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Kingdom Hearts: Melody of Memory, recensione

La saga del Cercatore dell'Oscurità si conclude con un rhythm game che ricapitola la storia di Kingdom Hearts a tempo di musica.

RECENSIONE di Christian Colli   —   13/11/2020

Sebbene molti fan abbiano preso Kingdom Hearts: Melody of Memory come una specie di scherzo di cattivo gusto, noi abbiamo tenuto d'occhio l'ultima fatica di indieszero con discreto interesse. Dopotutto, stiamo parlando dello stesso sviluppatore che ha firmato i due Theathrythm Final Fantasy, entusiasmanti rhythm game per Nintendo 3DS e sistemi mobile che ci hanno deliziato per ore e ore sulle note delle musiche più famose dell'immortale franchise Square Enix. L'idea di giocare qualcosa di simile in salsa Kingdom Hearts, un rhythm game basato essenzialmente sulle composizioni della straordinaria Yoko Shimomura, era irresistibile. Purtroppo prima la demo e poi il codice finale, di cui state leggendo la recensione, hanno spezzato l'incantesimo quando ci siamo resi conto che il titolo in questione, venduto per giunta a prezzo pieno, è un pigro compitino che avrebbe potuto e dovuto offrire molto di più.

La storia c'è o non c'è?

Sono molti anni che i fan di Kingdom Hearts vecchi e nuovi lamentano lo smembramento della complicata storyline tra piattaforme e generi diversi, basti pensare alle fondamentali informazioni divulgate attraverso un gacha per sistemi mobile: non esattamente il modo migliore per fidelizzare una community che, prima delle compilation per PlayStation 4, ha dovuto collezionare il brand sia sulle console Sony, sia su quelle Nintendo. In questo senso, Kingdom Hearts: Melody of Memory sembra quasi un insulto, perché rappresenta la vera e propria conclusione della cosiddetta saga del Cercatore dell'Oscurità, quella cominciata col primo Kingdom Hearts e conclusasi poco tempo fa con Kingdom Hearts III. Il finale di Melody of Memory, infatti, fa letteralmente da ponte per la prossima saga, rispondendo alla domanda che tutti si sono posti alla fine del capitolo terzo: che fine ha fatto Sora?

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Questo capitolo, insomma, non è esattamente uno spin-off: nei pochi minuti che dura il finale, unica cinematica inedita del pacchetto, scopriamo alcuni dettagli che saranno fondamentali per il futuro della serie, come per esempio il nome della città in cui abbiamo incontrato Yozora o l'esistenza di un altro mondo in cui avrebbero viaggiato gli antichi Maestri del Keyblade. Abbastanza materiale per farci anni di congetture in attesa del prossimo Kingdom Hearts ufficiale, ma che comunque Tetsuya Nomura ha ammucchiato tutto insieme negli ultimissimi minuti di gioco. Fino a quel momento, Melody of Memory è soltanto un gigantesco recap, un "riassunto delle puntate precedenti" che ripercorre l'intera saga dagli albori attraverso le vecchie cinematiche, rimaneggiate e accompagnate dalla voce narrante di Kairi. L'intera campagna, chiamata Tour mondiale, si svolge infatti nei suoi ricordi, costituiti da decine di stage ispirati ai vari mondi che abbiamo visitato nei vari capitoli della saga.

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Ogni mondo è rappresentato da uno o più stage incentrati sui brani più famosi e apprezzati di Shimomura. Sebbene sia possibile scegliere anche l'ordine con cui affrontare alcuni stage, bene o male si dovranno giocare tutti e in molti casi sarà necessario ripeterli più volte per raggiungere determinati obiettivi, chiamati anche missioni: completare uno stage a una certa difficoltà, arrivare alla fine senza sbagliare una nota, sconfiggere un certo numero di nemici volanti o a terra e così via. Le missioni completate si traducono in stelline, necessarie ad aprire le porte che conducono agli stage successivi, per un totale di oltre trecento missioni da completare per arrivare al finale della storia. Fortunatamente le missioni non sbloccano soltanto la progressione nel Tour mondiale, ma anche vari collezionabili che il gioco raccoglie nel Museo: illustrazioni, carte raffiguranti personaggi e nemici, melodie, cinematiche e così via.

