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Vendetta vera

La mia gente vera è la gente negativa, me ne fotto di quella positiva

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   03/06/2015

Di Hatred si è parlato molto. Gli sviluppatori gli hanno cucito addosso il vestito perfetto da videogioco maledetto, puntando tutto sulla violenza dei contenuti e su alcune trovate che ne hanno definito il target in modo inequivocabile. Sgombriamo il campo a un fraintendimento: Hatred non è una pura rappresentazione dell'odio contro il genere umano.

Son cattivo e capellone
Son cattivo e capellone

A dirla tutta da questo punto di vista è fin troppo debole, visto che è oberato da immensi limiti concettuali che, anzi, lo ideologizzano senza scampo. Il protagonista di Hatred, pur non avendo un passato, in realtà è un personaggio ben definibile nella sua essenza culturale. Volendo potremmo definirlo un concentrato di quel nichilismo adolescenziale che tanto piace all'industria dell'intrattenimento e che gli permette di vendere film, libri e videogiochi a iosa. Solitamente il tutto viene mediato dall'ironia (vedere la serie Grand Theft Auto) o viene inquadrato all'interno di un contesto moraleggiante, in cui i comportamenti anti sociali vengono lasciati liberi di manifestarsi, per poi essere messi sotto controllo e sanzionati (basta vedere un qualsiasi film di super eroi). In Hatred questo non avviene e teoricamente l'obiettivo sarebbe di dare libero sfogo a quell'energia anti sociale che, chi più, chi meno, tutti ci trasciniamo dietro. Il problema è che Hatred, nel suo voler essere brutale a tutti i costi, finisce per essere falso e molto più costruito di quello che si possa pensare. Destructive Creations è finita vittima di quella stessa ipocrisia che, teoricamente, vorrebbe vedere spazzata via.

Hatred è finalmente uscito: scopriamo se fu vera gloria o se è solo un grosso fuoco di paglia

Troppo odio

Hatred è un twin stick shooter alla stregua di Geometry Wars. Sostanzialmente si va in giro a sparare a tutto ciò che si muove usando la manciata di armi a disposizione (mitragliatrici, pistole, fucili a pompa e così via), con l'obiettivo di eliminare più persone possibili tra civili e forze dell'ordine. I livelli sono costruiti come dei piccoli mondi aperti in cui ci sono degli obiettivi principali, come ad esempio distruggere una stazione di polizia o sopravvivere all'assalto dei corpi speciali, e alcuni obiettivi secondari facoltativi, come ad esempio generare caos a una festa o arricchire di cadaveri un funerale.

Le esplosioni sono la parte migliore del gioco
Le esplosioni sono la parte migliore del gioco
Dopo un po' le esecuzioni diventano ripetitive
Dopo un po' le esecuzioni diventano ripetitive

In generale la formula è sempre la stessa: si va in giro cercando di raggiungere i pallini rossi sulla mappa e si spara. Chi non muore subito crivellato dai colpi delle armi da fuoco può essere ucciso avvicinandosi e premendo un tasto. Ciò che se ne ricava non è solo un'animazione particolarmente cruenta, ma anche un po' di energia. Le esecuzioni sono l'unico modo per recuperare la vita persa. Non si capisce bene perché, a parte costringere il giocatore a guardarle, ma è così. Volendo, per spostarsi si possono guidare anche dei veicoli. Peccato che il sistema di guida sia così mal fatto da rendere preferibile muoversi a piedi. Fortunatamente l'unico livello che richiede obbligatoriamente di guidare, quello dell'inseguimento del treno, che è poi anche la sola variante alla formula di gioco sopra descritta, non prevede di dover compiere grosse evoluzioni al volante. Il pessimo sistema di guida non è un problema secondario, perché rende molto più lunghi gli spostamenti. Così ci si ritrova spesso a dover rivisitare lunghi tratti di mappa correndo all'impazzata verso l'obiettivo di turno. Paradossalmente Hatred ha dei continui momenti morti dai quali non si può scappare. Il sistema di progressione è poi particolarmente irritante. Gli sviluppatori hanno previsto solo una manciata di punti di respawn, sia luoghi, sia possibilità di tornare in vita una volta morti, per ogni mappa. Visto che il gioco è abbastanza difficile, soprattutto a causa di alcuni grossi problemi di cui discuteremo tra poco, si è spesso costretti a ricominciare i livelli da zero una volta morti o a dover quantomeno ripercorrere intere mappe. Dopo averlo finito abbiamo capito il perché di una scelta così radicale: Hatred è cortissimo. Con tutto che siamo morti molte volte, lo abbiamo completato in circa quattro ore. Se avessero pensato a un sistema di respawn meno punitivo nei confronti del giocatore, ci sarebbe voluto anche meno.

