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Un Duca è per sempre

Volati a Londra siamo riusciti a provare personalmente la demo di Duke Nukem Forever mostrata di recente al PAX americano. Ecco le nostre impressioni.

PROVATO di Pierpaolo Greco   —   07/10/2010

Versione testata: PC

È veramente difficile raccontare qualcosa di Duke Nukem Forever che non sia già stato detto in centinaia di altri posti e occasioni; noi per primi abbiamo pubblicato un lungo speciale sul travagliato iter di sviluppo, oltre a una più recente anteprima/contenitore con tutte le ultime notizie rilasciate. E lo è ancora di più quando una rapida trasferta londinese ci mette davanti alla medesima demo provata ormai più di un mese fa dal pubblico americano alla fiera organizzata dai ragazzi di Penny Arcade, la popolare striscia a fumetti dedicata ai videogiochi. E non è un caso che noi giornalisti siamo stati proprio gli ultimi a poter toccare con mano questa sorta di mito iconografico, questo progetto videoludico che crea stupore e incredulità anche soltanto a sentirne parlare, figuriamoci a sentirlo rispondere alle sollecitazioni di un pad, in particolare dopo averlo dato più volte per morto e defunto.

Un Duca è per sempre

Ma c'è tutto un progetto dietro e Randy Pitchford, il capo di Gearbox Software, lo sviluppatore che ci ha venduto Brothers in Arms e Borderlands tra gli altri, esprime con forza questa sua convinzione durante la presentazione a cui abbiamo piacevolmente assistito. Basta con le promesse, con i proclami e gli annunci, Duke Nukem Forever deve arrivare ai giocatori, perchè di cose in questi 13 anni se ne sono dette fin troppe. E allora noi zitti e buoni, possiamo fare una cosa soltanto: giocarlo mettendo da parte almeno per una mezzora quello che è in grado di suscitare il Duca nel cuore e nelle menti di chi mastica videogiochi da almeno venti anni.

Chi ben comincia è a metà dell'opera?

La demo, testata su PC ma controllata tramite pad Xbox 360, si apriva con il primo livello del gioco intitolato in modo geniale "Duke Lives". Una bella dissolvenza dal nero ci mette davanti a un orinatoio e dall'ombra capiamo immediatamente di essere nei panni del Duca in procinto di espletare le sue funzioni biologiche. E già da questo momento è ben evidente che lo spirito goliardico, provocatorio e assolutamente dissacrante della serie è perfettamente conservato. Con il grilletto destro possiamo controllare il flusso di urina del Duca accompagnati dai suoi mugugni rochi di soddisfazione. Soltanto le esplosioni in lontananza ci fanno capire che c'è qualcosa di ancora più urgente da gestire. Con la pressione del tasto X ci liberiamo del water e muoviamo i primi passi in quello che sembra lo spogliatoio di una squadra di rugby.

Un Duca è per sempre

È possibile interagire con gli oggetti sempre tramite la pressione del pulsante blu e usciti dalla stanza notiamo un gruppo di soldati in assetto da guerra che ci incitano a raggiungere il focus dell'azione. Un'occhiata rapida a una lavagna con un presunto piano di attacco (che possiamo modificare e cancellare come più ci aggrada con lo stupore del capitano che l'ha organizzato) e dopo qualche evento scriptato che ci obbliga di fatto a seguire un percorso ben preciso, arriviamo all'aperto, in pieno campo da rugby con un enorme mostro corazzato e decisamente armato pronto a spaccarci le ossa. Armati di Devastator (un lanciarazzi multiplo senza alcun tipo di ricarica) e senza doverci preoccupare delle munizioni che ci vengono lanciate da alcuni elicotteri in volo sullo stadio, dobbiamo soltanto colpire ripetutamente l'alieno. La barra della sua energia è visibile su schermo, immediatamente sotto quella del Duca. Quest'ultima, ironicamente denominata Ego è come da tradizione per gli shooter degli ultimi anni in grado di rigenerarsi automaticamente se non si viene colpiti per alcuni secondi: scordatevi insomma gli steroidi tanto cari al tamarro biondo. Il boss si limita a spararci da lontano i suoi missili e, una volta sceso sotto la metà dell'energia inizia anche a lanciare una sorta di scarica elettrica che corre in verticale lungo il terreno. Se si viene colpiti si finisce letteralmente a gambe all'aria rimanendo storditi per alcuni secondi. Ma l'enorme ciclope cerca anche di schiacciarci accendendo i razzi che ha sulla schiena per venire contro di noi a grande velocità. Ovviamente farlo fuori è un gioco da ragazzi e, dopo un minuscolo quick time event necessario per salirgli sulle spalle e staccargli i tubi di respirazione, possiamo calciare con enorme gusto il suo unico occhio segnando anche una bella meta. Questa sorta di prologo si conclude con una rivelazione: in realtà quello che abbiamo vissuto è Duke che gioca al suo stesso videogioco attraverso una console completamente dorata e comodamente seduto sul divano della sua enorme suite mentre due simpatiche donzelle si stanno prodigando per dargli del piacere. "E cosa ne pensi del gioco, è bello?" una delle due chiede al Duca, "beh, dopo 12 fottuti anni, deve esserlo". E' tutta riversata in questo dialogo la nota stilistica di Duke Nukem Forever e, ovviamente, il resto della trama non può essere altrimenti.

