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Il Ragnarok è finalmente giunto

Il verdetto finale sul nuovo picchiaduro targato Ubisoft

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   15/02/2017

Con For Honor è stato amore a prima vista. Sapete, uno di quegli amori viscerali che vi prendono lo stomaco, che continuano a farvi pensare a quanto potrebbe essere bello passare interi pomeriggi insieme, magari anche le notti, uniti e inseparabili.

Il Ragnarok è finalmente giunto

E dire che di appuntamenti prima di arrivare al fatidico sì ne abbiamo fatti parecchi insieme, ci siamo visti a Los Angeles per uno sguardo fugace, ci siamo incontrati in Germania alla Gamescom per conoscerci meglio e poi siamo stati insieme due lunghissimi week end durante i quali For Honor si è rivelato in ogni sua parte, senza filtri. Niente trucchi ad abbellire trailer per convincerci all'acquisto e niente presentazioni in pompa magna per decantare peculiarità che non avrei trovato poi una volta giunti all'altare. È stata una storia bella, pulita e ad ogni incontro l'amore cresceva sempre di più. A San Valentino ci siamo presi per mano, finalmente, e ci siamo dichiarati amore eterno rivelandoci l'un l'altro i nostri segreti più profondi. In questi anni, alcune cose ce le ha tenute nascoste e solo dopo averci passato quasi trenta ore insieme abbiamo finalmente avuto il quadro completo della situazione. Trenta ore in meno di due giorni non sono mica poche ma tra i racconti del suo passato e qualche schermaglia online il tempo è letteralmente volato. Eppure sembra solo di averne scalfito la superficie. For Honor non è un titolo da una botta e via, non è un titolo che potete prendere, giocarci qualche ora e metterlo da parte sullo scaffale: è un titolo a cui dedicare tutto il proprio tempo, con dedizione massima e spirito di sacrificio. Un gioco multiplayer che non accetta tradimenti.

For Honor è un titolo unico nel suo genere, in grado di regalare grandissime soddisfazioni

Nella legione d’ossidiana ossa rotte a perdifiato

For Honor ha una campagna per giocatore singolo, ma vi permette anche di affrontarla in co-op con un amico, se lo desiderate. La campagna in questione dura quasi sei ore a livello normale, ma potrà occuparvi tranquillamente per almeno il doppio del tempo nel caso in cui decidiate di cimentarvi in modalità realistica (senza cioè alcun tipo di interfaccia e senza checkpoint) recuperando ogni extra. I collezionabili non hanno un mero fine completistico ma servono per sbloccare ornamenti, acciaio e stili per i vostri emblemi da sfoggiare poi online, un motivo più che sufficiente per portare a termine la storyline principale. Senza questo stimolo i diciotto livelli che compongono la storia di For Honor restano comunque piuttosto utili perché funzionano esattamente come un enorme tutorial introduttivo, pur non entrando mai nelle particolarità di ogni specifica classe e lasciando quasi sempre che sia il giocatore ad interessarsi alle meccaniche avanzate.

