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Infinite Undiscovery - Recensione

Ecco l'ennesimo assalto di Microsoft al difficile mercato giapponese questa volta però non si tratta de solito JRPG...

RECENSIONE di La Redazione   —   07/10/2008

La storia di un pianeta e della sua luna

Il background su cui si sviluppano le vicende di Infinite Undiscovery è quello di un pianeta dove l’influenza della sua luna è fondamentale per la vita della popolazione. Il satellite naturale è infatti portatore di numerosi influssi sull’umanità la quale può godere dei suoi effetti benefici. La storia si incentra tutta sulla lotta all’Order of Chains, un’oscura organizzazione militare che ha letteralmente incatenato la luna per impossessarsi dei suoi poteri. Nel gioco si vestono i panni di un semplice flautista di nome Capell (protagonista davvero poco carismatico) imprigionato dall’Order a causa dell’eccezionale somiglianza con il capo della resistenza Lord Sigmund. Ed è proprio attorno a questo scambio di persona che si sviluppa l’avventura che porterà il giovane prima ad unirsi suo malgrado ai ribelli (i cui membri saranno utilizzabili per comporre i party) e successivamente ad aver un ruolo sempre più determinante nelle sorti della guerra. La narrazione è gradevole, si regge in piedi senza problemi ed accompagna piacevolmente il giocatore senza mai degenerare anche se decolla solo con il secondo dvd dove si presentano colpi di scena assenti nella prima parte del gioco, un trend che sembra comune a tutte le produzioni nipponiche multi disco. Stona soltanto la pessima recitazione dei personaggi nelle numerose, ma brevi, cut scene che non riesce mai a convincere e che spesso scade nel ridicolo, complice anche un doppiaggio in inglese tutt’altro che soddisfacente - e vista l’assenza di alcuna localizzazione in italiano sarebbe lecito pretendere una cura maggiore.

Infinite Undiscovery - Recensione
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Infinite Undiscovery - Recensione

Molto action e poco RPG

IU presenta una struttura mista tra l’action e il classico gioco di ruolo. La componente ruolistica è ricca di contenuti ed è ben sviluppata: non mancheranno, statistiche, equipaggiamenti personalizzabili con numerosissimi oggetti e abilità di attacco per ogni personaggio che diverranno man mano sempre più differenziate. Al giocatore è offerta una notevole libertà di customizzazione e moltiplicando il tutto per ogni membro del party ci si troverà davanti ad una più che ragguardevole mole di opzioni da gestire. Accanto a questa anima da jrpg classico si affianca una gestione dei combattimenti strettamente in tempo reale, dove i turni lasciano spazio a scontri con mostri sempre visibili sull’area di gioco da affrontare a suon di combo e magie. È questa inclinazione action ad essere preponderante: il combat system si basa sull’uso dei tasti A e B cui sono destinati rispettivamente l’attacco veloce e quello forte da concatenare per dar vita alle combo, quest’ultime però sono poche e banali e questo rappresenta un grave limite per un gioco così incentrato sulla dinamicità degli scontri e senza dubbio questo aspetto poteva esser sviluppato con maggior cura. A provare a rendere più profondo il sistema di combattimento ci pensa il Connect System grazie al quale è possibile connettere un membro del party a Capell potendo in questo modo richiamare le abilità di attacco dell’alleato mediate i tasti X e Y, queste risulteranno a volte fondamentali per superare specifiche fasi di gioco. Un’ulteriore componente strategica è data dalla possibilità di modificare il comportamento del gruppo: con l’uso della croce direzionale si è in grado di scegliere tra vari comandi come “aspettate”, “disperdetevi” oppure si possono spingere tutti i compagni a combattere contro il vostro stesso nemico (utile per creare combo devastanti). Quel che lascia perplessi è che a lungo andare i combattimenti si risolvono in un button smashing selvaggio, lasciando in secondo piano ogni componente strategica e facendo diventare le battaglie troppo caotiche.