Padroni indiscussi del mondo

Il sequel è infatti ambientato a 12 anni di distanza da Duke Nukem 3D. Il Duca è l'uomo più famoso dell'universo: ha salvato la terra da un'invasione aliena, possiede un casinò e un hotel a Las Vegas, è ricco sfondato e tutto quello che desidera ce l'ha. Ma di punto in bianco gli extraterrestri tornano proponendo una tregua e una pace duraturi: il presidente degli Stati Uniti crede alle loro parole e accetta consegnando praticamente il nostro amato pianeta alla razza aliena. Ovviamente è tutta una messa in scena e ben presto i visitatori cominciano a rubare tecnologia, a mettere a ferro e fuoco le città, il tutto con il beneplacito dello stesso presidente che invita la popolazione umana a non reagire per non far scoppiare una nuova guerra intergalattica.

Un Duca è per sempre

Al Duca fremono le mani ma non vuole andare contro gli ordini fino a quando gli alieni fanno la mossa sbagliata: iniziano a rapire le donne per cercare di generare un esercito mutato inarrestabile. Il nostro tamarro preferito a questo punto si altera non poco e, solo contro tutti, si mette in marcia per spaccare nuovamente il sedere agli extraterrestri. Dopo questo piccolo incipit sulla trama assolutamente gratuita del gioco, passiamo alla seconda parte della demo basata su uno spezzone del 15° livello ("Highway Battle") che, da quanto ci è stato riferito, è a circa due terzi del titolo completo (il che ci fa pensare che Duke Nukem Forever sarà composto da poco più di venti livelli). Il gameplay si apre con una piccola sequenza a bordo di una vettura da off-road, quasi una sorta di Big Foot, mentre attraversiamo un canyon schivando le cannonate di una nave aliena e acciaccando tutti i nemici incontrati sulla strada. Il veicolo ha un turbo che va usato con parsimonia pena il surriscaldamento del motore e consente di effettuare delle brusche virate con la pressione del tasto B. La sequenza scorre via liscia e il panorama è discreto, sicuramente migliore delle sequenze al chiuso, veramente troppo scarne, del primo livello ma si nota purtroppo una certa staticità dello scenario e soprattutto un frame rate ballerino non accuratamente mascherato da un effetto di bloom veramente troppo accentuato in fase di curva. Tra l'altro la telecamera impostata un po' troppo lontana e alta e la fisica leggera della vettura contribuiscono a dare un senso di "macchinina radiocomandata" se ci passate il termine. Dopo un salto attraverso una voragine, siamo costretti ad abbandonare il veicolo per cercare una tanica di benzina con cui rifornirlo. A questo punto lo scenario si apre ulteriormente piazzandoci in campo aperto contro i classici maiali poliziotto dell'universo di Duke Nukem. Ce ne sono di svariato tipo più o meno corazzati e con armi diverse ma tutti sembrano seguire lo stesso pattern di attacco: ci vengono incontro ad armi spianate riparandosi soltanto se colpiti brutalmente.

Un Duca è per sempre

Abbiamo potuto avere un assaggio dell'armamentario del Duca in questa occasione: da una semplice pistola con mirino laser a un altrettanto basilare fucile a pompa per passare poi a una railgun in grado di soddisfare la nostra brama di "cecchinaggio", al ripper, un mitragliatore pesante a tre canne e ovviamente all'immancabile shrinking gun, il fucile in grado di rimpicciolire temporaneamente il nemico così da lasciarlo in balia delle suole delle nostre scarpe. Duke può portare al massimo due sole armi che si alternano con la pressione del tasto Y, quindi bisognerà sceglierle di volta in volta e i combattimenti ci sono apparsi già piuttosto frenetici e non così facili, complici sia la ridotta barra della nostra salute, sia il buon quantitativo di nemici che, come detto poco sopra, tendono a venirci incontro tutti insieme sparando all'impazzata. Non abbiamo notato grandi interazioni con lo scenario in questo caso: non c'è distruttibilità degli elementi che possono fungere da copertura come rocce o casse (soltanto i cartelli sembrano spaccarsi) ma proprio il gameplay sembra completamente orientato all'action totale come da tradizione Duke Nukem. Si segnala comunque che il nostro protagonista può saltare e abbassarsi, oltre ad effettuare il classico colpo melee differente in base all'arma imbracciata. Inoltre in prossimità di un nemico in ginocchio perchè ridotto male dai nostri colpi, sarà possibile attivare una sorta di fatality, una vera e propria brutale esecuzione. Il livello si concludeva con una piccola sezione di difesa: riparati dietro una torretta fissa dovevamo falciare assalti crescenti di maiali antropomorfi e allo stesso tempo cercare di colpire la navetta che portava i rinforzi. Astronave che a un certo punto, stanca dei nostri colpi micidiali ci ha colpito in piena faccia con un missile. E il nostro Duca, sdraiato a terra esanime ma con la solita spavalderia che lo contraddistingue, è riuscito a trovare soltanto la forza di alzare la mano destra per salutare l'avversario alieno con un bel dito medio.

