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La vita è un campo da golf nella recensione di Golf Story

Se pensate che il golf sia noioso, questo gioco vi farà cambiare idea

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   12/10/2017

Se avete visto The Legend of Bagger Vance o Caddyshack potreste avere un'idea dello spirito che caratterizza Golf Story, il nuovo titolo dei semi-sconosciuti Sidebar Games per Switch che ha in breve tempo scalato le classifiche del Nintendo eShop. Per un popolo di appassionati di calcio risulta particolarmente difficile trovare un che di poetico nell'arte di lanciare una pallina in buca, eppure - come spesso accade con la visione anglosassone dello sport - ci si può trovare un lato estremamente romantico, per non dire addirittura epico, in questa antica disciplina. È un po' questa l'ottica con cui l'argomento viene trattato nel gioco, e forse le origini australiane del team si riflettono nella passione che traspare per il golf sotto il tono scanzonato. Il clima rimane leggero come nelle classiche produzioni Camelot a cui chiaramente Golf Story si riferisce, ma anche profondamente auto-ironico come difficilmente è capitato di vedere nei Mario Golf o nella maggior parte degli RPG nipponici, i due generi a cui questa produzione si riferisce maggiormente. Proprio in questo tono, mantenuto perfettamente in equilibrio tra l'epica del gioco di ruolo e la rappresentazione divertita di un mondo che ruota tutto intorno al golf, si trova l'elemento caratterizzante della strana formula di Golf Story, in cui ogni sfida si combatte con mazza e pallina e il campo di battaglia è cosparso di nove buche da centrare. Se questo vi sembra ridicolo è perché in effetti un po' lo è, e il gioco è il primo a metterlo in evidenza con il suo mondo pieno di personaggi buffi e bizzarri, perfettamente caratterizzati da dialoghi ottimamente scritti e ritmati, che purtroppo richiedono però una buona conoscenza dell'inglese per essere apprezzati in pieno.

La vita è un campo da golf nella recensione di Golf Story

Epico golf

Il gioco si apre con un flashback in cui il protagonista, bambino, si trova ad imparare i rudimenti del golf insieme al padre di fronte a un nutrito pubblico di oche, che a quanto pare hanno invaso il campo creando non poco scompiglio. Già questa prima scena è emblematica dello stile adottato per tutto il gioco: i dialoghi e gli eventi messi in scena sono umoristici, al limite del grottesco in certi casi, eppure l'atmosfera generale e l'accompagnamento musicale lasciano trasparire una nota poetica sotto la superficie ilare. Un attimo dopo ritroviamo il protagonista cresciuto e alquanto smarrito ma giunto improvvisamente a una conclusione: tornare dove tutto è iniziato, sul campo da golf, e dimostrare a tutti di essere in grado di mantenere la promessa fatta al padre e diventare un professionista.

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Non si tratta dunque di salvare il mondo da una minaccia metafisica come nelle maggior parte degli RPG, ma d'altra parte c'è qualcosa di più profondo della semplice volontà di vincere un trofeo ed è questo l'equilibrio di cui parlavamo come elemento costante in tutto il gioco, che si rivela tra la storia a base di volontà di rivalsa e nostalgia di casa e la struttura che resta sempre e comunque legata al gioco del golf. Questo si riflette anche nella progressione, impostata sul gareggiare lungo otto tracciati da nove buche l'uno, ma sempre presentata come una vera e propria main quest da RPG e incastonando le gare all'interno di una sequenza di eventi ben collegati tra loro e giustificati dal sostrato narrativo. Di conseguenza, tutte le sfide intermedie e più piccole disseminate per gli scenari, sempre a base di mazza, pallina e buche da centrare, sono presentate anch'esse come sotto-quest da parte dei variopinti personaggi che compongono il cast di contorno. Come da tradizione, le diverse parti della quest principale, ovvero i diversi tracciati su cui gareggiare, hanno ambientazioni disparate e ognuna ispirata a un tema particolare (il campo iniziale, il deserto con reperti preistorici, la montagna, la costa marina e quant'altro).

Bug in via di soluzione

Facciamo presente che la community di videogiocatori ha rilevato una gamma di bug piuttosto ampia sul gioco, sebbene in sede di recensione sia emerso solo il problema minore dello spostamento dell'inquadratura. Trovate un'interessante catalogazione di questi inconvenienti in un apposito topic su Reddit, ma tenete presente che l'incidenza di questi errori è difficile da valutare al momento. In ogni caso, gli sviluppatori hanno già riferito di aver preso visione della cosa e di essere al lavoro su una patch che dovrebbe correggere la maggior parte dei problemi il prima possibile.

