Geron porta sfortuna. O almeno così dicono gli abitanti di Andergast, che lo considerano una piaga per la città. Ma lui nega tutto. È colpa del suo potere, dice. Infatti l'apprendista acchiappauccelli del grande cacciatore Gwinnling può rompere con la mente piccoli oggetti di vetro o di argilla. Adesso però è pronto a dimostrare che i suoi poteri non sono presagio di sventura. Ma per farlo deve vincere la competizione cittadina indetta da re Efferdan. Nel frattempo Gwinnling ha problemi più seri: il vecchio cacciatore ha intravisto infatti l'arrivo di una maledizione. Si tratta del Veggente, l'anziano bruciato sul rogo anni addietro che ora è pronto a tornare per travolgere il regno con i suoi corvi. Geron, come fanno i giovani, se ne infischia delle paure del maestro, vince la gara e si trova al cospetto del re, che gli offre un incarico: liberare la sala degli ospiti dai corvi prima che arrivi la regina di Nostria.
Termina qui il primo capitolo del gioco, breve e noioso. L'inizio di The Dark Eye: Chains of Satinav è infatti privo di spinta. Geron porta sfortuna, e sarebbe un grave danno psicologico per lui, ma il testardo acchiappauccelli non sembra troppo crucciato. E il Veggente non lo abbiamo mai visto, perché temerlo? Per fortuna dopo la stanza dei corvi accade il vero incidente scatenante: l'incontro tra Geron e la fata Nuri. Questo è l'inizio di un'avventura memorabile che narra la lotta di un uomo contro le catene del fato per salvare un legame prezioso ma fragile. E che raggiunge il punto di svolta quando Geron mente a Nuri per condurla a Fanglari contro la sua volontà. Allora la vera domanda alla quale The Dark Eye: Chains of Satinav deve rispondere è sola una: riuscirà Geron a riscattarsi e salvare Nuri?
Guybrush, il caso è tuo
The Dark Eye: Chains of Satinav è un'avventura punta e clicca tratta dall'universo di Uno sguardo nel buio, il gioco di ruolo tedesco ideato da Ulrich Kiesow e Werner Fuchs. L'azione avviene sempre dentro un numero ristretto di schermate, a volte anche una soltanto, come fossero i capitoli di un lungo romanzo. Queste fermate di sosta sono tutte diverse tra loro per colori e problematiche e mantengono vivo l'interesse del giocatore anche dopo molte ore. Perfino la scena classica dell'eroe legato a un palo che tenta di fuggire è pensata in modo originale. Gli enigmi sono tutti di tipo ambientale e richiedono sempre l'interazione con i numerosi oggetti che si trovano sparsi qua e là, spesso mimetizzati così bene con gli sfondi da richiedere una ricerca minuziosa con il puntatore. Lo scopo è sempre quello di risolvere un problema che impedisce a Geron e Nuri di riprendere il viaggio. Di solito c'è un incontro da fare in ognuna di queste soste. Creature magiche, viandanti, canaglie e cavalieri arricchiscono l'esperienza e aggiungono spessore alla storia.
Senza contare l'enigmatico corvo parlante che accompagna ovunque Geron e Nuri. Anche se le schermate collegate fra loro ogni volta sono poche, i puzzle richiedono una bella dose di creatività. La stravaganza di certe situazioni ricorda i tempi d'oro delle avventure Lucas: ci vuole una mente allenata alle imprese impossibili di The Secret of Monkey Island per evitare di arenarsi in certi passaggi - classica era la telefonata all'amico gridando che si era guardato ovunque e che doveva esserci un bug. Nessun bug: alcuni passaggi sono solo molto fantasiosi. La freschezza di The Dark Eye: Chains of Satinav, che sotto ha una struttura classica, è dovuta però alla possibilità di interagire con Nuri e al fatto che i due giovani hanno entrambi un potere magico. Geron come abbiamo già detto può distruggere alcuni oggetti, mentre Nuri è capace di ripararli. Anche i dialoghi sono importanti e si sommano alle attività necessarie per avanzare nella soluzione degli enigmi che crescono dolcemente in difficoltà fino a raggiungere l'apice nel mondo delle fate. L'unico neo sono le sezioni in cui Nuri è assente. Anche se sono coerenti con le necessità narrative, senza di lei il gioco perde lo slancio.
