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Battlefield 5: andare avanti con un passo indietro

Nella frenesia dei moderni sparatutto, a volte fare un passo indietro non è una cattiva idea

SPECIALE di Marco Cremona   —   27/05/2018

Mentre gli anni passano e il settore dei videogiochi cresce, anche il concetto stesso di videogioco comincia a cambiare, avvicinandosi sempre di più a esperienze cinematografiche, spesso abbandonando il fattore divertimento o stravolgendo molte delle meccaniche base che magari hanno reso famoso un determinato titolo, per cercare così di innovarlo facendolo risultare più intrigante per i nuovi giocatori. In una generazione in cui il filone degli sparatutto si è profondamente trasformato in un caotico corri-e-spara dando sempre più libertà di movimento ai personaggi, spesso ci si dimentica quanto avere un gameplay ben bilanciato e mai esagerato possa ancora risultare un'ottima formula. È proprio questa ricerca disperata de "l'innovazione" che probabilmente fa finire fuori strada alcuni franchise rendendoli, in fin dei conti, sempre più anonimi o meno interessanti fino al punto in cui ci si ritrova a pensare che uno vale l'altro. Sicuramente favoriti da questo sentimento di "more-of-the-same", alcuni dei titoli che hanno riscosso più successo in questa generazione sono banalmente le remastered, innegabile dimostrazione di quanto il fattore nostalgia sia un'arma potentissima nel vendere un videogioco. Skyrim, uscito nel lontano 2011, è ancora uno dei titoli più giocati di sempre, la community di Call of Duty ha ancora una fortissima passione per la saga Modern Warfare, Halo stesso è diviso a metà tra chi definisce la massima perfezione il gameplay del terzo capitolo e chi ha accolto i cambiamenti fatti sul quinto a braccia aperte. Quello che è successo nelle ultime ore dopo il reveal di Battlefield V è un fenomeno interessante che va analizzato e non preso alla leggera. Nel corso di questo articolo faremo il punto della situazione, concentrandoci principalmente su quanto sia un'ottima mossa da pare di DICE fare un passo indietro e tornare alle origini del suo tanto fortunato franchise.

Tornare indietro andando avanti

Collegandoci proprio a quanto accennato nel paragrafo precedente: qualcosa con il recente rilascio del trailer è andato terribilmente storto. Tralasciando le polemiche sulla presenza di soldatesse nella Seconda Guerra Mondiale, che dovrebbe invece esser visto come un processo (già iniziato da tempo) in cui i videogiochi cercano di essere più inclusivi possibili annullando qualsiasi tipo di discriminazione, quei due minuti di video del nuovo titolo pubblicato da EA semplicemente non erano il Battlefield a cui tanti sono abituati. L'azione troppo irreale, quasi da film, con un susseguirsi di esplosioni e sparatorie gratuite, ha fatto apparire il prodotto come qualcosa che probabilmente non è. L'intento di quella frenesia era sicuramente sintetizzare quelli che sono i cambiamenti fatti dai capitoli precedenti, e analizzando fotogramma per fotogramma il video si possono ben scrutare parecchi dettagli. Integrando tutto con l'articolo dedicato alla presentazione a porte chiuse che abbiamo visto a Londra, cominciamo a fare il punto della situazione. I personaggi hanno tutti tratti particolari: si intravedono pitture di guerra, capigliature diverse, divise uniche e addirittura braccia meccaniche. Una volta entrati dentro la casa del trailer le pareti vengono perforate da colpi di mitragliatrici e subito dopo dei carri sfondano l'edificio costringendo tutti a una rapida fuga, conferma indiscussa della totale distruttibilità ambientale. Il soldato dentro la casa in fin di vita che chiede aiuto viene freddamente ignorato, facendo riferimento alla nuova dinamica di morte in cui tutti i compagni di squadra possono rianimare un alleato a costo di tanto tempo perso per soccorrerlo.