Kingdom Hearts Mom 2

Tante musiche ma poco GDR

Completando gli stage nel Tour mondiale, si arricchisce il repertorio della modalità Raccolta brani, in cui è possibile rigiocare ogni stage al livello di difficoltà desiderato, scegliendo anche diversi modificatori per rendere l'esperienza più facile o più difficile. La componente single player, insomma, tra varietà di brani e collezionabili da sbloccare, è piuttosto nutrita e soddisfacente; in più, Kingdom Hearts: Melody of Memory offre pure una modalità cooperativa, in locale tramite split screen, e una modalità competitiva, da giocare online contro un altro giocatore - e le opzioni consentono anche di ritoccare la latenza per personalizzare l'esperienza online - oppure semplicemente contro la CPU. Se le modalità di gioco non mancano, e il titolo garantisce una longevità più che discreta anche soltanto in singolo, bisogna dire che siamo rimasti comunque molto delusi dal passo indietro che lo sviluppatore ha fatto sul fronte GDR, abbandonando quasi del tutto la componente strategica che rendeva Theathrythm Final Fantasy: Curtain Call qualcosa di più di un semplice rhythm game.

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In Kingdom Hearts: Melody of Memory la componente GDR si limita essenzialmente a due aspetti del gameplay. Il primo è l'accumulo di punti esperienza: le squadre aumentano di livello e così facendo guadagnano i PV necessari a incassare più colpi quando si sbagliano le note negli stage. In sostanza, più PV ha una squadra, più errori può commettere il giocatore prima di andare in game over. Le squadre sono quattro, predefinite, e non è possibile personalizzarle, senza contare che fondamentalmente non cambia nulla se si sceglie una squadra invece che un'altra. Occasionalmente uno dei tre membri della squadra viene sostituito in determinati stage da un ospite Disney, per esempio Aladdin o Peter Pan, ma anche questo non incide per nulla sul gameplay. Peccato davvero, perché crescere singolarmente i personaggi, imparare nuove abilità e formare squadre sempre più ingegnose e potenti era uno dei migliori aspetti di Theatrhythm che qui si è completamente perduto.

Kingdom Hearts Mom 3

L'altra meccanica GDR che Kingdom Hearts: Melody of Memory azzarda è una sorta di artigianato chiamato Elaborazione. Completando gli stage e le missioni si ottengono materiali con cui è possibile fabbricare consumabili - per esempio le utili Pozioni che ripristinano automaticamente i PV quando scendono sotto una determinata soglia - e collezionabili, comprese carte, illustrazioni e stage aggiuntivi. Sono meccaniche GDR estremamente blande, come potete ben capire, ma è pur vero che non sta scritto da nessuna parte che un rhythm game firmato indieszero debba essere per forza anche un gioco di ruolo: è solo che, privata di tutta quella parte gestionale che tanto abbiamo apprezzato nei giochi precedenti dello stesso sviluppatore, questa esperienza si risolve in un monotono susseguirsi di stage fini a sé stessi, progettati senza impegno o inventiva alcuna.

Kingdom Hearts Mom 1

Trofei PlayStation 4

I trofei sono 45 in totale: il platino si sblocca dopo averne ottenuti tre d'oro, undici d'argento e trenta di bronzo. Non sarà particolarmente difficile, ma dovrete impegnarvi a completare il gioco, superare ogni stage e sconfiggere tantissimi nemici, tra le altre cose.