Gente cattiva

Ma accennavamo ad altri problemi. Il più evidente è la legnosità del protagonista. Il nostro killer innominato è lento nel fare tutto, sia nello sparare che nel lanciare granate. Accoppiate le sue mancanze ai nemici che sparano quando ancora sono fuori dall'inquadratura e otterrete un quadro abbastanza desolante.

Spesso non si capisce dove siano i nemici
Spesso non si capisce dove siano i nemici

La tattica migliore per vincere è quella di mettersi dietro a una copertura e aspettare che la stupida intelligenza artificiale ci faccia venire contro il pollo di turno, che nonostante la presenza dei cadaveri dei colleghi in bella vista, non ci penserà due volte ad attaccare a testa bassa. Qualsiasi altra tattica è uno spreco di tempo. A peggiorare la situazione in molti casi ci pensa anche il motore grafico. Visivamente Hatred è caratterizzato da un bianco e nero poco contrastato, con alcuni elementi dello scenario a colori (ad esempio le esplosioni, obiettivamente realizzate molto bene). Il problema è che la predominanza del nero sulle altre sfumature di grigio, crea situazioni in cui è davvero difficile distinguere i nemici. Questo è tanto vero in livelli particolarmente bui come quelli ambientati nelle fogne, in cui spesso ci si trova ad affrontare delle macchie che si muovono. Insomma, le sparatorie, che dovrebbero essere il pezzo forte di un titolo così violento, sono in realtà di una lentezza e di una ripetitività asfissiante. Gli unici momenti in cui funzionano sono quando i bersagli sono disarmati. Purtroppo la feature migliore del gioco è stata sotto sfruttata, ossia il motore che gestisce i danni agli edifici, che esplodono e crollano in modo magnificamente irrealistico, quanto convincente. Insomma, il violentissimo Hatred è complessivamente un videogioco breve e mediocre che, se non prevedesse il massacro di civili inermi, sarebbe stato snobbato dalla maggior parte di quelli che oggi lo considerano il nuovo messia.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7 -4770
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
  • Sistema operativo Windows 8.1

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Versione x64 di Microsoft Windows Vista (SP2) con l'aggiornamento DirectX 11 (KB971512-x64), 7 (SP1) e 8.1.
  • Processore: 2.6 GHz Intel Core i5-750 o 3.2 GHz AMD Phenom II X4 955
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 460 o AMD Radeon HD5850 (1 GB VRAM)
  • RAM: 4 GB
  • DirectX: 11
  • Spazio su disco: 4 GB

Requisiti consigliati

  • Processore: AMD Octa-Core / Intel Quad-Core a 3.4 GHz (AMD FX X8 8350 o Intel Core i5 3570 o più recenti consigliati)
  • Scheda video: AMD/NVIDIA con almeno 2048MB di VRAM e supporto per DirectX 11 e Shader Model 5.0 AMD Radeon R9 285 e NVIDIA GeForce GTX 670 o superiori.
  • RAM: 8 GB

Mente malata

Ma torniamo al tema del gioco e all'ipocrisia di fondo che lo caratterizza. Come abbiamo scritto nel primo paragrafo, Hatred mira a essere una rappresentazione pura dell'odio. Una specie di sfogatoio contro l'ipocrisia sociale. Peccato che sostituisca all'ipocrisia sociale, quella dei suoi sviluppatori e del suo target. L'odio fa parte della natura umana. Lo si può limitare, ma non lo si può cancellare. Un sentimento d'odio puro dovrebbe essere, in un certo senso, democratico, ossia espandersi su tutto e tutti senza distinzioni come la morte.