Battlefield 5: andare avanti con un passo indietro

La soldatessa fa un tuffo indietro e spara un colpo, parte delle nuove azioni di movimento che potremo compiere. Dei soldati costruiscono delle coperture attorno una torretta fissa, mentre poco prima si scorge un carro con una torretta antiaerea attaccata a formare un piccolo convoglio, teaser delle nuove meccaniche di costruzione. Nel resto del trailer possiamo scorgere un respawn con munizioni ed equipaggiamento assai li limitati, il rilancio delle granate nemiche, delle scivolate in avanti per sparare rapidamente ai lati, un'esplosione di un missile che successivamente ci danneggia la vita (indicata da una barra rossa) e che non si rigenera automaticamente. Quello che è stato uno dei trailer più disapprovati di sempre voleva in realtà essere un enorme riassunto di cosa aspettarsi, e a conti fatti quello che potrebbe sembrare un gameplay estremamente più veloce e caotico, per come ci è stato presentato da DICE sarebbe tutto il contrario. Il ritorno alle origini per molti franchise è quindi un sentimento che negli ultimi anni si è diffuso nella stragrande maggioranza dei giocatori "core" dell'attuale generazione di console. I giochi, per come molti hanno avuto la fortuna di conoscerli erano semplicemente divertenti, un mix di tante piccole cose che funzionavano bene insieme. Tornare indietro andando avanti significa quindi riuscire a reintrodurre tutto quello che di buono c'era nei primi capitoli di Battlefield, e sfruttare al meglio le moderne tecnologie per fornire un'esperienza unica nel suo genere. In un gameplay tutt'ora "ancorato al passato", in cui figurano elementi come munizioni ridotte, stazioni di rifornimento e barra della vita, troviamo anche un sistema di costruzione completo per difendere alcune strutture e punti strategici, una personalizzazione completa di armi, veicoli e personaggi, un sistema di movimento con maggiore libertà e realismo e delle dinamiche di cura, morte e respawn in cui tutto è contornato da animazioni dedicate. Il livello tecnico di prim'ordine aiuta senz'altro a rendere l'esperienza ancora più immersiva, laddove in passato non avremmo mai potuto goderci la Seconda Guerra Mondiale nello stesso modo in cui sarebbe possibile farlo oggi.

Battlefield 5: andare avanti con un passo indietro

DICE ha in mano un progetto assai ambizioso probabilmente presentato non al meglio, e dopo il caso legato a Battlefront II, una mossa falsa potrebbe costargli decisamente cara. Fortunatamente, anche il concetto di DLC comincia a scomparire, con le microtransazioni che rendono il videogame un servizio capace di fruttare parecchi soldi a lungo termine, il supporto post-lancio può essere ancora più ricco invogliando i giocatori a tornare tramite un'ottima offerta di contenuti gratuiti ogni stagione. Il sistema denominato Tides of War è infatti una suddivisione del gioco stesso in capitoli ognuno con nuovi contenuti, eventi a tempo limitato e ovviamente ricompense esclusive ottenibili soltanto giocando determinati contenuti in determinati periodi. Riuscendo a motivare i giocatori senza mai bloccare nulla sotto ulteriori pagamenti e aggiungendo costantemente nuovi contenuti di qualità in modo da tenere alto l'interesse verso il proprio prodotto, il team di sviluppo ha la possibilità di inviare un forte messaggio non solo alla propria community, ma un po' alla nostra industria in generale.

Considerazioni finali

Tutto il trambusto generato nelle ultime ore è un chiaro messaggio da parte dei videogiocatori stessi che probabilmente sono assai stanchi di vedere trasformati i propri titoli preferiti in qualcosa che non sono. Il caso Battlefield V, visto come c'è stato presentato a Londra, pare essere l'ennesima esagerazione degli utenti di internet unita a una scelta di marketing sbagliata. Da quello che abbiamo visto, il team di sviluppo pare invece avere le idee chiare su cosa vuole la propria community, proponendo tante dinamiche nuove integrandole a tutto quello che ci ha fatto innamorare della saga laddove precedentemente non sarebbe stato possibile. Il ritorno al passato, al dramma della Seconda guerra mondiale, agli scontri su vasta scala a cui siamo da sempre abituati, proponendo meccaniche nuove e un gameplay rinnovato uniti a uno stile nostalgia di Battlefiled 1942, è probabilmente la cosa migliore che potesse capitare allo sparatutto EA. La consapevolezza del complessivo malumore generato in passato dal blocco dei contenuti sotto Premium Pass, al punto da rimuoverlo, è anche da considerarsi un passo in avanti da parte di uno studio che ha imparato tanto dai suoi errori. In attesa di vedere effettivamente qualche stralcio in più di gameplay, non ci resta che attendere l'EA Play 2018 previsto dal 9 all'11 giugno.