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Le mani sul mech

Finalmente provato il progetto più ambizioso tra tutti quelli in sviluppo per Kinect e Xbox 360

PROVATO di Antonio Jodice   —   05/03/2012
Steel Battalion: Heavy Armor
Steel Battalion: Heavy Armor
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C'è voluto più di un anno dall'annuncio per poter provare con mano Steel Battallion: Heavy Armor ed è proprio il caso di dirlo visto che, essendo un gioco per Kinect, di cose con le mani bisogna farne davvero tante, tutte da seduti però. From Software, pubblicata da Konami, è dietro allo sviluppo del gioco che è anche il primo ibrido che richiede di interagire alternando l'utilizzo del pad con quello del sensore di movimento di Microsoft. La saga è famosa tra gli appassionati per aver da sempre la possibilità di acquistare un joystick con pedaliera per riprodurre i controlli di un mech, come si trattasse di un simulatore più che di uno shooter.

Le mani sul mech

L'idea alla base del gioco è quella di sbarazzarsi del supporto fisico per ricreare una plancia di comandi virtuale con cui interagire con l'uso delle mani, a la Minority Report. Dopo video e una presentazione l'estate scorsa a Colonia, qui a San Francisco durante lo Spring Showcase di Microsoft, abbiamo finalmente affrontato e superato il tutorial e il primo livello di gioco con buona soddisfazione: Steel Battallion: Heavy Armor funziona, sembra divertire e, a conti fatti, rischia di essere uno dei giochi più innovativi degli ultimi anni, sicuramente il più completo e profondo di quelli usciti su Kinect.

Ka Boom

Il giocatore impersona il pilota del Mech, in un mondo in cui gli Stati Uniti sono invasi e in cui un virus ha fermato l'evoluzione della tecnologia, bloccandola a uno stadio che ricorda quello dello steam punk più classico, tra energia elettrica e macchine a combustione da attivare con manovelle antidiluviane. La visuale è in soggettiva, anche quando, prima del tutorial, si prende conoscenza con il proprio equipaggio. Sotto il sole, in una radura semi desertica, ci viene dato il benvenuto da un cadetto, che ci lancia una mela da prendere al volo con le mani.

Le mani sul mech

Nessuna istruzione, solo l'invito a farlo mentre la mela già vola, visto che From Software ha cercato di rendere qualsiasi movimento intuitivo senza il bisogno di doversi prima esercitare con un tutorial d'interazione. Un altro soldato piscia contro un cactus e si punge pure, disturbato dalle grida di gioia del cadetto. In Steel Battallion: Heavy Armor, dialoghi e situazioni sono adulti e i rapporti tra il protagonista e i 30 membri della sua compagnia possono spingersi fino ai confini del personale con sorprese che ancora non ci sono state svelate. Saliti sul mech, inizia il tutorial e ci si apre la plancia di comandi. Il pilota siede su una sedia girevole, che ruota spingendo con le mani verso sinistra e verso destra, in modo da parlare con gli altri soldati nell'abitacolo. Sulla destra c'è il soldato che ricarica il cannone principale, subito sulla sinistra c'è il navigatore, che legge via via gli obiettivi da raggiungere sulla mappa e ancora più in là c'è l'addetto alla mitragliatrice. Fuori, appollaiati sulla scocca esterna, altri soldati alle mitragliatrici secondarie. Allungando le mani verso lo spioncino attraverso cui si vede cosa c'è davanti al mech, si passa al comando vero e proprio, tramite il pad e secondo lo schema classico di qualsiasi FPS con le due leve analogiche. Per cambiare il tipo di arma secondaria e primaria, basta premere due pulsanti virtuali sulla plancia, puntando le mani e vedendo il braccio del protagonista che esegue l'azione corrispondente, mentre due spie luminose avvertono quando entrambe sono pronte a far fuoco, una con il grilletto sinistra, l'altra col destro. La spioncino è protetto da un vetro

Le mani sul mech

e, quando viene distrutto dai colpi, lascia passare i proiettili dei nemici, ragion per cui può essere necessario chiuderlo abbassando una piccola saracinesca. Come si fa a vedere a quel punto? Si abbassa il periscopio, letteralmente, che consente di colpire obiettivi più lontani, ma che ci fa muovere con maggiore difficoltà. C'è una leva per attivare il turbo, che va tirata; un'altra per avviare il motore e una plancia che si attira a sé e sulla quale si trovano il pulsante per l'autodistruzione (!) , l'interruttore per i fari, quando si combatte di notte e la corda tirare per attivare l'aspiratore, se il surriscaldamento dei motori riempi l'abitacolo di fumo, attraverso il quale è impossibile respirare. Subito sulla sinistra la pulsantiera che gestisce l'alternarsi della mappa dell'area e le telecamere che inquadrano cosa accade intorno al mech, ognuna con un suo pulsante. Per interagire con tutti questi elementi non si deve interagire col pad, basta individuare il pulsante su schermo e muovere le mani in quella direzione.

