Quarantadue civiltà, un conflitto globale e un destino incerto. Non è un libro di fantascienza né la situazione geopolitica mondiale ma la trama di un'avvincente partita a Civilization simulata da un utente di Reddit: potete leggere come è andata e quali imprevedibili risvolti ha assunto all'interno di questa discussione dove sono anche presenti i link alle descrizioni dei vari momenti della partita. Se invece vi siete interessati ad H1Z1 nelle ultime settimane, saprete che ha avuto un lancio piuttosto travagliato e c'è ancora un po' di lavoro da fare. Potete leggere come stanno andando le cose all'interno dell'intervista che Jimmy Whisenhunt, senior game designer, che ha risposto alle domande di Kotaku. Infine se avete un parente o un amico che non gioca, date un occhio a questo articolo che suggerisce dieci giochi da sottoporre all'attenzione di chi solitamente non si dedica al nostro passatempo preferito.
Tutto il mondo del gioco su PC nella rubrica settimanale di Multiplayer.it!
COMPONENTE | CARATTERISTICHE | PREZZO |
Processore | Intel Pentium G3220 | € 45.00 |
Scheda Madre | MSI H81M-P33 | € 40.00 |
Scheda Video | Nvidia GeForce GTX 750 Ti | € 135.00 |
RAM | KINGSTON - Memoria Dimm HyperX Blu 4Gb ddr3 1333MHz | € 50.00 |
Alimentatore | Cooler Master 400 Watt | € 30.00 |
Hard Disk | Hard Disk Seagate - Barracuda 500 GB SATA-II 3.5LP 12.4MS 7200RP | € 40.00 |
CONFIGURAZIONE COMPUTER ENTRY LEVEL: | € 340.00 |
Se ci avete seguiti su questa rubrica nel corso dei mesi (ovviamente è una battuta, nessuno legge questa rubrica) allora saprete che abbiamo un debole per le storie, in qualunque forma si presentino. E The Charnel House Trilogy promette una bella dose di narrazione mista a enigmi vecchio stampo, di quelli punta e clicca. Se vi interessa un'anteprima delle avventure che attendono la protagonista, potete scaricare gratuitamente l'episodio centrale. Altrimenti aggiungete il gioco alla vostra lista dei desideri e aspettate pazientemente aprile per scoprire quale mistero si cela sul treno diretto ad Augur Peak.
Ci sono diverse ragioni per essere ben disposti nei confronti di Aurion. Innanzitutto è un videogioco sviluppato da un team, quello di Kiro'o Games, che vive e lavora nell'Africa Centrale. Ciò significa che la storia di Aurion trae ispirazione da un contesto culturale diverso da quelli ai quali siamo abituati. Basta dare un'occhiata alle schermate di gioco e osservare le capigliature e gli abiti dei personaggi per provare l'emozione di un viaggio lontano da casa. Per quanto riguarda invece la struttura, Aurion è un gioco di ruolo bidimensionale che alterna due fasi diverse, quella di esplorazione e quella di combattimento. Entrambe sono gestite con un sistema di movimento e azione che ricorda i picchiaduro a scorrimento orizzontale degli anni Ottanta, ma sono anche ricche di tutte le possibilità offerte dalle nuove concezioni di design. Una volta ingaggiati i letali scontri all'arma bianca potremo sfruttare per esempio i poteri di una misteriosa fonte di energia per concatenare mosse micidiali e mettere a segno devastanti colpo esoterici. Quando non siamo impegnati a menare le mani possiamo invece raccogliere cibi per fare crescere le abilità dei due protagonisti del gioco, intraprendere missioni secondarie, costruire oggetti o dare la caccia ai mostri. Soprattutto seguiremo lo sviluppo di una linea narrativa avvincente che ci mette di fronte a dilemmi morali sui quali riflettere anche dopo avere spento il PC. L'uscita di Aurion è prevista per i primi mesi del 2015, perciò non ci resta che aspettare per scoprire quali racconti ci aspettano nel cuore dell'Africa.