Il Ragnarok è finalmente giunto
Il Ragnarok è finalmente giunto

Potete quindi iniziare a giocare la campagna immediatamente, muovere il vostro spadone a destra e a sinistra falciando legioni di imbelli soldati controllati dall'intelligenza artificiale ricevendo in cambio soddisfazione e gratificazione per il massacro. Camminerete possenti sulle mura dei castelli, tra le montagne innevate popolate da tribù vichinghe e osserverete dalla cima delle pagode giapponesi il mondo che arde ai vostri piedi. La campagna di For Honor regala momenti esaltanti e sensazioni di onnipotenza, divertendo il giocatore e facendogli apprendere le basi del sistema di combattimento in maniera diversa dal solito. Ad unire tutti i puntini ci pensa poi una trama che si lascia seguire piacevolmente, una storia che disprezza i deboli e prema gli arditi e i lupi, gettando le basi per quello che poi vi aspetterà online. Sono sei ore di schermaglie, di scontri violenti, di sangue, ossa rotte e decapitazioni. Divertenti e piacevoli ma senza quel guizzo che avrebbe reso il tutto imperdibile. Manca coesione tra un livello e l'altro e alcune situazioni vengono proposte troppo spesso rivelando una ripetitività eccessiva, attenuata da alcune scelte di level design che tentano di offrire un po' di varietà alla produzione. Correremo a rotta di collo sui cavalli evitando gli ostacoli, ci saranno sezioni in cui sparare con una ballista e persino momenti dove resistere a ondate continue di soldati in puro stile orda ma niente di veramente memorabile. Anche dal punto di vista della spettacolarità siamo lontani da quanto offerto da Crytek con Ryse, che pur non avendo una campagna eccellente riusciva a trasudare maggior spettacolarità. Ubisoft sembra quasi abbia avuto paura di strafare, presentando un mondo irrealistico dove samurai, cavalieri e vichinghi si scontrano gli uni contro gli altri ma levando poi il piede dall'acceleratore nei momenti in cui si poteva osare qualcosa in più. È colpa forse delle inquadrature poco cinematografiche che non riescono a esaltare nei momenti clou o dei pochi nemici a schermo rispetto a quanto offerto dalla concorrenza, ma finite le missioni rimane quel retrogusto di amaro per un'occasione sprecata, consci che con poco sforzo in più avremmo avuto tra le mani un vero capolavoro. Un peccato perché le basi per fare bene c'erano davvero tutte e non fraintendeteci, non ci aspettavamo chissà quale opus magnum da un titolo basato principalmente sull'online, ma produzioni come Mortal Kombat e Titanfall 2 hanno dimostrato che pure nei giochi competitivi si può proporre un'esperienza singleplayer altamente soddisfacente, cosa che For Honor, purtroppo, non riesce a portare a conseguire davvero per poco.

Un combat system unico

Se la campagna è sconclusionata e a sprazzi ripetitiva, con una intelligenza artificiale appena sufficiente, cos'è che ci ha fatto divertire così tanto nel giocarla? La risposta è molto semplice ed è da ricercarsi nell'ossatura del gameplay offerta da For Honor. Il sistema di combattimento imbastito per l'occasione è incredibile ed offre un livello di profondità da vero picchiaduro. Si parte da una base piuttosto semplice di gioco con la possibilità di sferrare attacchi leggeri e pesanti in combinazione verso tre direzioni differenti. Potete decidere di scagliare fendenti laterali da destra o sinistra oppure far cadere la vostra lama dall'alto. Per parare un colpo automaticamente basta invece mettersi in posizione di guardia e spostare lo stick analogico sinistro nella direzione dell'attacco: immediato ed efficace.

