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Trillion: God of Destruction, recensione

Un solo nemico e tanto grinding: con Trillion: God of Destruction Idea Factory ci porta un JRPG sperimentale, che non ha paura di mostrare la sua vera natura

RECENSIONE di Raffaele Staccini   —   20/04/2016
Trillion: God of Destruction, recensione

Chi si avvicina ai giochi di Idea Factory e Compile Heart sa abbastanza bene cosa aspettarsi: l'inseparabile duo nipponico ha infatti associato il proprio nome alla serie Hyperdimension Neptunia e quindi a un genere di gioco di ruolo che, pur rientrando nella grande famiglia degli JRPG, punta molto sul character design e su dialoghi da visual novel. Avere un'identità così chiara per certi versi è un bene quando si vogliono esportare in occidente titoli di nicchia, ma espone anche al rischio di riproporre sempre le stesse meccaniche per non deludere i fan e, allo stesso tempo, per fare i conti con un budget mai troppo ambizioso. Lavorando su Trillion: God of Destruction gli sviluppatori hanno invece dimostrato di voler finalmente creare qualcosa di diverso e hanno mescolato nuovi elementi a una formula ormai collaudata. Ne è venuto fuori uno strano mix, che ci mette contro un mostro con ben un bilione di punti salute (sì, dodici zeri) e ci chiede senza troppi mezzi termini: quanto siamo disposti a sopportare per portare a termine la nostra missione?

Il nostro verdetto su Trillion: God of Destruction, JRPG che non racconta frottole sulla sua vera natura

La rivalsa dei caduti

In Trillion: God of Destruction si parte con un'introduzione utile a inquadrare l'ambientazione: l'universo, o meglio, la nostra dimensione è suddivisa nei tre mondi canonici, ovvero i Cieli, dimora degli angeli e di Dio, il mondo degli umani e gli Inferi, ovvero l'Underworld, che hanno dato rifugio ai Caduti dopo la ribellione di Satana al potere divino.

Trillion: God of Destruction, recensione
Trillion: God of Destruction, recensione

Tuttavia, quando tutto lascia presupporre che si stia per consumare un nuovo capitolo dell'eterno conflitto tra angeli e demoni, l'armonia dell'Underworld viene turbata da un'antica minaccia: il Dio della Distruzione, un essere imprevedibile e dedito al caos, che sembra essere mosso solo dalla sua insaziabile ricerca di mondi da consumare. Zeabolos, ex Overlord dell'Ira e terzo Great Overlord degli Inferi, è così costretto a scendere a patti con una straniera dai misteriosi poteri pur di avere una chance di sconfiggere il nemico. A questo punto la trama inizia a ruotare su due punti fondamentali: la necessità dei Caduti di acquisire abbastanza potere per azzerare l'insana quantità di energia del mostro e l'accettazione che il sacrificio di alcuni è indispensabile per proseguire. Vengono quindi eliminati tutti i passaggi intermedi: non c'è nessun viaggio per far crescere i personaggi, nessun sottoposto da sconfiggere e nessun alleato da conquistare mettendo da parte le ruggini del passato. La lotta stessa è un momento solitario, perché il nemico emana un miasma che rende impossibile far avvicinare ad esso più di uno sfidante per volta. La narrazione si concentra così sul rapporto che si instaura tra Zeabolos, reso inerme dopo il primo incontro con Trillion, e le sei Overlord a lui sottoposte che, una dopo l'altra, sono costrette a fronteggiare il nemico solo per rendere più agevole il compito della candidata successiva. In questo modo gli sviluppatori non hanno dovuto rinunciare alle lunghe scenette da visual novel, dove i personaggi vengono caratterizzati secondo stereotipi cari al genere, con situazioni equivoche in perfetto stile harem game e qualche battuta capace di strappare un sorriso. Nel complesso sono dialoghi che puntano solo a rendere più difficile accettare di sacrificare la ragazza di turno e, tutto sommato, riescono nel loro intento. Ci sono però fin troppe situazioni ripetute e scene filler che si susseguono casualmente durante l'allenamento. Un aspetto che di per sé non risulta troppo fastidioso, ma sarebbe servita una varietà narrativa di ben altro livello per sostenere l'impianto di gioco che ci siamo trovati di fronte.