C'è posto per due
Geron e Nuri sono una coppia appassionante. Fin da subito si crea tra i due personaggi una forte alchimia che ci spinge a proseguire per sapere cosa ne sarà di loro. È facile calarsi nella parte e provare l'istinto di protezione che Geron nutre nei confronti di Nuri. La fatina è infatti ingenua e priva di malizia, mentre il testardo acchiappauccelli da sempre convive con i pregiudizi delle persone e ha sviluppato scaltrezza e abilità persuasiva. Geron sa mentire, Nuri no. Per fortuna The Dark Eye: Chains of Satinav non si ferma alla favola dell'eroe che conosce il mondo e salva la donzella mai uscita dalla torre.
I due giovani raggiungono nel corso del viaggio una maturità sentimentale che apre gli occhi a Nuri e sgrezza il carattere di Geron. Alla fine dell'avventura Geron è un uomo capace di farsi carico fino in fondo delle proprie scelte. Il loro carisma e la buona caratterizzazione li tiene al centro della scena a scapito dei comprimari, che purtroppo hanno un ruolo marginale ed escono fiacchi dal confronto con la personalità dei due protagonisti. The Dark Eye: Chains of Satinav è un gioco molto cupo, con una torbida storia di ignoranza e odio. Su questo sfondo Geron e Nuri spiccano vividi e lasciano una profonda impressione nella memoria del giocatore.
La sostanza prende forma
Se The Dark Eye: Chains of Satinav è un'avventura riuscita bene lo deve anche alle splendide schermate in stile pittorico. I colori sono intensi e vari. Si spazia dalla nordica Andergast al mondo inaccessibile delle fate. Alternando toni accesi a prevalenze di grigi. L'ottimo doppiaggio inglese è accompagnato da una buona traduzione nei sottotitoli italiani, anche se a volte i due non coincidono tra loro.
Ci è capitato inoltre di vedere Geron lampeggiare sullo schermo, per poi tornare in sé. Anche le risposte nei dialoghi sono scomparse in un paio di occasioni. The Dark Eye: Chains of Satinav è un'avventura lunga che può impegnarvi anche per quindici ore, perciò questi difetti non bastano a sminuire il piacere del gioco, ma si potevano comunque evitare. Infine come accade sempre più spesso in questo genere di giochi, prima di cominciare possiamo decidere se affrontare l'avventura in modalità semplice o complessa. Fate la vostra scelta e non pensateci più: giocare due volte non ha senso, a meno che non vogliate rivivere la stessa storia. O sbloccare tutti gli obiettivi di Steam.
Conclusioni
Tante avventure offrono splendidi scorci e trame maestose, ma The Dark Eye: Chains of Satinav va oltre. In un mondo minacciato da una maledizione, viviamo l'emozionante legame tra i due protagonisti, Geron e Nuri. La coppia lotta contro un fato che li condanna, ma nonostante lo scenario cupo si eleva dalla miseria e brilla di luce inestinguibile. In questo lungo viaggio tra cittadine medievali, mondi da sogno e natura selvaggia facciamo la conoscenza di esseri umani e creature fantastiche. E viviamo l'ostinazione di Geron, che deve diventare uomo per proteggere Nuri. Mettiamoci anche una lunga serie di enigmi fantasiosi (forse anche troppo) l'abilità del giovane di rompere piccoli oggetti e quella di Nuri di ripararli. E naturalmente la necessità che i due hanno di collaborare per superare gli ostacoli. Otteniamo così un'avventura appassionante, di quelle che si ricordano con piacere. Un dono raro, di questi tempi.
PRO
- Geron e Nuri
- Splendidi scenari
- Vario e intrigante
- Due poteri magici...
CONTRO
- ...che potevano essere sfruttati di più
- Qualche incertezza tecnica
- Prime schermate di gioco non indimenticabili
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore GHz
- RAM 2 GB
- 5 GB di spazio su Hard Disk
- Scheda video 512 MB Shader3 compatibile con DirectX 9.0
- Sistema operativo Windows XP/Windows Vista/Windows 7