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Le 5 Leggende, recensione

Cosa ci fanno Babbo Natale, la Fatina dei Denti e il Coniglio Pasquale con delle armi in mano? Ci proteggono, ovviamente...

RECENSIONE di Alessandro Bacchetta   —   28/12/2012

I tie-in non sono più quelli di una volta: tra i tanti luoghi comuni che girano tra i giocatori, questo è sicuramente uno di quelli più vicini alla realtà. Più che la grande opera alla Goldeneye 007, difficilmente ripetibile per ovvi motivi, manca la massa di bei giochi che ha caratterizzato l'epoca degli anni '80 e, in parte, '90. Non solo è raro che una società prestigiosa investa i suoi soldi per l'utilizzo di un marchio noto (come non rimpiangere il binomio Disney-Capcom), siamo addirittura arrivati al punto che gli appassionati di videogiochi, ancora prima di avere novità o giudizi a riguardo, ignorano a prescindere questo tipo di prodotti.

Le 5 Leggende, recensione

E non a torto, comunque: sono i fatti ad aver generato quest'attitudine. Osservando la situazione dall'esterno è evidente come il calo qualitativo dei tie-in sia andato di pari passo con l'aumentare dei costi di sviluppo: le società più rinomate preferiscono valorizzare i propri brand, senza dover sborsare dei soldi per appropriarsi di qualche licenza, e quelle che optano diversamente difficilmente "sprecano" i migliori talenti nella realizzazione di un gioco che comunque, dalla loro ottica, venderebbe per il semplice nome che porta. Le 5 Leggende non fa altro che inserirsi in questo contesto, senza smuoverlo di una virgola (come molti altri giochi passati di Torus Games, del resto).

Picchia picchia

Tratto dal più recente film d'animazione della Dreamworks, Le 5 Leggende ricalca le orme di alcuni grandi tie-in del passato, come quelli basati sulle Tartarughe Ninja della Konami: si tratta di un hack'n'slash, un picchiaduro a scorrimento a visuale isometrica. Contesto e personaggi sono ovviamente ricavati dall'opera originale, quindi ad accompagnare la formazione di Jack Frost, in lotta contro l'oscuro Pitch, intenzionato ad appropriarsi dei sogni dei bambini di tutto il mondo, ci sono quattro guardiani già affermati: Babbo Natale, il Coniglio Pasquale, La Fatina dei Denti e Sandman.

Le 5 Leggende, recensione

Quest'ultimo personaggio non ha niente a che vedere col celebre omonimo ideato da Neil Gaiman, essendo frutto dell'immaginazione di William Joyce, autore di The Guardians of Childhood, serie di romanzi a cui è ispirato il lungometraggio. La caratterizzazione di personaggi e ambientazioni (una per protagonista) è ottima, e sfrutta come meglio non potrebbe il materiale originale: non ci metterete troppo ad affezionarvi allo spietato e burbero Babbo Natale, che relega l'intenso lavoro natalizio agli Yeti piuttosto che agli elfi, contrariamente a quanto si potrebbe credere. Ci sono sempre quattro guardiani attivi su schermo, sia che giochiate da soli sia in multiplayer: l'IA dei propri compagni è buona, ma in ogni momento può subentrare una persona a prendere il controllo di un personaggio guidato dalla CPU. Il guardiano comandato si può modificare in tempo reale, semplicemente premendo un tasto del d-pad: un'operazione semplice e veloce, così com'è comoda anche la mappa presente sullo schermo del Gamepad, che consente di contemplare tutta la zona (purché non giochiate senza tv, chiaramente).

Troppo (poco) semplice

I comandi sono ottimi, semplici e dalla risposta immediata, come dovrebbe essere in ogni gioco di questo tipo. C'è un pulsante per rotolare e attivare le azioni in cooperativa, uno per i colpi speciali e uno per gli attacchi semplici: niente salto o particolari tecnicismi, l'unica difficoltà sta nel premere al momento giusto per scaturire una combo soddisfacente. Il tutto ricorda abbastanza da vicino Phantasy Star Online, senza che però le operazioni vengano declinate in base all'arma (unica per ogni personaggio) o in relazione alle statistiche.

Le 5 Leggende, recensione

Già, statistiche: se da una parte Le 5 Leggende è un'opera estremamente semplice e immediata, rivolta a bambini e famiglie, dall'altra presenta molti tratti tipici degli hack'n'slash più complessi. Ci sono diversi fattori da tenere sotto controllo, e tanti percorsi distinti per sviluppare i vari personaggi: tutte operazioni difficili e ramificate che poi, a conti fatti, si riflettono scarsamente nelle meccaniche di gioco. Così com'è fuori luogo l'eccessiva libertà concessa nell'affrontare l'avventura, priva di un percorso prestabilito: una caratteristica che vorremmo trovare e veder sviluppata in produzioni di altro tipo, non qui, dove oltre all'intento si può apprezzare ben poco. L'opera Torus Games ha proprio nell'indecisione concettuale il suo limite principale, sempre in bilico tra prodotto per famiglie e quello "per tutti" in stile Nintendo; troppo complessa per appartenere alla prima categoria, troppo poco profonda per rientrare nella seconda. Un altro difetto non trascurabile è la ripetitività delle missioni (ma questo purtroppo è tipico del genere), e soprattutto la superficialità dei combattimenti, che non esaltano minimamente i pur buoni controlli: gli scontri sono banali e poco leggibili, senza contare che l'intera avventura è affrontabile per intero con la semplice pressione del tasto azione. A completare il quadro c'è il frame rate, zoppicante nelle fasi più concitate (soprattutto in multiplayer) e basso in generale. Peccato, perché stilisticamente il gioco non è affatto male.

Commento

Atmosfera ben riprodotta Buon multiplayer Controlli precisi e reattivi Combattimenti ripetitivi Frame rate incerto Per essere un gioco semplice, è poco accessibile