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La teoria del tutto

Everything è la nuova opera dell'artista David O'Reilly ed è un omaggio ai misteri del cosmo

RECENSIONE di Davide Spotti   —   28/03/2017

Provate per un momento a immaginare di poter assumere la forma di una qualunque cosa o entità a noi conosciuta e di vivere in una condizione di armonia con lo spazio circostante. Pensate anche di perdere di vista il concetto di separazione tra individui, per come lo intendiamo tradizionalmente, abbracciando una visione del mondo interconnessa dove l'uno non è mai slegato dal tutto, e viceversa.

La teoria del tutto
La teoria del tutto

Se non avete mai sentito parlare di Everything, queste poche righe introduttive dovrebbero bastare a farvi comprendere che non siamo al cospetto di un videogioco nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto di un'esperienza non convenzionale nella quale il fruitore può entrare in controllo di tutto ciò che esiste, senza limitarsi ad un singolo ordine di grandezza. Everything ci offre l'opportunità di diventare un vegetale, un animale, una casa, un sasso, abbracciare un intero continente, un pianeta o persino una galassia, e potremmo andare avanti ancora. Tutto dipende dalle scelte del giocatore, dalle sue propensioni e dal modo in cui intende mettersi in contatto con una realtà estremamente liquida, dove l'impellenza della domanda esistenziale viene scandita da riflessioni filosofiche lucide e affascinanti. Come recita la descrizione ufficiale, Everything prende per mano l'osservatore e lo sprona a "produrre un documentario senza fine che parla del mondo in cui vivi". Presentato lo scorso anno, in occasione della Game Developers Conference di San Francisco, il progetto nasce da un'idea - ma forse si potrebbe parlare di uno studio sistematico - dell'artista David O'Reilly. È probabile che questo nome non vi dica niente, ma O'Reilly si è già reso protagonista di un altro simulatore sui generis intitolato Mountain, un radicale esperimento contemplativo in omaggio alla meditazione orientale. Lo stesso O'Reilly ha definito la sua nuova opera un "simulatore di coscienze" e se a prima vista può sembrare una definizione bislacca, è proprio quando si prende il pad tra le mani che questa accezione riceve conferme. Tutto sommato si potrebbe affermare che l'approccio esistenziale sorto con Mountain sia stato elevato al cubo per metterci di fronte un'interpretazione strutturata del cosmo in rapporto alla coscienza individuale, delimitata da un sostrato filosofico che si rivela un passo per volta, scandendo l'esplorazione di scenari stilizzati, ricchi di sorprese e con regole proprie. Ecco perché, al fine di giustificare l'esperienza e offrire una chiave di lettura dell'insieme, O'Reilly si è appoggiato alle riflessioni propugnate da Alan Watts, filosofo inglese novecentesco che ha dedicato la vita allo studio del buddhismo e del pensiero Zen. Peraltro questi stessi concetti erano già stati sondati nel cortometraggio The External World, presentato nel 2011 alla Fiera del Cinema di Venezia e a sua volta ispirato da tematiche esistenziali.

Everything è la nuova opera dell'artista David O'Reilly ed è un omaggio ai misteri del cosmo

Trofei PlayStation 4

I Trofei di Everything sono ben 35 e vanno sbloccati attraverso l'esplorazione. Spesso non ci sono indicazioni precise su cosa fare, di conseguenza bisogna lavorare d'intuito.

Ascesa e discesa nell’eterno fluire del cosmo

L'incipit dell'opera è straniante, si assume il controllo di una piccola particella che sta viaggiando in uno spazio indefinito. Alcune domande esistenziali appaiono sulla schermata, quando all'improvviso la luce si fa più intensa e ci troviamo proiettati nei panni di un orso polare, all'interno di uno scenario innevato condiviso con numerose altre creature. L'approccio ludico si fa ancora più particolare non appena ci si rende conto che queste entità non camminano normalmente, come sarebbe lecito aspettarsi, ma rotolano rigidamente sul terreno come se si trattasse di immagini statiche. Tralasciando questo dettaglio, sul quale torneremo in seguito, si può iniziare ad assumere familiarità con il contesto circostante, attraverso una moltitudine di attività condivise. Ad esempio è possibile emettere suoni, ma ci si può anche riunire in branco, ballare con i propri simili e comunicare con gli oggetti inanimati. L'esperienza vissuta in Everything si basa però soprattutto su due concetti cruciali: l'Ascesa e la Discesa. Come abbiamo detto in apertura, è possibile muoversi acquisendo la prospettiva di qualunque cosa presente nel mondo di gioco e per farlo è necessario traslarsi in un'entità differente. Scegliendo di ascendere si assume il controllo di un soggetto (o un oggetto) di dimensioni più grandi, mentre optando per la discesa si può entrare in contatto con realtà più piccole, persino infinitesimali. In tal modo si instaura un viaggio dimensionale che abbraccia tutto il creato, ponendo in stretta correlazione tra loro sia i materiali che le creature visibili di fronte ai propri occhi, dalla più piccola particella elementare fino alla maestosità cosmica rappresentata da galassie e nebulose.