La routine che logora le menti

Trillion: God of Destruction, recensione
Trillion: God of Destruction, recensione

La situazione di minaccia perenne alla base di Trillion: God of Destruction pare aver messo i ragazzi di Compile Heart di fronte a un pressante interrogativo: come far crescere i personaggi se non possono praticamente uscire di casa? L'Underworld invero dovrebbe essere abbastanza vasto da offrire dungeon e mostri in quantità, ma questa volta gli sviluppatori hanno deciso di sparigliare le carte in tavola: perché non far guadagnare i punti esperienza tramite un allenamento in cui il giocatore non deve fare assolutamente nulla, eccetto controllare che la fatica non si accumuli troppo? Ma c'è di più: l'esperienza così guadagnata assume un ruolo marginale se non si cura a dovere la componente sim, coccolando e interagendo con l'Overlord allenata per accrescere i cosiddetti Affection Points, che in battaglia sono fondamentali e vanno a sostituire punti salute e magia fino ad esaurimento scorte. Inutile dire che si tratta di una meccanica piuttosto controversa, che strizza l'occhio agli "otome" free-to-play di dubbia qualità del mercato mobile e che finisce per risultare indiscutibilmente ripetitiva già dopo poche ore. Anche l'interazione con le "waifu" è ridotta all'osso: il grosso dell'affetto si produce in automatico e al giocatore non resta che gioire di fronte alle rare scelte a sua disposizione e catalogare quali siano, tra i cento premi di uno speciale distributore a gettoni, i doni più adatti ai gusti di ciascun Overlord. Fortunatamente il gioco non è tutto qui: la Valle delle Spade offre un diversivo divertente con le sue meccaniche spiccatamente roguelike e permette di accedere a una buona quantità di esperienza extra e ad oggetti rari. Anche qui però, nonostante la creazione procedurale del dungeon, l'ambientazione è sempre la stessa e, insieme alla scarsa varietà di nemici e alla casualità dei bottini, risulta presto piuttosto noiosa.

Il dio della distruzione

Il cuore del gameplay di Trillion: God of Destruction, l'unica parte che tiene insieme la baracca, risulta allora proprio il caro essere a cui il gioco deve il suo nome. È qui che risiede tutta la componente strategica del titolo, che non si ferma solo alla scelta dei movimenti giusti sul campo di battaglia. Gli scontri contro il nemico giurato di tutti i mondi avvengono infatti dopo un intervallo di tempo stabilito, durante il quale il mostro si concede un pisolino per favorire la digestione e dar modo al giocatore di allenarsi a dovere con i "divertenti" mezzi a sua disposizione.

Trillion: God of Destruction, recensione

Come già accennato in precedenza, questo duro allenamento non serve per sconfiggere il dio al primo tentativo, ma per permettere al candidato di turno di infliggere il maggior numero di danni possibili e, tramite uno speciale anello, passare al suo successore abbastanza esperienza per arrivare preparato a un nuovo risveglio. Il fatto che questa staffetta preveda la morte dell'Overlord sconfitto è, di fatto, uno degli elementi meglio riusciti del titolo, che intrappola il giocatore tra la voglia di procedere e il desiderio di non rassegnarsi alla sconfitta. Una volta accettato questo destino, si entra però nell'ordine di idee che ogni scontro della prima partita sia al tempo stesso il tutorial e un modo per portare a termine il gioco. In questo senso capire quali siano le abilità più utili richiede molti sacrifici perché, a dispetto delle differenze nel carattere, una volta in campo lo stile di combattimento delle eroine si somiglia un po' troppo. Un problema a cui in parte si può rimediare con alcuni sigilli, ma quelli che cambiano l'utilizzo delle armi sono fin troppo rari per incidere sul feeling complessivo del gioco. Le abilità stesse sono poco bilanciate e dopo alcuni tentativi è facile rendersi conto di quali siano le capacità più utili e evitare del tutto le altre. Anche così le battaglie contro Trillion garantiscono però una buona dose di movimento: concatenare le abilità per spostarsi sulla scacchiera è indispensabile per mantenere i bonus d'attacco mentre si evitano i colpi nemici, sempre molto dolorosi. Nemmeno in questo frangente, tuttavia, viene meno una certa ripetitività di fondo una volta capiti i pattern d'attacco, segno che forse la quantità di colpi necessari ad abbattere le diverse forme del mostro sia davvero esagerata.