Il Ragnarok è finalmente giunto
Il Ragnarok è finalmente giunto

Da qui nasce un balletto di finte e di tranelli, un gioco di astuzia per divenire imprevedibili e sopraffare il proprio avversario tentando di superarne la guardia e ferirlo a morte. Bastano pochi colpi solitamente per mettere fuori combattimenti un nemico, giusto un paio di combinazioni di attacchi pesanti per vedere il bersaglio accasciarsi a terra in una pozza di sangue. Solo con questo sistema, semplificato ed ereditato da altri simulatori medioevali come Mount & Blade e Chivalry ad esempio, il divertimento è garantito e si raggiunge una vastissima fascia di pubblico. Chiunque può allenarsi nel tentativo di diventare abile con le tecniche di base, arrivando persino a vincere la maggior parte dei duelli online dopo poche ore di pratica. For Honor però non si ferma certo qui e alle tre direzioni aggiunge poi la possibilità di spezzare la parata e le prese: servono entrambe per rompere la guardia del nemico ed evitare le tediose tattiche a testuggine. Mentre il guard break lascia scoperto il nemico per un colpo gratuito, le prese sono indispensabili per guadagnare una posizione di vantaggio sul campo di battaglia e, perché no, utilizzare gli oggetti dello scenario per causare danni aggiuntivi o terminare in malo modo l'avversario. È possibile spingere la gente sugli spuntoni che escono dalle palizzate, gettarli nei falò o addirittura farli bollire spingendoli nei geyser, ma anche eliminarli sul colpo facendoli precipitare nei dirupi o nei fossati che circondano le arene. Diventa così importantissimo mentre ci si muove fare sempre attenzione a dove si combatte, appoggiando preferibilmente la schiena a un muro e stando lontano da eventuali pericoli, un elemento che amplifica a dismisura la necessità di studiare le mappe di gioco e che difficilmente si trova in altri giochi del genere. Il posizionamento è altresì fondamentale per uscire vincitori dai complessi duelli in inferiorità numerica dove solo la modalità Vendetta (uno status che vi dono una breve immunità e energia illimitata) potrà salvarvi da una disfatta scontata. Senza tediarvi troppo con i dettagli tecnici (che approfondiremo poi con uno speciale dedicato) sappiate che For Honor aggiunge altri livelli di profondità grazie alle schivate, ad attacchi imparabili, attacchi velenosi, sanguinamento, contrattacchi attivi, finte e decine di altre piccole chicche dedicate. Non si registra purtroppo un vero e proprio tutorial che spieghi ai giocatori in particolare tutte queste tecniche, una mancanza piuttosto evidente per un gioco del genere. I due brevi tutorial presenti, compreso quello avanzato, vi daranno infatti solo un'infarinatura generale e non vi resterà che buttarvi in arena con un bot dotato di ottima intelligenza artificiale e sperimentare in autonomia tecniche e mosse speciali. Imparerete così a vostre spese che la stamina è di fondamentale importanza per uscire vincitori dagli scontri e che tutto ruota attorno alla vostra capacità di gestire con dovizia l'affaticamento. Tanti elementi che insieme fanno di For Honor uno dei giochi all'arma bianca meglio concepiti mai visti su console e che, senza strafare, potremmo accostare addirittura al vecchio Bushido Blade.

Assimilato tutto ciò che il sistema di combattimento di For Honor ha da offrire, giunge il momento finalmente di buttarsi online e testarlo sui giocatori in carne e ossa. Vi accoglie un'interfaccia scomoda e poco intuitiva, con alcuni menu di gioco davvero incomprensibili. For Honor fa degli scontri tra cavalieri, vichinghi e samurai il fulcro del multiplayer ma non si spiega perché il gioco vi faccia scegliere una fazione sulla fiducia ancor prima di spiegarvi le meccaniche della guerra tra fazioni, impedendovi poi di cambiare la scelta se non a costo di perdere tutti i premi della stagione attualmente in corso. Stranezze a parte, ogni volta che combatterete in una modalità qualsiasi potrete spendere i punti guadagnati sulla mappa tattica e, alla fine di ogni turno, la fazione con la maggior quantità di punti si aggiudicherà il territorio respingendo quelle avversarie. Al termine della stagione, della durata invece di qualche settimana, riceverete ricompense in base ai territori che la vostra fazione controlla e le mappe cambieranno aspetto omaggiando i vincitori. Se la struttura fin qui descritta funziona, lascia qualche perplessità l'effettiva utilità del giocatore singolo che si sentirà come una goccia d'acqua in mare aperto, influendo pochissimo sull'economia generale per la conquista territori. La guerra tra fazioni ha infatti funzionalità cross platform e coinvolge i giocatori Playstation 4 e Xbox One, così come quelli PC, che però non possono scontrarsi tra loro attivamente in battaglia. Strana anche la scelta di permettere di spendere i punti esclusivamente tra uno scontro e l'altro, ritardando conseguentemente l'inizio di una nuova partita, e non invece come sarebbe stato lecito aspettarsi in un menu separato tramite il menu principale. Tante piccole imprecisioni che denotano forse poca esperienza nel campo dei giochi online competitivi da parte del team di sviluppo.