I giochi di corse spaziali sono un sottogenere poco conosciuto, ma al suo interno si trovano numerosi titoli pieni di spessore che potrebbero piacere a un pubblico molto più vasto di quello che ama i titoli di guida. Le caratteristiche comuni a questi giochi sono l'alta velocità e le ardite architetture delle piste. Beyond 35.000 parte da questi capisaldi del design ma li arricchisce di nuove regole. Innanzitutto la navicella da corsa che pilotiamo non è vincolata da una pista come una qualunque auto da corsa, ma è libera di muoversi nelle tre dimensioni: fintanto che passiamo per i checkpoint stabiliti, qualunque manovra è lecita. Questo potrebbe farci credere che tagliare gli angoli sia la scelta più saggia, ma dobbiamo fare i conti con le zone di accelerazione, posizionate lungo traiettorie meno comode. Ciò significa che a seconda della situazone dobbiamo scegliere se seguire la rotta più breve o guadagnare una spinta extra. Il tutto lungo tracciati da capogiro che attraversano vertiginose costruzioni futuristiche. A completare l'esperienza si aggiunge la colonna sonora di Zanshin e le scie fluorescenti lasciate dalle navicelle da corsa. Sarebbe bello potere mettere subito le mani sul gioco definitivo, ma per il momento dobbiamo accontentarci di un prototitpo scaricabile gratuitamente. Provatelo e fateci sapere cosa ne pensate.
MidBoss è un altro esponente del genere che potremmo definire esplorazione di sotterranei generati casualmente con morte definitiva e irrevocabile. La novità in questo gioco è rappresentata dal fatto che il protagonista, un diavoletto rosso, non solo può, ma deve possedere i nemici uccisi per assorbirne le abilità e diventare sempre più forte. Solo così il nostro amabile mostro può ambire a diventare il boss finale del sotterraneo e, immaginiamo, fare a pezzi i futuri avventurieri. Al momento, per i più impazienti, è disponibile una beta gratuita di MidBoss, la quale contiene molte delle meccaniche di base. Una curiosità: sul sito del gioco, fra le caratteristiche principali, figurano delle misteriose pozioni, che però sono del tutto opzionali. Quali effetti avranno sul protagonista per farle sembrare un rischio? Di sicuro non sono le solite fialette piene di liquido rosso che ricaricano la barra dell'energia. A questo punto una prova del gioco è d'obbligo. Chissà che non ci venga poi voglia di pre ordinare la versione finale: in fondo costa solo sette dollari.
di Andrea Rubbini
Guild Wars 2
Nonostante non si sappia ancora nulla sulla sua data di uscita, l'espansione Heart of Thorns ha già cominciato a riempire le giornate dei fan di Guild Wars 2, e le informazioni su di essa cominciano a susseguirsi a ritmo sostenuto.
Questa settimana, in particolare, ArenaNet si è sbottonata sul Revenant in un lungo video commentato dai game designer Roy Cronacher e Jon Peters, che hanno mostrato la nuova professione in azione, spiegandone alcune abilità peculiari. Ai veterani della saga farà molto piacere sapere che per creare il Revenant gli sviluppatori si sono ispirati fortemente al primo Guild Wars. Nel frattempo, sul sito ufficiale del gioco si è parlato di viverne e della rinnovata meccanica del defiance: in Guild Wars 2 i nemici più forti non possono essere soggetti a crowd control finché non azzerano le cariche di defiance nello stesso modo. In Heart of Thorns le cose cambieranno leggermente, perché al posto delle cariche troveremo un indicatore che si consumerà utilizzando sul nemico le abilità di crowd control: il problema è che l'indicatore continuerà a rigenerarsi, perciò bisognerà coordinare gli attacchi bene e velocemente per scaricarlo completamente. Le viverne possiederanno questa innata resistenza al controllo della folla, che si traduce nella capacità di volare: consumando l'indicatore, il nemico resta però intrappolato a terra, concedendo ai giocatori il tempo di attaccarlo a piacimento.
Il nuovo MMORPG degli autori di Allods Online sembra molto interessante, e fra poco avremo la possibilità di constatarlo in prima persona: sviluppato dal binomio Allods Team e Obsidian Entertainment, il gioco entrerà finalmente in Closed Beta a cominciare dal prossimo 11 marzo, proponendo ai giocatori un assaggio di questo nuovo mondo persistente e di alcune classi giocabili. Per partecipare bisogna iscriversi sul sito ufficiale e incrociare le dita, oppure sganciare qualche dollaro per acquistare i Founder Pack e aggiudicarsi di diritto una poltrona in prima fila. I pacchetti offrono i canonici servizi: un posto in Beta e in accesso anticipato, una discreta quantità di denaro per iniziare, il diritto di prenotare il nome del proprio personaggio e altro ancora, e variano di prezzo dai venti ai settanta dollari. Certo, per fare un acquisto alla cieca come questo bisogna avere davvero taaanta fiducia...