La teoria del tutto
La teoria del tutto

Questa forma d'interazione viene quindi scandita dalla ricerca di tutte quelle entità di cui non si sono ancora vestiti i panni e di quei dialoghi occasionali che vengono suggeriti dall'osservazione dell'ambiente circostante. Proprio in questi frangenti si ha accesso a brevi dissertazioni filosofiche di Alan Watts, reperibili di tanto in tanto sotto forma di traccia audio. Il tipo di narrazione che il fruitore è in condizione di innescare durante il suo viaggio è probabilmente il fattore più interessante dell'esperimento, dona una piacevole sensazione d'indagine e stimola la riflessione su tematiche di portata più generale legate al comune sentire degli individui, alla costante ricerca di un'identità e di un proprio posto nel mondo. Al contempo si esorta l'abbandono delle convinzioni razionali cui ci siamo abituati, per assumere invece nuovi punti di riferimento. Solo liberandosi dai vincoli e dalle condizioni statiche della propria esistenza è possibile spiccare idealmente il volo verso qualcosa di nuovo. Una parte rilevante del pensiero propugnato da Watts in questa sede trae origine dalla distinzione tra il concetto di sé e l'idea di "altro", una barriera concettuale che impedirebbe all'individuo di collocarsi in un contesto molto più esteso e armonico. Da qui la metafora dell'ascesa, o della discesa, che viene appunto suggerita dal gameplay. È tutta una questione di prospettiva, che trova la sua massima espressione nel piacere del viaggio e della scoperta. Peraltro non possiamo evitare di rimarcare che le suddette registrazioni richiedono una sufficiente conoscenza della lingua inglese - e anche qualche rudimento di filosofia non fa senz'altro male - dal momento che l'opera non è stata localizzata in italiano. L'approccio esistenziale si esprime anche nelle tonalità della colonna sonora, composta dall'autore tedesco Ben Luka Boysen. Le tracce sono sempre molto delicate, tese a tratteggiare la meraviglia che si prova ad ogni nuova scoperta, ma anche quel senso d'indagine misto a malinconia che accomuna Everything ai precedenti lavori di O'Reilly. Peraltro, nonostante la presenza di idee molto interessanti e completamente fuori dagli schemi, in alcuni momenti l'opera sembra perdersi un po' per strada e si avverte l'assenza di uno scopo di fondo che, in qualche modo, sostenga l'impianto ludico quando l'effetto sorpresa è terminato. Indubbiamente le dissertazioni di Watts aiutano a contestualizzare ciò che avviene davanti ai nostri occhi e a dargli una coerenza tematica, ciò nonostante il titolo risente anche di una realizzazione artistica abbastanza discutibile, che affligge la cura stilistica delle ambientazioni. I colori timidi, i movimenti poco credibili di alcune creature, e la scarsa ricchezza paesaggistica rendono Everything meno accattivante di quanto avrebbe potuto essere, ed è un peccato perché le idee non mancano affatto.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (8)
8.1
Il tuo voto

Everything è un'avventura molto particolare e per questo poco si adatta al giocatore comune. Con le sue riflessioni sulla natura stessa della vita e la concezione dello spazio che ci circonda, cerca di stimolare il fruitore facendogli vivere un'interazione del tutto slegata dalle esperienze tradizionali. L'universo rappresentato si delinea come ecosistema articolato, dove la rigida suddivisione in categorie e l'orizzontalità dell'esperienza vengono sostituite dalla libertà d'espressione e da un senso di verticalità, o per meglio dire di ciclicità, utili a tratteggiarlo come un essere vivente, di natura complessa ma univoca. Purtroppo alla qualità delle tematiche trattate non corrisponde un'altrettanto efficace realizzazione complessiva dell'opera, in più di un'occasione limitata dalla sua struttura e dall'assenza di uno scopo concreto che in qualche modo vada a rafforzare la componente ludica. Pur con questi limiti, ci sentiamo di consigliare Everything a chiunque apprezzi l'analisi di tematiche filosofiche e a chi sia alla ricerca di un viaggio completamente avulso dagli schemi consolidati.

PRO

  • Concept affascinante
  • Intriso di tematiche filosofiche
  • Rilassante da fruire
  • Rimarca l'importanza del viaggio...

CONTRO

  • ...ma, ludicamente parlando, si avverte l'assenza di uno scopo finale
  • Avrebbe meritato una realizzazione artistica più accattivante
  • Lascerà interdetti molti giocatori