L’anima del guerriero

A prescindere dalla fazione di appartenenza tutti e dodici i personaggi del multiplayer di For Honor saranno a vostra disposizione per i combattimenti. Vi abbiamo già offerto un'ampia panoramica dei combattenti che compongono le fila di Cavalieri, Vichinghi e Samurai ma alle nove classi già viste si aggiungono lo Shugoki, un samurai enorme armato di una mazza a due mani e insensibile ai colpi, l'agile Valchiria dotata di scudo e lancia e il mastodontico Lawbringer che sfoggia un'alabarda e veste una corazza in piastre, velocemente diventata la nostra classe preferita in assoluto. Al momento ci sono piccoli sbilanciamenti tra i vari combattenti ma nulla di pericolosamente preoccupante o che non possa essere sistemato con qualche patch a breve termine. Quello che importa è la varietà e l'enorme differenza di caratterizzazione che hanno le dodici classi presenti, un lavoro encomiabile che permette a chiunque di trovare un personaggio che si sposi con il proprio stile di gioco. Ci sono i guerrieri lenti ma in grado di generare un quantitativo di danno incredibile come il Razziatore o il Nobushi, personaggi agili e veloci che fanno delle schivate il loro punto forte ma anche combattenti iper difensivi armati di scudo e capaci di parare addirittura da tutte e tre le direzioni contemporaneamente per poi contrattaccare con brutalità. Ogni classe, oltre a set di mosse uniche e specifiche è in possesso di abilità ad attivazione da usare in battaglia che variano da semplici potenziamenti passivi a vere e proprie armi da usare nei momenti cruciali degli scontri e che sono in grado spesso di ribaltarne le sorti. Alla fine di ogni match è poi possibile venire in possesso di equipaggiamenti extra da far indossare ai guerrieri e che mutano le statistiche base potenziando un parametro e depotenziandone un altro. C'è il rischio che con il passare delle settimane chi avrà giocato di più si troverà ad avere a disposizione build che gli permettano di prevaricare sui novizi, un elemento che dovrà essere tenuto sotto stretta osservazione perché potrebbe andare a gravare pesantemente sulla community e sul divertimento. Il fatto di poter acquistare crediti dallo shop poi non ci è proprio piaciuta dato che con questi sarà possibile aprire box e trovare oggetti sempre più potenti o potenziare ulteriormente quelli già in vostro possesso tramite un semplice sistema di crafting, una feature utile solo a Ubisoft per racimolare qualche soldo extra ma insensata ai fini del gioco competitivo, anzi pure dannosa per certi versi. Ci saremmo accontentati delle modifiche estetiche già presenti, numerose e meravigliose da vedere. Fortunatamente le modalità competitive per eccellenza e cioè i duelli due contro due e le risse uno contro uno avranno i bonus dell'equipaggiamento disabilitati, così da lasciare che sia solo ed esclusivamente la skill a venir premiata. Con l'arrivo delle modalità classificate poi, assenti al momento ma già annunciate, speriamo che la questione venga risolta definitivamente lasciando che eventuali sbilanciamenti ci siano solo nelle modalità quattro contro quattro più caciarone e meno adatte ai tecnicismi del combattimento. Forse qualche modalità in più sarebbe stata gradita ma, come dicevamo per la campagna, è il sistema di combattimento a sorreggere l'intero peso della produzione e altri titoli multiplayer hanno ben dimostrato che con una sola mappa e una modalità azzeccata ci si può fondare un impero. Il problema più grosso, a voler essere puntigliosi, è il sistema peer to peer scelto per i server che, seppur ci abbia dato solo qualche saltuario problema, rischia di creare problemi di connessione nei momenti meno opportuni. Pure la campagna è afflitta da questo problema essendo For Honor un titolo always online e una disconnessione può voler dire doversi rifare da campo un intero livello di gioco o, in caso di assenza di linea, sancire l'impossibilità di giocare del tutto.