Il sistema dei tre tocchi

Come Link si porta sempre dietro la propria spada per poterla sfoderare in qualsiasi momento, anche il protagonista di Golf Story ha sempre a disposizione mazze e palline, che può estrarre in qualsiasi luogo della mappa per provare qualche lancio. La aree di gioco sono particolarmente dense di punti d'interesse e cose da fare, con quest secondarie tutte incentrate su qualsiasi digressione golfistica più o meno possibile, dunque è nella meccanica del tiro che si esaurisce tutto il nocciolo del gameplay. Questa si basa sul rodato sistema dei tre tocchi, che è poi quello tipico di Mario Golf: un primo tocco fa partire il cursore, un secondo stabilisce la potenza del tiro e sul terzo si basa la precisione, tutti elementi da calcolare in base alle classiche variabili della distanza, del vento e dell'inclinazione e consistenza del terreno. A questo si aggiunge la possibilità di stabilire il punto d'impatto della mazza sulla palla e un ulteriore modificatore sulla precisione, applicando vari effetti alla traiettoria. Si tratta di un sistema piuttosto intuitivo e fondamentalmente arcade, che risulta ideale per mantenere sempre un buon ritmo considerando la quantità di lanci che ci troviamo a fare nel corso del gioco.

La vita è un campo da golf nella recensione di Golf Story

D'altra parte un ulteriore arricchimento della meccanica è dato dall'acquisizione di nuove "armi" e abilità. Il completamento delle quest consente di guadagnare denaro per acquistare nuovo equipaggiamento, arricchendo l'inventario di mazze con caratteristiche diverse e aggiungendo accessori in grado di modificare e sbloccare nuove abilità. C'è infatti un elemento ruolistico nella gestione del personaggio, che oltre ad ampliare il proprio "arsenale" effettua una vera e propria crescita con l'acquisto di esperienza. Il passaggio da un livello al successivo consente la distribuzione di vari punti sulle statistiche di base costituite da potenza, purezza, precisione, abilità ed effetto, peraltro con un interessante sistema di dipendenze incrociate per cui l'aumento di un parametro si riflette sulla variazione automatica degli altri per un principio logico di compensazione. Come si conviene a un gioco per Switch, è presente anche un multiplayer in locale che consente di sfidarsi giocando semplicemente a golf sulle mappe sbloccate nel corso dell'RPG, ma si tratta di un mero contorno al soggetto principale.

La vita è un campo da golf nella recensione di Golf Story

Un mondo vivo

Siamo ormai abituati alle produzioni in 2D che scimmiottano lo stile classico delle produzioni a 8 e 16-bit, ma la grafica di Golf Story si basa su uno stile così pulito e coerente da risultare comunque notevole. C'è una cura nei particolari davvero non comune, dal vento che muove le foglie alle animazioni di ogni singola creatura presente sullo schermo, in grado di rendere il mondo di gioco particolarmente vivo. A questo contribuisce anche una splendida caratterizzazione che dona un'identità specifica ai personaggi che si incontrano lungo il cammino: in quelle manciate di pixel è possibile capire perfettamente i tipi con cui abbiamo a che fare, sia per le movenze che li identificano che per l'ottimo lavoro svolto nella scrittura dei dialoghi, marcati peraltro da un geniale utilizzo dinamico dei balloon in stile fumetto.

La vita è un campo da golf nella recensione di Golf Story

Tutto questo sopperisce bene a una certa mancanza di mordente che potrebbe emergere da una storia che ovviamente mostra dei limiti, essendo circoscritta a questo particolare mondo a base di golf, rendendo l'esplorazione delle varie ambientazioni comunque interessante e stimolando l'interazione con ogni singolo personaggio che compare sullo schermo. Non si sa mai cosa aspettarsi dagli NPC di Golf Story, poiché i dialoghi sono raramente considerabili banali e ogni piccolo sprite sembra possedere una vita propria e un carattere molto specifico. È davvero un peccato che non sia stata effettuata una localizzazione in italiano, anche perché le espressioni gergali e lo slang utilizzato in vari casi possono rendere poco comprensibili i testi per chi non ha una buona padronanza dell'inglese. Completa quest'ottimo quadro un comparto audio che si dimostra sempre all'altezza tra effetti sonori curati e buone musiche che riescono ad accompagnare in maniera discreta l'azione senza mai risultare invadenti o ripetitive.

La vita è un campo da golf nella recensione di Golf Story

Conclusioni

Digital Delivery Nintendo eShop
Prezzo 13,99 €
Multiplayer.it
8.8
Lettori (12)
7.9
Il tuo voto

Lungi dall'essere un semplice clone di Mario Golf, questo gioco rifulge di vita propria e di un suo specifico e incontenibile carattere. Golf Story sa essere buffo, tenero, nostalgico e affascinante ma senza mai abbandonare il suo tono ironico e soprattutto auto-ironico, giocando con gli stereotipi del JRPG e forzandoli all'interno di uno strano mondo in cui tutto dipende dal saper lanciare una pallina in buca. Ne viene fuori un gioco strano, che si distingue per una grande caratterizzazione grafica e testuale, ma anche per un azzeccato incastro fra il gioco di ruolo e il golf che certamente deve qualcosa ai lavori di Camelot ma dimostra anche che c'è del grande talento in quel di Sidebar Games: un debutto che promette davvero molto bene.

PRO

  • Bella caratterizzazione grafica
  • Personaggi e dialoghi vivaci e interessanti
  • Ottima implementazione della meccanica del golf con gli elementi RPG

CONTRO

  • La storia manca un po' di mordente
  • Il golf ovunque può diventare eccessivo