27

Detroit: Become Human e la fantascienza

La figura dell'Androide tra letteratura, cinema e videogiochi

SPECIALE di Simone Pettine   —   28/05/2018

Con Detroit: Become Human siamo in piena fantascienza, ed è anche piuttosto evidente. L'ultima opera di David Cage si lascia alle spalle le tematiche, per quanto interessanti e poetiche, dei poteri extrasensoriali e della vita dopo la morte, per passare ad immaginare uno dei tanti futuri possibili ad alta tecnologia. Ed è inutile negare che l'apporto più originale di Cage alla narrativa sci-fi sia stata, con Detroit: Become Human, la storia dei suoi personaggi e le vicende personali che li coinvolgono: dal punto di vista contestuale, invece, lo sceneggiatore ha attinto da un vasto e ricco patrimonio che ha raggiunto una forma più o meno stabile nel corso dell'ultimo secolo. La fantascienza infatti, intesa come genere non solo letterario ma anche cinematografico, esiste infatti da ben prima che nascesse David Cage, e anche da prima dell'apparizione dei videogames; la figura degli androidi, invece, è addirittura più antica. Non ci credete? Ve lo raccontiamo noi.

Androidi? Non preferiresti invece un bel Golem?

La parola Androide significa letteralmente "simile all'uomo", "che ha l'aspetto di un uomo": uomo inteso come essere umano maschile, non come l'intera specie, perché di fatto c'è anche un termine per indicare l'androide che ha l'aspetto della donna, cioè il "ginoide"; un vocabolo però che non ha avuto la stessa fortuna di "androide", e che quindi non si è imposto nel vocabolario fantascientifico. Ed è vero che la parola androide ci fa subito pensare al futuro e alla fantascienza, ma la sua origine è molto più antica: compare per la prima volta nel 1270 (quasi ottocento anni fa!) in alcuni testi di Alberto Magno. Era un filosofo, nonché scienziato e teologo (a quel tempo o studiavi di tutto o non studiavi nulla) che lo usò per indicare esseri viventi creati dall'uomo grazie all'Alchimia, ovvero una forma particolare e mistica della magia; anzi, secondo la leggenda Alberto avrebbe proprio creato il primo androide usando un mix di metallo, legno, cera, vetro fornendogli anche il dono della parola... il tutto per fargli pulire il monastero di Colonia. Come vedete la realtà immaginata da Cage con androidi "schiavizzati" dagli esseri umani affonda le proprie radici nel passato più remoto.

Detroit: Become Human e la fantascienza

Anche prima di Alberto Magno, comunque, esisteva qualcosa di molto simile all'androide moderno, anche se non veniva indicato con questo termine: era il Golem, ovvero una statua di argilla portata alla vita grazie a rituali magici; molto particolare è il fatto che i Golem fossero legati ai propri creatori, anche se eventuali nemici umani potevano essere in grado di modificarlo e "riprogrammarlo" per rivoltarlo contro chi lo aveva animato per primo. La figura del Golem non è esclusiva di un solo popolo, lo si ritrova a diverse latitudini anche molto distanti tra loro, segno che l'essere umano è sempre stato un po' ossessionato da questa idea di diventare lui stesso creatore di qualcosa dotato di vita. Probabilmente è anche partendo dai progetti di Alberto Magno e dalla conoscenza generica dei fantasiosi Golem che Leonardo Da Vinci realizzò il suo progetto di primo automa meccanico: nel 1495 esisteva già il primo prototipo di androide, cioè di essere semovente dotato di aspetto umano; non è chiaro se poi Leonardo lo abbia costruito o meno, comunque in teoria doveva essere in grado di alzarsi, muoversi ed eseguire azioni elementari. I suoi progetti sono poi andati perduti nel corso del Rinascimento e riscoperti solo negli anni Cinquanta, appena in tempo perché la moderna tecnologia iniziasse a compiere i primi passi in direzione della robotica.

