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Eravamo quattro eroi al bar

Uno spin-off di Final Fantasy è in arrivo su Nintendo DS: sarà all'altezza del famoso franchise?

PROVATO di Christian Colli   —   20/07/2010

Non temete, Square Enix non ha dirottato il suo più famoso franchise sulle console portatili com'è successo con Dragon Quest. In realtà, nel suo adattamento per l'Occidente, il titolo ha perso una parolina molto importante: in Giappone il gioco si chiama Final Fantasy Gaiden, e quel Gaiden significa più o meno "racconto parallelo" o "alternativo", il termine più comune che possiamo utilizzare in ambito videoludico è "spin-off".

Eravamo quattro eroi al bar

Insomma, è un Final Fantasy che non fa parte della serie madre, eppure è più "Final Fantasy" di molti alti altri episodi della serie. Se cercate un racconto ingenuo e fiabesco, animali parlanti, eroi senza paura o quasi e cattivissimi demoni da sconfiggere, vi consigliamo di proseguire nella lettura.

Final Fantasy Reloaded

L'idea dello sviluppatore Matrix Software, già autore del remake per DS di Final Fantasy IV e degli ultimi due Lost in Blue, è stata quella di un gioco molto vicino agli albori del franchise, quantomeno nello spirito. E ci sono riusciti, forse anche troppo. Final Fantasy: The 4 Heroes of Light è un JRPG molto tradizionale a livello di meccaniche, che ammicca ai primi episodi della serie e a quel genere di giochi, talvolta definiti "hardcore", che lasciano al giocatore ampio spazio senza dettare ordini o indicargli la via con mille insegne luminose e ridondanti NPC.

Eravamo quattro eroi al bar

L'idea di base è molto semplice: il villaggio dei quattro protagonisti (Brandt, Jusqua, Yunita e Aire) è stato pietrificato e il famigerato Cristallo esorta questi "eroi" a compiere il loro destino per salvare amici e parenti. L'incipit è molto simile a quello dei primi tre Final Fantasy originali, ma a questo punto c'è un colpo di scena: già dai primi minuti di gioco il party si divide e i quattro eroi si riuniranno soltanto dopo svariate ore di gioco, affrontando l'avventura ognuno per i fatti propri o a coppie, spesso accompagnati da personaggi temporanei. Centrale, in questa narrazione frammentata ma ben raccontata, è il Crown System che sostanzialmente rimpiazza i classici Job della saga. E in effetti parliamo un po' della stessa cosa: procedendo nell'avventura sbloccheremo svariate Crown, letteralmente delle coroncine, dei copricapi insomma, che cambiano la professione dei nostri personaggi. Ce ne sono ventotto in totale, si passa dai canonici White Mage o Black Mage ad altri un po' più particolari come Salve-maker e Party Host. Ogni Crown conferisce delle abilità particolari e altre è possibile sbloccarle potenziando il copricapo con le gemme rilasciate dai mostri. Le abilità conferite dalle Crown, così come le magie contenute nei libri acquistabili dai negozi, vanno equipaggiate nei sei slot disponibili per ogni personaggio: ogni abilità consuma una certa quantità di Action Point, che si andranno ricaricando a ogni turno dei tradizionalissimi combattimenti casuali che interromperanno le nostre esplorazioni dei vari dungeon. La struttura è quindi fortemente classica: una volta capito cosa fare per proseguire nella storia (cosa purtroppo non molto semplice visto che gli indizi offerti dagli NPC sono sempre pochi e piuttosto oscuri) dovremo recarci nel dungeon di turno, esplorarlo risolvendo talvolta dei semplici puzzle, e infine sconfiggere il boss che lo presiede.

Meno male che c'è Yoshida

Le foto non rendono giustizia a quello che, in movimento, è un titolo godibilissimo e assolutamente delizioso.

Eravamo quattro eroi al bar

Il character design di Akihiko Yoshida rende adorabile ogni personaggio con il quale interagiremo mentre il motore 3D, essenziale ma molto fluido, ci regala delle ambientazioni stravaganti e memorabili, grazie anche ai colori sgargianti che spesso le caratterizzano e a tanti piccoli dettagli che impreziosiscono il risultato finale, come gabbiani che si librano in cielo o il riflesso prodotto dal vento che scuote l'erba nel piccolo villaggio di Horne. Una bella intuizione anche quella di rendere graficamente diverse le varie professioni proprio visualizzando la Crown relativa in testa al personaggio sia durante le esplorazioni che nel corso dei combattimenti, e lo stesso vale per l'equipaggiamento: Final Fantasy: The 4 Heroes of Light propone fin dai primi minuti di gioco numerose armi e "armature" visualizzate sui vari protagonisti, non parliamo di un dettaglio grafico impressionante ma è comunque un tocco di classe piuttosto raro in questo genere di giochi. Anche i combattimenti risultano fluidi e godibili, anche se purtroppo la varietà delle creature nemiche è discreta e gli effetti grafici che caratterizzano attacchi e incantesimi sono decisamente modesti: di sicuro, fin dalle prime ore di gioco, molta enfasi è riposta sulla combinazione di Crown necessaria per affrontare i vari scontri; nonostante il gioco lasci un ampio margine di personalizzazione, è doveroso comunque bilanciare i vantaggi e le debolezze del party per avere la meglio sui nemici, sopratutto sui potentissimi boss. Final Fantasy: The 4 Heroes of Light è quindi un gioco decisamente old-style fin dalle prime battute, durante le quali si respira un'aria molto tradizionale che sarà apprezzata dai veterani del genere alla ricerca di una sfida diversa dal solito.

CERTEZZE

  • Ampia possibilità di personalizzazione
  • Buona varietà di situazioni e sfide

DUBBI

  • L'ingenuità del design può renderlo frustrante
  • Progressione basata sul potenziamento più che sulla strategia