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Nights of Azure, recensione

I creatori di Atelier e Ar tonelico ci riprovano con un action RPG pieno di passione e di coraggio

RECENSIONE di Christian Colli   —   08/04/2016
Nights of Azure, recensione

Ogni volta che Gust s'incammina lungo una nuova strada qualcosa, da qualche parte, va storto. Sembra proprio che lo sviluppatore nipponico non riesca a uscire dal nido caldo e sicuro che si è costruito con le serie Atelier e Ar tonelico, ormai conosciute discretamente anche dalle nostre parti: sono JRPG che non hanno mai venduto così tanto da diventare famosi quanto Final Fantasy, Dragon Quest o Tales, ma che nel corso degli anni sono riusciti ad accattivarsi uno zoccolo duro di fan grazie alla loro direzione artistica, alle belle colonne sonore e ad alcune trovate decisamente originali. Sono tre pilastri su cui Gust erige ogni sua nuova produzione e che non mancano neppure in questo Nights of Azure, uscito in Giappone col titolo Yoru no Nai Kuni solo pochi mesi fa. Non siamo del tutto sicuri che il titolo occidentale renda giustizia al significato originale "la terra senza notte", ma a scanso di equivoci vale la pena sottolineare immediatamente che i testi del gioco sono completamente in inglese, mentre la traccia sonora è rimasta quella nipponica, per la gioia dei puristi del genere che, giustamente, vorrebbero il cosiddetto dual audio ad ogni uscita. È stata una scelta decisamente azzeccata, comunque, sia in termini di costi che di risultati...

Nights of Azure è un esperimento coraggioso che, purtroppo, non è riuscito come sperava Gust

L'amore ai tempi dell'apocalisse

Nel caso ve lo steste chiedendo... sì, Nights of Azure è il famoso JRPG che ruota intorno alla storia d'amore tra le due protagoniste. Sì, avete letto bene, e no, non è un'interpretazione personale, non è la solita sceneggiatura che dice e non dice, non si legge tra le righe e non è ambigua: forse all'inizio appare come un profondo legame di amicizia e di rispetto, ma in alcuni dialoghi si fa esplicitamente riferimento alla loro relazione, e le battute finali cementificano il loro rapporto. Qualcuno lo definirebbe un gioco "yuri", termine che in giapponese indica una relazione omosessuale tra donne e ragazze... ma perché dovremmo etichettarlo?

Nights of Azure, recensione
Nights of Azure, recensione

Anzi, perché dovremmo etichettare le due protagoniste Arnice e Lilysse, dato che non lo fanno neanche i loro amici? La cosa più importante che bisogna sapere di questa storia è che Arnice sarebbe disposta a dare la propria vita per salvare quella di Lilysse: Arnice è la sua principessa azzurra, il cavaliere nell'armatura scintillante che sogna ogni ragazza. Vedete, Nights of Azure si svolge in una versione parallela del nostro diciannovesimo secolo, in un regno immaginario messo in ginocchio dal lascito del Signore della Notte, un demone ucciso ottocento anni prima che ha macchiato il mondo di sangue blu, mutando in un abominio quasi ogni essere umano contaminato. Arnice è una rara mezzosangue: è stata macchiata ma non si è trasformata in un mostro, e per questo motivo è diventata uno dei migliori cavalieri della Curia, l'ente che si occupa di purificare i demoni che appaiono durante la notte. All'inizio del gioco, Arnice viene assegnata alla protezione di Lilysse, una sua ex compagna che agisce per conto della Curia e che, purtroppo, è destinata a immolarsi per impedire che il Signore della Notte si risvegli, in un sacrificio rituale che la Curia compie ogni dieci anni. Noi, nei panni di Arnice, dovremo proteggere il regno e, allo stesso tempo, scoprire come salvare Lilysse senza condannare a morte il mondo intero in una storia che si dipana lungo sette capitoli e centinaia di missioni secondarie che approfondiscono la narrazione, rivelano nuovi dettagli sulle due protagoniste e i loro comprimari e ci riempiono di oggetti e punti esperienza. Non possiamo fare a meno di promuovere la trama: raramente ci è capitato di giocare un RPG giapponese in cui ci siamo affezionati subito e così tanto ai personaggi, ma il merito è anche e soprattutto della delicatezza con cui Gust ha tratteggiato il rapporto tra Arnice e Lilysse, complice anche una colonna sonora veramente superlativa e sempre azzeccata. Peccato solo che il ritmo della sceneggiatura non sia sempre all'altezza e che i vari finali lascino un po' tutti l'amaro in bocca, compreso quello "vero" che ci è sembrato un po' frettoloso nell'esecuzione.

Trofei PlayStation 4

Ci sono 38 trofei di bronzo, 8 d'argento e 2 d'oro da conquistare prima di sbloccare il mitico trofeo di platino, ma farlo non sarà esattamente una passeggiata: la maggior parte si sblocca quasi da sola, ma alcuni richiederanno un certo impegno nel superamento di varie sfide e nell'accumulo di collezionabili.