La nuova creatura di Richard Garriot, padre di Ultima e del genere MMORPG tutto, si è rinnovata questa settimana con una nuova build - la Release 15 - basata sull'ultima versione dell'engine Unity, la quale dovrebbe migliorare nettamente l'aspetto e la stabilità del gioco. Per lo sviluppatore si è trattato di un lavoro mastodontico che ha comportato la riscrittura di intere parti di codice e la riprogettazione di interi asset. Ovviamente la patch è immensa, e include anche nuovi scenari, nuove magie, nuovi oggetti da fabbricare e altro ancora. Non è chiaro se tra le nuove zone ci siano quelle presentate poche settimane fa, in un lungo aggiornamento che ha parlato del dungeon Necropolis e della regione chiamata Verdantis Shardfall. Il completamento di Shroud of the Avatar è ancora lontano, ma le premesse per un titolo interessante si fanno sempre più incoraggianti, a cominciare dal fatto che si potrà giocare sia online sia offline, separando parzialmente le due esperienze attraverso una serie di limitazioni spiegate pochi giorni fa dal tech director Chris Spears.
A Realm Reborn: Final Fantasy XIV
L'apertura della Manderville Gold Saucer in territorio eorzeano per Square Enix è stato anche un modo di festeggiare il suo ultimo traguardo: a quanto pare, il reboot di Final Fantasy XIV conta oggi quattro milioni di iscritti, anche se il numero non include gli account di prova e considera probabilmente anche quelli aperti e chiusi nel corso degli anni. Si tratta comunque di un successo encomiabile per un gioco che alla release era stato talmente disastroso da dover essere ridisegnato da capo a tempo di record. Per l'occasione, la software house nipponica ha deciso di riaprire i cancelli di Eorzea per tutti coloro che hanno acquistato Final Fantasy XIV e sospeso l'account a partire da venerdì 27 febbraio: ci si potrà collegare gratuitamente fino a lunedì 9 marzo per provare le ultime novità introdotte dalle patch più recenti.
di Christian La Via Colli
Tempo fa si parlava con un lettore o una lettrice o chissà chi del buon Baron Von Blubba, il teschio volante che appariva nei livelli di Bubble Bobble allo scadere del tempo. Era un nemico immortale che diventava sempre più veloce fino all'inevitabile uccisione di Bub e Bob, i due draghetti spara bolle protagonisti. Serviva a narrativizzare il classico timer che poneva fine alle partite allo scadere del tempo. È bastato rievocarlo per farci venire la voglia di rigiocare con il vecchio coin op di Taito, cercando di capire se il valore che gli attribuiamo è solo frutto della nostalgia o se c'è vera grandezza dietro al mito. Stiamo parlando di un gioco del 1986 convertito per svariati sistemi, che però molti ricorderanno per le furiose sessioni da sala giochi, dove, normalmente in coppia con qualcuno o qualcuna (sì, piaceva molto anche alle ragazze), si cercavano di attraversare i cento difficilissimi livelli che lo componevano. Prima di gettarci sull'emulazione, abbiamo verificato l'esistenza di una versione PC del gioco e... ne abbiamo trovata più di una. Le compilation di recente pubblicazione, tipo la Taito Legends, hanno riproposto la versione coin op emulata via software. Noi però ricordavamo che di Bubble Bobble esistevano anche delle versioni specifiche sviluppate su PC. La prima, del 1988, era una conversione ben fatta, ma non al livello dell'originale. C'era tutto, ma aveva anche alcuni limiti, soprattutto per la palette dei colori. Era inevitabile, perché all'epoca i PC erano scarsini come macchine da gioco e avere la grafica EGA (16 colori a schermo da una palette di 64) era già un bel lusso rispetto alla CGA (4 colori da una palette di 16 a risoluzione 320x200).