Beviamo e brindiamo dai teschi dei nostri nemici!

Dal punto di vista grafico, su Playstation 4, For Honor si difende egregiamente. Texture e dettagli ci sono piaciuti e la campagna riesce a soddisfare visivamente e a glorificare in maniera degna ambientazioni davvero superlative.

Il Ragnarok è finalmente giunto

Seppur lineari, le mappe di gioco sono ricche di percorsi da seguire e strade alternative, c'è uno sviluppo verticale che permette di eseguire attacchi dall'alto in grado di uccidere nemici istantaneamente e pure gli effetti ci hanno convinto. Il frame rate è solido e ancorato ai 30 fps nella maggior parte dei casi, senza alcuna miglioria su Playstation Pro da questo punto di vista dato che andrebbe sbilanciare poi il lato competitivo del titolo. Pro si distingue quindi per una maggior risoluzione, per texture più definite e qualche dettaglio extra sull'effettistica. Le animazioni sono ottime e anche le mosse finali e quelle di scherno degli avversari sono particolarmente riuscite, esaltando il giocatore mentre assiste orgoglioso alle esecuzioni più cruente. Un lavoro più accurato si poteva fare sull'audio e sulle brevi stringhe di dialogo, che tornano a ripetersi con troppa frequenza durante le mosse speciali diventando ben presto noiose da sentire durante il clangore della battaglia, realizzato invece con eccellente cura. For Honor è particolarmente bello da vedere in azione, la violenza degli scontri esplode in gloriosi 1080p mentre il sangue schizza, le ferite si aprono sui vostri personaggi e le corazze si deformano e si lacerano quando subiscono colpi. Non è una riproduzione fisica fedele di quanto succede sui campi di battaglia ma è più che sufficiente a restituire il feeling sanguinoso degli scontri. Vivrete e morirete nelle arene, valorosi guerrieri, e lì vi guadagnerete l'onore eterno.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery uPlay, PlayStation Store, Xbox Store
Multiplayer.it
8.3
Lettori (156)
7.9
Il tuo voto

For Honor è un titolo multiplayer eccellente sotto tantissimi punti di vista e va valutato solo in questo contesto. Molto bello da vedere in movimento e curato nei dettagli, il titolo abbraccia un pubblico estremamente vasto presentandosi con un sistema di combattimento semplice da padroneggiare in prima battuta ma che sa diventare tecnico e complesso se approfondito. Riuscire a fare qualche scambio con l'avversario è solo l'inizio di un'esperienza di gioco che richiede settimane per essere assimilata a dovere e che potrà essere domata solo da pochi appassionati. Adoriamo la modalità uno contro uno, vera essenza del nuovo titolo targato Ubisoft ma anche i duelli due contro due e le schermaglie quattro contro quattro sanno regalare diverse soddisfazioni. Non convince purtroppo la scelta di lasciare i server in peer to peer, situazione che potrebbe rendere molto problematica la parte competitiva del titolo, soprattutto quando verrà introdotto un sistema di partite classificate. Ubisoft ha per le mani una vera e propria bomba, che potrebbe esplodere e ritagliarsi ampio spazio nei circuiti e-sport, alla casa francese ora il compito di sostenere la produzione a lungo termine e continuare a iniettare contenuti freschi e aggiornamenti in modo da tenere viva la community. L'esperienza maturata con Rainbow Six Siege potrebbe aprire la strada a un futuro molto interessante.

PRO

  • Sistema di combattimento profondo
  • Buon comparto tecnico
  • Multiplayer esaltante

CONTRO

  • La campagna è solo un lungo tutorial per il multiplayer
  • Server peer to peer
  • Menu poco intuitivi