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6 è il numero perfetto?

Sesto libro, sesto film, sesto adattamento videoludico per Harry Potter: vediamo se il numero porta fortuna al nuovo tie-in di EA.

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   09/07/2009
6 è il numero perfetto?

Difficilmente i titoli ispirati a pellicole cinematografiche riescono a raggiungere vette qualitative particolarmente elevate, e nemmeno un gigante economico come il brand di Harry Potter è finora riuscito nell'impresa di regalare ai fan un capitolo videoludico all'altezza del nome a cui fa riferimento. Un problema a dire il vero estremamente relativo, considerando come la maggior parte dell'utenza a cui si indirizzano i prodotti legati al mago occhialuto non può propriamente definirsi come un pubblico dal palato fino. L'importante è dunque che questo nuovo Harry Potter e il Principe Mezzosangue risulti fedele alla storia originale e che offra elementi di interesse per i fan: vediamo se EA è riuscita a raggiungere perlomeno questi due obiettivi.

Rimandato a settembre

Nell'impostazione base del gioco, gli sviluppatori di EA Bright Light si sono rifatti a quanto sperimentato per la prima volta nel precedente Harry Potter e l'Ordine della Fenice, offrendo dunque agli utenti la possibilità di esplorare Hogwarts in totale free-roaming: dal punto di vista tecnico la trasposizione digitale della scuola di magia è notevole, peccato che a livello strutturale le differenze col prequel siano davvero minime. Chiunque abbia avuto familiarità con il quinto episodio della serie videoludica si ritroverà dunque a vagare per le stesse identiche stanze, riconoscendo nella presenza del fantasma di Nick-Quasi-Senza-Testa (che può essere chiamato a piacimento per indicare la direzione verso l'obiettivo corrente) l'unica novità di rilievo. Sin dalle prime battute, risulta evidente come la grandezza dell'ambientazione sia stata sfruttata nella maniera più sbagliata possibile: invece di infarcire Hogwarts di quest e sotto-quest, gli sviluppatori hanno preferito diluire l'esperienza ludica con tonnellate di noioso backtracking ed una stucchevole componente collectible: nascosti in varie parti

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dell'accademia ci sono vari stemmi da raccogliere, ed ogni elemento su schermo che emana un bagliore può essere sollecitato con il Remote allo scopo di elargire una certa quantità di mini-stemmi. Oltre a rivelarsi fondamentalmente inutile, tale attività è ben lontana dall'essere minimamente divertente o coinvolgente, per quanto rappresenti di fatto l'unico elemento di interazione con lo scenario di gioco. Harry Potter e il Principe Mezzosangue non svolge dunque un compito egregio sotto questi punti di vista, e la situazione non migliora affatto se si guarda alla trattazione della trama: gli eventi sono citati in maniera così superficiale e slegata tra loro da risultare letteralmente incomprensibili a chiunque non abbia letto con attenzione l'omonimo libro. Peggio ancora, le cutscenes soffrono anche di una regia poverissima e di una selezione di voci a dir poco mediocri ed inespressive, che non a caso non sono quelle responsabili del doppiaggio del film. Insomma, anche volendo guardare esclusivamente al fan service, Harry Potter e il Principe Mezzosangue non rappresenta una svolta in positivo per la serie di videogames dedicati.

Il principe cerca gameplay

Per quanto riguarda la struttura ludica vera e propria, il titolo EA si suddivide fondamentalmente in tre sezioni molto diverse tra loro, collegate dalle tediose scarpinate e dalle opinabili cutscenes di cui sopra. Una parte molto consistente -purtroppo- è occupata da una sottospecie di Cooking Mama in salsa magica, nella quale il nostro Harry deve realizzare con successo le pozioni richieste dosando bene i vari componenti: un'idea anche interessante sulla carta, e che sfrutta bene il motion sensor del Remote, ma che si concretizza in un qualcosa di estremamente tedioso e ripetitivo. Va meglio quando si gioca a Quidditch, anche se l'azione è stata volutamente ridotta all'osso: tutto ciò che l'utente deve fare durante le partite è muovere la scopa guidata da Harry utilizzando il Remote, tentando di passare attraverso al maggior numero possibile di cerchi finché non si raggiunge l'agognato boccino volante. Chiude la carrellata una sezione basata su duelli a colpi di magie, nelle quali l'utente ha a disposizione una manciata di incantesimi da lanciare effettuando determinate mosse con Remote e Nunchuck: l'idea è buona, ma la trasposizione in termini ludici non altrettanto, vista la limitatezza dell'intera struttura. Gli spell sono pochi e l'intelligenza artificiale degli avversari è decisamente scarsa, al punto che è possibile vincere tranquillamente ogni sfida cominciando con un colpo potente per poi tempestare il malcapitato di turno con attacchi veloci mentre questo è a terra. E' un peccato che Harry Potter e il Principe Mezzosangue manchi il bersaglio sugli elementi cardine del proprio gameplay, perché a livello squisitamente tecnico l'opera EA Bright Light è più che dignitosa, considerati gli standard di Wii. Le ambientazioni sono vaste e

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particolareggiate, sorrette da un motore grafico che a volte singhiozza un po', ma che comunque svolge egregiamente il proprio dovere. I modelli poligonali dei personaggi sono poi sufficientemente curati e ben animati, se si eccettuano le sciagurate cutscenes che finiscono per metterne in evidenza solo gli aspetti più negativi, quali la scarsa espressività facciale. Al di là del doppiaggio italiano di bassa lega, anche il sonoro è buono, in particolare riguardo all'accompagnamento musicale che punteggia bene l'azione su schermo. Gli sviluppatori sono stati infine bravi nello sfruttare bene le caratteristiche del sistema di controllo di Wii, dosando adeguatamente i momenti in cui è necessario fare uso del motion sensor e quelli riservati allo stick analogico ed ai tasti convenzionali.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.2
Lettori (38)
6.8
Il tuo voto

Harry Potter e il Principe Mezzosangue non riesce a far compiere alla serie videoludica il salto di qualità che i fan del mago teenager avrebbero meritato: al di là delle sue evidenti lacune come action game, il gioco non riesce a svettare nemmeno come fan service puro e semplice, visto il pressapochismo con il quale sono state curate la storia e le cutscenes. Un tie-in non soddisfacente dunque, che trova però un punto a suo favore in una realizzazione tecnica tutto sommato convincente.

PRO

  • Tecnicamente valido
  • Sistema di controllo all'altezza

CONTRO

  • Struttura ludica anonima
  • Cutscenes e doppiaggio da dimenticare
  • Alcune sezioni troppo noiose