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Party Hard, recensione

Il titolo sviluppato da Pinokl Games mette nei panni di un efferato serial killer e lo fa con uno stile che ci ha ricordato (in parte) le scorribande di Hotline Miami

RECENSIONE di La Redazione   —   28/08/2015

Nell'epoca contemporanea si è già detto più o meno tutto sulla violenza gratuita nei videogiochi. Tante osservazioni interessanti, alcune coscienti e ben argomentate, altre tese soltanto a catturare ascolti o a garantirsi del becero ritorno in termini di click o ascoltatori. La storia è vecchia ma a intervalli regolari ritorna ad essere di moda, specialmente quando gli sviluppatori di un titolo non fanno nulla per evitare di attirare su di sé attenzioni. L'esempio più recente è quello di Hatred, shoot'em up che mesi fa è stato nel centro del ciclone a causa della sua inaudita e gratuita violenza, al punto da essere stato cancellato da Steam Greenlight, prima di tornare online ed essere azzoppato in modo unanime dalla critica. Portare sul mercato un prodotto che si fonda su meccaniche molto cruente non è semplice, in un caso come quello che abbiamo citato si è rivelata un'arma a doppio taglio, ma sono anche molti gli esempi di opere dai contenuti abbastanza spinti che hanno ottenuto successo proprio in virtù di tali caratteristiche. A tentare di percorrere questa stessa strada - non senza sfruttare alcuni compromessi - ci ha provato anche Pinokl Games con la creazione di Party Hard.

Party Hard unisce la follia omicida di Hotline Miami a tattiche stealth peculiari

Un compromesso tra Hatred e Hotline Miami?

Se prima di dedicarsi a questo progetto il team ucraino ha sfornato solo prodotti casual destinati al mercato mobile e applicazioni pensate per i social network, Party Hard è invece indirizzato soprattutto ai giocatori della vecchia scuola, offrendo un efficace approccio stealth e un livello di sfida decisamente superiore alla media. Le qualità di questo titolo erano già state riconosciute prima della release, in occasione degli Indie Prize che si sono tenuti ad Amsterdam nello scorso mese di febbraio, durante i quali la produzione si è portata a casa il Critic's Choice Awards.

Party Hard, recensione

Guarda caso tra gli sviluppatori della scena indipendente ad aver espresso commenti positivi c'era anche Jarosław Zieliński, CEO del team polacco che ha creato Hatred. E qui il cerchio sembra chiudersi, considerando che Party Hard pone il giocatore nei panni di un efferato serial killer che a cavallo del millennio - e per motivi che verranno appresi nel corso della storia - ha scelto di massacrare i partecipanti di numerose feste mondane dislocate su tutto il territorio americano. Ma allora, nell'ottica di Pinokl, quali possono essere state le soluzioni utili ad evitare di attirare su di sé troppe critiche? La prima è la presenza di un messaggio, come ha precisato il leader dello studio, Alexandr Potapenko. A suo dire, attraverso il gioco, si cerca di trasmettere il concetto che l'uccisione di innocenti non è affatto un buon modo per risolvere i propri problemi. Alle spalle di queste carneficine c'è infatti un racconto, narrato da alcune cut-scene che intervallano il gameplay e ricostruiscono gli avvenimenti contestualmente ad un interrogatorio al quale sta prendendo parte un agente di polizia, da lungo tempo sulle tracce del killer. Dopo i fatti che hanno riguardato Hatred, lo stesso Potapenko non ha nascosto il timore di vedere il progetto fallire a causa delle troppe critiche, ciò nondimeno lo stile grafico molto colorato e stilizzato - di chiara derivazione 8-bit - pone quest'opera in una diversa luce e consente l'accostamento ad Hotline Miami, dal quale ha tratto evidenti ispirazioni cromatiche e artistiche ma pure qualche suggerimento sul piano del design.

Alza la cornetta, il killer ti aspetta

I suoi stessi creatori definiscono Party Hard un "third person urban conflict simulator", definizione che peraltro a noi sembra tratteggiare solo in parte lo spirito del gioco e la sua spiccata componente tattica. L'obiettivo è appunto quello di imbucarsi al party di turno ed eliminare con successo tutti i partecipanti, avendo cura di non essere catturati dalla polizia o abbattuti da eventuali buttafuori. Per portare a termine il compito bisogna entrare in sintonia con l'ambiente circostante, capire quali sono le parti della mappa più adatte a non farsi individuare e ricorrere a un approccio il più possibile elusivo. Ogni livello è visibile nella sua interezza, attraverso una classica visuale dall'alto che permette di avere sotto controllo l'intera area. Nonostante all'inizio l'unica arma da mischia a propria disposizione sia il coltello, a darci una mano nel folle gesto sono presenti anche numerose interazioni di tipo ambientale, che possono essere attivate per dare poi il tempo di allontanarsi dai paraggi senza destare alcun sospetto. Si possono così manomettere dispositivi elettrici, posizionare trappole, far partire auto parcheggiate, o ancora avvelenare i cocktail e lanciare la gente giù dalle finestre. All'occorrenza è anche possibile usufruire del contenuto di una valigetta, che comparirà in modo casuale all'inizio di alcuni livelli e permetterà talvolta di cambiarsi d'abito per non essere più identificabili, oppure di lanciare fumogeni, piazzare bombe ad orologeria, ottenere una spada e altro ancora.