30 soldati in guerra

In Steel Battallion: Heavy Armor, uno degli aspetti fondamentali del gioco è l'interazione coi 30 solati che compongono la truppa. Ognuno ha una diversa personalità e influenza in modo determinante quel che può accadere e gli eventi che si presentano attraverso i 30 livelli di gioco. I soldati possono anche morire, anzi pare sia quasi impossibile finire il gioco senza subire perdite, fino al punto che una volta morti tutti toccherà ricominciare dal salvataggio precedente per forza. Cosa cambia questo in termini di gamaplay?

Le mani sul mech

Se durante uno scontro a fuoco dovesse morire colui che ricarica il cannone toccherà al giocatore occuparsene, lasciando temporaneamente i controlli del mech; se dovesse morire il navigatore, non ci sarà più nessuno a indicare quali obiettivi raggiungere sulla mappa. Stimolare i compagni, congratularsi con loro fa parte del gioco, stringendogli la mano quando necessario, picchiandoli o trattenendoli quando cercano di scappare perché impauriti. La scocca può essere danneggiata, arrivando a riempirsi di feritoie attraverso cui i nemici possono afferrare i commilitoni e cercare di ucciderli, lasciando al giocatore il compito di salvarli in tempo, pena il ritrovarsi con un cadavere che ingombra il mech, complicando tutto. Si può scendere dal Mech, attraverso una botola nel pavimento, attraverso la quale è possibile anche gettare, sempre con le mani, bombe a mano che qualche nemico abbia lanciato con successo all'interno, una volta uccisi i soldati alle mitraglie esterne. Una volta scesi, ci si muove come in un fps normale, esplorando i fondali e rendendosi partecipi di scene come quella a cui abbiamo assistito in cui bisogna precipitarsi a salvare un soldato incastrato in un altro mech, prima che questo esploda. Il salvarlo o meno, dovrebbe cambiare l'evolversi degli eventi nel gioco. Che, oltretutto, è fatto anche bene dal punto di vista tecnico, con un motore proprietario di From Software,

Le mani sul mech

che mostra ottimi effetti particellari, una grafica molto colorata con buone texture ed effetti in abbondanza a simulare una vera e propria battaglia a tutto campo. Quando la visuale è completamente ostruita dal fumo e dalle esplosioni, basta alzarsi in piedi, sporgersi dalla botola superiore e perlustrare l'area con il binocolo che si attiva portandosi la mano sinistra sopra la fronte, sempre che qualche cecchino non ci faccia saltare le cervella. Steel Battallion: Heavy Armor non sarà solo combattimenti, però, ma anche esplorazione e scoperta di bonus e aree nascoste. In un livello, in cui i nostri brancolano nel deserto, assetati alla ricerca di un'oasi, bisogna muoversi tra le dune, rinvenire carcasse di mech, scendere, frugare i cadaveri alla ricerca di oggetti e borraccia avanzate. Una volta trovatane una, spetta al giocatore decidere se bersela o darla a qualcuno della truppa, scatenando così le invidie degli altri. Il lead designer di From Software ha deciso di darla a un'avvenente soldatessa, scatenando un "Potrei baciarti per questo, ragazzone", mentre il mitragliere accanto sbottava con un "Guardati le spalle puttana, durante la prossima battaglia!". Dopo di che, trovata l'oasi, carroarmati avversari hanno cominciato a sputare fuoco sui nostri.

Quindi?

Dopo il tutorial, siamo riusciti a superare al primo tentativo lo scontro sulla spiaggia su cui si approda di notte, a bordo di una chiatta mentre il sole piano piano sorge dietro le mura del primo avamposto nemico. La missione, molto breve una volta che si sa cosa fare, comporta una buona dose di tattica e di attenzione nello studio del fondale per decidere dove spostarsi per sottrarsi al fuoco avversario. La cosa più complicata, da quel che ci è parso, è non farsi sopraffare dal frastuono delle esplosioni, dalla telecamera che sobbalza e si sposta all'interno dell'abitacolo quando si viene colpiti.

Le mani sul mech

Bisogna stare concentrati e decidere cosa fare, ricordandosi qual è l'origine del gioco e capendo che la complessità della vecchia pedaliera e dei mille tasti sono stati sostituiti con una plancia virtuale. Le missioni, come scritto, sono trenta e la sola perplessità che ci è venuta, a parte il verificare come tutto questo sistema possa funzionare sulla lunga distanza, è che tutte le missioni siano, in realtà, delle mappe da affrontare con brevi sessioni, dal momento che non abbiamo potuto appurare se i diversi livelli siano divisi in più fasi. A parte questo, dopo aver letto questo lungo articolo, è evidente come Steel Battallion: Heavy Armor si preffigga di rappresentare un vero e proprio punto di svolta per quel che si può e si deve cercare di fare con Kinect. A fine Giugno, cercheremo di essere tra i primi a dirvi come sarà andata a finire.

CERTEZZE

  • Il gioco più profondo tra quelli mai fatti per Kinect
  • Molte idee interessanti e ben implementate
  • Bella sensazione di resa della vita cameratesca

DUBBI

  • La lunghezza delle missioni
  • Troppo complicato per qualcuno?