Diario del capitano
Questa storia delle Flat, proprio non mi è andata giù.
A gennaio, ascoltando i proclami entusiastici degli operatori del settore, l'impressione era che da un momento all'altro si sarebbe assistito ad una vera e propria cascata di offerte da parte dei diversi gestori delle comunicazioni. Con il passare del tempo, e con le polemiche legate alla tanto discussa delibera FRIACO, si è lentamente capito che le cose proprio non sarebbero andate come ci si aspettava, e la conferma si è avuta la settimana scorsa, quando migliaia di utenti italiani hanno ricevuto notizia che le loro flat si sarebbero spente nel mese di luglio. E così addio alla Flat di Inwind e a quella di Libero@sogno, le più utilizzate da chi ancora non ha accesso, per motivi economici o geografici, alla linea ad alta velocità; questo significa fare un lungo passo indietro, quando ancora si contavano i minuti di connessione e si navigava con l'assillo di vedersi arrivare una bolletta stratosferica.
Ora, pensate cosa voglia dire questo in termini di avanzamento culturale e tecnologico della rete: leggendo questa mattina un interessante articolo di Gilberto Mondi su Punto Informatico, il quadro che si dipinge è quello di un arretramento intellettuale capace di creare un gap con le altre nazioni, più avanzate sotto questo punto di vista, difficilmente colmabile. La speranza è che qualcuno presto si svegli e si accorga che così facendo non si fa altro che tagliare la possibilità a quella fetta di navigatori (ancora la maggioranza) che viaggiano su linea tradizionale, di accedere alle infinite risorse di Internet.
Senza contare le migliaia di giocatori che utilizzano un 56k, naturalmente.
Restiamo in attesa.