Gameplay musicale

Non c'è nulla di male a essere solo un rhythm game, sia chiaro. Anche Persona 4: Dancing All Night di Atlus mancava di elementi GDR veri e propri, compensati però da una modalità Storia molto più coinvolgente, presentata sotto forma di visual novel. Kingdom Hearts: Melody of Memory non fa neppure quello e, purtroppo, si appoggia a un level design poco convincente. Gli stage o scenari musicali si dividono essenzialmente in tre categorie: Battaglie musicali, Battaglie boss e Tuffi musicali nella memoria. Le prime rappresentano la stragrande maggioranza del gameplay e vedono la nostra squadra, ripresa da dietro, che corre incontro ai nemici lungo un percorso. Le Battaglie boss sono gli stage che abbiamo apprezzato per la loro spettacolarità, in cui la squadra affronta il cattivone di turno e deve far fronte anche a una serie di meccaniche aggiuntive. L'ultima categoria ci vede sorvolare una cinematica mentre pigiamo i tasti al ritmo della musica. Sono bene o male le stesse categorie in cui si dividevano gli stage nei precedenti titoli indieszero, ma il rapporto quantitativo è completamente sbilanciato a favore delle Battaglie musicali.

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Il gameplay è essenzialmente quello dei soliti rhythm game, ma alcune scelte di design lo rendono molto più frustrante che divertente. Bisogna premere i pulsanti giusti al momento giusto, come sempre, ma la mappatura dei comandi non è particolarmente comoda: si comincia premendo un tasto qualunque tra X, R1 e L1, premendone poi due o tre insieme a seconda del numero di bersagli da attaccare contemporaneamente. Fin qui, tutto ok: anche le note a scorrimento per cui serve tenere premuto un tasto o quelle che impongono l'inclinazione delle levette analogiche sono meccaniche più che accettabili. Poi, però, indieszero ha ben pensato di introdurre il tasto triangolo per gli attacchi speciali del caposquadra, e anche il tasto cerchio per far saltare il caposquadra quando c'è da schivare un attacco o colpire un nemico volante, magari mentre bisogna premere anche i tasti dorsali per segnare altre note contemporaneamente. Il risultato è un gameplay che si fa troppo contorto e macchinoso già al livello di difficoltà intermedio, sacrificando l'immediatezza e l'intuitività che dovrebbe contraddistinguere il genere.

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A dare problemi è anche la prospettiva tridimensionale, l'inquadratura di spalle che vizia la percezione della distanza che separa la squadra dai nemici in arrivo. Gli stage a scorrimento orizzontale dei Theatrhythm sfruttavano le due dimensioni come un suggerimento visivo aggiuntivo che aiutava i giocatori a prendere confidenza coi ritmi delle musiche. In Kingdom Hearts: Melody of Memory la grafica 3D è, fondamentalmente, un ostacolo. Essa svia il giocatore, lo confonde con la complicità delle inquadrature - specialmente quando il percorso curva nelle Battaglie musicali - e lo distrae coi modelli poligonali animati che qualche volta coprono persino gli indicatori o con gli scenari di sottofondo, spogli e poco dettagliati ma in continuo movimento. Senza contare che il titolo indieszero non sfoggia chissà quale potenza visiva, riciclando la maggior parte dei modelli poligonali visti nei giochi precedenti, nonché le vecchie cinematiche a risoluzione medio/bassa, forse per ricercare un effetto nostalgico che, però, sembra solo un lavoro svogliato.

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Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
6.5
Lettori (20)
6.7
Il tuo voto

Nonostante alcune criticità a livello di gameplay, Kingdom Hearts: Melody of Memory è un rhythm game competente che permette ai fan di Sora e compagnia di rivivere la saga dall'inizio sulle note delle migliori musiche di Yoko Shimomura. Il problema sta tutto in una realizzazione apatica che sacrifica tutte le migliori intuizioni dello sviluppatore indieszero per offrire il minimo sindacale a prezzo intero. Con la storia che fa qualche timido passo avanti solo nei minuti finali, non possiamo fare altro che consigliarlo soltanto agli appassionati di Kingdom Hearts, magari a un prezzo scontato, per completare la loro collezione.

PRO

  • I brani di Yoko Shimomura sono inattaccabili
  • Tanti stage musicali da giocare e rigiocare
  • La storia di Sora fa un importante passo verso il futuro...

CONTRO

  • ...ma il gioco è un riassuntone che spicca soltanto nel finale inedito
  • Senza elementi GDR rimane un rhythm game fine a sé stesso
  • Gameplay poco intuitivo viziato da discutibili scelte di design