Prime impressioni
Il cast completo nel menu iniziale comprende 10 personaggi e altrettanti duali animaleschi, ma ci si aspetta di scoprirne altri avanzando con successo nel gioco: - Yugo/Lupo - Alice/Coniglio - Uriko/Gatto - Gado /Leone - Marvel/Leopardo - Bakuryu/Talpa - Busuzima/Camaleonte - Stun/Insetto - Jenny/Pipistrello - Shen Long/Tigre - Xion/Unborn - Kohryu/Tigre2. La grafica dei personaggi, soprattutto nella fase bestiale, è particolarmente curata e dettagliata (bellissime le pellicce feline e le trasparenze di ali di insetti e pipistrelli) e denota uno studio approfondito nel look per creare un perfetto equilibrio tra la porzione umana e quella animale, tanto da confonderle e non capire se alla fine stiamo controllando un umano licantropizzato o un lupo antropomorfo…. In generale pero’ non possiamo dire che Bloody Roar3 raggiunga la nitidezza, l’eleganza stilistica e la profondità di campo di Tekken Tag, che al momento rappresenta ancora senza ombra di dubbio la pietra miliare e il confronto obbligatorio per tutti i picchiaduro. Le arene sono ben realizzate e spesso presentano oggetti in movimento sullo sfondo, talvolta si puo’ anche causare danni all’avversario spingendolo contro le pareti, ma in definitiva l’impressione che si ha è di essere su un ring calato in un ambiente di contorno, con poca continuità tra i due elementi. I comandi hanno un buon tempo di risposta e sono semplici ed intuitivi (i quattro tasti sulla destra corrispondono a calcio, pugno, presa e trasformazione bestiale); portano ad un’elevata (ma non eccelsa) varietà di movimenti e di combo e quindi in definitiva ad una buona giocabilità.
In conclusione
Il gioco presenta le ormai classiche opzioni Arcade, Vs mode, Survival, Practice con un’alta flessibilità nella scelta di costumi e variabili da definire (livelli di forza, abilitare o meno determinate mosse, velocità di gioco e mosse, limiti di tempo, percentuale di sangue ecc) prima di iniziare il combattimento, il che sicuramente fa lievitare la longevità di Bloody Roar 3. Per i deboli di stomaco e le mamme apprensive è prevista anche un’opzione che può limitare l’irrorazione dello schermo dal sangue che scorre veramente a fiotti in alcuni momenti (ad esempio quando l’uomo talpa ti si cala sul cranio e ti trivella la testa come se niente fosse), ma forse se questo è un problema essenziale conviene giocare a Parappa o a Rugrats, perché qui le scene truculente sono all’ordine del giorno. Per quanto riguarda la sezione suono durante il combattimento gli effetti speciali la fanno da padrone con urti, urla (i personaggi parlano durante il combattimento) ed esplosioni, ma una particolare menzione va alle musiche di contorno, molto “Metal-Jappo”, ma anche molto ritmate e coinvolgenti.
Uomini o bestie?
L'originalità sembra essere l’arma vincente della saga di Bloody Roar, i cui personaggi si possono trasformare in tempo reale, nel mezzo del combattimento, nel loro “alter ego” bestiale, raddoppiando di fatto il numero di combattenti a disposizione, ma soprattutto potenziando e personalizzando a dismisura gli effetti scenici con colpi e combo assolutamente spettacolari. Questi attacchi speciali (Beast-Drive combos) rappresentano il punto graficamente più elevato del gioco con animazioni tremendamente fluide e veloci corredate da impressionanti effetti luminosi (talvolta persino esagerati!) che difficilmente hanno paragoni competitivi nel mondo delle console. Così possiamo ammirare Xion/Unborn che letteralmente impala il suo malcapitato avversario facendolo ricadere su antenne acuminate dopo averlo fatto roteare e averlo scagliato in alto o l’assurdo attacco del gigantesco camaleonte (ex Busuzima) che avvolge il predestinato con svariati metri di lingua gelatinosa, lo sbatacchia come uno jo-jo per l’arena e poi lo scaglia con una violenza assurda coronando il tutto con un balletto raccapricciante! Inoltre essendo tutti animali con particolari peculiarità troviamo personaggi che volano, che graffiano e mordono, dando una serie quasi infinita di possibilità di combinazioni di combattimenti, con situazioni che quindi quasi mai risultano noiose e ripetitive.