In seguito il gioco è stato ripreso e aggiornato in grafica VGA (256 colori) e venduto insieme al seguito, Rainbow Island, quest'ultimo presente in versione standard e in versione rimasterizzata, con sfondi rifatti e grafica più definita. Comunque con gli anni la versione nativa per MS-DOS è stata giustamente abbandonata, non per questioni qualitative, visto che era un'ottima conversione, ma per problemi di compatibilità con i più recenti sistemi operativi. Di fatto oggi richiederebbe anch'essa un emulatore per girare, quindi ha più senso rifarsi direttamente alla versione originale, che impone uno sforzo produttivo simile per garantirne la compatibilità.
Insomma, Bubble Bobble esiste per PC, ma la versione PC è nel frattempo morta e sepolta. Poco male, verrebbe da dire. Rimane aperta la domanda iniziale: com'è invecchiato? Purtroppo gli anni non sono stati teneri con il titolo di Taito, che non solo non è più il bel gioco di una volta, ma è diventato un maledetto capolavoro. Giocarci oggi è divertente come giocarci allora. Le meccaniche non sentono per niente il peso degli anni ed è ancora superiore in ogni senso, a parte quello tecnico, a tutti i vari seguiti e spin-off usciti da allora. Intrappolare i nemici nelle bolle per poi scoppiarle è ancora una meccanica riuscitissima, che richiede di pensare le proprie mosse con tempismo e strategia; ed è fantastico ricordare tutti i trucchi nascosti nei livelli, o attivabili fuori dal gioco (ricordate "sex"?). Non stiamo scherzando: se non avete mai giocato a Bubble Bobble o se lo snobbate perché graficamente povero, vi meritate di affogare nei quick time event.
di Simone Tagliaferri
Titolo: To the Moon - Vampire The Masquerade: Redemption - Serie Monkey Island
Sviluppatore: Taito
Anno di pubblicazione: 1986 (coin op) - 1988 (prima edizione DOS)
Come reperirlo:
Se non ci si rivolge al mondo dell'emulazione, che anche se illegale in certi casi è una manna dal cielo, è possibile recuperare Bubble Bobble nel mercato dell'usato. Il gioco è stato incluso in diverse raccolte. Quella più facilmente reperibile è la Taito Legends (la prima), dove è possibile giocare a una versione emulata del coin op originale.
Perché giocarlo oggi: Perché è ancora un capolavoro.
Problemi di memoria
Il CEO di Nvidia è tornato a parlare della GeForce GTX 970 e del problema dei 512MB di memoria video sfruttati. Jen-Hsun Huang si è scusato ancora una volta per l'errore di comunicazione che ha portato a pubblicizzare la GTX 970 come una normale scheda dotata di 4GB di VRAM. Ma il dirigente ha voluto aggiungere che il design adottato con la scheda è ottimo visto che consente di estendere il framebuffer a 4GB con un hardware che teoricamente è in grado di sfruttare solo 3GB. Per Huang, in sostanza, la GTX 970 manifesta è un esempio dell'abilità ingegneristica di Nvidia e l'unico vero problema di tutta la faccenda riguarda la mancata comunicazione al pubblico di questa peculiarità. Lo scivolone, comunque, non dovrebbe causare troppi problemi all'azienda che secondo gli ultimi dati rilasciati da Jon Peddie Research occupa, o almeno occupava a fine 2014, il 76% del mercato delle GPU.
Questo significa che l'unica concorrente rimasta, AMD, si deve quindi accontentare del 24% e deve fare i conti con un calo di oltre dieci punti percentuali rispetto all'anno precedente. Ma il riscatto potrebbe essere vicino con l'arrivo della serie R9 300 che dovrebbe arrivare nel mese di marzo. Secondo i rumor, già riportati pià volte, le schede di punta della nuova serie AMD dovrebbero essere equipaggiate con memoria impilata HBM che promette una velocità di trasferimento dati molto più elevata rispetto alle la GDDR5. Parliamo di 640GB/s che in combinazione con un framebuffer generoso potrebbero consentire a una singola Radeon di raggiungere ottime performance anche nel caso risoluzioni estreme. Ma secondo quanto suggerito dal sito Fudzilla non è detto che questo scenario, almeno inizialmente, sia possibile. Secondo i dati disponibili, infatti, il limite massimo per la versione attuale di questa tecnologia sarebbe di quattro chip di memoria. Considerando che l'attuale densità di ogni chip HBM 1.0 è di un gigabyte potremmo trovarci di fronte a un limite massimo di 4GB ed è un dubbio che viene rafforzato dai rumor di una variante della R9 390X equipaggiata con 8GB di memoria GDDR5. Ovviamente questo problema dovrebbe scomparire con l'aumento della densità dei chip e con le memorie HBM 2.0 ma nel frattempo rischiamo di assistere al lancio una tecnologia pensata per le alte risoluzioni eppure limitata nel quantitativo di memoria massimo. Inoltre per l'HBM 2.0 si parla del 2016 ed è lo stesso anno in cui Nvidia lancerà la sua memoria 3D puntando direttamente al terabyte per secondo di banda passante. AMD, in sostanza, dovrebbe comunque poter contare su un importantissimo anno di vantaggio sulla concorrenza, sempre che le Radeon con memoria HBM siano una realtà, ma rischia di non sfruttarlo appieno.