Trofei PSVita

Trillion: God of Destruction ha 36 trofei, platino incluso. Di questi, 19 sono nascosti e legati alla storia, comprese le possibili diramazioni e i finali alternativi. I trofei visibili si ottengono invece portando a termine delle azioni di gioco e risultano tutti piuttosto facili, anche quando richiedono un po' di tempo per essere ottenuti. Come il completamente del gioco stesso, raggiungere il platino è una bella impresa: serve infatti una buona dose di dedizione e di attitudine al grind, visto che per ottenere tutti i trofei è necessaria più di una partita.

Il ritorno di vecchi problemi

Tra gli alti e bassi di un sistema di gioco non privo di difetti, in Trillion: God of Destruction non manca nemmeno una buona dose di bug e di problemi tecnici. Oltre a degli innocenti ritardi nell'aggiornamento degli Affection Points all'interno dei menù, durante le battaglie è l'intelligenza artificiale ad avere qualche incertezza: contro la seconda forma di Trillion, per esempio, le due sfere presenti sul terreno non reagiscono allo stesso modo all'avvicinamento del giocatore il quale, mentre sul lato destro non può attaccare da dietro senza diventare un bersaglio, a sinistra riesce ad agire praticamente indisturbato. Problemi simili si hanno anche con i movimenti di altri seguaci, che in alcune circostanze sembrano avere un pattern per gli spostamenti piuttosto confuso. Compile Heart conferma poi la sua scarsa affinità con il frame rate, che cala vistosamente durante alcuni attacchi. Dato il genere, la fluidità rimane comunque accettabile. Altre conferme arrivano dall'ottimo character design, opera di quel Kei Nanameda che aveva già lavorato a Mugen Souls, e dalle immagini in computer grafica che accompagnano i dialoghi più significativi, sempre molto curate. Da rivedere infine la localizzazione (solo in inglese) che, nonostante una patch ad hoc, continua a presentare errori di testo piuttosto banali e un doppiaggio con qualche linea di dialogo riempitiva inserita al momento sbagliato.

Conclusioni

Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
6.8
Lettori (2)
5.8
Il tuo voto

Fin dal titolo, Trillion: God of Destruction non fa nulla per nascondere la sua profonda vocazione al grind: chi è interessato al gioco, non può certo dire non sapere a cosa va incontro. La nuova proprietà intellettuale di Idea Factory richiede infatti una dedizione totale e un impegno duraturo, sia per apprendere le meccaniche di gioco, sia per sopportare decine di cicli di allenamento, interrotti solo da qualche evento casuale che troppo di rado risulta interessante. Armarsi del vecchio taccuino e di tanta pazienza è quindi obbligatorio per sconfiggere Trillion: in cambio il dio della distruzione offre qualche battaglia interessante e tanta soddisfazione nel vederlo finalmente al tappeto, soprattutto se si riesce ad abbatterlo con i primi tre Overlord a disposizione. Ma viene troppo spesso da chiedersi se ne valga davvero la pena.

PRO

  • Scontri contro Trillion movimentati
  • Buona empatia con i personaggi

CONTRO

  • Troppi elementi casuali nella crescita
  • Scarsa varietà e vocazione totale al grind
  • Qualche problema tecnico