La signora dei Servan

Come dicevamo, Nights of Azure è stato un vero e proprio esperimento, per Gust, sia nei temi trattati attraverso la storia, sia nella progettazione del gameplay. Se nel primo caso possiamo dire che lo sviluppatore nipponico ha superato la prova con successo, nel secondo siamo costretti ad essere un po' più severi. Abbandonato almeno temporaneamente il campo dei combattimenti a turni, Gust ha preferito scegliere l'azione in tempo reale e così il giocatore può controllare Arnice e combattere i nemici usando i suoi poteri sovrannaturali: inizialmente brandiremo soltanto un'enorme spada, ma di capitolo in capitolo impareremo a usare nuove armi, tra cui un possente martello da guerra.

Nights of Azure, recensione
Nights of Azure, recensione

È possibile eseguire tre tipi di attacchi diversi e concatenarli in semplici combinazioni di colpi, ma il sistema di combattimento è infinitamente più semplice di qualunque God of War o Castlevania: Lords of Shadow e alla fin fine cambiare arma diventa più che altro un fattore di preferenza. Lo stesso si può dire per i Servan, i famigli che Arnice può schierare fino a quattro contemporaneamente ed evocare consumando il sangue blu raccolto in battaglia. Benché sia possibile impartire ai vari Servan alcuni ordini comportamentali, le mistiche creature svolgono dei ruoli predefiniti e sta al giocatore stabilire il loadout più efficace, magari scegliendo i Servan che lo curino e quelli che attirino l'attenzione dei nemici al suo posto. I Servan, del resto, aumentano di livello proprio come Arnice e imparano nuove abilità: ce ne sono decine e decine e garantiscono al gameplay un certo livello di profondità. Il problema, semmai, è che non si sente veramente il bisogno di ragionare sulle strategie migliori. In generale, il livello di difficoltà è bassissimo in quasi tutte le missioni principali della storia e nella maggior parte di quelle secondarie, e si possono tranquillamente ignorare le dinamiche più elaborate a favore di un becero button mashing... almeno finché non ci si imbatte in rari quanto frustranti combattimenti, specie nel caso di alcuni boss e nelle arene, che costringono a un grind sfrenato e a una scelta molto più tattica dell'equipaggiamento e dei Servan. Lo stesso vale per le forme demoniache che Arnice può assumere soddisfacendo determinati requisiti e che le conferiscono poteri situazionali diversi: ce n'è una che la rende molto più efficace in mischia, per esempio, e un'altra che le consente di potenziare i suoi famigli, fungendo più da membro di supporto che da parte attivamente coinvolta nella battaglia. Alcune trasformazioni sono state pensate per essere più o meno efficaci contro certi nemici, ma in realtà non si sente quasi mai il bisogno di giocare secondo le regole. Da questo punto di vista, forse sarebbe stato meglio implementare un'opzione per cambiare a piacimento il livello di difficoltà, piuttosto che ricorrere a sistemi un po' troppo arzigogolati per aumentare il tasso di sfida.

La morte ti fa bella

Purtroppo basta qualche ora per rendersi conto che Nights of Azure, oltre le belle protagoniste, le musiche affascinanti e i presupposti decisamente originali, non offre molto a livello di gameplay. La maggior parte del gioco ruota intorno a un hub centrale, l'Hotel Ende, dal quale è possibile accettare gli incarichi della Curia e imbarcarsi nelle varie missioni principali e secondarie, ambientate in aree delimitate in cui appaiono i nemici da sconfiggere.

Nights of Azure, recensione

Gli obiettivi sono sempre piuttosto semplici e il gioco impone un limite di tempo entro il quale bisogna completare la missione di turno: se non si riesce a rispettarlo, la missione fallisce ma non si riscontrano penalità particolari dato che si mantengono tutti gli oggetti e i punti accumulati durante l'escursione. Non si tratta nemmeno lontanamente di un game over, insomma, e questa meccanica superflua esacerba il problema della difficoltà anche perché, francamente, è quasi impossibile sforare il conto alla rovescia nelle missioni normali. Insoddisfacente da questo punto di vista, almeno Nights of Azure appaga l'occhio grazie a una direzione artistica sopra le righe e a una modellazione poligonale sufficientemente curata, anche se purtroppo basta guardarsi meglio intorno per notare scenari ripetitivi, texture sottotono e spigolosità che tradiscono la natura cross-gen del titolo Gust. La versione PlayStation 4 testata, oltretutto, mostra il fianco negli scontri più caotici, quando la quantità di nemici, Servan ed esplosioni a schermo supera la soglia di guardia, provocando saltuari cali di frame rate. Benché non infastidiscano più di tanto, sono comunque ingiustificabili se si considera la natura del codice e l'hardware in questione.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
7.0
Lettori (9)
7.0
Il tuo voto

Sarebbe stato facile puntare tutto sulla peculiare storia intorno alla quale ruota Nights of Azure, ma sarebbe stato anche ingiusto nei confronti di Gust che ha avuto il coraggio di proporre qualcosa di nuovo e di uscire dal suo solito seminato. Purtroppo l'esperimento è riuscito soltanto a metà perché, aldilà della bella storia e dell'interessante sistema di combattimento, Nights of Azure è un titolo tecnicamente vetusto, troppo facile quando non diventa improvvisamente troppo difficile e discretamente ripetitivo. Resta comunque una buona base su cui costruire un nuovo brand che non mancheremo di seguire con attenzione.

PRO

  • La trama è delicata e fuori dagli schemi
  • Bellissima colonna sonora
  • Direzione artistica impeccabile

CONTRO

  • Quando non è frustrante, è veramente troppo facile
  • I combattimenti non danno grandi soddisfazioni
  • Graficamente retrogrado