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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   09/09/2002

Diario del Capitano

Quella di Ghost Recon è stata per me una vera e propria rivelazione: parlo dell'esperienza di gioco, ed ora cercherò di spiegarvi perchè.
Il mio primo approccio con questo genere di giochi, oggi universalmente riconosciuti con il termine di Tactical Squad Game, risale a parecchi anni fa, quando un semisconosciuta Software House americana cercava di tastare nuovi terreni pubblicando Spec Ops: Ranger Leads The Way. Incuriosito dal nuovo concept di gioco proposto dai programmatori, tanto accattivante quanto user-friendly, non esitai a farmene spedire una copia direttamente dagli States (non ricordo effettivamente se poi il gioco venne distribuito anche in Italia -forse il sequel, che comparve anche sulla Playstation One), e mi dedicai anima e corpo all'esperienza. Ciò fino a sbattere il viso contro un'Intelligenza Artificiale dei compagni e, cosa ancora peggiore, dei nemici, assolutamente demenziale: senza contare l'infinita serie di magagne di fondo dell'esperienza, più deludente che altro.
Archiviato con un certo rammarico questo mio primo excursus nel genere, ebbi modo di riprovarci un paio di stagioni dopo, scaricando in anteprima la demo di Rainbow Six, un titolo che riprendeva il concetto proposto da Spec Ops e lo migliorava introducendo una parte di preparazione tattica del tutto inedita. Tuttavia è proprio contro questa che la mia negligente capacità videoludica andò a cozzare, lasciandomi assolutamente frustrato al quindicesimo tentativo mal riuscito di completare la prima missione: la mia esperienza con R6 vide così prematura fine.
Poi venne il tempo di Swat 3, che avevo, ricordo ancora, ammirato grazie al servizio realizzato all'E3 2002 dall'allora esiguo staff del Multiplayer Network. Tuttavia il gioco, seppure adorato dalla critica oltreoceano e vincitore di numerosi premi assegnati dagli appassionati, ebbe l'immeritata sfortuna di capitare in un momento sbagliato, e finì sotterrato dagli impegni in quel fantastico luogo della nostra casa dove mettiamo quei titoli a cui "dedicheremo il giusto tempo più avanti". Naturalmente, non è difficile intuirlo, non ho ancora trovato il tempo per Swat 3.
E finalmente, arriviamo al presente, o quasi.
2001: è la prima edizione dell'E3 a cui partecipo da inviato, e tra i tanti titoli presenti, c'è n'è uno che mi colpisce più degli altri, nonostante la mia decisione di snobbarlo per la sua stretta familiarità con Rainbow Six. Il gioco è proprio Ghost Recon, e quando uno dei membri della Red Storm mi fa vedere la nuova console tattica introdotta, realizzata in tempo reale ed assolutamente flessibile alle mie esigenze di protagonismo (con un semplice tasto si può interpretare uno qualunque dei membri del Team durante l'azione di gioco), capisco che anche per me ci sarà un momento per tornare sui miei passi.
Dopo aver aspettato quasi due anni, quel momento è giunto qualche settimana fa, quando sono riuscito ad installare la copia di Ghost Recon che avevo acquistato il giorno della sua uscita. Ora, dopo 30 giorni di gioco intenso e del tutto soddisfacente, rimango ancora deliziato ogni qual volta ripenso, o condivido con qualcuno, alla esperienza che il titolo Red Storm è capace di regalarmi. Come dice uno slogan famoso, adrenalina allo stato puro.
Il mio consiglio è rivolto a chi, come me, ritiene i titoli di questo tipo troppo complessi e poco intuitivi, destinati più agli amanti dei titoli tattici e riflessivi che a quelli action: vi state sbagliando, ve lo assicuro. Date un'occasione a Ghost Recon, non solo non tornerete indietro ma, come me, aspetterete di finire il gioco solo per potervi gustare l'espansione appena uscita...