Tanto rumore per nulla?
Tanto rumore per nulla?

Il sentimento d'odio espresso da Hatred è quanto di più mirato possa esistere, perché non ci viene permesso di esprimere quello che noi siamo, per quanto lo si possa aborrire, ma ci viene richiesto di condividere l'odio di qualcun altro, ossia di chi ha scritto il gioco. Il protagonista non è un'astrazione del sentimento, ma è una sua rappresentazione mirata a un certo target culturale, così come i suoi bersagli non sono dei generici vicini di casa, ma delle categorie sociali ben precise. Basta considerare la presenza di obiettivi, che in quanto tali vanno pensati, elaborati e scritti, per rendersi conto di quanto questo odio sia mediato, profondamente ipocrita e a suo modo conformista. Perché il conformismo si manifesta ogni volta che ci si adegua a un pensiero comune e stereotipato, fosse anche quello di una minoranza culturale marginalizzata. A guardarlo bene, Hatred è pieno zeppo di stereotipi, a iniziare dalla caratterizzazione visiva del protagonista e dalle frasi che pronuncia. Si passa l'intero gioco a sentirlo dire banalità tipo: "Non meriti di vivere" o "Dov'è il tuo angelo custode?". Roba da chierichetti frustrati, aggravati dal prendersi troppo sul serio. Ogni azione che compie non è frutto di una brutalità naturale, quindi portatrice di una verità materiale e controversa, ma è schiava di un'estetica che si esprime in pose, studiate per soddisfare delle aspettative precise. In Hatred tutto è profondamente infantile, a partire dal titolo. Anzi, a partire dal prezzo di 16,66€. Il suo problema quindi non è tanto la violenza, che innegabilmente c'è, ma la sua incapacità di rappresentarla come qualcosa che vada oltre un fastidio epidermico. Insomma, più che un titolo estremo, ci ha ricordato concettualmente i video di un Truce Baldazzi o di un Simoncino, cui abbiamo dedicato i titoli dei paragrafi, ossia roba che fa colpo sugli adolescenti perché ammazzare gente di colore e festaioli gli sembra alternativo.

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 16,66 €
Multiplayer.it
4.5
Lettori (61)
5.9
Il tuo voto

Hatred ci ha fortemente delusi perché è esattamente ciò che ci aspettavamo che fosse: un banale sparatutto che trasuda furbizia da ogni poro. È l'equivalente di un disco di Justin Bieber che si finge innamorato, in cui un sentimento viene usato per far colpo su un pubblico già predisposto ad apprezzarlo. Fortunatamente dura pochissimo, così da non dover sopportare a lungo le frasi fatte del protagonista, talmente ammorbanti che mentre si gioca viene voglia di lasciarlo in balia degli avversari solo per farlo tacere. Il tipo si prende talmente sul serio, e con lui gli sviluppatori, da essere involontariamente ridicolo. Se cercate uno sfogo perché siete frustrati e la vostra vita fa schifo, magari potrebbe anche interessarvi. Ma poi chiedetevi se non sia il caso di provare a cambiare vita, invece di cercare inutili sfoghi.

PRO

  • Ottime esplosioni
  • Dura poco

CONTRO

  • Movimenti legnosi
  • Sistema di guida terrificante
  • Lunghi momenti di nulla nel gameplay
  • Conformista