Infinite Undiscovery - Recensione
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Una mappa grossa così

Uno degli aspetti di maggior rilievo di IU è sicuramente la vastità delle aree di gioco. I giocatori che campano a pane ed esplorazione avranno di che esser contenti perché il titolo tri-Ace propone ampi spazi dove muoversi liberamente. Il design del mondo non fa gridare al miracolo, spesso è anonimo e privo d’ispirazione, ma fa bene il suo lavoro offrendo di tanto in tanto qualche piacevole scorcio paesaggistico, con un'apprezzabile varietà nelle ambientazioni da visitare.
Numerose sono anche le città, i villaggi e gli accampamenti dov’è possibile trovare ristoro dopo una lunga migrazione da un’area all’altra. Pure la realizzazione dei dungeon si difende bene non presentando mai una struttura troppo dispersiva o snervante, l’unico appunto è che la monotonia avvertibile negli spazi esterni si ripresenta qui con maggior forza e quegli anonimi corridoi tendono inevitabilmente ad assomigliarsi.

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Una mappa grossa così

Unreal Undiscovery
L’intero comparto grafico di IU è totalmente gestito dall’Unreal Engine che tante gioie ha saputo regalare all’utenza Xbox. Purtroppo tri-Ace non ha saputo affatto sfruttare le potenzialità del motore Epic, e l’inadeguatezza di IU sotto il profilo tecnico salta subito all’occhio: il numero di poligoni su schermo è tutt’altro che impressionante, soprattutto la realizzazione dei personaggi è grezza e ricorda tristemente quella di un prodotto della scorsa generazione con il beneficio dell’alta definizione. Tant’è che i giocatori che non usufruiscono di un pannello HD difficilmente avvertiranno un concreto salto generazionale. Anche la resa degli ambienti esterni non è eccelsa e, a fronte di una discreta vastità degli stessi, si contrappone un forte senso di vuoto, con aree un po' spoglie e senza elementi di interazione, texture è altalenanti e troppo spesso poco definite.
Stessa cosa per gli interni che tendono alla ripetizione ossessiva e dove i pochi ornamenti hanno una realizzazione spartana.
Anche le fasi di combattimento mostrano il fianco a fastidiose imperfezioni come un frame rate così instabile da portare a momentanei blocchi dell’immagine nelle situazioni d’azione più concitate, anche la telecamera una volta agganciato un nemico soffre spesso di defaiance che portano il target fuori dal campo visivo. Inoltre la frenesia degli scontri, unita all’uso di effetti luce troppo invasivi, rende le battaglie confusionarie agli occhi del giocatore.
La colonna sonora al contrario non presenta particolari debolezze, si sposa perfettamente con le ambientazioni e non arriva mai a stancare (il che non è poco). Il gioco è esclusivamente in inglese sia per quanto riguarda il doppiaggio sia per i testi a video, compresi i sottotitoli, ma difficilmente metterà in difficoltà chi ha giusto un minimo di conoscenza della lingua d’oltremanica nonostante l’uso di qualche forma gergale.

Infinite Undiscovery - Recensione
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Commento

Infinite Undiscovery è un prodotto ricco di buoni spunti con un’anima spiccatamente action incastonata in un contorno ruolistico di tradizione nipponica. Quel che viene a mancare è un adeguato sviluppo di queste promettenti idee che finiscono solo per essere realizzate in modo approssimativo, come il combat system troppo limitato e piatto. È un peccato perché le fondamenta del gioco sono solide e avrebbero senz’altro meritato di essere approfondite con maggior cura, soprattutto considerato l’illustre curriculum di tri-Ace. Si avverte quindi la sensazione di trovarsi davanti ad un’occasione parzialmente mancata, e non certo ad un totale fallimento, derivata principalmente dalla mancanza di un'identità propria ben definita del titolo. Ciò non toglie che gli amanti del genere, che in questo periodo di magra si trovano in astinenza da jrpg, possono senz’altro considerare l’acquisto a patto che non diano troppo peso a queste lacune e ad un comparto tecnico un po' sottotono, considerati soprattutto gli standard a cui la macchina Microsoft ha abituato i suoi utenti.

Pro

  • storia godibile e ben raccontata
  • numerose opzioni di personalizzazione per gli amanti dei giochi di ruolo
  • interessante deviazione action...
Contro
  • ...ma combat system caotico e ripetitivo
  • tecnicamente non all'altezza

Xbox 360 - Obiettivi

Anche Infinite Undiscovery conferma la poca propensione dei JRPG al facile rilascio di gamer point. Finendo il gioco senza affrontare le varie side quest difficilmente si arriva ai 200 punti sbloccati. Altri punti si possono ottenere concentrandosi sulla crescita dei personaggi o svolgendo delle particolari azioni nel corso dell’avventura.