PcBox ci ha contattati quest'oggi inviandoci un comunicato stampa di replica, all'interno del quale sottolinea la natura di provvedimento cautelare del Giudice, cosa ben differente da una vera e propria sentenza di condanna. La data fissata per l'impugnazione dell'ordinanza è fissata per il 5 febbraio prossimo.
PcBox ritiene inoltre "doveroso precisare che la vicenda non ha nulla a che vedere con pratiche assimilabili alla cosiddetta "pirateria" attenendo, piuttosto, ai più elementari diritti dei consumatori che, secondo taluni, non avrebbero il diritto di fruire, sull'hardware acquistato a caro prezzo, di software "non ufficiale", ovverosia di programmi realizzati da sviluppatori indipendenti. Non a caso il sequestro di recente eseguito presso la sede legale su impulso di Nintendo ha dato esito negativo."
L'azienda annuncia inoltre di aver dato mandato ai propri legali di presentare un esposto all'all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e alla Commissione Europea (DG Competition) "al fine di far verificare dagli organi antitrust se sia legittimo l'impiego di asserite misure tecnologiche di protezione per tutelare non già il sacrosanto diritto degli autori e degli sviluppatori di software, bensì rendite di mercato derivanti dalla posizione dominante di alcuni operatori economici, tra i quali coloro il cui obiettivo pratico parrebbe essere, piuttosto, quello di impedire la circolazione dei cosiddetti homebrew e, più in generale, degli applicativi - a scopo ludico o meno che siano - "non licenziati" dai produttori di consolle."
Attendiamo ulteriori sviluppi ad una vicenda che è stata già negli anni passati protagonista delle aule di Tribunale e che risulta essere estremamente delicata e complessa da trattare.