Cos’altro ci possiamo aspettare?

Durante l'evento, a seguire il meraviglioso cappello introduttivo di Randy Pitchford riguardante la lunga storia dello sviluppo di Duke Nukem Forever, ci è stato mostrato un trailer di circa due minuti e mezzo contenente tutto il meglio di questo sequel. Una sorta di rapida sintesi per avere un assaggio di quello che dovremo aspettarci dal gioco. E oltre alle donne, le tante donne più o meno nude, abbiamo visto altri veicoli utilizzabili, diverse esecuzioni di boss enormi (in particolare ci ha colpito la scazzottata alle parti basse di un alieno), numerosi spazi all'aperto contaminati dall'invasione e la mitica pistola congelante in grado di paralizzare i nemici e renderli facilmente frantumabili in seguito a una qualsiasi sollecitazione.

Un Duca è per sempre

E ovviamente non mancavano diverse sequenze di combattimento a mani nude. Insomma non mancherà nulla in questo sequel eternamente atteso e forse proprio il voler mettere un po' di tutto nel gioco apre il fianco a un rischio di frammentazione. Le nostre primissime impressioni sul gioco infatti sono state positive soltanto in parte. E' sicuramente difficile scrollarsi di dosso l'incredibile hype che si prova intimamente anche solo a sentir parlare di Duke Nukem Forever ma è evidente che da un punto di vista tecnico, seppur manchi ancora parecchio tempo dalla sua uscita e quindi ci sia tutto il tempo per limare ogni imperfezione e ottimizzare il tutto, il gioco è costellato di alti e bassi. Sequenze dall'impatto molto piacevole, come lo scontro con il boss ciclope del primo livello con un buon orizzonte visivo e la pioggia a bagnare lo schermo, si scontrano stridendo con scene decisamente più mediocri come la sequenza di guida e buona parte delle sezioni al chiuso. Anche i modelli delle armi e dei nemici non ci hanno stupito, al contrario invece delle buone animazioni che, unite a una fisica forse un po' estremizzata, danno vita a sequenze di morte ed esplosioni piuttosto coreografiche.

Un Duca è per sempre

Ma l'unica vera critica che ci sentiamo di fare a Duke Nukem Forever in questo Provato è legata a quella sensazione di "scollamento" che in parte si prova giocandolo e che speriamo di cuore, non pervada l'intera produzione. Si capisce infatti in alcuni frangenti che il lavoro di Gearbox è stato fondamentalmente di unire tutte le parti sviluppate in questi 13 anni di lavoro passati attraverso cambi di engine, di artisti, di designer e ovviamente di software house. Il risultato è un impatto per l'appunto altalenante, disconnesso. Se non altro, per nostra fortuna e di tutti quelli che nel Duca vedono uno stile ben preciso e caratteristico di un certo periodo storico videoludico, è ben evidente quel denominatore comune che, ci auguriamo, riuscirà a tenere uniti i pezzi di questa mastodontica produzione: la forza dirompente di un personaggio sopra le righe che nel suo fare maldestro, spaccone e politicamente scorretto, non può che coinvolgere nel suo paradossale gameplay. Ma torneremo sicuramente a parlare di Duke Nukem Forever nei prossimi mesi: il gioco è infatti atteso per il 2011 su PC, PlayStation 3 e Xbox 360. Non c'è nulla di più preciso anche se ci sentiamo di scommettere per un'uscita entro la prima metà dell'anno. Ciò che appare invece più sicuro è una futura beta multiplayer che Pitchford ci ha praticamente rivelato (all'interno di una corposa videointervista che rilasceremo prossimamente) essere in fase di progettazione e che sarà rilasciata diverse settimane prima dell'uscita del gioco.

CERTEZZE

  • Irriverente, spaccone e sarcastico: un gameplay che attrae subito
  • Buona varietà nelle situazioni di gioco
  • Duke ha un carisma prorompente...

DUBBI

  • ...ma rischia oggi di apparire come un personaggio anacronistico
  • Tecnicamente altalenante tra alti e bassi
  • Traspare una sensazione di collage tra elementi sviluppati in tempi diversi