Ma gli Androidi sognano pecore elettriche?

Una delle domande che Cage si pone (e che estende al giocatore) in Detroit: Become Human è la seguente: come reagirebbero gli esseri umani, se qualcosa che hanno creato si rivoltasse contro di loro? Naturalmente non vi anticipiamo nulla lasciando a voi il piacere della scoperta, quello che è importante ribadire è che Cage non sia stato certo l'unico a porsi interrogativi simili: da prima che nascesse il cinema come mezzo artistico e di comunicazione, la letteratura ha affrontato problemi del genere. Il caso più celebre è certamente Frankenstein di Mary Shelley, anche se il suo mostro condivide solo in parte le caratteristiche degli Androidi; molto più rilevante, per le tematiche trattate e per i livelli raggiunti, è la narrativa fantascientifica del Novecento. Parliamo di autori del calibro di Isaac Asimov, Philip K. Dick e Douglas Adams, solo per citare i più rilevanti: sono i primi artisti che all'interno dei loro romanzi e racconti tratteggiano figure questa volta davvero simili a quelle di David Cage, esseri senzienti che il più delle volte sono davvero indistinguibili dall'umano che li ha creati.

Detroit: Become Human e la fantascienza

Generalmente quando si parla di simili opere letterarie ci si riferisce ad essere con il termine "distopia": una distopia indica una società immaginaria collocata nel futuro dove le cose sono andate a finire molto, molto male, come nel caso del Grande Fratello narrato da Orwell in 1984. Poco a poco però il concetto di distopia si è allargato, ha perso buona parte della sua accezione negativa ed è finito con l'indicare, in modo generico, un futuro dominato da società ad alta tecnologia in cui gli equilibri di potere stanno lentamente cambiando; ecco quindi che "distopia" è un termine perfetto per indicare Detroit: Become Human, ambientato in un 2039 dominato sì dalla presenza degli androidi, ma anche da compagini statali che sembrano tutt'altro che solide, in cui l'ordine sociale potrebbe essere ribaltato in qualsiasi momento. È impossibile poi pensare a Detroit: Become Human senza che ci vengano subito in mente i due film di Blade Runner (sì, abbiate pazienza, vale la pena vederli entrambi, non soltanto il primo). Di cosa parla, Blade Runner? Di androidi in fuga (devianti), di altri che restano al servizio dell'essere umano e che danno la caccia ai propri simili (qualcuno ha detto Connor?), di una società in cui la tecnologia ha raggiunto livelli incredibilmente avanzati, anche se in questo caso si parla di Los Angeles e non di Detroit.

Detroit: Become Human e la fantascienza

Blade Runner è tratto da un romanzo di Dick, inizialmente tradotto in lingua italiana con "Il Cacciatore di Androidi"; fortunatamente nelle ultime edizioni si è tornati al titolo brillante che gli aveva dato Dick in tutta la sua stravaganza, follia e genialità: "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?". Non dimentichiamoci, inoltre, che anche alcuni sviluppi di una possibile guerra tra umani e androidi è stata ampiamente anticipata dalle opere letterarie del Novecento, alcune delle quali vanno ben oltre il contesto di Detroit: Become Human. Citiamo ancora un paio di lavori di Dick prima di salutarci: ne "La penultima verità" la terza guerra mondiale è già avvenuta (e in Detroit c'è un accenno a un futuro possibile conflitto), poi l'umanità si è ritirata a vivere nel sottosuolo mentre in superficie sono gli androidi ad essere progettati per portare avanti il conflitto, altra possibilità cui si accenna di sfuggita in Detroit, quella degli androidi-soldato. Infine ne "I simulacri" Dick solleva un problema molto a cuore allo stesso Cage: se gli androidi diventassero davvero delle perfette imitazioni dell'uomo, come si potrebbe distinguerli, alla fine, dai propri creatori?