Xbox One è ormai dietro l'angolo, mancano meno di venti giorni ed i videogiocatori di casa Microsoft potranno finalmente mettere le mani sulla piattaforma che dovrà sostituire una gloriosa e longeva Xbox 360. Per permetterci un ultimo incontro con tutti i titoli previsti al lancio della nuova ammiraglia Microsoft siamo stati invitati in esclusiva italiana a San Francisco, città nella quale, oltre a vedere i giochi, abbiamo potuto intervistare Phil Spencer, l'uomo alla guida dei Microsoft Studios.
Due chiacchiere con Phil Spencer, responsabile dei Microsoft Studios
Tu hai cominciato a lavorare nell'industria dei videogiochi nel 1988, un tempo lontanissimo in termini di sviluppo tecnologico. Com'è cambiato il settore negli ultimi 25 anni?
Quando ho cominciato in Microsoft ero un programmatore, mi occupavo di animazioni e comparto audio. Dal punto di vista tecnologico ovviamente le cose sono cambiate tantissimo: la nostra grafica era a base di sprite a quattro o sedici colori, mentre ora guardando un gioco come Ryse devi constatare la spettacolarità del lavoro tecnico che c'è dietro. Più che il lato hardware, ovviamente importante, penso alle abilità dei programmatori, mi siedo con gli sviluppatori di Forza Motorsport 5 facendo finta di sapere di cosa parlano grazie al mio background nella programmazione, anche se ormai siamo ad un livello lontanissimo da quello dei miei tempi! Più in generale direi che siamo finalmente in un'industria matura a livello di quella cinematografica, un'industria che muove cifre importantissime, anche se qualcosa mi manca del passato!
A voler essere precisi però direi che non abbiamo ancora raggiunto la maturità assoluta, molti giochi sono stereotipati e diretti ad un solo tipo di pubblico, quello maschile, anche se l'arrivo del videogioco mobile ha cambiato un po' le cose fuori dal mondo console.
All'interno dei Microsoft Studios hai lavorato anche in Europa, in Inghilterra più precisamente. C'è qualcosa che ti manca del Vecchio Continente, lavorativamente parlando?
Le diversità culturali in Europa sono incredibili se paragonate agli USA, è chiaro che ci sono altri vantaggi a lavorare qui, ma da voi si può attingere ad un eterogeneo bacino di diverse sensibilità, diversi background, che poi si traducono in diversi contenuti. Io sono fortunato ad avere un lavoro che mi permette di viaggiare molto, e girando l'Europa ho potuto apprezzare particolarmente il fatto che culture così diverse siano in realtà così vicine geograficamente. Microsoft ha un'attenzione particolare per l'Europa, del resto titoli come Ryse e Quantum Brake arrivano proprio da lì!
Recentemente sempre più giochi propongono una companion app ad affiancarli, cosa ne pensi? Sono finiti i giorni in cui il nostro settore temeva di essere sopraffatto dall'esplosione dei videogiochi su tablet e smartphone?
Io credo che dovremmo sposare questa nuova tendenza visto che ha allargato incredibilmente il popolo di videogiocatori rispetto a quando era materia solo per PC e console. Penso che sia un ottimo sviluppo per noi come industria, anche chi non aveva mai giocato prima può rendersi conto di come i videogiochi possano diventare una fonte di divertimento e soddisfazioni. Microsoft ovviamente guarda a questo fenomeno come ad un ecosistema connesso, essendo un'azienda che sviluppa console, tablet e Surface.
Tu hai due figlie di 15 e 18 anni: le loro preferenze in fatto di videogiochi hanno cambiato la tua prospettiva su alcuni generi?
In realtà ti darò una risposta che non ti aspetti: entrambe le mie figlie sono cresciute giocando videogiochi prima che questi fossero pronti, seguendo tutto il procedimento di sviluppo, ed ora per esempio si lamentano di come funziona la telecamera, o se certe meccaniche non sono limate, non certo un approccio comune direi! C'è però una cosa che ho imparato da loro: quando giocano, o guardano la televisione, o sono davanti al PC, sono sempre circondate da altri schermi accesi che le mantengono connesse ai vari social network come Tumblr o Facebook. Quando abbiamo strutturato l'architettura di Xbox One abbiamo dunque sviluppato il sistema per permettere ai giocatori di rimanere collegati sui vari portali social anche durante il gioco.
Killer Instinct è uno dei titoli che arriverà al lancio di Xbox One, a parte l'aspetto puramente ludico, è il modello di business ad essere interessante per il mercato console. Pensi che possa essere una strategia adottabile da più titoli in futuro?
Penso che sia un esperimento e che osservandolo ne prenderemo bene le misure. Come first party a noi piace sperimentare nuove vie, dare un personaggio gratis lasciando poi ai giocatori la scelta sul cosa acquistare poi è una strategia molto interessante e siamo curiosi di seguirne gli sviluppi. Devo dire però che mi sembra una strada particolarmente adatta al genere dei picchiaduro, titoli nei quali i giocatori di solito utilizzano solo due o tre combattenti, tralasciando tutti gli altri. Project Spark ha un modello simile, prima distribuiamo la cornice e poi vendiamo i pacchetti con i materiali aggiuntivi. Questi modelli di business offrono dei vantaggi anche sul lato dello sviluppo, chi crea un gioco ora non deve più pensare di inserirlo in fasce di mercato rigide, ma puo essere più creativo e cercare di coinvolgere i giocatori in maniere diverse.
Recentemente Nintendo ha annunciato di avere bloccato la produzione del Wii dopo sette anni, come sta l'Xbox 360?
La 360 sta bene! All' E3 ne abbiamo annunciato un nuovo modello, e ancora c'è un flusso continuo di titoli come World of Tanks, Warface, ed Halo: Spartan Assoult, credo che l'Xbox 360 abbia ancora diversi anni davanti a se, è un'ottima console con un buon prezzo ed ha un'incredibile libreria di giochi. Pensa ad un ragazzino che magari a 9 o 10 anni vuole cominciare a videogiocare, ecco, direi che l'Xbox 360 è la console perfetta per lui visto il rapporto tra prezzo e contenuti.