Altro che bitcoin
Questa settimana lasciamo la via maestra delle periferiche PC per parlare di sofware anche se l'aderenza dell'argomento al piano materiale è garantita dal fatto che si tratta di una piattaforma. E Teach4Learn è una piattaforma molto interessante, seppur ancora scarsamente popolata, che promette di accrescere la nostra conoscenza in modo decisamente dinamico ed economico. Sappiamo bene che internet è zeppo di corsi, anche gratuiti, ma persino la grande rete ha qualche buco e i classici corsi online hanno il difetto di non consentire un rapporto diretto con l'insegnante. Teach4Learn, sito tutto italiano, risolve questi problemi trasformando tutti gli alunni in insegnanti. La formula si basa sul mettere a disposizione le proprie competenze, attraverso lezioni dirette o guide scritte, per poter ottenere punti insegnamento da spendere per poter imparare un'enorme varietà di materie dagli altri utenti. L'esperimento, non serve quasi dirlo, è decisamente interessante e potrebbe dare vita un social network di qualità superiore, incentrato sullo scambio di saperi e non sullo scambio di vezzi identitari.
Inoltre non è da sottovalutare l'utilità di un sistema che sfrutta la dimensione social trasformandola in uno strumento per superare ostacoli di natura culturale. Ostacoli che si fanno sempre più alti con una crisi di un mondo del lavoro che per essere affrontato pretende competenze sempre più disparate e versatili. Ma la voglia di imparare qualcosa di nuovo non si deve per forza piegare di fronte a necessità economiche. C'è chi ha sempre desiderato imparare una lingua che non viene normalmente insegnata a scuola. C'è chi ha problemi col PC ma si vergogna a partecipare a un corso. C'è chi vuole suonare la chitarra ma ha bisogno di un contesto informale e non di un insegnante per poterlo fare con serenita. E c'è anche chi ha qualche problema a pagare i corsi ma vuole comunque arricchire il proprio bagaglio culturale. Le possibilità, insomma, sono innumerevoli e lo spirito dell'iniziativa è decisamente nobile anche se non mancano di certo controindicazioni e problemi. Nessuno ci garantisce che gli insegnanti incontrati sul sito siano davvero competenti e non è detto che un genio sia automaticamente capace di insegnare la propria materia in modo soddisfacente. Inoltre alcune materie non possono essere affrontate con una guida o attraverso Skype. E questo vuol dire che alcune lezioni prevedono l'incontro con l'insegnante o l'allievo, cosa che può causare diversi problemi logistici ed entra nella sfera personale. Ma è indubbiamente possibile prendere precauzioni come si fa con un figlio quando lo si manda a prendere ripetizioni. Lo stesso approccio può essere utilizzato nel caso di Teach4Learn passando dall'interfaccia, che include localizzazione dei contatti e ricerca per vicinanza geografica, al contatto diretto che garantisce una maggiore sicurezza. Comunque, anche foste dubbiosi, una visita al sito non richiede molto tempo e permette di consultare le innumerevoli materie inserite dai quasi 8000 che si sono già registrati. La maggiorparte delle conoscenze offerte di insegnamento riguarda discipline normali che includono materie avanzate, professioni, strumenti, lingue e via dicendo. Ma ci sono anche curiosità da non sottovalutare come bolas, lavare, barbeque e pole dance che, lo diciamo consapevoli di vanificare tutta la verve culturale del pezzo con un'immancabile battuta maschia, potrebbe risultare interessante non tanto per la materia quanto per l'insegnante.
di Mattia Armani