per mascherare i limiti dell'esperienza; a cominciare dalla trama, che racconta in modo molto superficiale del tradimento di un ninja che, desideroso di appropriarsi di una serie di specchi magici che potrebbero permettergli di conquistare il mondo, non esita a uccidere i membri del suo stesso clan. L'ultima vittima è San, legata sentimentalmente al protagonista, Zen, che non fa in tempo a salvarla e decide quindi di dedicare il resto della propria vita alla vendetta. L'impresa non è semplice, perché il nemico ha dimostrato di essere potente e spietato, e così il ninja si fa convincere da un alleato a studiare bene la situazione, ad addestrarsi portando a termine alcune missioni per i daimyo che si contendono la regione e acquisire l'abilità e la determinazione necessarie per placare la sua sete di sangue.

Scegli il tuo destino

Dopo alcuni tutorial utili per prendere confidenza con il sistema di controllo, Shinobido 2: Revenge of Zen ci propone una serie di missioni che possiamo accettare sotto le dipendenze di tre differenti signori: Ichijo, un leader saggio che desidera porre termine ai conflitti che lacerano la regione; Kihan, opportunista e assolutista, una donna spietata che non conosce mezze misure; Kazama, capo di un esercito di ribelli ossessionato dalla lotta al potere.

Zen e l'arte della vendetta

Rimanere fedeli a un daimyo si traduce nell'acquisizione di qualche oggetto bonus, ma nella realtà dei fatti è possibile proseguire nel gioco mettendo i propri servigi a disposizione di tutti e tre i comandanti, cosa che chiaramente non viene giustificata in termini narrativi. Non è tanto il passare da una fazione all'altra che influenza l'andamento della storia e ci porta ad assistere a uno dei tre possibili finali, quanto le scelte che verremo chiamati a fare da un certo punto in poi. Si può dire che la maggior parte del tempo la passeremo a uccidere mercanti troppo avidi, a rubare o trasportare documenti, a liberare donzelle imprigionate o a eliminare guerrieri ritenuti pericolosi dal nostro mandante di turno, il che ci consentirà di livellare il personaggio e prepararci alle sfide più impegnative, quelle cioè che producono effettivamente un passo in avanti dal punto di vista della trama e che spesso sfociano in un boss fight. Una struttura di questo tipo sulla carta non sarebbe neanche malvagia, non fosse per l'incredibile ripetitività delle situazioni e degli scenari: durante i test ci siamo trovati ad ammazzare lo stesso identico mercante almeno tre volte, all'interno dello stesso identico scenario e con le guardie appostate nella stessa maniera, cosa che ovviamente va ad azzerare tanto il grado di sfida quanto l'interesse generale nel portare a termine queste - pur necessarie - side quest.

Storie di ninja

L'impressione è che gli sviluppatori abbiano pensato a tante di quelle cose da inserire nel gioco, per arricchirlo, da dimenticarsi di curarne le basi. Zen può raccogliere in giro oggetti e ingredienti per dedicarsi poi al crafting e creare intrugli di vario genere oppure, semplicemente, spendere il denaro guadagnato per acquistare il medesimo equipaggiamento, ma una volta in azione tutti questi dettagli lasciano spazio alla pochezza di un gameplay che raramente sfrutta le pur numerose potenzialità del franchise.

Zen e l'arte della vendetta

La gestione della visuale, in primo luogo, funziona davvero male nonostante la presenza del secondo stick analogico, è particolarmente lenta e non è possibile regolarne la sensibilità. Per giunta, quando premiamo il dorsale R per muoverci di soppiatto la telecamera si centra automaticamente, costringendoci a muoverla di nuovo nel caso in cui la stessimo utilizzando per tenere d'occhio una guardia a breve distanza. Uno degli strumenti a cui si ricorre più spesso, il rampino, richiede una combinazione di comandi piuttosto scomoda per essere attivato: bisogna tenere premuto il dorsale destro insieme al pulsante Cerchio, quindi muovere lo stick sinistro per prendere la mira e infine premere giù sul d-pad per effettuare il lancio: almeno due tasti di troppo perché la manovra possa vantare una qualche efficacia nelle situazioni concitate, ovvero quando potrebbe tornare utile per toglierci dai guai. Di default, per giunta, il rampino si lancia premendo le dita sul touch pad posteriore, ma si tratta di una feature assolutamente nefasta, da disattivare immediatamente, perché entra in conflitto con i tasti fisici e si attiva per sbaglio fin troppo spesso. Bene invece le icone a forma di occhio sul touch screen, che indicano le guardie presenti nei paraggi e, una volta premute, spostano automaticamente la visuale per indicarne la posizione.

Trofei PlayStation 3

Shinobido 2: Revenge of Zen contiene cinquantuno Trofei, la maggior parte dei quali piuttosto semplici da ottenere in quanto legati al completamento di azioni naturali: portare a termine le varie missioni, effettuare un'operazione per la prima volta e così via. Non mancano però i Trofei "specialistici", che implicano il ritrovamento di particolari oggetti all'interno degli scenari.

A colpi di spada

La soddisfazione di portare a termine una missione senza essere visti, uccidendo silenziosamente qualche guardia e magari utilizzando le inedite manovre speciali a distanza (che consumano una barra apposita) è intatta, e da questo punto di vista il fascino del franchise non si discute.

Zen e l'arte della vendetta

Purtroppo, però, l'impianto nella sua globalità non appare solido e basta poco perché l'esperienza diventi oltremodo macchinosa e frustrante: le eliminazioni alle spalle funzionano bene, ma il sistema di combattimento "frontale" lascia davvero a desiderare nella sua eccessiva semplicità e rivela un'intelligenza artificiale nemica basilare, visto che quando gli avversari sono più di uno e gli spazi stretti non esitano a colpirsi a vicenda nel goffo tentativo di danneggiare il nostro personaggio. Per quanto concerne il comparto tecnico, è evidente come gli sviluppatori siano andati a recuperare un bel po' di materiali dal precedente episodio per PSP, semplicemente adattandoli alla nuova piattaforma per risoluzione e texture. I modelli poligonali sono infatti molto spigolosi e gli scenari caratterizzati da strutture semplici, mentre le trame che ricoprono determinate superfici (le rocce, il terreno) appaiono eccessivamente ripetitive. Le opzioni non consentono, infine, di sostituire il parlato in inglese con quello originale in giapponese.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (16)
8.4
Il tuo voto

Shinobido 2: Revenge of Zen è al momento l'unico gioco per PlayStation Vita che permette di cimentarsi con la cara vecchia azione stealth applicata ai ninja, dunque si pone come un acquisto consigliato per chi sente una grande nostalgia dell'originale Tenchu e delle sue dinamiche. Al di là di questo, però, il prodotto Acquire lascia a desiderare per le tante potenzialità inespresse, per la trama che andava raccontata meglio, per le missioni che potevano essere più varie e articolate ma soprattutto per il sistema di combattimento e i controlli in generale, molto macchinosi e viziati anche da una mediocre gestione della visuale. La presenza di due personaggi giocabili (fondamentalmente identici, però) e di scelte "morali" che possono portare a finali differenti sono dunque elementi che lasciano il tempo che trovano a fronte di un gameplay che andava curato maggiormente.

PRO

  • Discreta azione stealth
  • Interessante la presenza dei "bivi"

CONTRO

  • Controlli macchinosi
  • Sistema di combattimento mediocre
  • Missioni ripetitive