Party Hard, recensione
Party Hard, recensione

Spesso si renderà necessario nascondere i cadaveri in appositi luoghi come bidoni o tombini, in modo da evitare che altri partecipanti diano l'allarme. Ci sono infatti due modi diversi per ritrovarsi le forze dell'ordine tra i piedi: il primo è che un altro invitato si accorga della presenza di un cadavere e si rechi al più vicino telefono per chiamare il 911. In questo caso sarà sufficiente rimanere a debita distanza dalla zona sensibile per non essere minimamente messi in difficoltà. Il secondo prevede invece che si venga colti sul fatto e, in questa eventualità, le reazioni sono molteplici. È possibile incontrare l'invitato iroso che ci si scaglia addosso con veemenza, quello che se la fa nelle mutande ma non agisce in modo intelligente, andandosi ad isolare e diventando così facile preda, e infine l'eroe di turno che, pur sapendo da dove arriva la minaccia, decide di farsi due conti e di provare a raggiungere le cornetta. Diversamente da Hotline Miami, i personaggi non giocanti non sono armati, pertanto la loro resistenza alla minaccia sarà nella maggior parte dei casi davvero poca cosa. Le forze dell'ordine dal canto loro interverranno con attenzione crescente, rendendosi sempre più difficili da eludere. Mentre al primo pattugliamento basterà mettersi a correre verso un'uscita di raccordo con un diverso punto della mappa per vedere l'agente alzare i tacchi all'urlo di "sono troppo vecchio per questa m***a!", dopo molte identificazioni non esiteranno a sopraggiungere sul luogo nientemeno che gli agenti dell'FBI. A quel punto la matassa sarà molto più complicata da sbrogliare e le variabili strategiche meno efficaci del solito. Oltre all'aspetto grafico, alla visuale dall'alto e alla componente tattica, Party Hard ci ha ricordato Hotline Miami anche per l'efficacia della colonna sonora, che gioca un ruolo molto importante e contribuisce sia a dare un ritmo incalzante che a divertire, riducendo ai minimi termini l'impatto delle azioni gravissime che si stanno compiendo. Le tonalità sono psichedeliche, affini alla disco music degli anni '90, non senza evidenti richiami alle colonne sonore dei videogiochi arcade dei tempi che furono. Venendo ai difetti che abbiamo riscontrato nel corso del nostro test, ci sembra giusto evidenziare che le armi utilizzabili avrebbero potuto essere più varie, mentre alcuni scenari hanno tra loro una struttura davvero molto simile, che si ripete con minime varianti di carattere ambientale. Si percepisce inoltre qualche piccola incoerenza di fondo, più che altro per la reiterata permanenza ad una festa di gente che ha già visto decine di omicidi e dovrebbe andarsene alla velocità della luce, o per il contrasto tra la seriosità delle scene d'intermezzo e la forte impronta dark humour delle incursioni. Restano comunque dettagli, al netto di un'esperienza che diverte e tiene incollati allo schermo senza che nemmeno ce se ne renda conto. Ci sentiamo lo stesso di muovere un appunto agli sviluppatori, i quali hanno scelto di indicare i personaggi selezionabili all'inizio di ogni missione come "Eroi": non vorremmo apparire moralisti, ma è anche vero che si sarebbe potuto scegliere un appellativo un po' più consono all'assurdità delle azioni svolte.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7 -4770
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 970
  • Sistema operativo Windows 10 Pro

Requisiti minimi

  • Processore 1.4 Ghz and up 
  • 1024MB di RAM 
  • Scheda video con 128MB di VRam 
  • 300 MB di spazio libero su disco

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 9.99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (7)
7.1
Il tuo voto

Party Hard è un titolo molto divertente, fondato su meccaniche a prima vista semplici e intuitive che tuttavia nascondono un livello di sfida interessante e certamente sopra la media rispetto ai prodotti ai quali siamo abituati al giorno d'oggi. Consigliato a tutti i nostalgici ma anche a chi desidera variare sul tema rispetto alle consuete produzioni mainstream.

PRO

  • Approccio old school
  • Colonna sonora efficace
  • Molte soluzioni tattiche
  • Interazione ambientale

CONTRO

  • Avrebbero potuto esserci più armi
  • Alcuni livelli sono abbastanza simili tra loro